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RELAZIONE LIBRO: IL FU MATTIA PASCAL

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RELAZIONE LIBRO: IL FU MATTIA PASCAL


'Il fu Mattia Pascal' di Luigi Pirandello ha inizio con la presentazione e con la descrizione dei personaggi che sono stati più vicini (e che hanno dunque condizionato la vita) al protagonista. Il padre muore quando Mattia ha solo quattro anni e mezzo, e lascia moglie e due li in una condizione di agiatezza che molti paesani affermano non sia dovuta ai suoi affari, ma alle vincite a sectiune. Da subito quindi Mattia sottolinea la malignità e l'invidia dei suoi compaesani pronti a mettere in cattiva luce la fama di chiunque si sia guadagnato proprietà e fortuna. La madre viene presentata come schiva, placida, incapace di portare avanti gli affari della famiglia e sottoposta dunque alle continue ingiustizie dell'amministratore (Malagna), al quale ha affidato i beni del marito defunto. Ella si era sempre abbandonata all'intelligente guida del marito, e adesso si sente persa, sola, e non riesce a reagire alla disgrazia che le è capitata.

Un'altra ura caratteristica che appare nell'infanzia di Mattia è la zia Scolastica, sorella del padre, donna energica e fiera che spesso viene a fare visita alla povera vedova e la rimprovera aspramente, poiché lascia che Malagna continui indisturbato a dilapidare tutti i beni della famiglia. Zia Scolastica non può sopportare l'inettitudine della madre, per questo vorrebbe che si risposasse con un vecchio amico del marito defunto.



Nella presentazione della sua famiglia e della sua infanzia il protagonista parla del suo 'precettore', un certo Pinzone, il quale contribuisce insieme al Malagna al completo prosciugamento dell'eredità. Il lettore si trova davanti ad un Mattia infantile, costretto alla più completa ignoranza innocentemente consapevole dell'ingiustizia della vita, brutto nell'aspetto, con dei grossi occhialoni tondi e una barba rossiccia che gli invade il volto a scapito del piccolo naso, al contrario del fratello, bello nel viso e nel corpo. Una volta giovinetto, il protagonista continua ad essere vittima delle cattiverie del Malagna, il quale, rimasto vedovo e desideroso di aver un lio, sposa Oliva, la ragazza di cui Mattia è innamorato. La fanciullezza del nostro 'eroe' termina col matrimonio con Romilda, lia della vedova Pescatore, donna malvagia e invadente il cui unico scopo, secondo Mattia, sarà quello di avvelenargli la vita.

In seguito al matrimonio con Romilda, le condizioni del protagonista continuano a peggiorare; la vedova Pescatore diventa sempre più malvagia ed egli 'grazie a Malagna' perde ogni suo possedimento e si trova costretto a cercare una occupazione per vivere. Dopo poco, con l'aiuto dell'amico Pomino, egli diventa bibliotecario e passa intere giornate in una chiesetta sconsacrata, fuori mano, polverosa e sporca, nella più completa solitudine. È proprio in questo luogo che Mattia interiorizza una sua maturazione: dal momento che gli abitanti del paese non avevano alcun interesse a frequentare la biblioteca, il protagonista occupa il tempo leggendo alcuni libri, soprattutto di filosofia. Mattia inizia così a riflettere sulla propria inettitudine, sulla sua misera esistenza e sull'impossibilità di mutarla renderla migliore. Egli comprende l'assurdità della sua vita, la sua miseria, vede la famiglia come una sorta di prigione, dalla quale si ritrova costretto a fuggire, oppresso da tutto ciò che lo circonda.

La maturazione spinge il protagonista a ricercare le cause delle sua attuale situazione, ma l'unica risposta che ottiene è un susseguirsi di altre atroci disgrazie, quali la morte delle due lie e della madre, che lo porteranno alla fuga da quel calvario che da troppo tempo è costretto a sopportare silenziosamente.

Dopo qualche tempo lontano da casa passato nei casinò, in seguito ad una grossa vincita, Pascal decide di tornare indietro e di cercare di rimediare ad una situazione familiare umiliante. Durante il suo ritorno egli apprende da un giornale che al suo paese lo ritengono morto, dato che nel suo podere è stato ritrovato il cadavere di un suicida, che i familiari riconoscono per Mattia. A questo punto il protagonista è ufficialmente morto, e quindi libero. Cambia nome e diventa Adriano Meis, uomo senza alcun passato al quale è data però l'opportunità di costruirsi un futuro.

Adriano-Mattia si sente improvvisamente libero, giovane, felice: egli prova l'ebbrezza di recidere il suo squallido passato per cominciare una nuova vita. Nel corso del viaggio Adriano ride pensando ai luoghi della sua sofferenza, alle persone malvagie che è stato costretto a frequentare, alla moglie alla quale è legato soltanto dalla fede nuziale, che finirà al più presto nello scarico del bagno di una stazione ferroviaria. Ma Adriano non vuole liberarsi solo della sua precedente esistenza, ma anche di Mattia Pascal. Egli infatti si sbarba, cambia occhiali, si fa allungare i capelli, vorrebbe quasi cambiare il proprio carattere per non incorrere nel pericolo di essere sottoposto a quelle che lui ritiene ingiustizie.

Purtroppo Adriano non raggiungerà mai i fini che si è proposto, in quanto non sarà capace, prigioniero di se stesso, di indossare un'altra forma e si troverà nuovamente al centro di situazioni grottesche e patetiche, nelle quali saprà dimostrare soltanto la sua inettitudine.

Si accorge che la primitiva sensazione di leggerezza e di libertà provate nel momento della sua 'prima morte' non era altro che un'illusione; capisce che Adriano può lasciarsi vivere come uno straniero nel mondo a condizione di non lavorare, né possedere, né amare. Non è nessuno. Profondamente amareggiato, Adriano cerca una via d'uscita a questa situazione e, trovandosi solo davanti ad un ponte, decide di simulare il suicidio per ritornare ad essere Mattia Pascal. Dunque Adriano Meis, che non ura in nessuna anagrafe, che non può lavorare né amare, al quale non è concesso neppure di denunciare chi lo deruba né di sfidare a duello chi lo offande, adesso si uccide, e rinasce al suo posto Mattia con l'intento di vendicarsi di chi lo ha reso solo un'ombra ovvero della propria famiglia, che lo ha condannato ad una morte eterna. Nel momento della sua 'reincarnazione' Mattia prova le stesse sensazioni che hanno caratterizzato la nascita di Adriano Meis. Anche questo episodio si svolge in un treno, che questa volta però, invece di allontanarsi dal paesino natale del protagonista, vi si avvicina. Giunto a casa scopre che la moglie si è sposata col suo migliore amico, Pomino; Pascal rifiuta di riprendere il ruolo che aveva nella sua vita familiare e rimane così 'il fu Mattia Pascal', che ogni tanto, fra la curiosità e lo stupore della gente, si reca a visitare la propria tomba.

Nell'esordio del romanzo, il protagonista afferma più volte 'Io mi chiamo Mattia Pascal'. Questa frase gli serve probabilmente a confermare se stesso e la sua identità, ma quando si rende conto che la certezza del suo nome non gli basta e tenta di andare alla ricerca del Mattia al di là della 'forma', si accorge di non essere nessuno. Il grottesco finale è dunque l'opposto dell'esordio. Nega assolutamente anche quella misera verità a cui il protagonista fa appello. Egli, colpevole di aver tentato di ottenere una vita più autentica e gratificante, è condannato ad essere quel 'fu Mattia Pascal' che lui stesso aveva seppellito.




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