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COME EMARGINA LA DROGA
Dal "Venerdì di Repubblica", 10 gennaio 1992
Chi vi scrive è una ragazza di 16 anni. Vorrei dire tante cose a parecchie persone, le quali però non mi ascoltano perché ho solo 16 anni e mi considerano una ragazza che vuole cambiare il mondo, affascinata ed entusiasta della vita.
Io ho solo 16 anni, ma vi posso assicurare che la vita non mi affascina per niente e sono poco entusiasta di tutto quello che mi circonda. Forse è vero: ho voglia di cambiare qualcosa, ma non il mondo. Solo qualcosa che mi è più vicino, cioè il mio paese.
Vorrei iniziare a raccontarvi la mia storia. Otto mesi fa ho incominciato a frequentare un ragazzo di 21 anni tossicodipendente. Siccome l'amavo molto (e ancora oggi ci tengo tanto) quando sono venuta a conoscenza di questo fatto ho deciso di affrontare la situazione e di non fuggire da questo problema.
Allora sono entrata a far parte del loro gruppo, della loro "vita". Iniziai ad ascoltare i loro discorsi che inizialmente mi sembravano assurdi, mi fecero rabbrividire, ma poi col passare del tempo quei discorsi li feci miei.
La "Carla" (il mio nome) si tramutò in persona infelice che si sentiva impotente verso la società intera.
Quali erano i discorsi di questi ragazzi? Il loro maggiore problema è quello di diffidare nella gente, è quello di sentirsi esclusi dalla società, non apprezzati, si sentono "schifati". Lo stesso pensavano loro di me. All'inizio credevano che io li odiassi come tutti. Che cosa vi chiedo? Di sensibilizzare l'animo della gente. Io con i miei amici stiamo cercando di aiutare i ragazzi di una piazza di Casagiove, perché con le persone del mio paese è impossibile. Quando io chiedo loro: "Avete mai parlato con un drogato per giudicarlo?", la risposta è "No, e non voglio parlarci, perché è una persona vigliacca."
Questa gente per me giudica senza conoscere. Io chiedo alle persone che leggeranno la mia lettera: da domani, se uscendo, sotto casa incontrate un ragazzo drogato, fategli un sorriso, porgetegli una mano. A volte un sorriso può dar fiducia a queste persone che non credono più nella società. Un ragazzo drogato è sicuramente un malato, una malattia voluta da lui, ma non per questo dobbiamo scacciarlo, odiarlo.
Un malato psichico può soffrire molto di più di chi soffre dolori fisici. Non guardiamo solo davanti, cerchiamo di renderci conto di quello che esiste intorno a noi, non nascondiamo una piaga che ormai diventa sempre più grossa.
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