matematica |
LA VITA:
A 17 anni entrò nell'Accademia, dove rimase per una ventina d'anni, fino alla morte di Platone (347 a.C.). Infatti, dopo la morte di questo lasciò Atene e si recò prima ad Asso, dove si sposò, e poi a Mitilene, dove fondò una scuola.
Nel 343 fu chiamato da Filippo II, come precettore del giovane lio Alessandro, sulla cui formazione ebbe una notevole influenza.
Un anno dopo la morte di Filippo II, nel 335, Aristotele ritornò ad Atene. Qui fondò una scuola chiamata Liceo. Il materiale raccolto da Aristotele e dai suoi discepoli contribuì a formare una biblioteca.
La scuola appoggiava la politica espansionistica del suo protettore Alessandro e per questo motivo era osteggiata da Demostene e dagli anti-macedoni.
Quando morì Alessandro (323 a.C.), Aristotele fu accusato di empietà e per evitare il processo andò in esilio a Calcide, dove morì un anno dopo (322 a.C.).
LE OPERE:
Gli antichi attribuiscono ad Aristotele 146 opere. Essi le suddivisero in essotèriche, cioè destinate al pubblico, ed esotèriche, cioè destinate agli iniziati. Queste ultime possono essere più giustamente chiamate acromatici perché destinate non ad iniziati bensì ai discepoli. Rimasti inediti dopo la morte del filosofo, sono stati poi ritrovati nel I secolo a.C., portati a Roma da Silla e successivamente riordinati da Andronico
IL PRIMATO DELLA VITA CONTEMPLATIVA:
Secondo Aristotele esistono tre generi di vita
la MASSA che mira al godimento e scegliendo questo stile di vita si diventa simili agli schiavi;
quello che si da alla POLITICA che quindi persegue il bene dell'onore ma questo dipende da chi ci conferisce l'onore;
quello che sceglie una VITA CONTEMPLATIVA basato cioè sull'attività della ragione, è un fine valido per se stessi e chi lo persegue non dipende da altri.
Autosufficiente è colui che non ha bisogno di nessuno e rende la sua vita gratificante e piacevole per sé.
UNA TEORIA DELL'IMMANENZA:
Mentre per Platone la realtà è divisa in piani contrapposti, per Aristotele è l'esatto contrario infatti l'essenza delle cose non è affatto separata da queste, collocata su un piano che le trascende, ma è insita nelle cose stesse. Quindi l'essenza delle cose è immanente alle cose, non trascendente.
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