Recensione del libro Resurrezione di Lev Nikolaevic
Tolstoj - Ed. Garzanti, 1999
"Una delle superstizioni più frequenti e diffuse è che
ogni uomo abbia solo certe qualità definite, che ci sia l'uomo buono,
cattivo, intelligente, stupido, energico, apatico, Ma gli uomini non sono
così. Gli uomini sono come i fiumi: l'acqua è in tutti uguale e
ovunque la stessa, ma ogni fiume è ora stretto, ora rapido, ora ampio,
ora tranquillo, ora limpido, ora freddo, ora torbido, ora tiepido. Così
anche gli uomini. Ogni uomo reca in sé tutte le qualità umane e talvolta
ne manifesta alcune, talvolta altre, e spesso non è affatto simile a sé,
pur restando sempre unico e sempre se stesso"
Righe che fungono da spiraglio
per l'opera e che già lasciano intuire quanto elevata fosse la
concezione umana di uno fra i più grandi scrittori della letteratura
russa dell'Ottocento. Si tratta di Lev Nikolaevic Tolstoj, nato nella tenuta di
Jasnaja Poljana, nel governatorato di Tula, Russia centrale, il 28 agosto 1828,
da una famiglia di antica nobiltà terriera. Rimasto orfano della madre a
due anni e del padre a nove, insieme ai fratelli venne affidato alle cure di
alcune zie paterne. Le ricchezze di cui godeva la famiglia, gli consentirono
un'ottima educazione, ma non colmarono mai quel vuoto lasciato dalla mancanza dei
genitori e del loro affetto. Nel 1844 si iscrisse all'Università, prima
per studiare lingue orientali, poi per frequentare la facoltà di
giurisprudenza. Nel corso di questi anni Tolstoj condusse una vita disordinata,
con l'animo profondamente irrequieto. Tuttavia si dedicò con particolare
interesse alla filosofia, all'arte e alla lettura di alcuni grandi scrittori come
Rousseau e Sterne. Nel 1850 interruppe
gli studi e ritornò nella sua tenuta, dove cercò di migliorare le
condizioni di vita dei contadini, costretti ad un'esistenza misera e ad un
lavoro duro, e dove continuò ad approfondire la propria cultura. Nel
1851 raggiunse un fratello in guerra nel Caucaso, prima come volontario, poi
come ufficiale di artiglieria. In questo periodo iniziò la sua
attività letteraria. Scrisse alcuni racconti ed una prima opera
autobiografica ove, tracciando con rigore il processo di crescita comune ad
ogni giovane del suo tempo, si rivelò già scrittore maturo. Le
battaglie violente, le esperienze quotidiane, gli ispirarono opere pubblicate
con molte difficoltà di censura, che suscitarono ampie polemiche per le
descrizioni sulla realtà crudele della guerra. Rientrato nella tenuta di
Jasnaja Poljana, sempre partecipe dei problemi esistenti fra contadini e
proprietari, si impegnò fortemente con l'intento di abolire la
servitù della gleba, ma i suoi sforzi fallirono. Nel 1862 sposò
Sofja Bers, e la vita famigliare tranquilla gli permise di dedicarsi con
più serenità alla scrittura. Nacquero così i suoi due
più grandi capolavori: "Guerra e pace", ambientato durate gli
avvenimenti storici dei primi anni del XIX sec. fino alla camna napoleonica
di Russia, e "Anna Karenina", complesso affresco della vita borghese, romanzo
che a dispetto del notevole successo Tolstoj non ha mai amato. Queste due opere
consacrarono la sua fama nel mondo, soprattutto per i contenuti morali. Terminato
questo periodo di intensissimo lavoro, Tolstoj entrò in una grave crisi
esistenziale e spirituale. I suoi valori e i suoi ideali non trovavano
riscontro nella società in cui viveva, che gli appariva sempre
più egoista, fatua ed ingiusta. Le inconciliabili divisioni tra il mondo
dei proprietari e quello dei contadini, la condizione economica e sociale del
popolo russo, gli stessi problemi religiosi, gli provocarono un senso rifiuto e
di amarezza, accomnati da tormento interiore, che egli cercò di
mitigare dedicandosi alla scrittura di testi di carattere morale e religioso. La
lettura dei Vangeli gli fece prendere coscienza di due principi importanti:
l'amore per gli uomini e per tutti coloro che, oppressi, soffrono
ingiustamente, e il rifiuto di ogni forma di violenza. Coerentemente con questi
due principi, Tolstoj rinunciò ad ogni privilegio, dedicandosi per un
lungo periodo al lavoro manuale. Egli intravide, nel recupero della dimensione
e dei valori popolari, la base della pace spirituale e sociale. Nacque
così il tolstoismo, che ebbe una risonanza universale. La sua casa divenne
meta di pellegrinaggio ininterrotto di scrittori, scienziati, politici,
religiosi, gente comune e giovani provenienti da ogni parte del mondo. Importanti, oltre ai romanzi e racconti, gli scritti
sull'arte. Tolstoj si rivela qui un moralista militante, rifiuta con orrore
l'idea dell'arte per l'arte, trova Shakespeare insopportabile, barocco crudele
e inverosimile. Svaluta l'arte in quanto 'copia di una copia' in nome
della serietà della vita. Il valore di un artista si misura
perciò sulla maggiore o minore rispondenza al sentimento e alla
coscienza religiosa del suo tempo e di tutto il suo popolo e non di un ristretto
gruppo di privilegiati o eletti. Se l'arte non è accessibile e
comprensibile agli uomini più semplici, non è arte ma strumento
di corruzione e sintomo di decadenza, perché l'arte non divide gli uomini, ma
tende ad unirli; è perciò forma di altissimo contagio, non esiste
se il lettore non viene influenzato dai sentimenti dell'autore Ma le teorie divulgate attraverso saggi e
trattati, le cui spese di pubblicazione venivano sostenute dallo stesso
Tolstoj, vennero ritenute dannose dal sinodo della chiesa ortodossa, che nel
1901 decise di scomunicarlo. Una decisione che accrebbe ancora di più la
fama mondiale di cui Tolstoj già godeva. La diffusione di questa sua
nuova fede venne ostacolata anche dalla censura zarista, che però non
osò toccare Tolstoj: lo scrittore era già celebre a livello
internazionale. Nel 1910 decide di trasferirsi, travestito da pelligrino e
accomnato dal suo medico e dalla lia Aleksandra, nel Caucaso. Ma, dopo un
vagabondare di dieci giorni, Lev Nikolajevic Tolstoj colto da un attacco di
polmonite, muore a 82 anni. Una vita certamente interessante, complessa,
così come complesse e più che interessanti sono le sue opere
letterarie. Che lo consegnano meritatamente alla fama e alla gloria. E a noi
consentono di apprezzare quanto di meglio la letteratura, quella universale che
non conosce confini di lingua o di tempo, possa darci. I suoi funerali ebbero
un'intensa partecipazione popolare. Lev Nikolaevic Tolstoj è uno dei
massimi rappresentanti della letteratura. I suoi romanzi sono tra i più
significativi prodotti di quello Ottocento russo tanto fervido di opere e
personaggi, sorti in un Paese che viveva una specie di doppia esistenza:
l'immobilismo contadino e nobiliare unito ad una serie di fermenti riformatori
che trova la sua origine negli inizi di quel secolo straordinario e
precisamente all'epoca dell'invasione napoleonica. In quel periodo la Russia
stava ormai definitivamente uscendo dall'epoca della grande Caterina per
entrare a pieno titolo nel novero delle potenze imperiali. Anche la vita di
Tolstoj è marcata profondamente da una sorta di doppiezza. Una doppiezza
che solo in minima parte fa convivere le due anime dello scrittore, dividendone
invece in due parti quasi nettamente distinte la vita. Ma i semi del grande
mutamento che segna la fase della maturità di Tolstoj si avvertono fin
dalla giovinezza. Siamo alle soglie degli anni '80 quando Tolstoj muta
radicalmente. E' quella che alcuni definiscono la sua 'conversione'.
D'ora in avanti egli non sarà più il nobile proprietario, ma una
sorta di predicatore (attirandosi le ire di non pochi esponenti della cultura,
e sarà definito 'eretico' e duramente attaccato quasi come
nemico dello Stato) degli ideali della non violenza. Una predicazione laica, ma
che vorrebbe trasformare in etici i problemi sociali. Non cerca seguaci ma ne
avrà molti. E molti di questi, finiranno nelle prigioni dello zar o
deportati in Siberia. Fra i grandi scrittori che interpretarono lo spirito
russo, Tolstoj fu uno dei più rappresentativi. In questo senso egli fu
il punto di arrivo di tutta la grande tradizione realistica russa. La potenza
dell'espressione e il suo realismo, originale e spontaneo, nacquero
dall'esigenza di esprimere con chiarezza le emozioni e le motivazioni interiori
di un vasto mondo di personaggi appartenenti ad ogni classe sociale, senza
pregiudizi. Egli non solo si distinse dai precedenti narratori del suo paese,
ma anche dai maggiori rappresentanti della letteratura realista europea. La
grandezza delle sue opere nasce soprattutto dalla capacità di analisi
dei personaggi di un immenso mondo sociale: ura carismatica dell'Ottocento,
è pertanto ricordato non solo per le sue doti di narratore, ma anche
come uno dei più intensi e sofferti critici morali della storia. Il
significato universale di Tolstoj infatti, sta nella forza morale delle sue
opere. La sua celebre teoria della 'non resistenza al male' è
soltanto una particella di questa forza, di cui si può forse tentare una
definizione: vivere secondo verità, cioè secondo coscienza.
Tolstoj sapeva che il mondo era mal costruito, ma sapeva anche che questa non
poteva essere una giustificazione del fatto che 'l'uomo non vive come
deve'. A differenza di molti suoi contemporanei, che ritenevano doversi
prima mutare la struttura del mondo e in secondo luogo occuparsi dell'individuo
con la sua morale inconsistente e la sua fragile coscienza, Tolstoj era
convinto che bisognasse occuparsi di tutti e due contemporaneamente: quanto il mondo fosse mal fatto egli lo
capì perfettamente e sempre più, con crescente orrore e sofferenza
interiore. All'egoismo, difetto umano diffusissimo, Tolstoj attribuisce una
forza gigantesca, poiché ritiene che addirittura intere società si
basino su di esso. Ecco perché il mutamento dell'anima di ogni singolo
individuo, con tutto il suo egoismo, è strettamente collegato col
mutamento del mondo. L'una cosa è impensabile senza l'altra. L'egoismo
ha molte facce, molte maschere, molte gradazioni, talora può avere una
tale violenza da uccidere non solo chi lo nutre in sé ma anche chi gli è
vicino, talora invece è debole e quasi impercettibile, e allora ci vuole
un geniale spirito di osservazione per smascherarlo.
L'ultimo romanzo di Lev Nikolajevic Tolstoj
viene scritto tra il 1889 e il 1899: è 'Resurrezione'. Gli
costerà la scomunica della Chiesa Ortodossa di Russia a causa della
descrizione della Messa dei Carcerati che appare nella prima parte de modulo
39. E' questo il romanzo di Tolstoj che spiega con profondo ardore le nuove
idee e la nuova ispirazione religiosa, ma soprattutto morale che ha coinvolto
l'autore nella seconda parte della sua vita. Quest'opera, pertanto, si scaglia
contro la bestialità umana in ogni sua forma, contro il perbenismo
morale cui fa seguito la ferocità sociale, contro la detenzione come
misura punitiva che non sortisce nessun effetto e non ha fondatezza etica né teologica.
Un romanzo che tocca il cuore nella sua altissima moralità e nel suo
carattere di ricerca escatologica. Il suo maggior pregio è farci vede
con chiara visuale tutta la barbarie di un mondo che, non contento della sua
ferocia, nemmeno se ne accorge, ritenendola non solo giusta, ma perfino
onorevole. Il valore stilistico di quest'opera passa in secondo piano rispetto
alla sua valenza morale: Resurrezione viene considerato il più moderno
di Tolstoj ed anche tra i grandi dell'autore il più modesto (rispetto ad
un capolavoro assoluto come Guerra e Pace). La critica è spaccata.
Certamente la vicenda del principe Nechljudov e di Katiusa è anche una
storia d'amore non solo la vicenda di due anime vicine e così lontane.
Il lento vivere del principe, vita passata tra salotti e ricevimenti viene
scosso e oserei dire definitivamente dal riconoscimento, in veste di giurato e
in un processo contro una prostituta accusata dell'omicidio di un cliente, di
un forte ma breve amore giovanile: la bella Katjusa, ragazza di camna che
aveva sedotto ed abbandonato quindici anni prima. La vicenda che è
realmente accaduta si dipana attraverso il viaggio che ci porta dalle carceri
della capitale della Russia zarista a quella della Siberia: in parallelo si
sviluppa il cammino di redenzione della condannata ma anche quello del
principe. I due personaggi centrali vengono circondati da un'incredibile varietà
di variegata umanità e da spunti ed episodi diversi ma ricchissimi di
umanità e rabbia. La prostituta Katjusa all'inizio del romanzo e fin dai
primi colloqui con un tormentato Nechljudov non riesce ad uscire dal circolo
vizioso fatto di torpore e di quasi compiacimento per l'attività svolta:
indirettamente è il principe ad essere responsabile del terribile fatto di
cui viene sospettata la giovane Katjusa, ora Maslova. E' lui ed è stato
lui con il suo comportamento ad averla indirizzata verso il baratro. La
resurrezione e la conversione da Maslova in Katjusa, ovvero dalla lussuria alla
purezza, avverrà con l'avvicinare i prigionieri politici nel lungo ed
estenuante viaggio verso la Siberia. Il principe non ha dei comportamenti
lineari ed è lontano dall'essere un maestro di vita e di comportamenti
onesti e retti: emerge paradossalmente più nella delineazione
dell'esistenza del principe che in quella della prostituta Maslova la condanna
verso lussuria e vanità, temi molto amati da Tolstoj. E' lontano dall'essere
un individuo retto anche nel cammino verso la Siberia: emerge tutto sommato
l'invidia per la felicità elegante della famiglia del governatore della
Siberia, ovvero il principe non è del tutto risorto e non può
cancellare la sua vita agiata e comoda. Personaggi semplici ma che hanno voglia
di giustizia in un mondo, quello zarista fatto sostanzialmente di ingiustizie:
è giusto sottolineare la netta differenza tra i personaggi di
Dostoevskji, umanità umiliata e ferita ma passiva, a questi di Tolstoj,
umanità umiliata ed offesa ma vogliosa di combattere. L'espressione del
verdetto dei giurati che di fatto assolvono la Maslova ma che condannano per un
vizio di forma di cui non s'accorgono, parole dimenticate perché stanchi e
stufi del loro lavoro di giurati è un chiarissimo esempio di ingiustizia
ed è una dura condanna per i tribunali zaristi, una delle tante
tematiche sviluppate da Tolstoj. L'io spirituale e disinteressato che alberga
in ogni uomo vince qui sull'altro io, quello animale, egoistico. Ancora mezza
ina e troviamo il «nuovo» Nechljudov. Qui termina il romanzo. Della
resurrezione, a ben guardare non v'è traccia; essa rimane una petizione
di principi. E, soprattutto, come tutto ciò è irrimediabilmente
legato ad un personaggio statico, capace di sintesi moralistiche ma non di
interiorizzare il valore, capace di religione, ma non di fede, un personaggio
conseguentemente privo di vera evoluzione, e il cui cambiamento si può
solo annunciare: «Da quella notte cominciò per Nechljudov una vita
totalmente nuova».
Un noto
critico ci ricordava che nel leggere un libro, nell'imbatterci in un'autentica
opera d'arte, non dobbiamo chiederci che cosa di quell'opera è ancora
vivo e valido ai giorni nostri, bensì che cosa è vivo di noi
davanti ad essa. Questo capolavoro di Tolstoj oltre a lasciarci un'impressione
indelebile del talento del grande narratore russo, ci impone, al di là
della trama coinvolgente e appassionante, alcune domande, non solo attuali, ma
anche importanti e fondamentali:la Chiesa cattolica e quella ortodossa, ieri
come oggi, interpretano correttamente il Vangelo? La celebrazione dell'eucaristia
con la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, ha
un riscontro nelle sacre scritture? L'idolatria è lecita? Il carcere, anche
quello più moderno, è educativo? E' giusto giudicare e punire gli
individui che hanno 'sbagliato'? I tribunali e le leggi hanno la
funzione di tutelare una classe dominante che vessa a proprio vantaggio i meno
abbienti? E' lecito perdere il senso di umanità che dovrebbe
contraddistinguere un essere umano qualsiasi sia il suo ruolo e la sua funzione
sociale? Il diritto di proprietà è un'ingiustizia o qualcosa di
connaturato all'uomo? Su quali basi dovrebbe fondarsi una società
davvero giusta e a quali principi dovrebbe uniformarsi il comportamento di ogni
individuo? Cristo è la risposta a questi interrogativi? Che dire infine
della straordinaria presenza dell'amore? Un amore che aleggia su tutta la
storia come un'alternativa non sempre realizzata e realizzabile, ma proprio per
questo, tanto più urgente. Leggendo il libro si comprende il punto di
vista dell'autore che stimola il lettore ad approfondire temi decisivi e
soprattutto a cercare dentro di sè la risposta a quella verità
che solo apparentemente sembra facile, semplice, scontata. I personaggi del
romanzo costituiscono una moltitudine di persone che agisce e si muove in modo
tale da sembrare sempre viva e presente, sempre in primo piano cosicché non ci
sembra ci sia un protagonista assoluto e ure secondarie, ma una
coralità di anime che delineano un destino comune. Tolstoj, assumendo,
inghiottendo e rispecchiando tutta la
contraddittoria molteplicità del reale in una visione mai univoca,
attenta alle infinite e molteplici sfumature tra apparire e essere, pensiero e
comportamento, discorso interiore e parola esterna, volontà e azione
(è questo il "segreto" del suo metodo) con la sua geniale
capacità di comprensione sa rendere leggibile anche ciò che si
presenta sotto una luce oscura e complessa.