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Dissenzienti per caso Di Alessandro Nardone
Dissenzienti
per caso
Di
Alessandro Nardone
Il vecchio dissenso ideologico
è morto. Si è sciolto e frammentato in mille comportamenti
giovanili.
Che cosa
significa oggi essere "dissenzienti", all'indomani di anni che hanno stabilito
con brutalità il trionfo culturale e psicologico della pacificata
adesione al mondo così come è? Esiste ancora uno spazio per chi
dissente? E quali sono i nuovi soggetti che esercitano il diritto a dissentire?
Ciò che appare certa è la fine del dissenso ideologico, che si
nutriva di argomenti razionali, filosofici, politici. Nel mondo
post-industriale e post-ideologico in cui viviamo è probabilmente
necessario chiudere il discorso del dissenso nutrito di filosofia hegeliana ed
economia marxista. E riaprirlo con una maggiore attenzione e sensibilità
ai microsegnali ed ai frammenti che provengono dalla realtà. La fine del
dissenso ideologico apre la strada al dissenso diffuso, frammentato e forse
inconsapevole. I protagonisti di questo nuova
stagione del dissenso post-ideologico sono probabilmente nella nostra
fascia di età. Privi di ideologie totalizzanti, di verità forti
ma con grumi di resistenza più o meno oscuri che impediscono una totale
ed ebete adesione alla realtà data. Sono un esercito di potenziali
dissenzienti portatori di particelle di dissenso diffuso più o meno
cosciente che dovremo imparare a conoscere. Si esprimono in nuove distanze dal
mondo in nuove lontananze che non necessariamente sono cariche di un'acuta
sofferenza, ma che rimandano comunque a una irriducibilità rispetto alla
realtà così come è data. Scrivere poesie, farsi uno
spinello, dormire tutto il giorno, soffrire di anoressia, rifiutarsi di
votare . . Comportamenti così dissimili e così diffusi devono
significare qualcosa. Danno l'idea di un universo sulfureo che ribolle sotto la
superficie apparentemente levigata della vita normale . Su questi comportamenti
dobbiamo interrogarci, soprattutto per far comprendere una cosa fondamentale.
Quale significato assumono quei comportamenti microeversivi? Conservano il
significato anche simbolico di una sfida allo stato delle cose o si riducono a
semplice e neutro passatempo e a travaglio personale? In altri termini si
esauriscono nel cerchio tutto privato della vita individuale o coinvolgono
più o meno consapevolmente il rapporto con il mondo? Noi giovani
dovremmo dirlo a noi stessi e urlarlo agli altri. Anche per staccarsi di dosso
quell'immagine incolore da bravi ragazzi!
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