letteratura |
Se questo è un uomo (Primo Levi)
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che tornando a sera trovate
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no .
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri li.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Sui campi di sterminio nazisti esiste una nutrita letteratura. In particolare sul lager di Auschwitz, forse il più famigerato.
La poesia 'Se questo è un uomo' di Primo Levi, più che un documento sull'antisemitismo è un'analisi fondamentale della composizione e della storia del lager, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio di massa.
Ed è proprio questo uno dei due punti che mi hanno colpito dalla poesia, ovvero, mentre negli altri documenti di mia conoscenza, sullo sterminio nazista si cerca di sensibilizzare l'opinione pubblica con scene e racconti di violenze fisiche, più che morali.
In questa poesia, Levi ha dato testimonianza dello sconvolgente inferno dei Lager, nella prospettiva psicologica, della dignità calpestata e dell'abiezione dell'uomo di fronte al genocidio.
Il secondo punto che mi ha colpito è stato quello che si coglie alla fine del testo poetico, quel messaggio lanciato prima come invocazione, poi come minaccia, che rivela la paura che lo ha accomnato per tutta la sua vita: quello che si dimentichi a che cosa ha portato un ingiustificato odio razziale, e che si possa avere di nuovo un'altra Auschwitz.
Oltre a questo, la poesia mi è piaciuta anche per il metodo espositivo, semplice e diretto, che, senza girare intorno a parole e fatti, ci indica il pericolo in cui si incorre quando, individui, popoli o semplicemente noi stessi, cominciano a ritenere, più o meno consapevolmente, che 'ogni straniero è nemico'.
Primo Levi fu un chimico torinese (1919-l987) catturato dalla milizia fascista alla fine del 1943. Essendo ebreo, oltre che partigiano fu consegnato ai nazisti che lo deportarono ad Auschwitz.
La sua fortuna fu che nel 1944 il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, stabilì di prolungare la vita media dei prigionieri da eliminare. La sua laurea in chimica fece il resto: non gli risparmiò orrore, fatica, miseria, ma gli consentì ad un certo punto di disporre di un matita, di un quaderno e di qualche ora di solitudine per ripassare i metodi analitici.
Sopportò le privazioni del campo e riuscì a far ritorno a casa, ma nel 1987 si suicidò nella sua villa a Torino. Tra i suoi libri più importanti ricordiamo:
'Se questo è un uomo', 'La tregua', 'La chiave a stella', 'I sommersi ed i salvati', 'La ricerca delle radici' e 'I racconti'.
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