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La cocaina è l'alcaloide isolato dalle foglie della pianta di coca, una pianta che si coltiva prevalentemente in America del Sud. Dopo la raffinazione chimica, si presenta generalmente in polvere, cristallina bianca e inodore. Viene assunta inalandola per via nasale, fumata o iniettata.
Euforia, allegria, sensazione di benessere, sicurezza e fiducia;
molta voglia di parlare, muoversi e camminare. Sensazione di essere "giusti", aumento del desiderio sessuale.
L'effetto
è immediato e dura tra i quindici e i venti minuti.
Chi
la usa non dorme e si alimenta poco; passato l'effetto ci si sente stanchi,
privi di energie e depressi: si avverte quindi nuovamente l'esigenza di
assumere la sostanza.
Questa dipendenza psicologica si rafforza con l'aumento dei dosaggi e della
frequenza di assunzioni, fino ad arrivare ad una dipendenza totale.
I metodi di datazione applicati su reperti
archeologici scoperti nelle Ande centrali, testimoniano come l'uomo abbia
cominciato a masticare le foglie di coca, da cui si estrae la cocaina, in
epoche precedenti al 2500 a.C.
La pianta della coca ha avuto un'importanza enorme per tutte le civilta'
andine. Cio' e' testimoniato dal fatto che essa era protagonista principale di
tutti i moltissimi miti d'origine con i quali si raccontavano le vicende
leggendarie della fondazione delle varie civilta' andine. La coca costituiva
inoltre la pianta per eccellenza, la classe paradigmatica dell'intero regno
vegetale, come attestavano i significati stessi della parola. Nel linguaggio
della civilta' Tiahuanaca, ad esempio, la parola coca significava semplicemente
pianta o albero.
La coca aveva un posto particolare nell'olimpo Incaico. Essa era il dono che il
dio Sole aveva fatto a suo lio, Manco Capac, mitico fondatore dell'impero
Inca, per alleviare le sofferenze umane ed infondere vigore alla nuova
civilta'.
Dato il carattere sacrale della coca, la consuetudine e le leggi incaiche ne
limitavano l'uso all'aristocrazia imperiale e alla potente casta sacerdotale.
Sino all'arrivo degli snoli, pertanto, la popolazione poteva consumare la
coca soltanto in occasione di particolari riti religiosi e per scopi
terapeutici. Nel 1532, con la caduta dell'impero Incaico per mano degli
eserciti snoli guidati da Francisco Pizarro, la situazione doveva mutare
radicalmente. Con l'uccisione dell'ultimo imperatore incaico, Atahualpa, gli
indios dell'impero cominciavano a fare libero uso della coca, tanto che, sin
dai primi resoconti che gli storici e i cronisti snoli pubblicavano sulla
nuova provincia, e' costante il riferimento all'estrema diffusione del consumo
di coca e al fatto che gli indigeni considerassero la coca una ricchezza
inestimabile, tanto da preferirla all'oro.
Gli snoli usarono dunque la coca come compenso per il massacrante lavoro
nelle miniere e nelle piantagioni degli Incas schiavizzati. Le complicanze
sull'organismo prodotte dall'abuso generalizzato di coca amplificarono la
mortale azione delle armi e dei virus europei per i quali gli indigeni non
avevano alcuna resistenza immunitaria, accelerando il gia' rapido processo di
eliminazione degli indios da parte degli snoli.
I primi seri studi di
tossicologia e sull'uso della coca in clinica iniziavano nella seconda meta'
dell'Ottocento, con la pubblicazione di un'importante opera di Paolo
Mantegazza, un eclettico professore italiano di patologia generale ed
antropologia, intitolata Sulle virtu' igieniche e medicinali della coca e
degli alimenti nervosi in genere. Il Saggio conobbe un successo straordinario
in tutta Europa e divenne il maggiore veicolo di promozione del potente
stimolante nella societa' occidentale. Ispirandosi all'opera di Mantegazza,
un chimico farmacista corso, Angelo Mariani, ideava nel 1863 una bevanda
preparata con coca sciolta in vino: il Vin Mariani (.5). La
bevanda acquistava immediatamente una popolarita' clamorosa, annoverando tra
i suoi acquirenti personalita' famose del mondo dell'arte e della cultura,
come Emile Zola, August Rodin, Charles Gounod, Alexandre Dumas lio, Paul
Verlaine, Jules Verne, Heinrik Ibsen, Thomas Alva Edison, della politica,
come Ulysses Grant, presidente degli Stati Uniti, come lo zar di Russia e il
Principe di Galles. Mariani era ritenuto un benefattore dell'umanita', tanto
che papa Leone XIII regalava al chimico corso una medaglia d'oro in segno di
riconoscenza. L'anno successivo Pemberton modificava il suo preparato eliminando l'alcool e aggiungendo estratto di noce Kola - una sostanza ricca di caffeina -, oli di agrumi e dolcificanti. Il nuovo analcolico (soft drink) era destinato, secondo la pubblicita' che ne accomno' l'immissione sul mercato, «agli intellettuali e agli alcolisti in astinenza»: il suo nome commerciale era Coca Cola. Sino al 1903, anno in cui il governo federale statunitense imponeva la decocainizzazione delle foglie di coca usate per la preparazione, la cocaina fu un ingrediente della Coca Cola. Nella
storia dell'uso delle foglie di coca non si trovano, eccetto che per il
consumo coatto imposto agli indios dai conquistadores, testimonianze di abuso
e di problemi di una certa rilevanza sociale (nella sanita' e nell'ordine
pubblico) connessi all'utilizzo della pianta peruviana. Tali problemi invece
apparivano drammaticamente a partire dal 1860, quando Albert Nieman, un
chimico di Göttingen, riusciva ad isolare l'alcaloide principale delle foglie
di coca, la cocaina. La disponibilita' della cocaina in forma pura facilitava
anche le ricerche medico-scientifiche e l'impiego in clinica, soprattutto nel
settore delle malattie mentali. Fiorirono cosi' una serie di bizzarre
proposte per l'utilizzo 'razionale' del potente stimolante. In
Francia, alla fine degli anni settanta, si consigliava la somministrazione
della cocaina agli operai per l'aumento della produzione nelle fabbriche. |
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