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psicologia |
"Dire fare giocare" - costringe su binari troppo obbligati
"Dire fare giocare"
- Imparare è un termine che spesso è dimenticato,
quando si parla di gioco.
- I bambini sono perennemente intenti a
fare qualcosa, e proprio quei giochi che i bambini fanno da soli o in
comnia apparentemente senza uno scopo preciso sono ricchi di emozioni e
di significati agli occhi di mamme e papà.
- Il gioco è il terreno privilegiato per
trasmettere al bambino l'arte del pensare in quanto attraverso la
trasformazione dei contenuti che il bambino esprime giocando, si introduce
alla capacità di pensare, permettendogli così di mettere a punto il
proprio apparato per farlo.
- Sono mamma e papà che favoriscono nella
relazione col bambino uno spazio intermedio tra il fanciullo e il reale in
cui ognuno mette delle parti di se rendendo così il gioco unico e
originale. Mamma e papà giocando insieme al lio hanno la possibilità di
trasmettergli l'esperienza necessaria a prepararsi alla vita. Attraverso
il gioco il bambino deve poter sbloccare l'idea che ci sono cose che non
possono essere pensate, ne fantasticate.
- Il genitore giocando con il bambino
svolge una funzione importantissima per lo sviluppo della mente del
bambino, aiuta il bambino a sperimentare i diversi percorsi possibili.
- Nel gioco i bambini esprimono
sentimenti ed emozioni e quindi nel gioco mamme e papà trovano la
possibilità di conoscere il lio e di comunicare con lui. Il gioco
diventa così uno spazio privilegiato per la relazione educativa tra grandi
e piccoli. Nel giocare insieme con il lio il genitore impara a sua
volta a conoscere lui e il suo mondo ma anche a conoscere se stesso il
proprio mondo e il proprio modo di esprimersi, ritrovando così dentro di
se il proprio essere stati bambini.
- Il gioco è uno spazio speciale dove
sono ammesse delle compresenze che altrove sarebbero impossibili e nel
quale vigono delle regole speciali che rendono usuali cose e affetti
altrimenti inesprimibili.
- Anche il gioco come il linguaggio è una
forma di comunicazione tra il bambino e i suoi genitori, questi lo
accomnano nei primi scambi interpersonali creando insieme con lui quel
linguaggio che poi la volta successiva entrambi riconosceranno come il
proprio gioco. Si può pensare ai primi scambi relazionali come ad una
specie di gioco mentale.
- Il nostro funzionamento mentale è
basato sulla possibilità di trasformare in immagine quelle che sono le
afferenti sensoriali, le emozioni, le sensazioni, il proprio mondo
emotivo.
- Trasformare l'indistinto sentire del
bambino in qualcosa di più organizzato come l'immagine, ma ancor più di
trasferire al bambino stesso la capacità di costruire l'immagine.
- Il bambino attraverso il gioco del far
finta racconta di se e del suo tentativo di relazionarsi con il mondo che
lo circonda. I personaggi e le storie che rappresenta ci dicono come egli
tenta di mettere in scena quello che sente per cercare di farsi una
ragione degli eventi che vive; esprime i sentimenti e gli affetti che ha
vissuto traducendoli in situazioni fantastiche o immaginarie che per gli
adulti a volte sembrano distanti dalla vita quotidiana.
- Il bambino nei giochi di imitazione
drammatizza gli eventi al fine di rivivere La paura, la rabbia, la gioia
che lo hanno scosso con un'intensità a volte a lui incomprensibile.
- I bambini alle prese con desideri e
bisogni contrastanti come nel gioco di affermare la propria autonomia
(rifiuto del cibo) insieme al desiderio di continuare a fare contenti i
genitori, trovano la via del gioco per poter esprime e controllare il
conflitto che si trovano a vivere.
- Strategie per affrontare i sentimenti
che l'incontro con la vita reale gli suscita.
- Il giocattolo in quanto regalo è un
oggetto di scambio che porta con se il pensiero del donatore e i
sentimenti con cui egli lo compra, ma che viene anche impregnato dei
desideri di chi lo riceve assumendo così un valore che va molto al di là
di quello dell'oggetto in se. Il rischio è che giochi troppo strutturati siano
eccessivamente intrusivi e impediscano al gioco di essere uno spazio
libero. Rimangono perciò preferibili giocattoli poco strutturati, lo
spazio del gioco deve, infatti, favorire la fantasia e la creatività, non
deve essere quello che costringe su binari troppo obbligati.
- Il gioco è innato fino a un certo
punto. Ci sono bambini che non sanno giocare perché hanno forti inibizioni
e forti terrori.
- L'occasione di una delusione può
tramutarsi nella possibilità di chiedersi che cosa cerchi davvero Giorgio
nella richiesta di un nuovo giocattolo forse ciò che desidera non sono
quei particolari oggetti ma quello che essi possono rappresentare come
possibilità di giocare con qualcuno di essere uguale ai propri comni di
avere una dimostrazione d'affetto di essere perdonato o di essere gratificato.
- Giocattolo come veicolo di significati
relazionali e affettivi che vale la pena di esplorare; come strumento per
giocare e rigiocare sentimenti vissuti.
- Aiutare il bambino ad inventare
percorsi di gioco a costruire drammatizzazioni di se a cercare comni
con cui giocare fornendogli così maggiori possibilità di rappresentare se
stesso e comunicare con gli altri.
- Tra il bambino e il suo giocattolo si
crea una relazione speciale che permette una rappresentazione dei propri
vissuti e che lo aiuta nella crescita emotiva. Dinanzi a questi giocattoli
speciali intrisi così tanto del bambino e dei suoi affetti, capaci di
assorbire le caratteristiche del bambino stesso, mamma e papà possono
guardare, osservare, lasciar fare senza intervenire.
- Sono questi giocattoli che permettono
lo sviluppo di giochi nei quali egli può trasferire e rivivere le sue emozioni.
- Per fare fronte all'incertezza cerca
aiuto a volte nei giocattoli, a volte nelle fiabe; divengono così
strategie per rassicurarsi. Rituali in grado di accomnare il bambino in
una zona di vita che ignota gli fa paura, e nel loro essere sempre uguali
assumono una funzione tranquillizzante.
- Momenti che rivestono un particolare e
intenso significato così come ogni passaggio da una situazione ad un'altra
che comporti dei cambiamenti. Sesso i bambini hanno bisogno di
metabolizzare il sentimento connesso a quella fiaba.
- Nel buio può vedere i fantasmi che
popolano il suo mondo interno. Giocando da solo il bambino rappresenta
sempre il proprio mondo interno, anche se rielabora il sistema, mette le
cose a posto, ma il momento grosso di creatività sta nel gioco con
l'altro.
- Le fiabe permettono al bambino di
riattraversare i timori le angosce i desideri che accomnano la crescita
perché portatrici di qualche sentimento e per questo, ogni qual volta si
presentino quei sentimenti, il bambino ne richiede con insistenza il
racconto. E il farsi raccontare implica la partecipazione della mamma e
del papà. quali emozioni quali sentimenti corrono in quei momenti tra
loro?
- Fiaba e gioco nonostante appaiono
sempre uguali non esaudiscono le loro possibilità creative, il bambino
trova sempre un posto diverso per se dentro il racconto.
- Remo trova nel padre sia un custode per
le esperienze vissute sia un aiuto a lasciarle per poter incontrare il
sonno.
- Nel gioco la lotta per la sopravvivenza
è simbolica e quindi possibile e non pericolosa per il reale.
- I giudizi che danno i genitori non
servono a cambiare la televisione ne tanto meno il rapporto dei bambini
con essa. La tv è un'attivatore di storie che permette di creare immagini
e di sollecitare nuovi pensieri, ed aiuta a capire che le storie sono
importantissime per crescere.
- I bambini si sentono forti e potenti
come gli eroi delle storie televisive il papà accettando di stare al gioco
aiuta il bambino a tollerare la sfida verso la ura paterna che
rivissuta nell'eroe televisivo può poi manifestare senza essere spaventato
nel gioco della lotta.
- La televisione può essere vista da
mamme e papà come un grande gioco che accomna i bambini dentro una
realtà fantastica nella quale questi possono sperimentare e comunicare
desideri e sogni.
- Alcuni genitori sono portati a pensare
a vedere nei li la possibilità di realizzare parte dei propri sogni giovanili
e si aspettano che si appassionino a ciò che piaceva loro tanto tempo
primo e che diventino quello che essi non hanno potuto essere conquistando
quanto non hanno potuto avere.
- Rischia di non riuscire a giocare
davvero di non sentire un gioco come uno spazio personale e libero dove
trasferire le sue emozioni, i suoi sogni e i suoi desideri impegnato com'è
nel realizzare quelli dei grandi.
- E' proprio l'amore per il lio che
rende difficile ad un genitore pensare che il proprio bambino può crescere
e diventare adulto solo se può affermare la sua diversità.
- Un po' come nella vita in cui i li
ad un certo punto scelgono di fare il "proprio gioco" di seguire una
propria originale strada e questo segna il momento in cui possono
staccarsi dai genitori e diventare a loro volta degli adulti. La strada
che porta a essere grandi è costellata di conquiste e cadute.
- Prima di pensare a una malattia
guardiamo giuliana cercando con curiosità ciò che non ci aspettiamo, forse
potremmo essere meno cerchi e riuscire a vedere il suo amico invisibile
entrando così nel gioco di lei. Dico gioco perché ho l'impressione che lei
sappia bene che marco non è reale, che non esiste se non per lei e per
dirci qualcosa.
- Amici immaginari creati per aiutarsi
nello sviluppo di comportamenti autonomi, per sostenersi nel desiderio di
dire di no, per crearsi un ancora di salvezza quando si crea con i
genitori una situazione di incomunicabilità per una gran paura delle
reazioni, e per il timore di deludere. Serve perciò per fare quelle cose
che si ha paura di compiere ed esprimere.
- Certamente la funzione genitoriale deve
essere anche normativa. Mamma e papà devono dare delle regole al bambino,
ma non dentro il gioco. Le situazioni alla base devono sempre essere
chiare al bambino, infatti, se tempi, spazi e modalità di questi momenti
sono trasmessi con fermezza dai genitori al lio questo potrà imparali
con chiarezza.
- Se mamma e papà sanno distinguere
dentro di se tra gli spazi di realtà e gli spazi di gioco, allora potranno
trasmette questa differenziazione al bambino, che è perfettamente in grado
di capire, quando è il momento di passare da una situazione all'altra. È
la funzione genitoriale che aiuta il bambino a capire com'è il
funzionamento mentale che ha a che fare con la realtà e a distinguerlo dal
funzionamento mentale che invece ha a che fare con il fantastico.
- E' bene che i genitori continuino a
offrire la propria disponibilità al gioco sia mettendosi a disposizione
del lio per giocare insieme sia funzionando da custodi del gioco che il
bambino fa con i comni e i fratelli.
- Attraverso l'esperienza genitori mamma
e papà hanno l'occasione di rivivere vissuti e situazioni di quando erano
loro stessi ad essere li di altri genitori. In quest'ottica la
genitorialità diventa un'occasione di crescita.
- Sentire i genitori vicini permette ai
li di crescere e sopportare la fatica e le inevitabili cadute
necessarie alla crescita proprio perché hanno davanti a se una mamma e un
papà che già sono stati capaci di diventarlo e che quindi ne condividono
le gioie e il travaglio.
- E' così che genitori e li proseguono
insieme nel cammino di apprendimento della vita.
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