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Il fenomeno "Arti e mestieri" risulta storicamente indecifrabile se non viene relazionato alla passione neogotica che anima l'Europa sin dai primordi dell'Ottocento trovando il massimo teorico nel francese Eugene Viollet le Duc.
I principali esponenti del movimento Arts and Crafts sono William Morris e Frank Lloyd Wright.
Morris si oppone allo sperpero di una secolare esperienza artigiana, calpestata dalla marea livellatrice del mondo industriale. Constata che, sul terreno dell'arte, la macchina non offre nulla: sforna colonne doriche e fregi corinzi, sagome stile impero, profili rinascimentali, mortificando ogni segno qualificante ed immettendo sul mercato disgustosi obbrobri, quindi condannò la macchina e risuscitò le arti e i mestieri.
Sposatosi nel 1859, Morris si pone subito il problema di costruire la propria residenza. Ma con quali elementi, o parole, se non riesce a trovare una porta, un lume, una maniglia, una carta da parato disegnati onestamente?.
Presto si convince che è inevitabile ricominciare da capo, compiendo un'operazione di azzeramento culturale. In questo consiste la valenza rivoluzionaria della "Casa Rossa" a Bexley Heath nel Kent, il cui artefice Philip Webb, concreta il dettagli ideologico morrisiano. Capire la Red House significa cogliere alla genesi il senso della nuova ricerca, che sottende l'intero corso dell'architettura moderna.
In questo edificio Webb fa il progetto architettonico, mentre Morris disegna gli arredi; e allora egli pensa di fondare un laboratorio di arte decorativa con lo stesso Webb, Marshall, Rossetti e Brown e nel 1862, il gruppo entra in commercio col nome di Morris, Marshall, Faulkner & Co..
La ditta produce tappeti, tessuti, sectiune da parati, mobili e vetri.
Per cercare di dare forza alle proprie teorie, sente l'esigenza di partecipare alla vita politica, e nel 1877 si iscrive alla sezione radicale del Partito liberale, nel 1883 passa alla Federazione democratica e diventa tesoriere del partito, l'anno dopo fonda la Lega socialista e dirige il giornale "The Commonweal".
In sede politica Morris associa la produzione meccanica al sistema capitalistico, perciò pensa che la rivoluzione socialista arresterà contemporaneamente la meccanizzazione del lavoro, e sostituirà i grandi agglomerati urbani con piccole comunità, ove gli oggetti utili saranno prodotti con procedimenti artigiani. Così anche il suo socialismo diventa utopistico e inadatto ad affrontare i problemi reali degli ultimi decenni del secolo XIX.
Anche in questo punto l'esperienza pratica finisce per correggere in parte la teoria; nonostante gli sforzi di Morris per ammettere nelle sue officine solo procedimenti medievali, parecchi prodotti - specialmente tessuti- devono essere lavorati a macchina e negli ultimi scritti pare che Morris attenui il suo rigoroso rifiuto, ammettendo che tutte le macchine possono essere usate utilmente, purché dominate dallo spirito umano.
Insieme a Morris altri esponenti del movimento "Arti e Mestieri" sono, a Howard e Raymond Unwin. Nel 1898, Howard pubblica il volumetto Tomorrow: a Peaceful Path to Real Reform che esce in seconda edizione nel 1902 col titolo Garden Cities of Tomorrow. Da buon manager, sapeva seguire un ideale senza perdere contatto con la realtà, credeva nell'opinione pubblica e la scosse con libri e conferenze. Ma era conscio che l'opinione pubblica non bastava, per non restare nell'utopia bisognava raccogliere fondi, comprare terreni stimolare gli investimenti.
L'approccio howardiano si colloca sullo sfondo delle eterogenee esperienze precedenti. Da un lato, gli insediamenti costruiti dalle industrie private (la città dell'acciaio Goransson di Sandviken in Sa), dall'altro gli utopisti rivoluzionari come Owen e Fourier. Ebbene, tra i quartieri dell'impresa privata e il falansterio, Howard sceglie una via mediana. E' assurdo paragonare la sua città giardino alle fantasie collettiviste di Owen e Fourier perché si basa su principi fattibili.
Howard si affianca al movimento Arts and Crafts anche perché le sue tesi collimano con un riesame dell'urbanistica medievale, l'idea basilare della città giardino parte dal proposito di salvare sia l'organismo urbano che il territorio rurale, la città dal congestionamento, dallo squallore e dai tuguri, la camna dall'abbandono e dalla fatiscenza.
A livello linguistico e teorico, i due salienti contributi inglesi della seconda metà dell'Ottocento, l'architettura Arts and Crafts e l'urbanistica delle città giardino, furono presto obliterati dalla nascita di un'arte nuova diversa, che si imporrà in campo mondiale col nome di Art Nouveau.
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