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Piaget è il fondatore dlla psicologia genetica -

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Piaget è il fondatore dlla psicologia genetica. Nei suoi studi si è occupato prevalentemente dell'età evolutiva, ovvero quel periodo della vita che và dalla nascita fino ai 15 anni circa di vita di un individuo. A oggi comunque essa viene intesa come l'intero arco della vita di un individuo.

Occupandosi di questo periodo, Piaget studia lo sviluppo dell'intelligenza cioè quella capacità di adattarsi all'ambiente, di trovare soluzioni ai problemi che si incontrano e che a 15 anni arriva al suo massimo sviluppo.

Nel suo modo di ricercare Piaget si è allontnato dal metodo sperimentale, colpevole a suo dire, di essere troppo rigido  schematico. Sostiene infatti che un esperimento può dirsi ben riuscito solo se permette di scoprire qualcosa di nuovo. Per questo usa il metodo dell'osservazione trasversale con il metodo clinico, quest'ultimo scarsamente utilizzato per studiare l'età evolutiva. Con il metodo trasversale vengono osservati contemporaneamente bambini di età diversa per studiarne lo sviluppo cognitivo. Il metodo clinico consiste invece nell'anamnesi, ovvero nella storia delle sue malattie che il paziente racconta allo psicologo, nella diagnosi e nella cura per la malattia riscontrata che lo psicologo dà al paziente.

Piaget,forte di una grande esperienza, utilizzava, nei suoi colloqui, domande flessibili e in rapporto ai materiali concreti presentati ai bambini. A suo dire è infatti necessario che il bambino possa costruirsi oggetti da solo invece di utilizzare material didattico standard, e devono essere gli insegnanti a presentare situazioni che gli mermettano di riflettere e di risolvere continuamente nuovi problemi. Ponendogli poi domande, si dedurrà dalle sue risposte l'utilizzo che fà in quel momento dele operazioni cognitive. I bambini infatti devono essere guidati e contemporaneamete lasciati liberi.



Secondo Piaget 'l'uomo è costruttore dei propri schemi mentali', questo perchè egli sostiene l'empirismo che afferma che l'uomo nasce senza conoscenza e la deve costruire con l'esperienza. Questo avviene attraverso due meccanismi mentali volti al funzionamento della mente.

Il primo, cioè l'assimilazione,consiste nell'applicare schemi mentali già noti a nuove situazioni o problemi per affrontarli e risolverli. Le nuove informazioni provenienti da queste esperienze vengono successivamente trattenute, rielaborate, cioè osservate, analizzate e organizzate, e infine assimilate in schemi mentali già noti, senza però modificarli.

Il secondo meccanismo mentale,cioè l'accomodamento, consiste nel modificare schemi mentali noti inserendovi nuove informazioni o costruendone di nuovi se l'informazione non fà parte di nessuno di quelli preesistenti.

Questi due meccanismi mentali contribuiscono quindi all'adattamento dell'intelligenza durante i vari stadi dell'età evolutiva. Essi sono le tappe biologiche della crescita cognitiva e fisica dell'individuo. Per Piaget vi sono quattro grandi stadi, suddivisi ognuno in sottostadi, che si susseguono in modo preciso. Non è quindi possibile ne saltarne qualcuno ne invertirne l'ordine. Essi vengono attraversati in età precise con leggeri scarti temporali variabili da individuo a individuo.

Il primo stadio è detto periodo senso-motorio e va dalla nascita ai due anni di vita del bambino. Esso è caratterizzato da una serie di rapidi cambiamenti e si concentra soprattutto sullo sviluppo dei sensi e del movimento. Questi due elementi vengono studiati da Piaget sia separatamente, sia congiuntamente.

Questo primo stadio è diviso in sei sottostadi dai quali possiamo capire quanto i primi due anni di vita di un individuo siano quelli in cui avvengono in maggior numero di cambiamenti.

Il primo sottostadio è quello dei riflessi che và dalla nascita fino al primo mese di vita del bambino. In questo periodo il bambino è in grado di compiere solo alcune azioni isolate sulle quali non possiede alcun controllo, e che vengono chiamate appunto riflessi cioè risposte innate, non volontarie, istintive. Essi sono una prima forma di adattamento alla realtà, e sono il riflesso di suzione, con il quale il bambino muove continuamente le labbra come per succhiare la mammella della madre; il riflesso di prensione, con il quale il bambino è in grado di chiudere la mano per afferrare, ogni qualvolta le se ne tocchi il palmo; il riflesso di Moro o di trasalimento,per il quale il bambino allarga le braccia quando è spaventato; il riflesso di Babinsky, per il quale, se gli si sollettica la pianta del piede,il bambino ne flette le dita per poi richiuderle, ecc ecc.

In questo periodo il bambino vive un rapporto simbiotico con la madre, non distingue infatti il proprio corpo da quello di ella. Ha quindi un egocentrismo assoluto e non è in grado di distinguere nulla che riguardi la realtà che lo circonda.

Il secondo sottostadio,che và dai due ai quattro mesi, è quello delle reazioni circolari primarie. Queste sono  le prime vere reazioni nonostante siano ancora istintive e prevalentemente centrate sul suo stesso corpo, ormai distinto da quello della madre.

Il terzo sottostadio và dai quattro agli otto mesi ed è quello delle reazioni circolari secondarie nel quale le reazioni diventano volontarie e convergono verso l'esterno. In questo periodo l'egocentrismo diventa relativo. Il bambino tende a porre se stesso al centro di ogni situazione e ritiene che il proprio giudizio e la propria esperienza siano gli unici esistenti.

Questa tipologia di egocentrismo permarrà per tutto l'arco del periodo senso-motorio.

In questi primi tre sottostadi non è presente il concetto di permanenza dell'oggetto, per il bambino infatti un oggetto, una volta sso dal suo campo visivo, cessa di esistere.

E' solo nel quarto sottostadio detto 'aumento progressivo dell'intenzionalità' che si crea questo concetto. Siamo infatti tra gli otto e i dodici mesi di vita ed è grazie alla sa della memoria che ciò può avvenire. Il bambino acquisisce anche la coordinazione oculo-manuale attraverso la quale è in grado di capire che trascinando la coperta sulla quale è poggiato può avvicinarlo a se. E' inoltre in grado di risolvere problemi molto elementari, il più complicato per lui risulta essere il 'trovare un oggetto'.

Nonostante riesca nel primo passaggio di questo problema, cioè nel trovare un oggetto nascosto in un punto, se all'oggetto si cambia nascondiglio, il bambino continuerà a cercarlo nel luogo precedente.

Nel quinto sottostadio, che và dai 12 ai 18 masi, si sviluppa ulteriormente la concezione di permanenza dell'oggetto.Questo è lo stadio delle reazioni circolari terziarie caratterizzate dal concetto di novità. Il bambino scopre infatti che può agire sull'oggetto in svariati modi. Ad esempio butta ripetutamente un oggetto per terra per il gusto di vederlo raccogliere ogni volta dall'adulto perchè gli piace osservare lo stesso movimento ripetuto varie volte, e ascoltare il rumore che tale oggetto fà quando cade.

Nel sesto o ultimo stadio, quello dell'imitazione differita ce và dai diciotto ai ventiquattro mesi, il bambino è ormai in grado di trovare un oggetto ovunque venga nascosto perchè capace di creare un'immagine mentale di esso. La concezione di permanenza dell'oggetto quindi si definisce in modo preciso e compaiono i primi rudimenti del concetto di 'sopra e sotto'.

Nel secondo stadio dell'età evolutiva individuato da Piaget, chiamato periodo preoperazionale che và dal secondo al settimo anno di vita del bambino.

Tale periodo è suddiviso in due sottostadi.

Il primo è lo stadio preconcettuale che và dai due ai quattro anni mentre il secondo sottostadio è invece quello intuitivo e và dai quattro ai sette anni.

Questo stadio è il periodo che viene prima della nascita della capacità di fare operazioni mentali ed è caratterizzato da una forma di pensiero definita rappresentativa o simbolica perchè si avvale dell'utilizzo di simboli che permettono una certa 'manipolazione mentale' degli oggetti e degli eventi. Grazie ai simboli il bambino può rappresentarsi mentalmente un qualcosa al momento assente. Questo si rispecchia generalmente nel gioco simbolico, nel disegno e nel linguaggio ed è caratterizzato anch'esso dall'egocentrismo relativo.

In questo periodo il pensiero del bambino è irreversibile cioè egli non è in grado di ripercorrere mentalmente all'indietro i vari passaggi di un processo o di un trasformazione se non imitando qualcun'altro. L'irreversibilità del pensiero si nota anche nel non possesso del concetto di conservazione della sostanza, per il quale il bambino non si rende conto che la stessa quantità d'acqua travasata da due bicchieri uguali ad altri due, uno largo e uno stretto, rimane inalterata e quindi non si trasforma. Non è nemmeno in grado di classificare in insiemi definiti ma raggruppa gli oggetti senza logica, e non possiede i concetti di quantità e di peso.

In questo periodo sviluppa anche le sue capacità linguistiche iniziando ad utilizzare vocaboli per evocare situazioni e oggetti assenti dal suo campo percettivo.

Si evidenziano maggiormente anche l'imitazione e l'immaginazione, in special modo nel gioco detto 'far finta di' e nel disegno, in particolare quando il bambino vi attribuisce significato.

La prima fase del disegno è quella degli scarabocchi, inizialmente casuali fatti senza mai sollevare la matita dal foglio fino a quando essi non sono terminati. Gli scarabocchi vengono poi sostituiti da forme ricorrenti come cerchi o croci, nella fase detta circolare, accomnati dal piacere del bambino di lasciare il proprio segno.

Passa poi alla fase del realismo fortuito nella quale il bambino, scoprendo casualmente la somilianza del suo 'disegno' con un oggetto reale, afferma di aver voluto disegnare proprio quell'oggetto.

Nella fase successiva, quella del realismo mancato, il bambino da principio comincia a disegnare una determinata cosa ma non riuscendovi, a disegno concluso, dichiarerà di aver disegnato qualcos'altro per lui più rassomigliante al suo lavoro.

Nella fase dell'omino il bambino disegna la ura umana per gradi.Prima la testa a cui poi aggiungerò occhi e bocca, poi il busto, gli arti e infine mani e piedi. Il collo non è mai compreso nel disegno.

Nella fase del disegno attraverso schemi il bambino disegna solo quello che gli riesce meglio, come la ura umana ed oggetti singoli e inizia ad aggiungere anche lo sfondo.

Iniziano i primi collegamenti tra le varie ure ma manca ancora la proporzione tra di esse.

L'ultima fase è quella del realismo visivo nella quale il bambino, supportato dal pensiero operativo concreto che si è appena sviluppato in lui, inizia a disegnare la realtà a seconda del differente punto di vista da cui viene osservata e utilizzando maggiormente le regole prospettiche e le decorazioni.






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