letteratura |
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Machiavelli esamina il problema della fedeltà o meno alla parola data.
Inizia affermando quanto sia degno di lode il principe che mantiene la parola data, però tutti i grandi principi dei suoi tempi hanno tenuto poco conto di ciò.
Esistono due tipi di lotta politica:
Con l'ausilio delle leggi, metodo tipico dell'uomo
Con la forza, tipico delle bestie
Un principe non può affidare il suo potere solo ad uno di questi metodi ma devono usarli entrambi, anche gli scrittori classici affermano allegoricamente questo, scrivono infatti che i principi dei loro tempi erano educati da centauri, creature mitologiche metà uomo e metà cavallo.
Un principe deve prendere a modello, tra gli animali, la volpe, simbolo di furbizia, e il leone, simbolo di forza.
Non può un signore osservare la parola data quando questa gli sia sfavorevole o quando siano esaurite le ragioni di tale promessa. A motivazione dice:
Se gli uomini fossero tutti buoni ciò sarebbe sbagliato, ma poiché sono malvagi e non manterrebbero la parola data a te, anche tu non ne hai l'obbligo
Non sono mai mancati, ne mancheranno, a un principe pretesti legali per giustificare la mancata osservanza della parola data
Ritiene però necessario mascherare bene l'essere "volpe" in modo che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare, ad esempio Alessandro sesto.
Ad un principe, quindi, non è necessario essere fedele, umano, pietoso, religioso e onesto, qualità che potrebbero risultargli dannose, ma è necessario che lo sembri.
Un signore non può osservare tutti i principi per i quali vengono definiti buoni gli uomini, deve, quando necessario, operare contro questi principi e deve sapersi volgere a seconda del caso e delle circostanze.
Deve quindi un principe dire sempre parole piene delle cinque qualità soprascritte, soprattutto religiosità, in quanto quasi tutti vedono quello che si sembra (le persone volgari si lasciano sempre convincere dall'apparenza delle cose o dalla riuscita delle azioni), o che si vuol sembrare, ma pochi vedono quello che si è realmente. Questi non potranno opporsi all'opinione dei molti soprattutto se difesi dallo stato. Esempio Ferdinando il Cattolico, re di Sna.
Machiavelli esamina le cause della crisi italiana.
I principi detti fin'ora rendono solido e consolidato quanto un principato di dinastia uno nuovo, legando il principe al popolo e fornendo al signore la gloria di aver formato un nuovo principato e di averlo fornito di una buona legislazione, un buon esercito e ottimi esempi.
Considerando i signori italiani si noterà che hanno avuto dei difetti comuni:
Errori nella gestione dell'esercito (truppe mercenarie)
Sfavore del popolo
Inimicizie con i grandi principi
Infatti senza questi difetti non si possono perdere stati che hanno abbastanza forza da tenere un esercito in campo. Esempio di Filippo macedone che combatté per quattro anni contro i romani e i greci.
E' pertanto solo colpa dei principi italiani se hanno perso il loro regno in quanto non hanno mai pensato che le situazioni possano cambiare di bene in peggio, trovandosi così impreparati. Quando poi arrivarono situazioni sfavorevoli pensarono a sfuggirle sperando poi che i loro popoli li richiamassero in patria o che qualcuno li "raccolga".
Machiavelli affronta ora il problema riguardante la fortuna: l'uomo è soggetto ad essa o viceversa?
Inizia dicendo che alcuni affermano che la fortuna, o Dio, governino completamente la vita terrena ritenendo che non vale nemmeno la pena di affannarsi troppo nell'azione, ma sia meglio lasciarsi guidare dal caso.
Ammette di aver avvicinato a volte il suo pensiero a quest'idea, ma la ritiene comunque sbagliata, secondo lui infatti metà delle azioni sono arbitrate dalla fortuna, mentre metà dall'uomo, al quale la stessa religione cattolica lascia il libero arbitrio nel scegliere il bene e il male. Paragona a ciò un fiume che può straripare, ma l'uomo può prevenire o ridurre i danni con argini e canali.
Conferma poi quanto già detto in precedenza, un principe che basa il suo governo sulla fortuna appena questa gira crolla.
Distingue gli uomini in due categorie:
I prudenti, coloro che cercano di prevenire i cambiamenti del caso
Gli impetuosi che non si curano di ciò
Entrambe le categorie giungono possono però giungere al crollo dopo il raggiungimento dei loro obbiettivi, infatti entrambi nel caso di una mutazione della situazione, che richiede impetuosità nel primo caso o prudenza nel secondo, si trovano impediti di modificare o abbandonare la propria natura.
Come esempio Machiavelli prende poi Papa Iulio II che intraprese tutte le sue azioni con impetuosità, raggiungendo i suoi scopi, ma afferma che essendo morto presto non gli fosse stato permesso di sperimentare il contrario.
In ogni caso conclude dicendo che lui giudica meglio essere impetuoso che prudente, in quanto la fortuna è donna e deve essere battuta e urtata, anche se però è amica dei giovani in quanto sono meno prudenti e la comandano con più ferocia e audacia.
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