'Robert Musil'
Robert
Musil è uno scrittore austriaco nato a Klagenfurt nel 1880 e morto a
Ginevra nel 1942. A parte l'esperienza del collegio militare di Eisenstadt e di
Mahrisch-Weisskirchen, ebbe una formazione sostanzialmente scientifica (era
lio di un professore di meccanica applicata); si diplomò in
ingegneria meccanica, lavorò come assistente al politecnico di Stoccarda
(1902-l903), e si laureò nel 1908 a Berlino con una tesi su E. Mach (Sulle
teorie di Mach), lo scienziato e filosofo della scienza che era uno dei
protagonisti della grande cultura viennese di quegli anni. Tale cultura era
contrassegnata da uno scambio di poesia, di scienza empirica e di metafisica o,
come scrive Musil, 'anima ed esattezza': Mach, H. R. Hertz e L. Boltzmann
avevano contribuito, col loro dibattito sui fondamenti del sapere scientifico,
a porre in crisi il concetto di sostanza e l'idea stessa di una realtà
oggettiva, afferrabile nelle sue forme permanenti. Da Mach, che pure sottopose
ad una critica rigorosa, Musil trasse lo scetticismo circa l'unità
dell'io, ridotto a provvisorio aggregato di relazioni psichiche, e circa la
validità generale di ogni legge scientifica e specialmente del principio
di causalità. Nel primo romanzo, I turbamenti del giovane Torless
(1906), Musil si soffermava sul divario che sussiste tra l'esperienza,
indicibile nella sua epifania riluttante ad ogni articolazione, e la parola che
esprimendola e comunicandola non può non impoverirla o falsarla. Ma nel
romanzo il giovane scrittore toccava un motivo ben più sconvolgente,
ossia l'irrealtà della scienza e della matematica, l'inesistenza di
ciò che i loro segni dicono e che pure costituisce apparentemente le
fondamenta del reale. La crisi gnoseologica veniva vissuta sul piano morale e
sensibile, con una torbida sensività aperta alla registrazione di tutte
le esperienze e sulla base di una doppia ottica, che estraniando ogni elemento
dalla sua prospettiva abituale e sconvolgendo la consueta sistemazione dei
fenomeni, turba la coscienza ma anche la trasforma in uno spassionato
laboratorio d'osservazione scientifica. Musil intendeva infatti fondere poesia
e scienza, salvando il collegamento apertosi tra esse nella cultura del suo
tempo: intendeva cioè portare la logica della scienza anche nello scivoloso
ambito dell'anima ma insieme proiettare l'aperta tensione conoscitiva della
poesia sul terreno apparentemente ordinato della scienza. Su questo motivo
s'impernierà L'uomo senza qualità (1930-l942), il
romanzo incompiuto ed illimitabile cui Musil iniziò a lavorare nel 1898
e che rimase inconcluso non solo perchè interrotto dalla morte ma per
un'esigenza interna, in quanto voleva essere la summa e l'enciclopedia di tutta
la realtà del tempo, di un divenire perennemente aperto e proteso a
tutte le possibilità. L'uomo senza qualità si poneva
insomma come epopea della fine e dell'impossibilità dell'epica, come
romanzo della 'realtà al congiuntivo' opposta a quella
tradizionale all'indicativo, come romanzo impegnato ad afferrare ed a costruire
il senso dell'esistenza senza riuscirvi mai. Al senso della realtà
definita e conclusa Musil opponeva quello della 'possibilità'
di un'altra, sempre altra, diversa ed eventuale forma della vita: il mondo non
ha un centro, come non lo hanno gli uomini, ridotti a somma di singole
qualità prive di nucleo significante; e come non lo ha la trama stessa
del romanzo, l'azione parallela, formulata quale azione inesistente, è
puro e semplice vuoto su cui ruota l'intreccio narrativo. Bibbia ed
enciclopedia dell'indeterminatezza contemporanea ma anche dell'intero che essa
non sopprime, L'uomo senza qualità è significativo anche
per la storia esterna: a parte i primi tre volumi pubblicati, sterminato
materiale inedito (abbozzi dello svolgimento successivo ed anche delle parti
iniziali del romanzo , ipotesi su tutti i loro possibili sviluppi ed intrecci)
si offre a diverse sistemazioni che possono delineare diversi romanzi, come
è in parte accaduto con le tre fondamentali, e radicalmente differenti,
edizioni del libro, a cura rispettivamente di Frisé e di Kaiser-Wilkins e,
recentemente, con la nuova e diversa edizione dello stesso Frisé.
Quest'illimitata apertura, contenutistica e formale, al mutevole ed all'incerto
fa tuttavia risorgere il rimpianto della presenza di una vita piena ed illuminata
nella sua totalità da un significato: la curva è bella, si dice
né L'uomo senza qualità, ma si vorrebbe conoscere il cerchio
che la trascende e la chiude. Questo cerchio non si vede mai, ma è la
sua perenne ricerca in ogni settore - dalla scienza all'arte, dal linguaggio
all'amore (sul quale Musil ha scritto altissime ine, che ne fanno uno dei
più grandi poeti della passione di tutti i tempi) - che trasforma L'uomo
senza qualità in una delle opere più sconvolgenti e profonde
che siano mai state scritte, in un'ironica odissea dell'anima moderna senza
tempo eppure mai arresa alla propria disgregazione. Quanto alla prospettiva
storica, L'uomo senza qualità può d'altronde essere
considerato l'estrema sintesi di quel composito e plurinazionale impero
asburgico del quale Musil, avvertendo come la vecchia Austria fosse 'una
stazione meteorologica della fine del mondo' visse il crepuscolo e lo
sfacelo. Paralizzata dalle sue contraddizioni e dalla molteplicità di
elementi che non potevano né volevano comporsi in un intero, l'Austria
testimoniava infatti in anticipo, e con particolare evidenza, le crisi che
investivano tutta la cultura occidentale: la dissociazione del soggetto
individuale e del segno linguistico, l'insufficienza del linguaggio a rappresentare
la realtà cogliendone l'essenza, l'impossibilità del pensiero
filosofico a fondare dei valori, la mancanza di un valore centrale capace di
unificare e di reggere l'edificio della civiltà, la crescente
inautenticità ed impersonalità dell'esistenza. L'esperienza della
situazione austriaca consentiva a Musil di capire come ormai Dio e la storia
avessero 'tolto il credito' alla società europea ed alla sua
fede di porsi quale modello di civiltà, sintesi dei contrasti ed apice
dell'evoluzione storica, che appariva invece, contro ogni ottimismo idealistico
e storicistico, il risultato di una progressiva alienazione. Lucidissimo ed
implacabile recensore del caos, Musil è anche il poeta della vita vera
assente e di quella 'media' e 'probabile', dominante al suo
posto; è un poeta scienziato, che diede alla metodologia scientifica la
radiografia del suo tempo ed alla poesia la logica utopica del possibile, che
scioglie ogni irrigidito presente nell'utopia delle sue ricchezze potenziali,
utopia saggistica e perciò cercata a tentoni, tentacolarmente e
sperimentalmente in tutte la direzioni. Nei racconti - Unioni (1911) e
Tre donne (1924) - Musil si concentra sulle sfumature minimali dei
processi psichici per cogliere l'istante in cui avviene la trasformazione
dell'esistenza, e cioè una fase sospesa in un campo fluttuante ed
indeterminato. Come dice l'ironico titolo delle Pagine postume pubblicate
in vita (1936), Musil è consapevole del tramonto dell'epica e della
ura stessa dello scrittore, che deve considerare se stesso defunto e
trapassato; la ina diviene allora registrazione di eventi minimi,
sismografia sottilissima di una realtà ridotta ormai all'inesistente. Un
analogo binomio di fredda analisi e di struggimento indicibile pervade le sue
commedie, I fanatici (1921), Vincenzo e l'amica degli uomini
importanti, radiografie di una vita appiattita e stereotipa, ma non
dimentica del 'grande amore vagabondo'.