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Corso di laurea in psicologia Appunti di psicologia sociale - LA MISURAZIONE DEGLI ATTEGGIAMENTI

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Corso di laurea in psicologia università di Parma


Appunti di psicologia sociale



ATTEGGIAMENTI: STRUTTURA, MISURAZIONI E FUNZIONI


IL CONCETTO DI ATTEGGIAMENTO: DEFINIZIONI E DISTINZIONI TEORICHE

Esistono due approcci alla definizione di atteggiamento:



atteggiamento come combinazione di tre reazioni concettualmente distinte nei confronti di un determinato oggetto (Eagly e Chaiken 1993); queste tre reazioni sono definite come affettiva (le emozioni), cognitiva (credenze, opinioni, idee) e conativa - comportamentale (le intenzioni comportamentali). "L'atteggiamento è una tendenza psicologica che si esprime valutando una particolare entità con un certo grado di favorevolezza o sfavorevolezza; la valutazione si riferisce a tutte le classi di risposte valutative, manifeste o nascoste, cognitive, affettive o comportamentali."

"L'atteggiamento è un sentimento positivo o negativo, durevole e generale, nei confronti di una certa persona, oggetto o argomento" (Petty e Cacioppo 1981); è un approccio unidimensionale. Distingue il concetto di atteggiamento da quelli di credenza (opinioni della persona a proposito dell'oggetto di atteggiamento) e di intenzione comportamentale (predisposizione ad agire in un certo modo nei confronti dell'oggetto di atteggiamento).


LA MISURAZIONE DEGLI ATTEGGIAMENTI

Le misure "self report" sono:

scala di valutazione composta da un solo item

la scala Likert (1932)

il differenziale semantico (Osgood, Suci e Tannenbaum 1957)


Le misure fisiologiche sono:

il riflesso galvanico cutaneo (RGC)

elettromiogramma facciale


L'osservazione del comportamento e le misure non reattive:

tecnica della lettera smarrita

tecnica del "falso canale di informazioni" (una sorta di macchina della verità)


FUNZIONI DEGLI ATTEGGIAMENTI

Teorie funzionaliste degli atteggiamenti (Katz 1967); quattro funzioni motivazionali degli atteggiamenti:

funzione di difesa dell'Io

funzione di autorealizzazione attraverso l'espressione di valori

funzione strumentale, additiva o utilitaristica

funzione economica o di conoscenza





IL COMPORTAMENTO AGGRESSIVO


PROSPETTIVE INDIVIDUALI:


aggressività come istinto:

Mc Dougall

Prospettiva psicoanalitica: Freud

Prospettiva etologica: Lorenz


comportamento aggressivo mediato da fattori interni:

frustrazione - aggressività ( Miller e Dollard )

teoria del segnale stimolo ( Berkowitz )


personalità autoritaria: Adorno


aggressività come comportamento appreso:

condizionamento operante

il modellamento ( Bandura )


La violenza televisiva:

efficacia del comportamento aggressivo

normatività

personaggio simile allo spettatore

stato emozionale dello spettatore


comportamento aggressivo mediato da fattori socio - ambientali:

attivazioni negative esterne: rumore, affollamento, afa

attivazione non specifica e trasferimento dell'attivazione

aggressività come comportamento provocato dal dolore


PROSPETTIVE SITUAZIONALI


esito di processi attributivi ( per esempio scontri studenti vs. polizia )


esito di un ragionamento


emergente da dinamiche interpersonali:

teoria della deindividuazione ( Zimbardo )

teoria della norma emergente ( Turner e Killian )



PROSPETTIVE INCENTRATE SUL LIVELLO DI POSIZIONE


aggressività emergente da dinamiche intergruppo



PROSPETTIVE INCENTRATE SUL LIVELLO IDEOLOGICO


aggressività emergente dal principio di reciprocità: occhio per occhio




IL COMPORTAMENTO PROSOCIALE



FATTORI FACILITANTI:


senso del dovere morale   

empatia   } motivi altruistici

reciprocità

innalzamento autostima } motivi egoistici

riconoscimento sociale


FATTORI INIBENTI


stress

pericolo

perdita di tempo

perdita materiale

scarsa competenza


Esperimento con i teologi: due gruppi di discussione di cui uno sulla parabola del buon samaritano



PROSPETTIVE INDIVIDUALI:


spiegazione sociobiologica

altruismo come comportamento appreso:

condizionamento operante

il modellamento

altruismo come comportamento a difesa del sé

altruismo come comportamento derivante da fattori emotivo - cognitivi: ù

affect priming model ( Bower e Forgas )

affect as information ( Schwartz )



PROSPETTIVE INTERPERSONALI:


relazione di scambio ( non favorisce l'altruismo ) vs. relazione di condivisione ( favorisce   

l'altruismo)

riaddestramento attribuzionale ( Fosterling )

teoria dell'attribuzione applicata al comportamento altruistico ( Weiner )

gli altri come fattore inibente ( Latanè ):

diffusione della responsabilità

ignoranza collettiva

timore della valutazione

Caso di Kitty Genovese

gli altri come fattore facilitante ( Piliavin ):

la possibilità di comunicare

la possibilità di assumere ruoli diversificati

la coesione

Esperimento sul metro con un barbone e un dottore che fingono di svenire


PROSPETTIVE INCENTRATE SUL LIVELLO DI POSIZIONE


comportamento prosociale emergente da dinamiche intergruppo cioè l'importanza dell'appartenenza sociale nel attivazione del comportamento altruistico ( Kohler e Hoffmann )



PROSPETTIVE INCENTRATE SUL LIVELLO IDEOLOGICO


norma dell'imparzialità e principio di equità ( Miller )

Esperimento con studenti, cui vengono offerti come a per la loro adesione, vari livelli di amento: giusto, eccessivo e scarso

il principio del bisogno ( Montada e Schneider )

la responsabilità sociale ( Batson )



MODELLI RIASSUNTIVI


il modello a cinque fasi ( Schwartz e Howard ):

attenzione ► motivazione ► valutazione ► difesa ( non attivazione ) o attivazione del comportamento prosociale

il ritratto dell'altruista ( Bierhoff Klein e Kramp ):

alti punteggi nella scala della responsabilità sociale

alti punteggi nella scala dell'empatia

scarsi punteggi nella scala di misurazione delle intenzioni ostili ed egoistiche




LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI


Durkheim 1898 : representations collectives e representations individuelles, le prime oggetto di

studio della sociologia, le seconde della psicologia.


Moscovici 1961 " La Psychanalise, son image et son public "


differenze tra rappresentazioni collettive in Durkheim e rappresentazioni sociali in Moscovici


processi generatori delle rappresentazioni sociali:

ancoraggio

oggettivazione: - nucleo urativo

- personificazione

- urazione


funzione delle rappresentazioni sociali:

ipotesi dell'interesse

ipotesi dell'equilibrio

ipotesi del controllo

ipotesi di Moscovici: rendono familiare quanto è estraneo, distante rispetto all'esperienza delle persone che costituiscono il gruppo coinvolto nel rapporto con la realtà


rappresentazioni sociali e sistemi di comunicazione:

Analisi di Moscovici sui dati raccolti sulla psicanalisi, in tre settori della stampa francese: stampa militante comunista, stampa cattolica e stampa indipendente

1) stampa indipendente ► diffusione ► opinione

2) stampa cattolica ► proazione ► atteggiamento

stampa comunista ► proanda ► stereotipo


opinione: asserzione valutativa su una questione controversa che mostra caratteri di instabilità, plasticità e specificità;

atteggiamento: organizzazione critica che esprime un orientamento nei confronti di un oggetto, orientamento che si rivela o tramite un comportamento globale o tramite una serie di risposte il cui significato è comune;

stereotipo: designa uno stato di semplificazione delle dimensioni degli stimoli, d'immediatezza della reazione e talvolta di rigidità.


altri sistemi di comunicazione:

proposta ( Palmonari ): sollecita uno sforzo  per costruire una sintesi fra prese di posizione diverse, considerate in opposizione, ma conciliabili in una visione sovra-ordinata delle loro funzioni

perversità

futilità  ( Hirschman )

messa a repentaglio


Doise: tre livelli di ancoraggio

1) sociologico

2) socio-psicologico

psicologico


stabilità - mobilità della struttura "interna" delle rappresentazioni sociali: il nucleo centrale




PROCESSI DI CATEGORIZZAZIONE E DINAMICA DELLE RELAZIONI TRA GRUPPI


INTRODUZIONE

prospettiva di Freud


prospettiva comportamentista:

Modello della frustrazione aggressività di Miller e Dollard

Modificazione dello schema di Miller da parte di Berkowitz

critica di Tajfel alle prospettive comportamentiste


LA CATEGORIZZAZIONE DELLA REALTA'

Bruner: categorizzazione come mezzo di semplificazione e organizzazione della realtà

Bruner e Goodman, psicologi della stagione del New Look (1947): esperimento sulla categorizzazione (gettoni e monete), con la scoperta del fenomeno di "accentuazione percettiva". Per Bruner questi rendimenti percettivi errati sono dovuti a un distacco dalla realtà oggettiva, distacco dovuto a fattori motivazionali

Tajfel: le percezioni non corrette sono dovute non a rendimenti percettivi errati, ma al fatto che si riconosca una delle serie di oggetti da percepire o giudicare come appartenente a una categoria particolare

Esperimento di Tajfel e Wilkes: stima della lunghezza di otto linee, o divise in due gruppi A e B senza alcuna denominazione

Tajfel: la categorizzazione come processo socio - cognitivo che tende sia a esagerare le differenze tra raggruppamenti o insiemi di oggetti, sia a minimizzare gli oggetti che compongono la medesima categoria.


LA CATEGORIZZAZIONE DELLA REALTA' SOCIALE


Molti lavori depongono a favore dell'influenza dell'informazione sulla appartenenza categoriale di una persona, sui giudizi formulati sulla persona stessa



CATEGORIZZAZIONE E PROCESSI INTERGRUPPI


1948-'52: tre ricerche di Sherif svolte in campi estivi per ragazzi

Sherif elabora i dati ottenuti arrivando alla conclusione che:

scopi competitivi ► conflitto intergruppi

scopi sovraordinati ► cooperazione reciproca

Billig commenta l'esperimento di Sherif sottolineando che:

il conflitto intergruppi non è mai ridotto a conflitto interindividuale

il conflitto intergruppi emergerebbe prima della fase di competizione, cioè la sola divisione in gruppo è sufficiente a produrre spinte competitive.

Blake e Mouton fanno un esperimento sulla dinamica intergruppi con i "gruppi di formazione", formati da alti dirigenti d'impresa e scoprono che anche in un ambiente asettico come quello dei professionisti, la competizione porta a discriminazione a favore dell'in group

Rabbie e Horwitz (1969) si chiedono: ci sarà una differenziazione intergruppi anche se l'in group e l'out group sono categorie artificiali, senza motivi di competizione?

esperimento di Rabbie e Horwitz: il solo fatto di condividere la stessa sorte (interdipendenza lewiniana),indipendentemente da come questa si realizza, sembra sufficiente a suscitare una discriminazione valutativa a favore del proprio gruppo di appartenenza

esperimento di Tajfel e Billig con matrici di amento



DIVERSE OPZIONI ESPLICATIVE

Tajfel sostiene che il semplice fatto della categorizzazione sociale produce un comportamento intergruppi a favore dell'in group e a sfavore dell'out group

1976 Doise distingue tre aspetti della relazione intergruppi:

comportamentale

giudizi di valore

rappresentazioni

il processo di categorizzazione non solo permette di semplificare e organizzare la realtà, ma fornisce anche ad ogni individuo, in quanto membro di determinati gruppi sociali, uno strumento per differenziare gruppi e categorie sociali

Doise e Deschamps (1974 1978) l'incrocio delle appartenenze categoriali provoca una diminuzione della differenziazione categoriale

Tajfel: la categorizzazione sociale è condizione necessaria ma non sufficiente perché i fenomeni intergruppi si realizzino: l'altra condizione che deve essere presente è che l'appartenenza di gruppo sia rilevante per l'immagine di sé dei soggetti che compongono i gruppi. Dalla specificità positiva del proprio gruppo deriva il sostegno e la valorizzazione della propria identità sociale. Riprendendo la teoria del confronto sociale di Festinger, Tajfel postula che ogni individuo aderisca ad un gruppo per incrementare o mantenere una identità sociale positiva e ogni gruppo sociale tenta di acquisire o mantenere una propria specificità positiva distinguendosi dagli altri gruppi

Rabbie si chiede a questo punto: quali sono le condizioni per cui la percezione di una categoria di individui si trasforma nella percezione di un gruppo? Rabbie e Horwitz (1982) giungono alla conclusione che tale trasformazione si verifica quando l'insieme di individui di cui si tratta è visto come un'entità che passa da una posizione ad un'altra nel campo sociale, attivamente o passivamente, per raggiungere un vantaggio a per evitare un danno. Rabbie critica Tajfel per non avere distinto tra categoria e gruppo e per averli usati indistintamente. Rabbie critica inoltre la teoria dell'identità sociale di Tajfel, perché non è plausibile che l'identità sociale sia implicata fortemente nel provocare il favoritismo per il proprio gruppo nelle situazioni intergruppi minimi; le persone possono identificarsi positivamente o negativamente con un gruppo senza appartenere a nessuno dei due. Occorre quindi distinguere tra identificazione dell'attore con un gruppo e identità sociale


LA TEORIA DI TAJFEL SULLE RELAZIONI INTERGRUPPI

esiste un continuum comportamento interindividuale - comportamento intergruppi

tutte le situazioni sociali si possono collocare ad un qualche punto tra i due estremi di questo continuum

quali sono le condizioni sociali che fanno sì che un individuo interpreti l'incontro con l'altro in termini interpersonali o intergruppi?

Per Tajfel la condizione essenziale per la sa di forme estreme di comportamento intergruppi è la credenza che i confini tra i due gruppi sono definiti in modo illegittimo ma anche rigido e immutabile per cui non è possibile che gli individui passino da un gruppo all'altro; in questa situazione l'attore sociale può solo cercare un nuovo assetto nel rapporto tra i gruppi, perseguendo il cambiamento sociale;

la condizione essenziale per la sa di un comportamento interpersonale è la credenza che i confini tra i gruppi, pur socialmente rilevanti, sono permeabili e non vi sono ostacoli tanto forti da impedire il passaggio da un gruppo ad un altro;

il processo di categorizzazione in Tajfel è ancora inteso in senso aristotelico, cioè le categorie sono definite sulla base della presenza di certe caratteristiche e sull'assenza di altre. Questa definizione appare oggi inadeguata. La Rosch ha elaborato il concetto di natural categories, che hanno confini sfumati e possono essere definite dai loro esempi prototipici;

la differenza tra la categorizzazione di oggetti sociali e la categorizzazione di oggetti non sociali è che la prima è basata più spesso che l'altra su valori; cioè la categorizzazione sociale si origina da una certa rappresentazione della realtà definita nel contesto di un gruppo sociale concreto. La categorizzazione sociale contribuisce cioè a definire il posto di un individuo all'interno della società, introduce differenze di valore tra i diversi gruppi che individua;

l'identità sociale è quella parte dell'immagine di sé di un individuo che deriva dalla sua consapevolezza di appartenere a un gruppo sociale (o a più gruppi), unita al significato emotivo attribuito a tale esperienza (Tajfel 1981)

Resta da chiarire il senso attribuito nella concettualizzazione di Tajfel alla nozione di gruppo; per Tajfel L'affermazione più semplice che si può fare a proposito di un gruppo è che esso è un gruppo di persone che sentono di essere un gruppo

Le componenti essenziali di un gruppo sono:

componente cognitiva: si sa di appartenere a un gruppo

componente valutativa: la propria appartenenza può avere una connotazione positiva o negativa

componente emotiva: provo emozioni nei confronti del gruppo cui appartengo

La spinta alla differenziazione intergruppi si origina in particolare in alcune situazioni sociali in cui i gruppi non sono sicuri del proprio status; tali situazioni sociali di ambiguità sono così schematizzate da Tajfel:



Condizioni che portano ad abbandonare il proprio gruppo

Condizioni che portano a rimanere all'interno del proprio gruppo

Gruppi riconosciuti consensualmente come superiori


A


B

Gruppi riconosciuti consensualmente come inferiori


C


D


Casella A: si crea angoscia quando passare ad un'altra condizione sociale è considerata una perdita di valore; se lo status è toccato da un conflitto di valori ci sarà chi tenterà di uscire e chi tenterà di arginare le fughe;

Casella B: o si intraprendono attività promozionali del gruppo, o c'è il rischio che il gruppo perda la sua specificità positiva;

Casella C: ci sono tentativi individuali di passare da un gruppo ad un altro;

Casella D: Se i soggetti sono consapevoli del fatto che la realtà sociale non è immutabile, essi potranno:

cercare la specificità del proprio gruppo ridefinendolo nei termini il più possibile prossimi al gruppo superiore;

reinterpretare le caratteristiche inferiori del gruppo in modo da non farle apparire inferiori, ma da far loro acquisire una specificità di valori positiva nei loro confronti;

tentano di creare, tramite nuove azioni o nuove elaborazioni della realtà, nuove caratteristiche di gruppo dotate di specificità di valore positivo nei confronti del gruppo superiore.


SVILUPPI RECENTI DELLA TEORIA DI TAJFEL


La teoria dell'identità sociale di Tajfel (SIT), è stata rielaborata nella teoria della categorizzazione del sé (SCT) di Turner nel 1985. La SCT si differenzia dalla SIT su due punti importanti:

la SCT pone l'identità sociale quale base socio - cognitiva del comportamento di gruppo e meccanismo che lo rende possibile;

mentre per la SIT il comportamento agisce lungo il continuum, per la SCT entrambi gli estremi di tale continuum fanno parte di "un agire nei termini del sé", ma di un sé che opera a diversi livelli di astrazione

I diversi livelli di astrazione del sé nella categorizzazione sono:

human identity

social identity

personal identity

la categorizzazione di sé e degli altri al livello intermedio, cioè la social identity, accentua il carattere prototipico e stereotipico del gruppo: ciò comporta una sorta di omogeneità intragruppo, definita da Turner come depersonalizzazione della percezione di sé dell'individuo; la depersonalizzazione è, per la SCT, il processo basilare sottostante a fenomeni di gruppo;

nel cercare di attribuire significato ad ogni oggetto sociale in un contesto specifico, il sistema cognitivo utilizza quella categorizzazione che massimizza l'interazione tra accessibilità della categoria e il fit o corrispondenza tra stimoli e specificazioni categoriali (modello accessibilità * corrispondenza). La categoria saliente è quella in grado di spiegare nel modo migliore le somiglianze e le differenze tra gli stimoli.

critiche di Doise alla SCT:

la SCT non tiene conto degli effetti delle posizioni sociali degli individui e delle credenze generali

la SCT trascura molti dati sperimentali che sembrano invalidare la correlazione positiva tra differenziazione intergruppo e omogeneità intragruppo. Alcuni di questi dati mostrano che ad una omogeneità out group può corrispondere una differenziazione in group in più sottogruppi; altri dati mostrano che in situazioni di confronto sociale tra gruppi di status diversi vi è la tendenza, nei gruppi con meno potere, a cogliere significative differenze out group.

Sachdev e Bourhis (1985) mostrano che nel confronto intergruppi i membri di status inferiore giungono ad esprimere un favoritismo per l'out group

Mummendey e Schreiber (1983) mostrano che il favoritismo in group dipenda dai metodi usati per misurare tale variabile; nei confronti multidimensionali l'in group e l'out group possono essere entrambi positivi


STEREOTIPI SOCIALI ED EFFETTI DELLA DISCRIMINAZIONE INTERGRUPPI


differenza tra stereotipi cognitivi e stereotipi sociali



L'INFLUENZA SOCIALE


fine '800 : Tarde e Le Bon evidenziano come nel gruppo prevalgono l'emotività e la   

suggestione, a discapito degli aspetti individuali più razionali. Essi oppongono cioè la

razionalità individuale all'irrazionalità prodotta dal gruppo.


1935: esperimento di Sherif con l'effetto autocinetico; questo esperimento dimostra che le

persone, quando sono poste di fronte a uno stimolo ambiguo e non strutturato, sviluppano

comunque una struttura di riferimento interna e stabile rispetto alla quale valutano lo stimolo.

Tuttavia, non appena si scontrano con le differenti valutazioni prodotte dagli altri, esse

abbandonano velocemente questa struttura di riferimento e si adeguano a quella degli altri.


Anni '50 : anche a causa del desiderio di comprendere come fosse stata possibile l'adesione in massa del popolo tedesco al nazismo, riprende quota l'interesse della psicologia sociale per il tema dell'influenza sociale.

Asch, allievo di Kurt Lewin, realizza dal 1951 al 1956 una serie di famosi esperimenti sul conformismo, consistenti nella valutazione della lunghezza di vari segmenti, da confrontare con un segmento campione. Questa valutazione è eseguita in gruppo, nel quale sono presenti i complici dello sperimentatore. Questo esperimento dimostra come sia difficile sostenere, all'interno di un gruppo, un'idea deviante da quelle altrui. La spinta al conformismo non proviene però da una suggestione, come sostenevano Tarde e Le Bon, ma da una scelta ragionata e cosciente


1955: Deutsch e Gerard distinguono l'influenza tra informativa e normativa;

influenza informativa : è quella in cui uso il giudizio altrui per avere sicurezza sul mondo in cui vivo, cioè alla domanda su quale è il mondo in cui vivo, rispondo adottando il punto di vista della maggioranza, perché ciò è rassicurante;

influenza normativa : è quella in cui mi adeguo alle idee della maggioranza per un  mio bisogno di appartenenza, per rispondere a domande riguardanti la mia identità


Negli anni '60 '70, Moscovici osserva che i lavori sull'influenza sociale realizzati a partire dal

contributo di Asch, pur con sfondi teorici diversi, convergono sul paradigma dipendenza -

controllo sociale e sul paradigma pressione verso il conformismo. Il modello di influenza

sociale che ne deriva si organizza fondandosi su alcune proposizioni:

l'influenza sociale è distribuita in modo diseguale e viene esercitata secondo una modalità unilaterale

la funzione dell'influenza sociale è quella di mantenere e rinforzare il controllo sociale

le relazioni di dipendenza determinano la direzione e la rilevanza dell'influenza sociale esercitata in un gruppo

gli stati di incertezza e il bisogno di ridurre l'incertezza determinano le forme prese dai processi d'influenza

il consenso che l'influenza è tesa a raggiungere è basato sulla norma dell'obiettività

tutti i processi di influenza sono visti nella prospettiva del conformismo, e il conformismo è considerato sottofondo comune di questi processi

Moscovici definisce il modello fondato su queste proposizioni come modello funzionalista

dell'influenza sociale


1976 Moscovici: " Psicologia delle minoranze attive "

L'influenza sociale non è solo della maggioranza nei confronti di una minoranza, ma anche viceversa, come le rivendicazioni degli studenti, delle donne , dei neri e dei gay stanno a dimostrare. Moscovici introduce quindi quello che lui chiama modello genetico dell'influenza sociale. Vengono introdotte alcune distinzioni:

minoranza nomica: è portatrice di idee contronormative, che afferma e promuove nella società

minoranza anomica: è portatrice di idee contronormative, ma non le afferma e non le promuove nella società

minoranza ortodossa: si muove nell'ambito di ciò che è ritenuto giusto, non fa controproposte, ma vuole radicalizzare le norme vigenti

minoranza eterodossa: fa una reale proposta contronormativa, alternativa a quella vigente


La minoranza può esercitare un'influenza sulla maggioranza attraverso il suo stile di

comportamento. Deve enunciare una propria posizione ben definita sul problema in questione

e rimanervi fedele, opponendosi alle pressioni esercitate dalla maggioranza. La minoranza deve

mantenere cioè una coerenza, che deve essere diacronica ( stabile nel tempo ) e sincronica

( di tutti i suoi membri ). Moscovici fa un esperimento anch'esso basato sulla percezione, ma

questa volta il complice è uno solo, che mantiene un atteggiamento coerente, inserito nel

gruppo di soggetti sperimentali. L'influenza cioè non è basata su una relazione di potere, ma

nasce dai significati emergenti dall'insieme di comportamenti dei soggetti minoritari in

occasione degli incontri tra i soggetti e i loro interlocutori. Moscovici sposta quindi l'influenza

sociale dalla fonte alla relazione fonte - target.


1982 Mugny si chiede: quando il comportamento della minoranza viene percepito come

coerente, e allora produrrà influenza sociale, e quando il comportamento viene percepito come

rigido, e allora non produrrà nessuna influenza? Per Mugny bisogna passare da una dinamica

diadica ( maggioranza e minoranza ) a una dinamica triadica ( popolazione, minoranza e

potere).La minoranza dovrà allora, per esercitare influenza, mantenere uno stile di negoziato

rigido con il potere, e flessibile con la popolazione. L'innovazione portata dalla minoranza si

realizza non tanto nelle norme fattuali, che sono sempre frutto di una negoziazione, ma nel

cambiamento di mentalità, simbolico, che il comportamento rigido della minoranza ottiene sul

potere. La rigidità deve essere sulla legittimazione di un principio che la minoranza vuole far

valere, la flessibilità subentra successivamente, a risultato ottenuto, nella negoziazione reale.


1978 Moscovici si interroga sulle differenze tra gli effetti prodotti da un'influenza minoritaria e quelli prodotti da un'influenza maggioritaria. Nel 1980 Moscovici e Personnaz realizzano un esperimento in cui ai soggetti sperimentali erano mostrate delle diapositive "blu", che un collaboratore dello sperimentatore denominava sempre "verde". Tuttavia, invece di usare un test di colore per misurare la modificazione percettiva successiva all'interazione sociale, , i ricercatori hanno usato l'after effect cromatico, basato sul fenomeno per cui, fissando uno schermo bianco dopo aver fissato una luce colorata per alcuni secondi, si percepisce il complementare del colore precedentemente fissato.


Influenza maggioritaria  Influenza minoritaria

1) condiscendenza 1) conversione

2) acquiescenza  2) internalizzazione

3) pubblica 3) privata

4) diretta 4) indiretta

5) cosciente 5) latente

6) immediata  6) differita


Moscovici si interessa poi ai processi sottostanti l'influenza sociale: alla basa della influenza

maggioritaria c'è un processo di confronto sociale, nel quale il soggetto confronta la propria

idea con quella degli altri e considera con la massima attenzione ciò che gli altri dicono, in modo

tale da far coincidere le proprie opinioni con quelle degli altri. Alla base dell'influenza

minoritaria c'è un processo di validazione, un'attività cognitiva che mira a comprendere perché

la minoranza rimanga coerente alla propria posizione. La Nemeth invece propone invece di

spostare l'attenzione dalla posizione di maggioranza o minoranza all'argomento in discussione.

L'influenza maggioritaria favorisce un pensiero convergente, mentre l'influenza minoritaria

favorisce un pensiero divergente.


Sia la maggioranza che la minoranza non sono nei fatti realtà granitiche, ma al loro intero interno

variegate e complesse, quindi bisogna fare distinzione, quando si parla di influenza sociale, di

bersaglio in-group e di bersaglio out-group.
















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