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poesia "La sera fiesolana"
Nacque a Pescara nel 1863. Studiò a Firenze presso il Liceo Cicognini e conseguì la licenza liceale, s'iscrisse alla facoltà di lettere di Roma, ma, pur essendosi iscritto alla facoltà di Lettere, non riuscirà mai a conseguire la laurea. In quegli anni preferisce frequentare gli ambienti letterari, giornalistici e mondani della capitale, iniziando subito una notevole attività di giornalista e scrittore (collabora a importanti riviste culturali). Persino il Carducci lo apprezza e lo incoraggia. Praticamente egli diventa lo scrittore preferito dell'alta società romana.
Dal 1897 al 1903 si dedicò interamente alla produzione teatrale. Nel 1910 si trasferì in Francia dove scrisse testi teatrali in francese. Nel 1925 ritornò in Italia e partecipò alla Prima Guerra Mondiale come volontario. Promosso tenente colonnello, guidò spericolate azioni tra cui il noto volo su Vienna nel 1918. Subì numerose ferite, la più grave delle quali fu la perdita di un occhio.
A guerra finita si fece interprete dell'insoddisfazione per la 'vittoria mutilata' e alla testa dei legionari di Ronchi occupò Fiume e nel 1920 proclamò la reggenza del Quarnaro. Nel 1921 lasciò la politica attiva e si stabilì sul Lago di Garda nella villa da lui chiamata il 'Vittoriale degli italiani'. Nel 1924 Mussolini lo nomina principe di Montenevoso. Morì il 1° Marzo del 1938. Tra le sue opere più importanti si ricordano Il piacere (89) Giovanni Episcopo (91), L'innocente (92) e poesie come "la sera fiesolana" e "la pioggia del pineto" contenute nei libri delle laudi.
D'Annunzio fu un poeta decadente, al suo esordio letterario aderisce al movimento verista, scrivendo una serie di novelle ambientate nella sua regione d'origine, in esse descrive personaggi di modesta estrazione sociale alle prese con le più elementari esigenze di vita, si nota già in queste prime novelle un morboso interesse per la violenza e poi per l'eros in tutte le sue molteplici forme.
I punto di partenza è la concezione dell'uomo decadente inteso come eroe, esso è un uomo che si pone al di sopra della morale comune e che diventa una sorta di superuomo in grado di controllare il proprio e l'altrui destino.
Le radici di questo pensiero sono localizzate nelle opere del filosofo tedesco Nietzche. D'Annunzio riprende queste tematiche ma in parte le volgarizza, rendendole più un mito che un fatto scientifico.
La poesia "La sera fiesolana" si trova nel gruppo di liriche di Alcyone che racconta il trascolorare della primavera declinante nel presentimento della grand'estate solare.
In essa vengono descritte diverse immagini paesistiche attraverso i temi della freschezza, della dolcezza, in una sorta d'estasi amorosa e poetica attraverso la quale il poeta si identifica con la vita segreta delle cose, di esse ne scopre la bellezza. La vera protagonista di questa poesia è la sera, che assume progressivamente ura femminile, mentre sembrano sire le altre ure umane, quella del poeta, di cui rimane soltanto la voce che "loda" e canta, e quella della donna amata, che è buon pretesto per una tenera effusione della gioia contemplativa. In pratica, il poeta tende a far identificare la sera come la donna amata, visto che ad un certo punto rimane difficile se egli si rivolge a lei o alla sera.
Il D'Annunzio ha voluto esprimere quella che lui chiamava la musica segreta delle cose.
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