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RIASSUNTO DELL'ENEIDE
Il poema dell'Eneide narra le avventure di Ettore. Innanzitutto il poema inizia subito con lo spannung cioè con il momento di massima tensione. Infatti inizia dal settimo anno dopo la distruzione di Troia. Enea si trova subito ad afrrontare una dura tempesta che fa dirottare gli eroi troiani che vengono scaraventati dal mare a cartagine. Questa tempesta è stata causata da Giunone che incita Eolo il re dei Venti, a provocare la tempesta.
Venere, la madre di Enea, si va a lamentare da Giove che la rassicura dicendole che primo o poi il Fato si compirà ed Enea fonderà una nuova città sull'etrusco Tevere. Giove predice anche a Venere gli eventi futuri, fino a Roma con la gloria di Ottaviano Augusto.
Arrivato a Cartagine, Enea è disperato perchè è preoccupato per la sorte dei suoi comni. Venere però gli appare in aspetto di cacciatrice e avvolge lui e il suo comno Aceste in una nube che gli permette di renderli invisibili e quindi di visitare meglio Cartagine.
Così' Enea dopo aver visitato Cartagine viene accolto da Didone che lo accoglie e gli da mangiare. Durante il solenne banchetto Amore, che prese l'aspetto di Iulo, fa dimenticare la morte del vecchio marito Sicheo e quindi la fa innamorare follemente di Enea.
Intanto Enea le racconta il suo lungo viaggio. La caduta e distruzione di Troia e i lunghi viaggi che ha dovuto fare prima di arrivare a Drepano dove morì suo padre Anchise.
Le racconta l'arrivo a Troia del cavallo mandato dai Greci che fu la causa della distruzione della città: quel giorno dell'arrivo del cavallo Enea se lo sentiva che era un inganno. Inoltre Cassandra la non creduta l'aveva predetto l'inganno del cavallo ma i troiani che avevano offuscata la mente, non l'ascoltarono e quindi fu fatto entrare il cavallo. Oltretutto anche Laocoonte aveva predetto lo stesso inganno, ma fu ucciso da due mostri marini.
Così durante la notte, i greci che si trovarono dentro il cavallo uscirono e Troia 'insonnolita' fu distrutta di soprassalto. Nel frattempo Enea stava dormendo e in sonno gli apparse Ettore che gli disse di non andare in battaglia ma bensì di scappare da Troia con la sua famiglia.
Ettore appena si svegliò vide i troiani lottare senza speranza e, dimenticandosi del sogno che aveva fatto precedentemente, come bravo eroe andò a combattere.
Alla fine però Enea fu costretto a fuggire da Troia e quindi se ne andò con in braccio Iulio, sulle spalle il padre anchise, e dietro la moglie Creusa che lo seguiva. Poi però Enea, terminato il suo viaggio, si gira per rivedere Creusa e così inaspettatamente non la vede. Ritorna a Troia in fiamme ma purtroppo non la trova. Ad un certo punto del suo cammino verso Troia gli e come un fantasma e gli dice che lei ormai era diventata un ingombro e quindi doveva assolutamente andare via. Inoltre gli dice che si farà un'altra moglie presso l'etrusco Tevere. Enea è preso da un grande sconforto e quindi è cotretto a ritornare dai suoi comni e dalla sua famiglia. Questo fa comprendere quanto per i Greci gli uomini sono impotenti nei confronti del Fato e quindi sono costretti ad adempire al suo progetto.
Dopo essere fuggito da Troia, Enea è costretto a fare una serie innumerevole di viaggi. Come inizio va in Tracia dove viene ospitato dal re Licurgo. Poco dopo però si accorgono che l'antica ospitalità del re Licurgo è stata tradita perchè, notando che i Greci stavano avendo la meglio con i Troiani, lascò insepolto Polidoro lio di Priamo. Questo avvenimento comunque era già stato 'predetto' da un prodigio avvenuto precedentemente questo fatto. Infatti le bacchette di mitro se venivano strappate gocciavano sangue e quindi questo stava a presagire il fatto macrabo sopra descritto.
Successivamente i Troiani guidati da Enea andarono nell'isola di Delo per chiedere un responso nel tempio del dio Apollo che gli presagisse meglio il viaggio che dovevano percorrere verso ovest. La risposta del dio era di cercare "l'antica madre". All'inizio Anchise interpretò l'oracolo come riferito a Creta, che era la terra natale di Teucro che secondo la tradizione era il fondatore della città di Ilio. Così i troiani andarono a Creta dove, credendo di aver raggiunto finalmente la terra giusta, fondarono la città di Pergamea. Però ad un certo punto venne una pestilenza che costrinse i troiani ad andare via da Creta. A questo punto apparsero in sogno ad Enea, i Penati che gli dissero che la terra giusta era l'Italia patria di Dardano che fondò la Dardania prima della fondazione della città di Ilio.
Però, durante il viaggio che stavano intraprendendo gli eroi Troiani, dovettero affrontare una dura tempesta che li spinsero nell'isola abitata dalle Arpie. Qui trovarono molti animali e li uccisero mangiandoli o sacrificandoli a Giove. Ma Celeno, la maggiore delle Arpie, cerca di combatterli e gli infligge una maledizione: appena arrivati nella terra predetta saranno costretti a divorare le mense per la forte fame.
Dopo questa angosciosa maledizione, i nostri eroi sbarcano ad Azio dove celebrano gare in onore di Apollo.
Successivamente sbarcano a Butroto nell'Epiro dove trovano una piccola Troia. Infatti vengono accolti con grande festa da Andromaca ed Eleno il quale gli chiarirà il viaggio che dovranno fare. Così dopo averli salutati gli eroi fanno un lungo e faticosissimo viaggio fino ad arrivare a Drepanto dove muore Anchise.
Didone dopo il racconto fatto da Enea, è incoraggiata dalla sorella Anna a sposarsi. Così i due, si sposarono e governarono insieme i Tiri e i Troiani. Successivamente Giunone, con il consenso di Venere, scatenerà una tempesta che costringerà i due a stare insieme in una stessa grotta. Questo sarà per Didone un breve ma intenso periodo di felicità.
Iarba però, il re dei Getuli, che era stato precedentemente respinto da Didone, riferisce a Giove l'accaduto: Giove allora manderà il messaggero Mercunio a dire e comandare ad Enea di ripartire.
La partenza di Enea sarà molto dura da accettare per Didone la quale per il grande dolore si ucciderà.
Un'altra tempesta costringe i Troiani a approdare a Drepanto dove Enea celebrò riti e gare in onore del padre Anchise ad un anno dalla sua morte. La fine delle gare però è segnata dall'incendio delle navi causato dalle donne. Infatti le donne erano state incitate a fare quell'azione da Giunone per mezzo di Iride. L'incendio provocherà la distruzione di quattro navi e quindi Enea fu costretto a lasciare a Drepanto le persone debole, gli anziani e le donne.
Dopo questo fatto Enea e i suoi comni andarono a Cuma dove Enea consultò la Sibilla che gli descriverà gli eventi che dovranno ancora accadere. Successivamente Enea chiederà di scendere nell'Averno per incontrare il padre Anchise.
Dopo aver sepolto Miseno, un suo comno ucciso da Tritone che lo fece precipitare in mare per l'invidia che provava mentre suonava il corno, e dopo aver trovato nella selva il ramo d'oro, Enea affronta con la Sibilla un viaggio nell'Oltretomba.
Nell'Oltretomba Enea ritrova Didone, i grandi guerrieri troiani e vide di lontano anche il Tartaro. Successivamente, offrendo il ramo d'oro sulla porta di Dite, Enea raggiunse l'Elisio dove Enea rincontrò il padre nella valletta del fiume Lete. Il padre Anchise gli fece vedere una lunga sfilata di discendenti gloriosi, culminanti con il Cesare Augusto.
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