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Come leggiamo

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Come leggiamo


Nell'affrontare i problemi concernenti l'apprendimento della lettoscrittura è necessario individuare e conoscere le modalità con le quali, normalmente viene approcciato il testo scritto da parte del bambino che impara a leggere. Tale conoscenza è, poi, obbligatoria nello specifico dell'esperienza di sostegno verso bambini in situazione di handicap.

Il processo in base al quale tutti noi leggiamo non è, come si potrebbe facilmente pensare un processo di lettura delle varie lettere una per volta e di successiva cumulazione. Un processo di questo tipo viene definito dagli studiosi "di fusione". Sono spesso portati verso questo tipo di idea quegli studiosi e terapeuti quali ad esempio i logopedisti, che hanno verso i problemi delle patologie un approccio di tipo atomistico, ovvero di scomposizione del problema che è alla base della difficoltà, in atti più semplici da effettuare. Questo tipo di approccio, non è adatto per affrontare problemi quali quello dell'insegnamento della lettoscrittura a bambini in situazione di handicap. Il tipico esempio di questa situazione è l'apprendimento nel dislessico. Egli infatti non ha un problema di percezione delle singole lettere; il problema, semmai, risiede nella lettura della parola e, per estensione, della frase. Spesso, se i bambini vengono interrotti durante la lettura, riprendono a fatica e sillabando. Paradossalmente più si legge veloce, più la percezione avviene per totalità significative (parole, frasi) e meno per singole lettere. Ma come funziona il meccanismo del leggere allora?



Solitamente la lettura avviene per "fissazioni ed ipotesi".

Negli ultimi anni sono stati svolti esperimenti di osservazione sistematica della lettura. Lo sguardo del lettore è stato seguito con speciali telecamere ed apparecchiature. É stata rilevata e registrata con precisione la direzione dello sguardo, e vari altri parametri, tra cui i tempi di fissazione dello stesso sui vari elementi della frase. Da questi studi è emerso che: quando il lettore abbastanza esperto ha di fronte a sé una frase, la direzione del suo sguardo è attirata da alcune lettere in particolare. Tali lettere, attraggono l'attenzione in base a parametri che vennero individuati già dagli psicologi della Gestalt e che vennero espressi nelle leggi di organizzazione della percezione enunciate da Wertheimer, ma anche da Piaget nel concetto di rilevanza della forma; concetti che sono alla base della risposta che normalmente diamo in termini di attenzione e percezione. Alcune lettere, in particolare, richiamano l'attenzione: esse, con un termine che, non a caso, richiama le modalità espressive del mondo infantile, vengono definite "buone" per le loro caratteristiche formali: lettere tondeggianti come la "o",  ma anche spigolose come la "z" o sinuose come la "s".

Il modo in cui leggiamo è caratterizzato da un primo sguardo di panoramica sulla riga, o come dicono gli studiosi, sul continuo grafico, teso ad individuare la lettera che nella parola riveste significato per le sue caratteristiche distintive. Tali caratteristiche ci permettono di isolare la lettera, quasi a portarla fuori da un contesto che rimane sì osservato, ma costituisce uno "sfondo" rispetto alla lettera messa a fuoco; la lettera viene quindi utilizzata per fare fulminee ipotesi sull'intera parola. Le ipotesi vengono formulate in base alla nostre conoscenze in termini di lettura generica, ma anche di tutte quelle regole di grammatica e di sintassi, nonchè di conoscenza del testo scritto; in pratica tutto ciò che costituisce la nostra esperienza di lettori. Soprattutto, però, i dati  acquisiti dalla lettura delle parole precedenti di quel testo specifico sono la base teorica che ci guida. La nostra attenzione quindi si sposta alla lettera della successiva parola da leggere. Questo spostamento viene chiamato "salto saccadico", mentre i brevissimi istanti in cui il nostro sguardo rimane sulla singola lettera, "fissazione". La durata dell'intero processo varia da lettore a lettore e normalmente dura pochi millesimi di secondo. La velocità con la quale si legge si determina in base a parametri ben definibili. Il primo di essi è la conoscenza pregressa del testo in oggetto: se il testo è stato già letto in passato, lo si legge più velocemente sbagliando anche meno. A tal proposito è interessante rilevare che nella rilettura, proprio per le caratteristiche di quest'ultima, e cioè la conoscenza pregressa che si ha del testo, si cade spesso in un errore chiamato "cecità ai refusi", che consiste nel non accorgersi degli errori commessi nello scrivere in fase di rilettura. Ad esempio: ad un bambino che ha appena terminato di scrivere un testo, si chiede di rileggerlo ed individuarvi un errore commesso. L'errore esiste effettivamente, ma spesso il bambino non lo individua al primo tentativo, nonostante l'impegno; cosa è successo? Il bambino, conoscendo già il contenuto del testo, non ha dovuto sforzarsi di leggere con attenzione tutte le parole. É, questa, la controprova che egli non ha letto tutte le lettere delle parole, ma solo alcune di esse, procedendo, quindi, per salti.

Un altro errore dei bambini che leggono è l'errore da velocità; la causa è la stessa, ma le conseguenze portano ad un fenomeno che se non fosse un errore sarebbe indice della capacità di pensiero divergente. Accade, a volte, che il bambino che legge male una parola, continui la frase non leggendo, ma inventando in conseguenza dell'errore fatto. É, questo, un errore che viene vissuto spesso in modo inconscio, quasi un tentativo di sfuggire alla negativa esperienza della brutta ura, che però ha necessariamente vita breve.

Altro paramentro è l'esperienza di lettore: chi ha alle spalle molta lettura può più facilmente aspettarsi cosa seguirà a ciò che ha già letto e in termini di concetti e, ciò che è più rilevante ai fini che qui interessano, in termini di parole. Ma non basta aver letto molto: il lettore esperto si sostanzia anche nel fatto che conosce le regole grammaticali e sintattiche, conoscenza che si forma non solo leggendo ma anche, forse soprattutto, applicando, vivendo, nel leggere e nello scrivere, tali regole: in tal modo potrà permettersi il "lusso" di non soffermarsi su di esse. Ciò migliorerà molto la capacità di leggere e di leggere velocemente.

La lettura frequente, invece, aiuta, non poco, da un altro punto di vista: aiuta la formazione di un ricco bagaglio lessicale.

Questi parametri, questi fondamenti per la buona lettura, ci dicono molto; ci fanno comprendere come la lettura sia un fenomeno complesso così come il suo apprendimento e che riguarda la totalità della persona.





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