letteratura |
Saggio Commento
Il titolo dell'opera è "Il fu Mattia Pascal" e il suo autore Luigi Pirandello.
Il genere letterario a cui l'opera appartiene è senza dubbio il romanzo. Lo si capisce evidentemente dal tipo di narrazione adottata ,in prosa, dalla fitta trama di vicende che l'autore intreccia intorno al suo personaggio principale, Mattia Pascal, dal contesto storico in cui accadono i fatti.
Un tema centrale su cui si concentra la riflessione dell'autore è la qualità dell'uomo contemporaneo. Per capire da dove inizia la trasformazione dell'uomo è necessario dividere la sua storia in due età fondamentali, separate da una rivoluzione scientifica:il passaggio dalla concezione geocentrica dell'universo (Tolomeo) a quella eliocentristica (Copernico) : il Sole,non più la Terra, è al centro dell'universo. Per Mattia,cioè per Pirandello, Copernico va maledetto, perché togliendo alla Terra la sua centralità ha tolto agli uomini la convinzione della loro importanza. A Oreste,eroe mitico,simbolo di decisione e fermezza nel vendicare l'uccisione del padre anche a costo di uccidere la propria madre,Pirandello contrappone la ura di Amleto;anch'egli è convinto che la madre e lo zio gli abbiano ucciso il padre,ma non ha la forza di vendicare questa morte: è il simbolo dell'uomo "copernicano",dell' "inetto", incapace di portare a compimento progetti e decisioni. L'atteggiamento di chi scrive, dell'artista moderno,deve perciò rifiutare ogni forma di realismo e limitarsi a interrogarsi sulla condizione dell'uomo.
Se l'uomo,argomenta Pirandello, è davvero un piccolo verme brulicante su un nastro impazzito, che senso può avere una descrizione realistica delle sue modeste vicende?
L'atteggiamento di pietà, di chi ha capito il gioco e guarda al turbinio delle vicende della vita con partecipante distacco,rimanendone fuori,sarà poi concentrato nel termine che lo stesso Pirandello userà,l' "umorismo".
Il bisogno per l'artista moderno di uno sguardo disilluso e distaccato è evidente nella concezione che Pirandello ha del personaggio: è un'identità distinta dall'autore,come essere che cerca di realizzarsi in modo assoluto e vivere una vita autentica. Pirandello sente le proprie opere come organismi in movimento,in cui i personaggi costruiscono e impongono il proprio essere. L'autore non interviene chiaramente nelle questioni,nelle vicende,ma si limita a riflettere il proprio pensiero in alcuni dei personaggi in cui tende a identificarsi. Un esempio chiaro è quello del lanternino,un tema di vita,di morte,di esistenza:"A noi uomini nascendo, è toccato un tristo privilegio: quello di sentirci vivere: di prendere cioè come una realtà fuori di noi questo nostro interno sentimento della vita, mutabile e vario, secondo i tempi, i casi e la fortuna un lanternino che proietta tutt' intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi.'
LINGUA E STILE
Il racconto è scritto in prima persona da un 'io narrante', che è anche un 'narratore interno' ( Mattia Pascal) che racconta il suo 'caso . strano e diverso'.
Poiché l'autore utilizza la narrazione in prima persona, è presente un registro soggettivo-emotivo: le parole e le espressioni usate riflettono le emozioni e le sensazioni di chi parla o racconta.
Il frequente utilizzo di monologhi e dialoghi, risponde all'esigenza di "trovare una forma che sia mobile come mobile è la vita". A questo scopo Pirandello ricorre anche a vocaboli e a costruzioni sintattiche tipiche del dialetto siciliano. La sua irrequietezza sperimentale lo spinge usare anche espressioni di altri dialetti e parole rare o addirittura di neologismi pur di rendere efficace ciò che descrive. La "lingua in movimento" doveva essere inventata di volta in volta per adeguarsi alle esigenze della visione umoristica dell'arte che ha bisogno ,come sostiene lo stesso Pirandello ne "l'umorismo","del più vivace,libero spontaneo e immediato movimento della lingua,del movimento che si può avere solo quando la forma a volte a volte si crea".
Pirandello prende energicamente le distanze dalla tradizione aulica del linguaggio letterario che,per secoli, prima e dopo Manzoni, ha ritardato lo sviluppo della narrativa del nostro paese.
Senza ombra di dubbio "Il fu Mattia Pascal" è uno dei più affascinanti romanzi italiani del novecento. La sua lettura è molto facile,in quanto la vicenda è scorrevole e la scelta di Pirandello di eliminare le lunghe descrizioni degli ambienti e degli aspetti dei personaggi ha permesso di ottenere una vicenda senza punti morti ed una continua attesa durante la lettura di come si svilupperà l'imprevedibile trama. La storia di Pirandello affascina molto, soprattutto perché è facile immedesimarsi in Mattia e di conseguenza interessarsi alla vicenda. Ognuno di noi vive,senza neanche accorgersene,l'identica vita di Mattia. L'autore,nella chiosa finale,ci informa di come anche una vicenda così surreale come quella narrata può essere un fatto realmente accaduto. Tuttavia lo scopo di quest 'informazione non è sicuramente la possibilità di rivivere nella nostra le stesse vicende di Mattia,ma di provare le sue stesse angosce ,le sue paure, la sua incapacità di reagire alla realtà che lo schiaccia e non gli permette di dimostrare ciò che lui vorrebbe esternare, di essere ciò che davvero avrebbe voluto. Pirandello ci ha dimostrato come le nostre certezze ,la nostra sicurezza di conoscere la verità, sia solo una mera illusione. Che fare? Fuggire? Fingersi morti e ricominciare un'altra vita? Mattia ci ha provato,inutilmente. L'aspirazione a una possibile estraneità dalla società è inutile,l'uomo non può altro che rassegnarsi e continuare a fingere.
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