letteratura |
RECENSIONE DI "VITA DI GALILEO" DI BERTOLD BRECHT
Il teatro di Bertold Brecht offre una grande varietà di storie e casi umani e un gran numero di rivisitazioni di drammi storici che sanno incantare il pubblico per la loro arguzia, modernità e impostazione scenica.
La singolare innovazione del drammaturgo tedesco, e la ragione della sua grandezza, fu però la teoria del "teatro epico", secondo cui lo spettatore non deve immedesimarsi, ma è invitato a tenere una distanza critica e a riflettere su quello che vede sulla scena.
Canzoni, elementi parodistici e una sceneggiatura molto ben studiata devono perciò creare un effetto di "straniamento", un distacco critico. Lo spettatore deve analizzare, pensare, mettere in discussione, creare ed imparare.
Bertold Brecht quindi, capovolse l'idea di teatro di Aristotele, negando allo spettatore la possibilità di immedesimarsi nei personaggi e di uscire purificato da una rappresentazione teatrale, divenendo in questo modo uno dei più grandi innovatori nella storia del teatro.
Durante il Sedicesimo secolo invece, "il capo universalmente riconosciuto dagli innovatori" era Galileo Galilei, ura che non poteva non interessare il drammaturgo tedesco preoccupato di ricercare sulla lotta per la verità e la ragione in un contesto repressivo e appressivo, quale era quello in cui egli stesso viveva dopo l'avvento del nazismo, sul rapporto tra scienza e fede, tra scienza e società, e soprattutto sulla responsabilità individuale dello scienziato verso la scienza stessa e verso l'umanità (Bertold Brecht fu a questo proposito molto coinvolto sui problemi che la messa a punto della bomba atomica sollevò).
Fu quindi quasi necessario per lo scrittore narrare le "Vita di Galileo", che fu rielaborata in tre riprese: la prima stesura <<danese>> risale al 1938, la seconda al 1945 e la definitura che durò fino a pochi mesi prima della morte, nel 1956. Il testo teatrale è articolato in 15 scene e l'azione verte ovviamente sul contraddittorio Galileo che viene dipinto da Brecht a tinte forti, ma con perfetti effetti di chiaroscuro. Galileo è innanzitutto scienziato geniale e appassionato nella ricerca, conscio del proprio valore e dell'importanza delle proprie scoperte afferma che <<il pensare sia uno dei massimi piaceri concessi al genere umano>>, fermamente convinto della potenza della ragione. Nonostante ciò egli non perde il suo essere perfettamente "umano", non scioglie i suoi fortissimi legami con la vita materiale, ma ama gioiosamente i piaceri e proprio in questo risiede la sua debolezza, la debolezza che lo conduce all'abiura dopo la quale infatti, Andrea, suo discepolo, lo apostrofa dicendo:<<Otre da vino! Mangia lumache! Ti sei salvata quella pellaccia che ti sta tanto a cuore?>> Galileo è sconfitto dalla propria sensualità, dalla propria paura del dolore fisico, e ciò ingigantisce ancora di più la colpa dello scienziato: egli non ha sostenuto il peso della propria responsabilità nei confronti dell'uomo e la sua presenza <<non può più essere tollerata nei ranghi della scienza>>, è ormai un imperdonabile traditore, le sue mani sono sporche ed egli ne è perfettamente consapevole. Galileo tuttavia, continua la propria ricerca anche in seguito al proprio degradante fallimento: il risultato, "i discorsi" sono divulgati all'estero dagli allievi dello scienziato.
Brecht ci parla quindi di un Galileo caduto, colpevolmente debole, ma ci parla anche del rapporto tra lo scienziato e la società, dell'inevitabile e sempiterno scontro, che dà poi vita all'intera vicenda, tra una mentalità determinata a non mutare l'ordine costituito con nuove e pericolose teorie, capaci persino di portare disordini sociali, e la nuova mentalità scientifica, semplice e concreta, che crede solo nei fatti e pone la nuda reazionalità alla base dell'agire e del pensare umano.
E' più che probabile quindi, che oltre alla bellezza dell'opera e alla completezza della descrizione di Galileo, motivo del grande successo di cui godete la "Vita di Galileo" sin dalla sua prima rappresentazione e si a stato proprio il tema della lotta tra epoca autoritaria ed epoca scientifica, della battaglia per la verità e la libertà di pensiero, tema che all'epoca veniva profondamente sentito per ovvie ragiona politiche.
Quest'opera resta comunque considerata ancora oggi <<testamento spirituale di Brecht>>, e non potrebbe essere altrimenti, sia perché perfetto esempio di <<teatro epico>>, sia perché magnifico quadro di una personalità eccezionale quanto contraddittoria.
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