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VICO

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VICO

Opinionista e filologo illuminista, egli per un periodo di tempo si allontanò dalla cultura del 700, basando la sua formazione culturale su quattro diversi autori quali: Platone, Tacito, Bacone (fondatore per Vico della scienza) e Grozio (è uno storico).

Durante questo suo periodo di studi egli acquisì un pensiero critico nei confornti di sectiunesio, le cui ipotesi si basavano sullo studio del reale. Vico riteneva che l'ergo cogito ergo sum, non potesse valere anche per lo studio dell'uomo, bensì solo per ciò che può riguardare la metafisica o comunque le cose materiali dall'uomo create (in quanto oggetto reale), poiché, il conoscere per cause non è capacità dell'uomo ma, semmai capacità solo del Divino. Dunque il vero è fatto da Dio.

Proseguendo, tale filologo Napoletano (nostromo), si faceva forte nel pensare che lo studio della matematica e delle scienze, potesse essere riportato solo agli eventi  presenti in natura poiché, quest'ultimi, si susseguono l'un l'altro sempre in maniera uguale mentre, lo studio matematico non sarà dunque capace di riportarci a capire meglio l'uomo proprio perché egli, commette azioni non sempre identiche nel tempo, come è deducibile dalla storia. Pertanto lo studio della storia, non servirà dunque a capire meglio il mondo ma servirà a comprendere meglio l'uomo, infatti, lo sviluppo di esso e della storia percorrono insieme poiché: l'infanzia è rapportata all'età degli Dei (sentono senza avvertire), la Fanciullezza la si rapporta all'era degli ero (sentono e vivono con animo perturbato) i ed infine l'essere adulto all'età adulta (riflettono



) notiamo come con tale distinzione il napoletano si basi sull'esempio della suddivisione in età dell'oro, argento e del bronzo, fatta da Platone, suo punto di riferimento culturale.

Vico, precisa poi come i veri protagonisti della storia non sono solo, in realtà i grandi personaggi, piuttosto nella storia dell'uomo, va ricercata l'opera dei popoli sia essi numerosi che non numerosi, i quali si potranno distinguere fra loro mediante la diversità degli usi, costumi e tradizioni. Tali diversità, proprie di ogni popolo, potranno essere narrate nei testi poetici, che descriveranno mondi che, seppur oggi possono apparire come mondi astratti o del tutto mitologici, essi descrivono comunque il mondo di quei popoli antichi e di conseguenza, essendo per l'appunto antichi, Vico non potè che sostenere altro se non che i poeti che lo descrivevano, in realtà fossero antichi anche loro declassandoli a dei semplici primitivi, sempre però degni di stima me incapaci di divenire un punto di riferimento per gli studiosi moderni in quanti, ispirati alla descrizione del loro mondo antico.





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