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IL DISADATTAMENTO, LE FORME DI RIVELAZIONE, GLI ASPETTI DEL DISADATTAMENTO

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IL DISADATTAMENTO


Aspetti psicologici e sociologici del disadattamento, forme di rilevazione e effetti sul comportamento scolastico dell'alunno


Per adattamento si intende quel processo di autoregolazione attraverso il quale l'individuo supera le tensioni che sorgono tra la sua persona e l'ambiente, modificando aspetti della propria condotta in modo da raggiungere un equilibrio personale.

Non sempre l'adattamento rappresenta un rapporto positivo nei confronti dell'ambiente: adattarsi a vivere in un ambiente disagiato, socialmente limitato e culturalmente povero, come le aree depresse, i baraccamenti, i sobborghi urbani satelliti o "dormitori", può significare accettare passivamente situazioni che vanno invece combattute e modificate.

Dal punto di vista pedagogico è meglio dire adattamento promozionale all'ambiente, anziché semplicemente adattamento.



I concetti di adattamento e di disadattamento sono dunque dei concetti "relativi", perché variano a seconda delle situazioni e degli ambienti. Così, ad esempio, soggetti disadattati in famiglia non lo sono nella scuola, o viceversa.

L'ambiente scolastico può essere partecipativo e promozionale, ma può essere anche oppressivo ed ancorato a procedimenti frustranti.

Un soggetto aperto, di intelligenza creativa, curioso, portato ad organizzare d'iniziativa la propria giornata ed il proprio studio troverà notevoli difficoltà ad accettare la routine di una scuola non partecipativa e non promozionale e finirà con il comportarsi come un disadattato, cioè con l'essere aggressivo e provocatorio, con il rifiutare le norme e col presentare carenze negli apprendimenti.

In conclusione, il concetto di disadattamento deve essere sempre posto in relazione: a) all'ambiente sociale; b) all'ambiente familiare e c) all'ambiente scolastico nel quale vive il soggetto.

Non esistono disadattati in sé e per sé. E' una osservazione importante perché accade talvolta di trovarsi di fronte a ricerche sul disadattamento scolastico, soprattutto di carattere sociologico, che considerano la scuola e le sue esigenze come un dato fisso, sulla cui base vengono poi formulati i giudizi sulla condotta e sul profitto dello scolaro, mentre le ricerche sul disadattamento nella scuola dovrebbero tenere presenti anche gli aspetti pedagogici dell'ambiente scolastico, a cominciare dalle metodologie applicate e dagli atteggiamenti degli insegnanti.

C'è poi da considerare la  terminologia; i disadattati sono indicati con espressioni e termini diversi, che risalgono alle interpretazioni date del disadattamento.

I Francesi parlano di scolaro "indapté", gli Americani di "exceptionnel". Da noi, fino a qualche tempo fa, si usava il termine "anormale", ma ciò sottolineava soprattutto le deficienze psicologiche e mentali che in taluni casi di disadattamento venivano riscontrate; c'era inoltre la tendenza a separare in modo abbastanza netto il gruppo dei ragazzi normali da quello degli anormali, presentando il deficit come un fattore assoluto. Alcuni preferivano chiamare i ragazzi di questo genere "subnormali" o "ipodotati", oppure "caratteriali", "difficili", "diversi".

Più recentemente, sono state usate espressioni nuove, che hanno messo in evidenza ulteriori aspetti del disadattamento.

Parlare di ragazzi "anormali" o "subnormali", oppure di ragazzi "difficili" o "diversi", o ancora di "ragazzi  con problemi", non è la stessa cosa, anche se tutti questi soggetti possono essere giudicati scolasticamente dei disadattati, sia per quanto riguarda il profitto, sia per quanto riguarda la condotta.

E' possibile anche rilevare come le espressioni usate per indicare il disadattamento facciamo riferimento, nel loro insieme, a due contrastanti teorie; la teoria innatista e la teoria ambientalista.

La prima considera il disadattamento conseguenza soprattutto di una serie di fattori innati, in parte ereditati e congeniti di natura caratterologica, mentale e psicologica insieme; la seconda mette in evidenza il fatto che le cause del disadattamento non sono ascrivibili al soggetto, ma debbono piuttosto essere ricercate nell'ambiente in cui egli vive, nella cultura familiare ed in tutta un serie di fattori esterni di cui il soggetto non è responsabile.


LE FORME DI RIVELAZIONE


E' anche difficile stabilire delle classificazioni del disadattamento scolastico non solo perché ognuna di esse risente delle concezioni degli esperti che l'hanno preparata, ma anche perché tutte risultano imprecise ed incomplete.

Il criterio più usato era fondato sui tests del Quoziente Intellettivo (Q.I), per mezzo dei quali venivano stabilite delle graduatorie di livello intellettuale. Il metodo di fissare livelli e gruppi di prestazione intellettiva in termini di rigidi valori Q.I. non pare più corretto.

Inizialmente si riteneva, infatti, che la funzione del cervello fosse di natura statica e che l'esperienza dei primi anni di vita, in particolare quella che precede lo sviluppo del linguaggio, non avesse importanza.

Oggi si pensa invece esattamente il contrario. Il concetto di intelligenza risulta modificato in senso più ampio, più pragmatico, maggiormente rapportato all'apprendimento ed al comportamento umano e che essa è meglio definita in termini di rendimento e di adattamento ai modelli culturali.

Altri autori rilevano, poi, come neanche i tests Q.I. più sganciati dalle conoscenze e dalla preparazione del soggetto, possono cogliere l'intelligenza come forma innata, libera dall'influenza dell'ambiente.

Perfino i test culture-free, cioè liberati da fattori culturali e creati per evitare lo svantaggio che ceti più modesti incontrano in reattivi che richiedono abilità verbali, risentono fortemente dell'ambiente culturale in cui vive il soggetto.

Per tali motivi una classificazione del disadattamento scolastico in puri termini di intelligenza formale non pare più accettabile.

Risulta difficile anche una distinzione basata troppo rigidamente su cause interne o esterne del disadattamento, responsabili delle condotte irregolari del soggetto e del suo insuccesso scolastico.

Per fare un esempio, uno dei fattori riconosciuti del profitto scolastico è la spinta al successo. Tuttavia chi può distinguere fino a che punto nella spinta al successo intervengono fattori psicologici, come l'ambizione personale, il desiderio di riuscita, la volontà, e fino a che punto tutti questi aspetti risultino stimolati ed accentuati, o al contrario, oppressi ed annullati?

Gli esperti si limitano a distinguere, in modo estremamente schematico, tra bambini con deficit intellettivo e bambini caratteriali. La tendenza generale è studiare caso per caso, attraverso un'anamnesi particolare e prove specifiche, in modo da trovare le cause originarie del disadattamento e la relativa terapia.

Se qualche tentativo di classificazione viene fatto, a titolo di orientamento, esso guarda piuttosto ad un insieme di cause e fattori che ad alcuni aspetti soltanto. S. Chiari, ad esempio, riconosce i seguenti insiemi di cause:

Ø                                   cause esclusivamente estrinseche ( a patogenesi

sociale );

Ø                                   cause prevalentemente estrinseche con effetti sul

piano caratteriologico e comportamentale, senza

una diretta o sicura compromissione dello

sviluppo mentale;

Ø                                   cause prevalentemente estrinseche con disturbi

sia a livello caratterologico ( affettivo, emotivo,

sociale ) sia a quello intellettuale ( ipodotazioni);

Ø                                   cause prevalentemente intrinseche con

manifestazioni più direttamente apprezzabili sul

piano intellettivo ( insufficienze mentali );

Ø                                   cause prevalentemente intrinseche con

manifestazioni più direttamente osservabili a

livello comportamentale per ritardi, regressioni

della sfera affettiva ed emotivi.



GLI ASPETTI DEL DISADATTAMENTO


In una ricerca svedese il disadattamento scolastico veniva accertato in base a sei parametri: aggressività, negligenza, passività, onestà, attenzione e conformità. In un'altra ricerca, sempre svedese, venne tenuto conto soltanto di un aspetto: l'infrazione alla disciplina.

Nel complesso gli aspetti più importanti del disadattamento scolastico possono essere considerati: l'aggressività, l'instabilità, l'iperemotività, l'apatia, la dipendenza affettiva e la difficoltà di socializzazione.

Da un punto di vista psicologico, gli esperti distinguono tra aggressività ostile, aggressività silenziosa, e aggressività costruttrice e creativa. Nella scuola l'aggressività si manifesta come opposizione verso l'insegnante e la disciplina in genere. Lo scolaro aggressivo è sfrontato, disubbidiente, a volte insolente con l'insegnante e con i comni. Verso questi ultimi egli assume atteggiamenti di forza, con provocazioni e percosse o facendo dispetti. L'aggressivo si rivolta anche contro le cose, considerate come il prolungamento dell'insegnante o dei comni, e perciò oggetti di uso comune o di proprietà altrui vengono nascosti, danneggiati, a volte per sistema, a volte occasionalmente reagendo a situazioni più difficili.

L'aggressività si esprime anche con atteggiamenti di rifiuto o di passività, oppure con un linguaggio violento e provocatorio, ma taluni soggetti assumono atteggiamenti aggressivi anche per manifestare la gioia, il successo.

L'aggressività  può venire provocata da lesioni cerebrali, ma anche da un clima familiare caratterizzato dall'iperdominanza, dal rifiuto del lio da parte dei genitori, dall'ipervalutazione; o dal bisogno di acquistare stima e considerazione presso i comni; oppure dalla cultura ambientale, alla quale il ragazzo non si adatta, e dal gruppo coetaneo con il quale egli si scontra.

Essa può anche essere affetto tanto di un ambiente scolastico repressivo, quanto della necessità di ricercare una compensazione psicologica a situazioni di frustrazione.

Il secondo aspetto del disadattamento scolastico è costituito dall'instabilità, che si manifesta come incapacità di attenzione prolungata e di concentrazione. Il soggetto instabile è sempre in agitazione ed in movimento. Non ferma il suo interesse su un oggetto o su di una attività in modo prolungato, ma passa da un interesse all'altro, da un'attività all'altra secondo lo stimolo del momento.

Il suo difetto principale è costituito dalla mancanza di autocontrollo. L'instabile inizia affrettatamente ogni attività ed altrettanto affrettatamente la conclude o la abbandona.

Si appassiona subito ad ogni impresa, ma con pari facilità abbandona ciò che ha cominciato per dedicarsi ad altre occupazioni altrettanto passeggere. Lo soggetto instabile è distratto, rumoroso, disordinato, incapace di legami prolungati, di opinioni consolidate e di salde amicizie, perché è sempre alla ricerca di qualcosa di diverso.

Dato che le sue capacità di inibizione sono limitate egli non risente all'impulso ed al capriccio e si abbandona all'istinto. Tra due obiettivi sceglie quello più vicino e di vantaggio immediato. Ogni avvenimento piacevole, ogni momento di gioia accentuano la sua instabilità. Sembra alla perpetua ricerca di un << paradiso perduto >> che non riesce mai a raggiungere.

L'instabilità è legata spesso ad un carattere debole ed istintivo, sensibile agli accadimenti esterni. L'educazione familiare può concorrere ad accrescere una situazione di instabilità, oppure a mitigarla.

Genitori insicuri ed indecisi, che pretendono dal lio prima una cosa poi un'altra, oppure genitori in contrasto tra di loro sul genere di educazione da impartire, o ancora in conflitto per motivi diversi finiscono col causare forme più o meno acute di instabilità.

Il soggetto instabile ha bisogno di una ura parentale sicura e di una personalità forte su cui identificarsi e da cui mutuare quella stabilità di atteggiamenti e quella capacità di darsi una regola che gli mancano.

Simile per certi aspetti all'instabile è l'iperemotivo, la cui caratteristica fondamentale è costituita dalla profonda risonanza che hanno in lui i fatti esterni, e dalle emozioni prolungate che essi suscitano. L'individuo iperemotivo si abbatte e si esalta facilmente provando, anche per cause minime, sentimenti molto intensi. Passa con facilità dal riso al pianto e dalla gioia alla tristezza gesticolando in modo disordinato. Senza causa apparente egli esplode in collere violente che però altrettanto facilmente si placano.

L'iperemotività agisce sulle capacità di concentrazione del soggetto e sulle facoltà in genere, che risultano annebbiate. Paralizzato dall'emozione il soggetto iperemotivo diventa incapace di agire, oppure è preso da un'agitazione priva di ogni controllo.

Come per l'instabile anche per l'emotivo è possibile ritrovare delle cause esterne, collegate all'ambiente od alla famiglia, che aggravano il suo stato.

Soggetti normalmente emotivi che vivono in famiglie disunite, o con genitori iperdominanti, oppure che devono superare situazioni di continua frustrazione a scuola o nel gruppo coetaneo vedono aggravarsi questo loro atteggiamento caratteriologico fino a diventare dei disadattati sociali, mentre al contrario soggetti dello stesso tipo vissuti in famiglie equilibrate e serene, nelle quali si sa anche sorridere e sdrammatizzare i fatti di ogni giorno, pur continuando a sentire emotivamente le situazioni esterne in modo più profondo degli altri, riescono ad acquistare un loro equilibrio interiore ed a controllare il comportamento.

Altro aspetto del disadattamento è l'apatia. A differenza dell'iperemotivo, l'apatico appare insensibile alle stimolazioni esterne che sembrano passare senza lasciar traccia. Privo di reazioni, lontano dal mondo e dalla realtà, quasi del tutto assente, egli non sembra avere interessi di sorta, non si affeziona né alle persone né alle cose.

Il soggetto apatico non è scosso né da minacce né dall'insuccesso, perché i risultati gli sono indifferenti. Tutto assorbito dal proprio Io profondo egli si avvicina al soggetto autistico, pur senza raggiungere gli eccessi.

L'ambiente sociale e quello familiare sono molto importanti per l'influenza che esercitano sui soggetti apatici.

Ancora una volta la famiglia, la scuola, il gruppo coetaneo ricoprono un ruolo fondamentale per il recupero dell'apatico. Carenze affettive, disinteresse dalla famiglia, mancanza di occasioni di valorizzazione e di successo, insufficienza di stimolazioni possono accentuare una forma naturale di scarso interesse verso la realtà esterna fino a trasformarla in pigrizia mentale ed in apatia.

Nel complesso il comportamento del disadattato è caratterizzato dalla frequenza di un medesimo atteggiamento che si riproduce in circostanze differenti e dalla scelta di reazioni sempre eccessive in rapporto alla realtà esterna.

Un altro aspetto del disadattamento, soprattutto ai primi livelli di età, è costituito da una certa immaturità emozionale, denominata dipendenza affettiva, per la quale il soggetto ha bisogno degli adulti e della loro presenza per poter portare a termine un determinato compito.

La dipendenza affettiva può assumere forme diverse, come la necessità di essere rassicurati, il bisogno di tenerezza, di essere continuamente approvati.

L'ultimo aspetto del disadattamento, che frequentemente, poi, si abbina alle forme fino ad ora considerate, è costituito dalla difficoltà di socializzazione, intesa come incapacità di stabilire un rapporto corretto con il gruppo coetaneo. Le situazioni possono essere varie.

L'aggressivo, l'instabile, l'iperemotivo malamente si adattano al gruppo coetaneo, perché non si conformano alle sue regole, non riescono a far propri gli atteggiamenti comuni e le norme di condotta accettate dal gruppo.

Spesso ne consegue che il gruppo medesimo rifiuta il soggetto disadattato, lo emargina, a volte lo provoca e lo deride, aumentando, con tale atteggiamento, l'aggressività o l'emotività del soggetto.

Altre forme di conflitto con il gruppo possono nascere da una diversa matrice culturale e da forme di educazione domestica eccessivamente dominanti o protettive: allora il soggetto non risulta capace di stare con i comni perché vuole ripetere con loro gli atteggiamenti di dominio subiti in famiglia, oppure perché non ritrova nel gruppo l'atmosfera protettiva alla quale è abituato. 




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