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'Boccaccio: chi era costui?'

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'Boccaccio: chi era costui?'

Sicuramente vi sarete chiesti innumerevoli volte: 'Ma a cosa mi servirà sapere, nel mio futuro impiego di agente segreto, che Boccaccio tra il 1345 e il 1348 ha soggiornato alle corti di Ostasio da Polenta e di Francesco degli Ordelaffi?'. Probabilmente a nulla, tanto meno se avete la seria intenzione di fare gli agenti segreti, ma qui si tratta di cultura generale del paese in cui vivete, che oltretutto è il paese in cui si concentra la maggior parte del patrimonio artistico mondiale. Quindi ne avete da imparare . è meglio allora se cominciate subito, leggendovi questa breve biografia di Boccaccio. Nasce come tutti sanno in Toscana, nel 1313 ma in data incerta, inoltre chi dice a Firenze, chi dice a Certaldo di Valdelsa, chi dice a Parigi alla corte di una nobildonna di stirpe principesca (ipotesi ora scartata, anche in merito alle sue novelle, che di principesco hanno ben poco). Della madre non si sa nulla (sto cercando di scrivere la biografia di un tizio di cui, per quanto famoso possa essere, non si sa praticamente niente), ma è certo che il padre, tale Boccaccino di Chellino, era un noto mercante di Firenze, un tipo furbo e col fiuto per gli affari. E Boccaccino voleva che proprio questa fosse la prima occupazione di Giovanni: il mercante (e sarebbe stato meglio, direte voi). Così se ne andò sei anni a Napoli a far pratica alla succursale dei Bardi. Sei anni sprecati: Boccaccio odiava quell'attività. Provò allora con diritto canonico, sempre a Napoli, e sempre per volontà del padre, ma nel frattempo cominciò a frequentare la corte e la ricca borghesia, studiando i Classici Latini e la letteratura cortese e componendo da autodidatta le sue prime opere (come molti di voi si trastullano a realizzare soprattutto sotto i banchi e sugli schienali delle sedie). Ebbe anche - presumibilmente - una relazione con una certa Fiammetta, che finì però malamente (ma la reale esistenza di questa donna, tanto per cambiare, è messa in dubbio dagli studiosi). A causa di ristrettezze economiche, nel 1341 è costretto a tornare a Firenze, dove comporrà nuove opere poetiche e narrative, tra cui 'l'Elegia di Madonna Fiammetta' (pure dopo che lei l'aveva lasciato). Come sapete bene, nei sette anni che seguono soggiornò alle corti di Ostasio da Polenta e Federico degli Ordelaffi, per poi trovarsi nuovamente a Firenze ad amministrare lo scarso patrimonio del padre, morto forse nel 1350. Tuttavia, grazie alla fama letteraria del nostro Boccaccio, gli vengono concesse importanti cariche in politica, di cui aveva cominciato da poco ad interessarsi. Ed è proprio in questi anni che, per vostra grande gioia ed esultanza, egli va componendo il suo più grande capolavoro, ciò che oggi viene considerato da tutti i letterati uno dei capisaldi della letteratura italiana, ma che dico, europea, anzi, mondiale! Il Decamerone! Scritto quasi settecento anni fa, ma ancora oggi considerato un classico di grande modernità. Come tutti voi sapete il Decamerone è una raccolta di cento novelle, incentrate sulle tematiche terrene, e non religiose, morali o politiche, raccontate da . eccetera eccetera . (queste cose le sapete meglio di chiunque altro) molte delle quali sono anche parecchio divertenti, tanto divertenti che la prima visione che apre questa raccolta è una visione di morte dovuta alla terribile peste cui egli aveva assistito pochi anni prima. Non male. D'altronde è la prima testimonianza di Boccaccio su un fatto realmente accaduto. L'opera è costituita da due nuclei principali: la società borghese e cittadina, e il mondo cavalleresco e aristocratico: Boccaccio si accanisce soprattutto contro mercanti e banchieri (ecco che quei sei anni a Napoli come banchiere stanno dando i loro frutti): ai loro vizi contrappone gli ideali cavallereschi, nelle ultime novelle della raccolta. In questo periodo si strinse anche il rapporto di amicizia con Petrarca, il maestro che lo aveva convinto in precedenza a dirigere la mente verso le cose eterne lasciando da parte le cose temporali (come testimoniano appunto le novelle del Decamerone) e che lo aiutò a superare una crisi religiosa indirizzandolo verso una cultura umanistica, tanto che le opere tarde di Boccaccio saranno in latino (tra cui la 'Genealogia Deorum Gentilium', un trattato di mitologia greco-romana, che io ovviamente ho già letto e commentato con note a piè di ina). Inoltre il Petrarca convinse Boccaccio a non distruggere il Decamerone, poiché questi erano i suoi piani. E pensate cosa abbiamo rischiato di perdere, un pezzo della nostra storia, il che sarebbe stato come perdere un pezzo di tutti noi, no?



Insomma, siamo giunti ormai negli ultimi dieci anni della vita del narratore (vi prego, trattenete le lacrime), durante i quali ha occasione di fondare un centro di cultura umanistica a Certaldo e di dedicarsi allo studio dell'opera di Dante. Morì tuttavia (come ogni moderno artista che si rispetti) tra ristrettezze economiche prima di finire ciò che aveva degnamente iniziato, nel 1375.

Dubito di aver aumentato la vostra stima nei confronti di Boccaccio e del suo Decamerone, ma adesso non dite di non sentirvi più acculturati!






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