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Il rapporto tra frustrazione ed aggressività: l'ipotesi di Dollard e Miller

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Il rapporto tra frustrazione ed aggressività: l'ipotesi di Dollard e Miller

Come punto di riferimento nello studio del rapporto della frustrazione e della aggressività, vi è il testo classico 'Frustrazione ed aggressività' di Miller , Mowrer e Sears, del 1939.

Gli autori sostengono l'ipotesi che ogni qual volta una persona non riesce a raggiungere i propri obbiettivi, proverebbe uno stato di frustrazione, con conseguente aumento dell'aggressività, non propriamente diretta verso l'ostacolo, se questo è rappresentato da una persona, tanto più se questa è potente. In tal caso, l'aggressività sarebbe rivolta verso altri . Questa impostazione teorica risulta da altri autori troppo generica, in quanto: 1) non sempre uno stato di frustrazione implica lo scatenarsi di uno stato aggressivo, potendo creare altre reazioni come inattività o depressione. 2) Si può essere aggressivi senza un precedente stato di frustrazione. Anche Berkowitz concorda con questa posizione. A questo punto, ci si chiede quali sono le condizioni in cui la frustrazione determina aggressività. Una di tali condizioni è l'aumento della frustrazione, l'altra è l'arbitrarietà dell'agente che provoca la frustrazione, per cui tanto più è arbitrario, tanto più crea frustrazione.

Inoltri fattori determinanti stress, come rumore, calore, ecc., che determinano frustrazione, possono provocare reazioni aggressive. Generalmente, però, si ritiene che sono le persone più inclini a reagire con aggressività, anche quelle, che peggio sopportano gli effetti della frustrazione.



La frustrazione è uno stato di attivazione emotiva similmente alla rabbia, che, secondi alcuni autori, di per se non sfocia in una manifestazione aggressiva, a meno che non vi siano particolari condizioni. Infatti, l'eccitazione emotiva, seguita dalla frustrazione, può essere incanalata in altre attività, non aggressive, si parla in questa caso di dislocazione di emozione.

Generalmente la risposta aggressiva si ha quando: 1) essa, nel contesto dato, risulta essere la risposta dominante, 2) in riferimento all'attribuzione dello stato emotivo, nel senso che se viene definita come frustrazione , è più facile il manifestarsi dell'aggressività.

Come gli stessi autori del volume sopracitato affermano, ci sono condizioni che permettono la riduzione di comportamenti aggressivi. Non sempre ad una manifestazione aggressiva ne seguirà un'altra, e questo succede in situazioni che permettono lo sfogo emotivo, attraverso un'esperienza catartica, come lo volgere attività fisica o l'uso di tecniche come le urla primarie.

Inoltre la tendenziale riduzione di successive manifestazioni aggressive, avverrebbe quando:1) l'aggressività ha creato un danno all'aggredito, 2) L'aggressività è servita a riparare ad una offesa.





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