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VITA E OPERE DI GIUSEPPE UNGARETTI
L'ermetismo
L'ermetismo è una tendenza poetica sviluppatasi all'inizio del secolo.
Il termine ermetismo significa 'perfettamente chiuso', ma anche 'arcano, misterioso'. Infatti, le poesie ermetiche sono molto scarne di spiegazioni e di descrizioni, ma sono piene di significati profondi.
L'ermetismo si divide in due generi: la poesia delle cose quotidiane e la poesia evocativa. La prima descrive cose abituali, spiegandole con termini inusuali, esprimendo pensieri e sentimenti. A volte è ispirata a pensieri autobiografici, legati ai luoghi d'infanzia del poeta.
La seconda tendenza è composta da piccole liriche che cercano nell'espressività delle immagini, la potenza evocativa per creare atmosfere e stati d'animo.
Particolarità della
Poesia ermetica
E' presente la ricerca della musicalità e sonorità, espresse attraverso tecniche di assonanza, di allitterazione, e di ritmi metrici particolari.
La parola è essenziale, e deve rappresentare molti significati.
Si rilevano inoltre contrasti tra i significati di parole, tipica tecnica dell'ossimoro, la quale accosta significati antitetici, creando suggestioni profonde.
Piccolo glossario
Assonanza: Rima imperfetta. Si ha quando le vocali sono uguali, ma le consonanti
sono diverse
Allitterazione: Ripetizione degli stessi suoni all'inizio delle frasi.
Ossimoro: Accostamento di due parole di significato opposto.
Vita di Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d'Egitto nel 1888, e trascorre l'infanzia in Africa, dove il padre lavora per la costruzione del Canale di Suez. Dopo il liceo si trasferisce a Parigi, dove conosce molti intellettuali.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, parte volontario per il fronte del Carso. Da questa esperienza nascono alcune sue poesie. Ungaretti si rivela poeta rivoluzionario, e apre la strada all'ermetismo. Le liriche sono brevi, a volte ridotte ad una sola preposizione, ed esprimono forti sentimenti.
Dopo la guerra ritorna in Francia. Rientra in Italia nel 1921. Nel 1933 esce 'Il sentimento del tempo', la raccolta che segna l'inizio della sua seconda fase poetica. Le liriche sono più lunghe e le parole più complesse.
Nel 1939, in Brasile per insegnare letteratura italiana all'Università di San Paolo, Ungaretti perde il lio di nove anni. Nel 1944 inizia la terza fase di produzione poetica, più mediativa e stilisticamente meno innovativa. Il poeta riflette sulla vita, cosa derivata dall'età.
Torna in Italia nel 1942, a Roma, dove insegna all'Università.
Muore a Milano nel 1970, dopo la sua ultima lirica 'L'impietrito e il vellutato'.
Analisi delle poesie
Le poesie di Ungaretti, sono molto diverse da quelle degli altri poeti. Esse, infatti, sono molto brevi, a volte composte da una sola frase, mancano di punteggiatura ed è molto importante il titolo.
Poesie brevi
Le poesie di Ungaretti sono brevi; infatti l'autore è un poeta ermetico. Questa forma letteraria, difatti, dà poca importanza alla lunghezza della poesia, esaltando invece le emozioni forti, a volte molto evidenti, a volte nascoste.
Mancanza della punteggiatura
La mancanza della punteggiatura dà alla poesia un senso di dolore. Infatti, le poesie di Ungaretti sono molto tristi, essendo ispirate dalla Prima Guerra Mondiale. Anche gli spazi tra una strofa e l'altra sono importanti: danno alla poesia un ritmo simile ad un singhiozzo.
L'importanza del titolo
Il titolo, nelle poesie ermetiche, è molto importante. In esse, infatti, è racchiuso tutto il significato della poesia, e, a volte, ne è racchiusa la morale.
'Veglia'
Un'intera nottata
Buttato vicino
A un comno
Massacrato
Con la sua bocca 5
Digrignata
Volta al plenilunio
Con la congestione
Delle sue mani
Penetrata 10
Nel mio silenzio
Ho scritto
Lettere piene d'amore
Non sono mai stato
Tanto 15
Attaccato alla vita
Cima Quattro il 23 Dicembre 1915
Parafrasi
Ho passato tutta la notte vicino ad un comno morto, con la bocca aperta in un ghigno di sofferenza che guarda la luna, con il gonfiore delle mani che tormenta il poeta, scrive lettere piene d'amore
Non sono mai stato tanto legato alla vita.
Commento
In questa poesia, il poeta esprime il suo pensiero riguardo la guerra e la vita. Nella prima parte descrive il suo comno morto, ed esprime il suo parere sulla guerra. Nella seconda parte Ungaretti scrive che la vita è importante.
La poesia è corta e senza rime, ed è costituita da versi che non hanno la stessa lunghezza.
'Fratelli'
Di che reggimento siete
Fratelli?
Parola tremante
Nella notte
Foglia appena nata
Nell'aria spasimante
Involontaria rivolta
Dell'uomo presente alla sua
Fragilità
Fratelli
Mariano il 15 Luglio 1916
Parafrasi
Di che reggimento siete fratelli?
La parola fratelli trema nella notte
La parola fratelli esprime un desiderio di pace
Nell'aria piena di sofferenza degli uomini
Spontanea rivolta alla guerra dell'uomo con la sua debolezza
Fratelli
Commento
Nella poesia, Ungaretti esprime la sua sofferenza e amarezza per la sua condizione di soldato; Infatti, la parola fratelli è un augurio di pace ed esprime la speranza che la guerra finisca
'San Martino del Carso'
Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E' il mio cuore
Il paese più straziato
Valloncello dell'albero isolato il 27 Agosto 1916
Parafrasi
In questo paese le case sono distrutte
Le persone che vivevano nel paese sono morte o mutilate
Ma il ricordo di tutti è fissato nel mio cuore
Commento
In questa poesia, il poeta esprime il suo pensiero riguardo la guerra e la vita. Nella prima parte descrive il suo comno morto, ed esprime il suo parere sulla guerra. Nella seconda parte Ungaretti scrive che la vita è importante.
La poesia è corta e senza rime, ed è costituita da versi che non hanno la stessa lunghezza.
'Soldati'
Si sta come
D'autunno
Sugli alberi
Le foglie
Bosco di Courton Luglio 1918
Parafrasi
I soldati sono come le foglie in autunno
Commento
Anche se la poesia è breve, Ungaretti riesce ad esprimere la condizione di soldato. Egli paragona infatti il soldato ad una foglia d'albero in autunno: basta un colpo di vento per far morire la foglia, così come basta un colpo di fucile a far cadere il soldato.
'!In dormiveglia'
Assisto la notte violentata
L'aria è crivellata
Come una trina
Dalle schioppettate
Degli uomini
Ritratti
Nelle trincee
Come le lumache nel loro guscio
Mi pare
Che un affannato
Nugolo di scalpellini
Batta il lastricato
Di pietra di lava
Delle mie strade
Ed io l'ascolto
Non vedendo
In dormiveglia
Valloncello di Cima Quattro il 6 Agosto 1916
Parafrasi
Assisto la notte profanata dagli spari
L'aria è trapassata
Come un pizzo
Dagli spari
Degli uomini in trincea
Come le lumache
Sembra che molti spari
Battano la pietra di lava
Delle strade
E io lo ascolto e basta
Dato che sono in dormiveglia
Commento
La poesia è molto suggestiva, soprattutto per la presenza di numerose metafore. Quella che mi fa pensare di più è:
'Degli uomini
Ritratti
Nelle trincee
Come le lumache nel loro guscio'
Induce a riflettere perché paragona i soldati alle lumache, che hanno come casa il loro guscio, così come i soldati hanno per casa la trincea.
'Non gridate più'
Cessate di uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete udire,
Se sperate di non perire.
Hanno l'impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell'erba,
Lieta dove non passa l'uomo.
Parafrasi
Smettetela di odiare i morti
Non gridate più, non gridate
L'unica speranza di non morire,
L'unico modo per essere uomini, è ritrovare la pietà e il perdono, e mettere da parte l'odio, e ascoltare l'insegnamento dei morti.
Hanno un sussurro debole
Non fanno più rumore
Del crescere dell'erba
Felice dove non passa l'uomo, perché porta solo distruzione.
Commento
L'argomento della poesia è l'odio scatenato dalla guerra, che continua a crescere. Gli uomini odiano ancora le loro vittime, e le uccidono ancora, mentre invece dovrebbero stare zitti e ascoltare il loro messaggio, che è debole, per avere una possibilità di salvezza.
Ho amato molto la poesia, in particolare la metafora dell'erba, silenziosa nel suo crescere così come silenzioso è il monito che ci arriva dalle vittime della guerra.
'Natale'
Non ho voglia
Di tuffarmi
In un gomitolo
Di strade
Ho tanta
Stanchezza
Sulle spalle
Lasciatemi così
Come una
Cosa
Posata
In un
Angolo
E dimenticata
Qui
Non si sente
Altro
Che il caldo buono
Sto
Con le quattro
Capriole
Di fumo
Del focolare
Napoli il 26 Dicembre 1916
Parafrasi
Non ho voglia
Di andare per le strade confusionarie
Sono stanco
Lasciatemi solo
Come un oggetto
Dimenticato in un angolo
Qui sono al caldo
Sono vicino al calore del camino
Commento
La poesia è stata scritta durante un permesso. L'opera parla della tristezza del poeta, ancora impressionato dalla guerra. Ungaretti frantuma i versi per dare l'impressione di un singhiozzo.
Questo ritmo crea infatti tristezza e raggela l'animo del lettore, il che contrasta con l'immagine del caminetto, il quale più che calore sembra evocare fredde emozioni.
'Sereno'
Dopo tanta
Nebbia
A una
A una
Si svelano
Le stelle
Respiro
Il fresco
Che mi lascia
Il colore del cielo
Mi riconosco
Immagine
Passeggera
Presa in un giro
Immortale
Bosco di Courton Luglio 1918
Parafrasi
Dopo la nebbia
Compaiono le stelle
Respiro l'aria fresca del cielo
Mi rendo conto
Di essere un passeggero
Nel ritmo immortale
Commento
La poesia parla della natura e della poca importanza dell'uomo nel mondo.
La lunghezza dei versi è varia; questi sono raggruppati in strofe. I versi sono liberi, la punteggiatura è completamente assente e le parole sono semplici.
'In memoria'
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
Di emiri di nomadi
Suicida
Perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
E mutò nome
Fu Marcel
Ma non era Francese
E non sapeva più
Vivere
Nella tenda dei suoi
Dove si ascoltava la cantilena
Del Corano
Gustando un caffè
E non sapeva
Sciogliere
Il canto
Del suo abbandono
L'ho accomnato
Insieme alla padrona dell'albergo
Dove abitavamo
A Parigi
Dal numero 5 della rue des
Carmes
Appassito vicolo in discesa
Riposa
Nel camposanto d'Ivry
Sobborgo che pare
Sempre
In una giornata
Di una
Decomposta fiera
E forse io solo
So ancora
Che visse
Parafrasi
Si chiamava Moammed Sceab
lio di emiri arabi
Si suicidò perché non aveva più una patria
Amò la Francia e si cambiò il nome in Marcel
Ma non era francese e non riusciva più a vivere nella tenda dei suoi genitori
E non sapeva paralre della sua sofferenza
Ho accomnato Marcel al cimitero
Con la padrona dell'albergo dove abitavamo a Parigi
Al numero 5 di rue des Carmes
Un vicolo povero in discesa
Riposa nel cimitero di Ivry
Sobborgo sempre disordinato
Come in un giorno di mercato
E solo io sapevo che visse
Commento
Ungaretti parla di un suo amico arabo di nome Moammed. Egli emigrò in Francia e si cambiò il nome in Marcel. Ma era triste, e non parlandone, si suicidò, per ritrovare se stesso.
La poesia esce dallo schema classico dell'ermetismo, perché è molto lunga.
Commento generale sulle poesie di Ungaretti
Queste poesie mi sono piaciute molto, perché mi hanno fatto capire come era la condizione dei soldati nelle trincee. Ho anche imparato ad apprezzare la vita, perché è la cosa più bella che una persona può avere, e quindi non la si può buttare andando in guerra, ma bisogna apprezzarne ogni singolo momento, bello o brutto, perché la vita non è fatta di solo di piaceri, ma anche di dispiaceri e dolori.
Quindi spero che i governi capiscano questo, e che non vengano più dichiarate guerre, ma che invece vengano affrontati problemi più seri, come la fame e l'abbandono.
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