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La morfologia è lo studio della struttura interna delle parole; queste possono essere semplici (senza struttura interna) o complesse (derivate - prefissate o suffissate - o composte).
Parola: è l'unità del linguaggio istintivamente presente alla consapevolezza del parlante. Ci sono però parole di una lingua che non si traducono nell'altra (Mariae - a Maria).
Sono stati proposti vari criteri: considerare parole quelle fra gli spazi bianchi (e le lingue parlate? E il cinese?) o quelle che possono costituire un enunciato ( e di? E e?); si è deciso allora che parola è una nozione intuitiva di cui possiamo distinguere varie accezioni: parola fonologica (capo-stazione - 2 accenti, telefonami - 1 accento), morfologica (capostazione), sintattica (telefona a me).
La forma di citazione è il lemma; in italiano l'infinito presente amare; per scrivere un vocabolario si deve fare una lemmatizzazione. Il verbo senza desinenza (ama) è il tema e il tema senza la vocale tematica (che in italiano sono 3: a, e, i) è la radice.
Classi di parole: le paroile sono raggruppate in classi o parti del discorso o categorie lessicali, in italiano 9: nome, verbo, aggettivo, pronome, articolo, avverbio, preposizione, congiunzione, interiezione.
Alcune sono variabili (assumono desinenze diverse), altre invariabili; alcune sono aperte (possono aggiungersene di nuove), altre chiuse.
Esistono parti del discorso dette universali, presenti in tutte le lingue come nome e verbo.
Quali sono i criteri per classificare una parola?
criteri di tipo semantico: non tornano parole come partenza o nascita.
criteri distribuzionali: le categorie sono definite in base alle altre classi di parole assieme alle quali possono ricorrere o non.
Le categorie sono divise in sottocategorie in base a degli elementi detti tratti; i tratti di nome sono umano/inumano, comune/proprio, numerabile/non, animato/inanimato, astratto/concreto; quelli di verbo transitivo/intransitivo, regolare/irregolare, progressivo/stativo.
In base alla sua sottocategoria, ad una certa parola si possono aggiungere certi suffissi ed altri no.
Morfema: è l'unità più piccola della lingua dotata di significato.
Ci sono morfemi lessicali (libr-, boy-, tavol-) che hanno significato lessicale e il cui significato non dipende dal contesto; ci sono morfemi grammaticali (-i, -s, -o) che hanno funzione grammaticale e il cui significato dipende dal contesto. C'è alternanza equa fra morfemi lessicali e grammaticali.
Un morfema può essere composto anche da un solo fonema (morfofonema).
I morfemi possono essere liberi (ricorrono da soli in una frase; bar, ieri, voi) o legati (non possono; libr-i, boy-s).
Ci sono poi delle incongruenze: se tolgo il morfema legato da boy-s ho un morfema libero, se lo tolgo da ragazz-i ho una forma incompleta.
Allomorfi: il morfema è a livello astratto e l'allomorfo a livello concreto, proprio come fonema e allofono. In genere un morfema ha un solo allomorfo ma ci sono eccezioni: ad esempio, il morfema del plurale inglese ha tre allomorfi: [s], [z], [iz] (cats, dogs, dishes). Ognuno e in contesti precisi in cui gli altri non possono ire (distribuzione complementare).
Processi di modificazione: i processi di mod. delle parole semplici sono, in italiano, principalmente tre:
derivazione: aggiunta di affissi che si divide in
a) prefissazione (ex-marito, sfortunato)
b) infissazione (sukalu = del cane, sulu)
c) suffissazione (virtuoso, dolcemente).
composizione: nuove parole da due parole esistenti (capostazione)
flessione (bello bella, caro, cari).
Le parole semplici sono quelle che non si possono dividere in unità morfologicamente riconoscibili, fanno parte del lessico del parlante, non sono né derivate né composte; le parole complesse possono essere scomposte, sono costruite con regole morfologiche e sono composte e/o derivabili.
Suffissi: sono raggruppati in grosse categorie tipo:
suffissi deverbali che creano nomi d'azione (-zione, ammirazione) o nomi risultato (costruzione)
suffissi che creano nomi agentivi (-aio, giornalaio)
suffussi valutativi (-ino, -one, -accio ecc.)
Alcuni possono essere rivali: -mento va con le basi in -eggia (corteggiamento), -zione come le basi in -izza (banalizzazione).
Prefissi: i prefissi sono molti e la tabella del libro riassume se possono stare con nome e/o verbi e/o aggettivi. Le categorie privilegiate sono nomi, poi aggettivi e poi verbi.
Significato: la formazione delle parole è composta da una parte formale e una semantica.
Non c'è una regola fissa: il giornal-aio e il vin-aio sono quello che vendono giornalie vino, ma l'orologi-aio li ripara e il gran-aio non c'entra niente.
La semantica di una parola è trasparente o composizionale se il significato si ricava dagli elementi componenti; sennò è idiomatico (tavolaccio).
I suffissi possono distinguere un significato (tentare come tentativo e tentazione).
Composti dell'italiano: ci sono molte possibilità combinatorie, alcune generano composti possibili, altre no. La composizione in italiano crea fondamentalmente nomi, tranne che se uniamo due aggettivi (dolceamaro) o un aggettivo di colore e un nome (biancospino).
[[campo]n[santo]a]n ; la testa del composto, un nome, è campo perché campo è un nome e santo un aggettivo. La testa è l'elemento più simile al composto; se ho due nomi, come in capostazione, la testa è capo perché è un nome animato e stazione un nome inanimato.
La fonetica è lo studio dei suoni; la fonologia o fonematico lo studio dei fonemi.
La morfologia è invece lo studio delle forme, della struttura delle parole; l'oggetto sono i morfemi.
Il morfema è un'unità minima in cui posso scomporre il continuum fonico dotata di un significa (questa è la grossa differenza col fonema).
In alcuni caso morfema e parola coincidono (il, la, gli, ma anche tra, con, domani ecc.); in altri caso, ad esempio tavolo, distinguiamo più morfemi in una parola sola: tavol e o.
La o è detta morfema grammaticale ed è legata al morfema tavol che è il morfema lessicale, che dà il significato principale della parola.
La o è sia morfema che fonema, ma è uno dei pochi casi in cui i duo concetti corrispondono: è detto morfofonema. O può essere sia libero (lui o lei) che legato (tavol o).
Le parole sono unità distinte nella percezione dei parlanti; nelle lingue straniere è più difficile individuare il confine. Precipitevolissimevolmente è una parola composta da molti morfemi.
In Ama-re ama è il tema e re il morfema legato, inoltre am è la radice e a la vocale tematica.
Ci sono parti variabili e invariabili del discorso.
Il nome e il verbo sono universali linguistici, parti del discorso che tutte le lingue devono avere.
Per distinguere le parti del discorso ci si basa più che sul significato sulla loro posizione e combinazione. Ad esempio accanto ad un articolo c'è sempre un nome ecc.
Torniamo al morfema: è un segno linguistico con significante e significato, tutto quello che ha signiicato e forma è un segno.
Dunque: il fonema è astratto, l'allofono la realizzazione del fonema; allo stesso modo c'è il morfema e l'allomorfo. Il morfema s di cats e dogs è uguale ma sono due allomorfi diversiperché cats è sorda e dogs è sonora.
Anche i di cani e ini di uomini sono allomorfi (?).
Le parole possono essere semplici o composte; ad esempio chiave è semplice e portachiave composta.
Allo stesso modo possono essere semplici o complessa; libro è semplice e librone complessa. Le parole semplici possono dunque subire vari tipi di modificazione. I tre processi di modificazione sono:
Derivazione: è un processo che dà parole complessa, che consiste nell'aggiunta di un morfema legato detto affisso; gli affissi si dividono in suffissi (amministrazione), prefissi (malamministrare) o infissi (saltellare).
Composizione: è un processo che dà parole composte; capostazione, dolceamaro.
Flessione: è un processo che aggiunge informazioni sul caso, tempo, modo, persona ecc.; tavol o, vol ano, bell a, can i.
(schema sui prefissi NAV)
Nelle parole suffissate il significato viene dal suffisso; in giornal aio è aio che indica una persona che vende, mentre giornal indica ciò che è venduto.
Ci sono molti composti N+N, A+A, V+V, P+N, V+N, V+A, V+P ecc., ma ad esempio non c'è N+P ecc.
In parole composte dobbiamo trovare la testa del composto. Per capire qual'è devo guardarne le proprietà; ad esempio campo santo è un nome; campo è nome e santo aggettivo quindi la testa è santo; capostazione è un nome di persona singolare maschile, capo è persona singolare maschile e stazione cosa singolare femminile quindi la testa è capo.
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