letteratura |
RECENSIONE DEL LIBRO'RAGAZZI DI VITA'
DI PIER PAOLO PASOLINI
Questo romanzo ambientato nella Roma dei primi anni '50, durante la ricostruzione postbellica.La realtà della povera gente che vive ammassata e stipata come animali in fatiscenti edifici pericolanti è contrapposta all'immagine descritta dall'autore dei ricchi mercati, la spacconeria e la spavalderia dei giovani che nutrono la speranza in un domani migliore si scontra con la rassegnazione spesso tradotta in rabbia degli adulti e in oltre spesso l'autore fa risaltare il fatto che ognuno dietro alla maschera dura necessaria per non sentirsi inferiore a nessuno, anzi superiore, celi in realtà difficoltà comuni a tutti e tanti piccoli problemi personali (le frustate vere o presunte di Amerigo, la violenza del padre di Genesio, la morte dei genitori del Riccetto, ecc . ).
Il romanzo, di tipo corale, non ha un vero e proprio protagonista, anche se emerge la ura del Riccetto, uno dei tanti 'pischelli' del sottoproletariato cittadino; questa ura probabilmente è messa in risalto da Pasolini solamente per dare alla storia un punto fermo da cui dipartirsi, andando poi a coinvolgere una miriade di altri 'Riccetti' che di volta in volta, di modulo in modulo, assumono una diversa rilevanza e vengono analizzati e caratterizzati in modo differente, più o meno particolareggiato, dal narratore esterno dietro cui si cela l'autore.
L'unica vera protagonista di 'Ragazzi di vita' è a mio parere la borgata romana, la periferia della capitale dentro e attorno alla quale si snodano tutte le piccole e grandi vicende dei giovani borgatari che vivono alla giornata, senza pensare al domani, immersi nella loro povertà, vissuta comunque con orgoglio, senza rassegnazione, e con la speranza imperitura di 'azzeccare il colpo giusto' grazie sia alle capacità superiori a quelle degli altri che ognuno crede di avere.Uno dei sentimenti più importanti è l'amicizia, vista come solidarietà tra simili.Nel testo Pasolini non si sofferma ad analizzare i pensieri e i sentimenti dei personaggi, ma in genere tende a descrivere dettagliatamente le loro azioni. A questo discorso si può forse legare il fatto che questi pischelli siano sboccati e volgari, violenti e usino sempre un tono di voce molto alto, quasi come fanno i neonati, sì a causa della loro ignoranza, ma forse anche per distogliere la propria attenzione da un'analisi interiore di se stessi, e per chiedere inconsciamente aiuto ad un ipotetico qualcuno che sia disposto ad abbandonare le proprie difficoltà e i propri problemi quotidiani per decidersi ad ascoltarli veramente e ad occuparsi anche della loro solitudine interiore.
Uno dei passaggi che mi ha colpito maggiormente, è quello che riguarda l'annegamento del giovane Genesio, che stava cercando di attraversare a nuoto il fiume per dimostrare la propria virilità agli altri, a cui Riccetto ha assistito senza poter ma forse neanche voler intervenire, mentre tempo addietro non aveva esitato a gettarsi in acqua per salvare una rondinella che stava per morire annegata.
Dal punto di vista stilistico ho apprezzato la mimesi che Pasolini costruisce in tutto il romanzo, riproducendo in una fedele forma dialettale i dialoghi (tra diversi personaggi, ma anche interiori), che aiutano così il lettore ad entrare nell'atmosfera che egli ci vuole rappresentare.
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