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Gli dei dell'Egitto
Qui di seguito sono riportati i principali dei dell'Egitto:
Osiride
Una delle grandi divinità egizie, era adorato come dio della vegetazione e dell'agricoltura. Il suo centro di culto più importante era Abido. Rappresentato in forme umane, con il volto dipinto di verde, colore della rigenerazione, lo stretto mantello che ne fascia il corpo e gli dà l'aspetto di una mummia. Lo accomnano i tipici attributi regali scettro, flagello, pastorale e corona bianca dell'Alto Egitto affiancata da piume. Talvolta le sue carni sono rafurate in coloro nero, spesso il dio è situato all'interno di un naos o di una cappella. Si credeva che in origine fosse stato un re umano, colui che aveva portato la civiltà in Egitto. Fu ucciso da suo fratello Seth, il suo corpo venne smembrato e disperso in tutto il paese; dopo la sua morte, lside concepì da Osiride un lio cui fu dato il nome di Horus, il piccolo. Ella raccolse le membra disperse del marito e Horus, quando fu grande, combatté e sconfisse Seth, vendicando la morte del padre. Finalmente fu radunato il consiglio degli dei per decidere chi fosse il vincitore della disputa. Essi diedero ragione a Horus e Osiride fu fatto risorgere, diventando re dei morti e giudice degli inferi. Il faraone defunto fu con lui identificato. Il mito è raccontato nelle opere di Plutarco. Il culto di Osiride dava alla gente la speranza di continuare la vita dopo la morte.
Anubi
Era il dio che aveva imbalsamato Osiríde e presiedeva alla mummificazione. Patrono degli imbalsamatorì e 'signore delle necropoli'. Nell'oltretomba presiedeva alle cerimonie funebri, custodendo il defunto e assicurandogli vitto e buona sepoltura. Il centro del suo culto era a Cinopoli, ma veniva largamente venerato anche altrove. Il suo nome è traducibile in 'sciacallo'; era infatti rappresentato sotto forma di sciacallo o di cane nero, spesso accovacciato su un modello di cappella funeraria o su un naos, con una fascia rossa attorno al collo e un flagello tra le zampe posteriori. Talvolta era rappresentato anche in forma umana con testa di cane, croce ankh in una mano e scettro nell'altra. Nel culto di Osiride, divenne il fratello di quest'ultimo, secondo altre versioni del mito, aiutò a seppellirne il corpo.
Sobek
Dio dalla testa di coccodrillo, venerato particolarmente a Crocodilopoli e a Kom Ombo. Dio dell'acqua associato alla fertilità, ebbe molta importanza durante la XII dinastia. Era rappresentato come coccodrillo o come uomo con testa di coccodrillo.
Khnum
Antichissimo dio egizio rafurato con corpo umano e testa di ariete oppure come ariete, venerato soprattutto a Esna e a Elefantina. Creatore degli uomini e delle varie forme di vita, si riteneva che avesse forgiato il genere umano sulla sua ruota da vasaio. Era anche guardiano delle sorgenti del Nilo e presiedeva alle inondazioni. E' rafurato mentre esegue ritratti del sovrano durante l'incoronazione.
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Fratello di Osiride, fu considerato come la personificazione del male nell'antico Egitto e fu rappresentato come un animale non identificato simile al cinghiale, oppure come uomo con testa di animale. Rappresentava le terre di confine, il deserto e gli stranieri. Seth fu venerato soprattutto quando gli hyksos conquistarono l'Egitto. Nella mitologia è sconfitto da Horus, il quale vendica così la morte di suo padre Osíride.
Ptah
Divinità egizia della città di Menfí, dove era considerato creatore del cosmo, oltre che patrono degli artisti e dio dinastico. Avvolto in vesti aderenti, tali da dargli aspetto crisaliforme, spesso con carni di colore verde, impugna nelle mani giunte sul petto lo scettro sul quale sono sovrapposti una croce ankh e un pilastro ged; la testa è rasa o coperta dalla calotta, e la barba posticcia. Generalmente in piedi, ma anche seduto, spesso è rafurato all'interno di un naos che presenta una finestra dalla quale si scorge il suo busto. Ptah, che fu il marito di Sekhmet e il padre di Nefertum, divenne il protettore degli artigiani. Fu anche una delle divinità primitive dell'Egitto e successivamente venne associato a Osiride.
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In origine era il dio locale delle tribù della zona di Tebe. Quando poi i principi di Tebe si impadronirono del trono d'Egitto divenne la suprema divinità dei pantheon, assimilandosi al dio Ra sotto il nome di Amon-Ra. Il più grande tempio di Amon era quello di Karnak. I suoi sacerdoti rivaleggiarono in potenza con il faraone. A lui erano consacrati l'oca (secondo il mito il sole nascerebbe da un uovo primordiale) e l'ariete dalle corna ricurve. Venne rafurato in forme umane, come sovrano, con due alte piume sul capo, e talvolta con testa d'ariete.
Thot
Dio egizio di carattere lunare, era ritenuto a Hermopolis la divinità suprema; aveva corpo umano e testa di ibis, talvolta di scimmia, e luna falcata sul capo. Venerato come dio della parola creatrice, della scrittura e del calcolo e considerato scriba degli dei e misuratore del tempo, era come tale patrono degli scribi, e inoltre nell'aldilà era addetto alla psicostasia. Svolgeva un ruolo importante come impiegato della corte alla cerimonia del peso del cuore nel giorno del giudizio. Aveva l'incarico della scrittura, della lettura, della matematica e di tutte le occupazioni con riferimento alla cultura e alla professione di scriba. Attraverso la conoscenza dei geroglifici, aveva anche il controllo della magia e dei maghi.
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Come dice il nome stesso, dio egizio del sole che a Eliopoli ebbe il suo maggiore centro di culto. Fu ritenuto dio creatore dell'universo, dio dello stato e della giustizia; si riteneva che percorresse il cielo sulla 'barca dei milioni di anni' durante il giorno. Veniva rafurato come uomo con testa di falco e disco solare con ureo sulla testa, in seguito ai processi di assimilazione all'altra divinità solare Horus.
Iside
Una delle maggiori divinità egizie. Protettrice del benessere, delle nascite, dei naviganti e dello stato. Ebbe un ruolo fondamentale nel mito di Osiride, lo sposo ucciso e smembrato dal fratello Seth, del quale cercò e ricompose le spoglie ridandogli vita e concependo il lio Horus. e talvolta come sparviero o in forme femminili, con il disco solare tra due corna bovine ( in quanto assimilata a Hator ), o con il suo geroglifico ( un seggio ) sulla testa e il nodo iliaco sull'abito. Come moglie di Osiride, Iside divenne simbolo della comna e della madre ideale. Essa diventò una tipica ura di dea madre. Sebbene fino all'arrivo dei Romani Iside non avesse propri riti, né propri templi, il culto continuò e si diffuse fuori dell'Egitto dopo il declino della civiltà egizia. Nella mitologia essa era sorella di Neftis e del suo stesso marito Osiride. Suo lio era Horus, il piccolo che generalmente veniva rafurato seduto sulle sue ginocchia.
La famiglia egiziana
La famiglia era per gli egiziani un punto di riferimento fondamentale. La donna godeva di notevole prestigio e, se rimaneva vedova, poteva diventare capofamiglia. I li molto spesso vantavano orgogliosamente, oltre l'ascendenza paterna, l'ascendenza materna. Agli uomini era però concesso di avere più di una moglie, mentre le donne erano punibili anche con la morte se tradivano il marito.
Affettuose cure erano dedicate ai bambini, che nei limiti delle possibilità economiche familiari venivano allevati con cura, educati e istruiti. La società egiziana, relativamente prospera, poteva occuparsi con sollecitudine della prole, e quando altre società contemporanee, ancora impegnate nella lotta per la sopravvivenza fisica, usavano abbandonare o uccidere i neonati 'in soprannumero'.
Il mito di Gilgamesh
Il più antico personaggio della letteratura mondiale è l'eroe più famoso nella mitologia mesopotamica: Gilgamesh. Il suo mito è stato fissato in forma di poema epico nell'Epopea di Gilgamesh, giunta a noi in redazioni diverse e in frammenti di varia epoca: i testi più antichi sono del III millennio a.C. e in lingua sumerica; i più recenti sono traduzioni semitiche (babilonesi e assire) ma non prive di una loro creatività e indipendenza dall'originale. Nell' Epopea Gilgamesh appare come un re di Uruk, legato in amicizia a Enkidu, altro fortissimo eroe. I due lottano per l'immortalità, ma si tratta ancora dell'immortalità in senso eroico: il conseguimento di imprese la cui fama sopravviva alla breve permanenza su questa terra. Poi Enkidu muore e Gilgamesh, affranto dal dolore, vorrebbe riportarlo in vita. Gli si pone così il problema dell'immortalità in senso concreto, ossia della lotta contro la morte stessa. Si mette alla ricerca dell'unico uomo che abbia potuto sfuggire alla morte: Utnapishtim, l'unico scampato al diluvio (secondo la versione babilonese). Lo trova dopo avventure d'ogni genere e ottiene da lui solo un surrogato dell'immortalità, una pianta che ha il potere di far ringiovanire. La vera immortalità - gli rivela Utnapishtim - è soltanto quella degli dei. La pianta magica sarà rapita a Gilgamesh da un serpente e l'eroe resterà sconfitto dall'ineluttabilità della morte, carattere proprio alla condizione umana.
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