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SONO VENUTO SOLO PER CANTARE
Questi versi sono tratti dal Canto Generale,in cui Neruda ripercorre, quasi in un grande catalogo,le bellezze,la storia,la grandezza dell'America del Sud;grandezza che ha le sue fonti nei lontani e misteriosi imperi degli Incas e dei Maya, le popolazioni sse dopo la conquista snola . Ma insieme Neruda canta la fragilità,la sofferenza, la dignità di ogni uomo, rivolgendosi a tutta l'umanità,e soprattutto a chi è oppresso.Con pietà quasi religiosa, Neruda cerca nella sua terra le tracce del passato, della sofferenza degli schiavi ignoti. La loro antica fame è ancora dentro le viscere dell'America,nonostante che questa sia uscita dalle foreste alla luce e al decoro di ciò che chiamiamo civiltà.Neruda conclude il suo canto evocando il lembo estremo del suo Paese, la Patagonia, là dove vorrebbe vivere e morire, fino alla fine ,chiedendo per tutti gli uomini pace e amore.
E ora qui vi saluto,
torno alla mia casa ,ai miei sogni
ritorno nella Patagonia, dove
il vento fa vibrare
le stalle e spruzza ghiaccio
l'Oceano. Non sono che un poeta
e vi amo tutti, e vago per il mondo
che amo: nella mia patria i minatori
conoscono le carceri e i soldati
danno ordini ai giudici.
Ma io amo anche le radici
Del mio piccolo gelido Paese.
Se dovessi morire mille volte,
io là vorrei morire:
se dovessi mille volte nascere,
là vorrei nascere,
vicino all'auricaria selvaggia,
al forte vento che soffia dal Sud,
alle campane comprate da poco.
Nessuno pensi a me.
Pensiamo a tutta la terra, battendo
dolcemente le nocche sulla tavola.
Io non voglio che sangue - Fase di Problematizzazine" class="text">il sangue torni
ad inzuppare il pane,
i legumi, la musica:
ed io voglio che vengano con me
la ragazza, il minatore,
l'avvocato, il marinaio
il fabbricante di bambole e che entrino
con me in un cinema e che escano a bere
con me il vino più rosso.
Io qui non vengo a risolvere nulla.
Sono venuto solo per cantare
e per farti cantare con me.
E ora vi saluto, torno alla mia casa, in Patagonia,dove il vento accarezza le stalle e l'Oceano spruzza ghiaccio.Sono solo un poeta e vi amo tutti: nel mio Paese i lavoratori sono oppressi e l'esercito comanda sopra tutti,anche i giudici.Vorrei nascere nuovamente e morire là, vicino all'albero dell'Auricaria,al vento che soffia e alle nuove campane.Non pensate a me. Pensiamo piuttosto alla nostra terra.Mai più violenza, mai più sangue sparso per il pane di ogni giorno; io voglio che,ciascuno nella sua diversità (siate ragazzi, avvocati o minatori ) , possiate gustare insieme a me i semplici piaceri della vita, nella gioia.Io non sono venuto a risolvere nulla . Sono venuto solo per cantare con voi.
Commento
Il poeta, in questa poesia, esprime il suo amore per la gente della sua terra,dicendo di amarli tutti.Se dovesse mille volte nascere o morire, vorrebbe farlo in Cile, la sua terra .Esprime anche la sua voglia di pace e di non-violenza,condannando chi ha fatto soprusi alla sua Patria. Nonostante questo , dice di non volere risolvere nulla, ma solo farci cantare con lui.
LA UNITED FRUIT CO.
Un meditato e sofferto atto d'accusa nei confronti dei responsabili del sottosviluppo, una analisi storica spietata, che mette in luce le gravi colpe di certi grandi monopoli industriali: è questa ormai per Neruda la sola strada rimasta aperta ad una poesia che ha ormai rifiutato i "lillà" e le consolazioni facili per assumere pienamente tutte sue responsabilità di lotta.
La united fruit co.
Quando squillò la tromba,tutto
fu pronto sulla terra,
e Geovà spartì il mondo
fra Coca-Cola inc., Anaconda,
Ford Motors, e altre ditte:
la Comnia della frutta Inc.
si riservò la parte più succosa,
la costa centrale della mia terra,
la dolce cintura d' America.
Ribattezzò le sue terre
come "Repubbliche Banane",
e sopra i morti addormentati,
sopra gli inquieti eroi
che conquistarono la grandezza,
la libertà e le bandiere,
istituì l'opera buffa:
alienò il potere,
regalò corone di Cesare,
sguainò l'invidia ,si guadagnò
la dittatura delle mosche,
mosche Trujillo, mosche Tacho,
mosche Carias, mosche Martìnez,
mosche Ubico, mosche umide
di sangue umile e di marmellata,
Mosche ubriache che ronzano
sulle tombe popolari ,
mosche da circo, sagge mosche
esperte in tirannia.
Tra le mosche sanguinarie
sbarca la Comnia della Frutta
e stracarica di caffè e di frutta
le sue navi che han fatto slittare
come vassoi il tesoro
delle nostre terre sommerse.
E intanto, negli abissi
zuccherati dei porti,
cadevano indios sepolti
nel vapore del mattino:
rotola un corpo, una cosa
senza nome, un numero caduto,
un raspo di frutta morta,
gettata nel marcitoio.
Parafrasi
Quando la tromba squillò, tutto sulla terra era pronto, e Dio suddivise il mondo tra i vari monopoli, tra cui la Comnia della Frutta si riservò la parte migliore, il Cile.Ribatezzò le terre come "Repubbliche Banane", e sopra i morti e gli eroi che conquistarono con fatica la libertà istituì una farsa teatrale, così detta per la velocità con cui si svolse: tolse autorità a chi aveva conquistato con il sudore il potere, nominò dittatori, liberò l' invidia e si guadagnò il favore dei potenti (Trujillo,Tacho,Carias ecc. erano dittatori latino-americani),paragonati a mosche per la voracità dello sfruttamento da essi instaurato, sia al senso di repulsione che essi e i loro regimi suscitano.Tra tutto questo sbarca la Comnia della Frutta, carica le sue navi delle primizie cilene e se ne va via.E intanto, nei porti, morivano migliaia di Indios come una cosa senza identità né una dignità, come frutta gettata nel marcitoio.
Commento
In questa poesia ,Neruda dimostra la disastrosa situazione dell'America latina, dove avevano una bella vita i potenti e i dittatori, che si posavano come mosche sulle tombe dei civili,e mentre i primi si arricchivano, molti Indios morivano come una cosa inutile.Una poesia "civile" dunque, che esprime nel senso più alto, profondo e valido i problemi e la povertà della terra natia del poeta.
SONO FELICE
Non è facile per un poeta essere felice: dotato di un'estrema sensibilità, è soggetto a tutte le passioni e a tutti i turbamenti dell'animo. Ecco perché, quando sente di esserlo, esplode in un canto di gioia, stupito ma inebriato per questo momentaneo stato di grazia.
Sono felice
Questa volta lasciami
Essere felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono in nessun luogo, semplicemente
sono felice nei quattro angoli
del cuore, camminando,
dormendo o scrivendo.
Che posso farci, sono
felice,
sono più innumerabile
dell'erba
nelle praterie,
sento la pelle come un albero rugoso,
di sotto l'acqua,
sopra gli uccelli,
il mare come un anello
intorno a me,
fatta di pane e pietra la terra
l'aria canta come una chitarra.
Parafrasi
Questa volta lasciami essere felice, non è successo niente, son sono in nessun posto particolare, non sto facendo niente di speciale , sono semplicemente felice nei quattro angoli del cuore. Che posso farci, sono infinito, sono dovunque , e la natura canta con me:gli uccelli, il mare, gli alberi rugosi,l'acqua e l'aria , che canta come una chitarra.
Commento
In questa poesia Neruda in un momento qualsiasi della sua vita, senza una ragione particolare, è felice, semplicemente e splendidamente felice. Immerso nella sua sensazione di felicità, il poeta non svolge attività partioclari: cammina, scrive, dorme.
Anche la natura partecipa al sentimento dell'autore: il mare è come un anello intorno a lui, l'aria canta, l'acqua e il mare lo avvolgono, gli uccelli volano sopra di lui ;con essi intende aumentare la felicità descritta, sentendosi parte della natura della natura stessa.
Il suo linguaggio poetico si esprime soprattutto attraverso l'intuizione dei sentimenti, il senso forte delle cose, l'angoscia e la difficoltà del vivere quotidiano.La sua poesia,infiammata da ideali rivoluzionari ritrae con aderenza usi e costumi nazionali e temi di intonazione sociale.Dotato di una capacità straordinaria di creare sempre nuovi ritmi e forme metriche, espresse nella sua calda e musicalissima poesia molteplici problemi:dai sentimenti d'amore alla deludente percezione della precarietà della realtà,nuovi contenuti sociali e politici,lotta ideologica a favore degli oppressi. Neruda ha scritto fino all'utimo,con una vena,una felicità e una facilità che mettono in luce la volontà degli uomini di una vita più giusta.
DELUSO DALLA CRITICA
Mi hanno spesso domandato quando scrissi la mia prima poesia, quando nacque dentro di me la poesia.Cercherò di ricordarlo. Molto tempo fa, durante la mia infanzia, quando avevo imparato a scrivere, sentii una volta un'intensa emozione e scrissi alcune parole semirimate, ma estranee a me, diverse dal linguaggio giornaliero.La trascrissi in bella copia su un foglio, preso da un' ansietà profonda, un sentimento fino ad allora sconosciuto, una specie di angoscia e tristezza.Era una poesia dedicata a mia madre, a colei che cioè conobbi come tale,l'angelica matrigna la cui dolce ombra protesse tutta la mia infanzia.
Assolutamente incapace di giudicare la mia prima produzione,la portai ai miei genitori. Erano in sala da pranzo, immersi in una di quelle conversazioni a voce bassa che dividono più di un fiume il mondo dei bambini e quello degli adulti.Porsi loro il foglio con quelle righe, ancora tremante per la prima visita dell'ispirazione. Mio padre distrattamente lo prese, distrattamente lo lesse e me lo restituì,dicendomi: "Da dove l'hai copiato?", e continuò a parlare a bassa voce dei suoi importanti e remoti affari. Mi pare di ricordare che fu così che ricevetti il primo distratto cenno di considerazione dalla critica letteraria.
PABLO NERUDA
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