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Con il termine società di massa si vuole indicare una società nella quale la grande maggioranza della popolazione è coinvolta secondo modelli di comportamento generalizzato nella produzione su vasta scala, nella distribuzione e nel consumo dei beni e di servizi. In una simile società, l'elemento caratterizzante è costituito dunque dalla partecipazione della massa, intesa come una moltitudine di persone politicamente passive.
Nel periodo del primo dopoguerra si assiste alla diffusione delle società di massa ed alla presa di coscienza, per gli intellettuali, della nascita di un nuovo modello che fa assumere alle masse un ruolo di enorme importanza nella sfera economica, politica e culturale.
Negli anni Venti e Trenta, quando le masse assunsero un ruolo preminente all'interno della struttura sociale, la società di massa fu allora caratterizzata dalla sempre maggiore presenza del ceto medio.
L'emergere del ceto medio interessato alla distribuzione e alla organizzazione dei servizi provoca la richiesta da parte delle masse di maggior partecipazione alla vita politica, che afferma il nascere dei partiti di massa. Questo fenomeno provoca l'espandersi della democrazia di massa o addirittura del totalitarismo.
Infine la società di massa determina la trasformazione dei costumi di vita, l'affermazione di strumenti di comunicazione di massa e la nascita della cultura di massa.
Sono totalitarie quelle società sorte nel primo dopoguerra, in cui lo stato tende al controllo totale d'ogni manifestazione proveniente dalla società civile. Questo termine a partire dal secondo dopoguerra verrà ampiamente utilizzato anche per definire I regimi comunisti sorti in Europa orientale e che in vari modo hanno riproposto il modello staliniano.
Ciò che comunemente viene detto totalitarismo è un concetto molto complesso con alcune ambiguità, molti limiti e dall'incerta utilità. Data l'enorme ricerca storiografica sulla seconda grande guerra e la molteplicità di saggi sull'argomento, risulta molto difficile, se non impossibile, darne una definizione unitaria. Se una definizione è quello che si cerca, quella più diffusa e condivisa è quella di Fridrich e Brzezinski, secondo la quale il regime totalitario è caratterizzato da:
- un'ideologia ufficiale che abbracci tutti i campi della vita dell'uomo
- un partito unico, gerarchicamente sotto un capo
- un sistema di terrore fisico e psichico
- il monopolio da parte del partito e dello stato di tutti i mezzi di
- comunicazione di massa e il potenziamento della proanda
- il monopolio da parte del regime di tutti i mezzi effettivi della lotta
armata, una forma di controllo e di direzione centralizzata dell'economia.
Lo scopo principale di dare una definizione di totalitarismo era tentare un confronto tra nazismo, fascismo e comunismo e osservare possibili correlazioni con i regimi moderni.
Sempre in questo periodo, tra le due grandi guerre, da una parte si vede il rafforzamento dei sindacati, caratterizzanti dello stato democratico, con una crescita dell'aiuto pubblico ai meno abbienti, infine si formano delle specie di servizi sociali e la costruzione di opere di grande utilità; dall'altra parte vi è una crisi dello stato nazionale.
Esso è stato fonte in ambito internazionale di grande instabilità e ha favorito il crescere di una certa interdipendenza economica tra I diversi stati con l'esigenza di un mercato continentale.
L'idea d'Europa, oramai, è presente in più concezioni, sotto un punto di vista di lungo periodo nell'universalismo cristiano, sul medio periodo nell'Illuminismo (Kant e Hamilton) ed infine sul breve periodo nelle più importanti teorie politiche contemporanee, come superamento dello stato nazionale.
A questo punto si mettono a confronto tre strategie per ottenere un'Europa non più cosi divisa al suo interno.
La prima che si elenca, non per importanza, è il Funzionalismo: mira ad uno sviluppo graduale della cooperazione internazionale in settori limitati, ma via via più importanti delle attività statali, a tal punto da arrivare ad uno svuotamento progressivo dello Stato nazionale.
La seconda è il Confederalismo, esso mantiene completa sovranità nazionale e su questa base propone la collaborazione internazionale.
L'ultima è il federalismo, che sostiene la necessità di un effettivo trasferimento di sostanziali poteri nazionali ad un organismo internazionale.
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