letteratura |
Santo e scrittore italiano. Era lio di Pietro di Bernardone, un facoltoso mercante che nel corso dei suoi viaggi aveva sposato una donna francese; proprio in onore della moglie, per quanto il bambino fosse stato battezzato come Giovanni, preferì chiamarlo Francesco.
Durante l'adolescenza Francesco si formò studiando il latino ed il francese, quindi trascorse una giovinezza spensierata e per certi aspetti dissipata, come spesso succedeva ai rampolli di buona famiglia. In questa fase della sua vita prese parte anche alla guerra che oppose Assisi a Perugia (1204), durante la quale fu anche fatto prigioniero. Ritornato libero, tentò di arruolarsi nell'esercito ghibellino di Gualtieri di Brienne, allora alleato di Federico II.
Durante il viaggio verso la Puglia dove Gualtieri era acquartierato, si ammalò e rientrò ad Assisi. È il momento della conversione in seguito alla quale rinunciò alla famiglia e ai suoi possedimenti, dandosi all'eremitaggio. Dopo due anni iniziò a predicare il Vangelo insieme al primo nucleo di seguaci. Dopo una serie di viaggi in Sna, Egitto e Terra Santa (1219-l220), al rientro in Italia organizzò la sua comunità, che in un decennio era assai cresciuta ed aveva svolto un'attiva opera di proselitismo, e fra il 1221 e il 1223 redasse le sue due Regole.
Ormai quasi cieco e minato nella salute, trascorse gli ultimi anni vivendo in diversi conventi dell'Italia centrale. Furono gli anni di più assoluto slancio mistico: nel 1224 dettò infatti il Cantico delle creature, integrato poi in vari momenti successivi; nello stesso anno ricevette le stimmate.
Francesco è la personalità centrale del grande fervore religioso del tempo, l'uomo capace di ispirare un nuovo slancio nelle coscienze dei fedeli con la sua predicazione, il suo esempio e la sua azione, nella quale parte non piccola ebbero i suoi scritti in latino e soprattutto quel gioiello in volgare che è il Cantico delle creature.
L'azione di Francesco fu insieme quella di un predicatore e di un grande organizzatore, i suoi "fraticelli" seguivano la "regola" di povertà e castità e conducevano una vita il più delle volte errabonda, a contatto della povera gente delle camne con cui pregavano ed alla quale predicavano un rinnovato messaggio d'amore e di armonia con il creato la cui eco è assai evidente nel Cantico.
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