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Il Ciclismo
Storia del ciclismo
Un grande del Ciclismo: Gino Bartali
Alimentazione
Le gare ciclistiche più importanti
Il doping nel ciclismo
Relazione di Roberta Murroni
classe II C
Il Ciclismo: uno sport per tutti.
Anche gli ultimi studi lo confermano: il Ciclismo è uno sport per tutti.
Chiunque, in buona salute, può andare in bicicletta o almeno in cyclette e mantenersi, quindi, grazie a questo esercizio aerobico in buona forma fisica.
Negli anni passati era convinzione dei più che la bici fosse un esercizio faticoso ed adatto solo ai più giovani.
Recenti studi hanno invece dimostrato che il ciclismo, poiché può essere praticato a diversi stadi di difficoltà è adatto a tutti, dai bambini agli anziani, donne e uomini.
La sua pratica oltre ad essere un ottimo esercizio fisico che ci aiuta a bruciare grassi e calorie, migliora le condizioni dell'apparato cardiovascolare ed accresce la forza e la resistenza.
L'ideale sarebbe, però, svolgerlo per almeno 20-60 minuti al giorno ed almeno 3 volte la settimana per poter avere dei risultati sia come benessere fisico sia come esercizio fisico all'insegna del dimagrimento.
Inoltre la possibilità di praticarlo all'aria aperta non solo giova al corpo ma anche alla psiche scaricandoci dallo stress accumulato dalla vita sedentaria negli uffici o in mezzo al traffico delle città.
I vantaggi del ciclismo, poi, rispetto ad altri sport sono numerosi.
possibilità di praticarlo da soli o anche in comnia
possibilità di praticarlo a qualsiasi età (previo controllo medico prima di praticarlo ad un livello agonistico)
miglioramenti a livello cardiovascolare
poco stress a carico delle articolazioni (al contrario ad esempio della corsa a piedi)
si bruciano facilmente grassi e calorie
aumento della resistenza e della forza muscolare.
possibilità di praticarlo all'aria aperta, quindi a contatto della natura, o al chiuso (rulli, cyclette)
Particolarmente adatto anche alle donne per tonificare i glutei e rassodare le gambe, oltre ovviamente al solito discorso della perdita di peso e del miglioramento fisico dovuto all'esercizio aerobico.
Prima di iniziare a praticare il ciclismo ricordatevi però di sottoporvi ad un controllo medico specialmente se avete intenzione di praticarlo ad un certo livello. (Per poter partecipare alle gare è in genere necessario il tesserino e suo pre-requisito è la visita medica presso un centro di medicina sportiva).
Importante, infine, per chiunque, non strafare.
Specialmente le prime uscite, se si arriva a casa da un allenamento stremati, a meno che le motivazioni non siano molto forti, a volte ci si demoralizza e ci si stufa.
Alcune nostre caratteristiche di base ci possono già indirizzare su qual'è il nostro livello di fitness e quindi di attitudine allo sforzo nella pratica del ciclismo:
Il primo prototipo di bicicletta, il celerifero, fu presentato al Palais Royal nel 1791, ma per vedere la realizzazione della prima 'vera' bicicletta occorre attendere l'invenzione del velocipede, progettato e costruito nel 1861 dai francesi Pierre ed Ernest Michaud. La prima gara, su 1200 metri, si disputò nel parco di Saint Cloud a Parigi, nel 1868, e il vincitore fu un inglese, James Moore. In questo periodo si cominciarono a disputare in Francia le prime corse su strada; l'Italia accolse ben presto il nuovo sport: nel 1870 si svolse la prima gara importante, la Firenze-Pistoia, di 33 km, vinta dallo statunitense Rynner van Hestet, e nello stesso anno si disputò il Circuito dei bastioni milanesi (11 km) vinto da Giuseppe Pasta in 37 minuti.
Tra la fine del secolo e i primi anni del seguente gli appassionati del nuovo mezzo cominciarono in tutta Europa a fondare circoli e associazioni, organizzando manifestazioni e gare che hanno resistito per decenni diventando dei classici di questo sport. Già nella prima Olimpiade moderna (Atene 1896) la bicicletta era presente con varie specialità (le gare femminili dovettero aspettare quasi un secolo; furono introdotte solo nel 1984). Nacquero a partire da questo periodo alcune delle corse su strada più rinomate: tra le gare a tappe il Tour de France (1903), il Giro di Lombardia (1905), il Giro d'Italia (1909, organizzato dalla 'Gazzetta dello Sport'), il Giro delle Fiandre (1913), il Giro di Sna (1935); tra le gare in linea la Liegi-Bastogne-Liegi (1892, la più antica delle 'classiche' ancora oggi disputate), la Parigi-Roubaix e la Parigi-Tours (1896), la Milano-Sanremo (1907) e, più in là negli anni, la Freccia Vallone (1936). Del 1927 è la prima edizione del campionato del mondo su strada.
Nel volgere di pochi decenni, la bicicletta si era trasformata da passatempo aristocratico e vagamente stravagante in mezzo di trasporto di massa, in Italia non meno che nel resto d'Europa; la stessa sorte aveva seguito il ciclismo sportivo, specie quello su strada, che ormai poteva contendere al calcio il primato della popolarità. I campioni del ciclismo erano eroi popolari, veri e propri miti delle due ruote, e tali sono rimasti alcuni nel ricordo. Se personaggi come Ottavio Bottecchia, Costante Girardengo, Alfredo Binda e Learco Guerra riportano agli anni Venti e Trenta, anni eroici del ciclismo, nomi come Gino Bartali, Fausto Coppi, Fiorenzo Magni, Hugo Koblet, Louison Bobet e Charlie Gaul evocano terribili salite e fughe solitarie, tubolari di ricambio a tracolla e gesti nobili sulle polverose strade d'Italia e d'Europa che, uscite dalla catastrofe della seconda guerra mondiale, si andavano faticosamente ricostruendo. La radio e il bianco e nero dei cinegiornali (e in seguito della televisione) diffondevano le imprese leggendarie di questi campioni: il pubblico si divideva in accesi e irriducibili schieramenti (esemplare in Italia la rivalità tra 'coppiani' e 'bartaliani'), ma i valori messi in gioco erano chiari, comuni, comprensibili e accessibili: la tenacia, l'impegno, il rispetto e il lavoro di squadra. Nel ciclismo, infatti, al di là delle mitologie personali dei singoli assi, fondamentale è il lavoro della squadra, dal capitano al più umile gregario, che contribuisce collettivamente al risultato, che si tratti della maglia rosa del Giro o di quella gialla del Tour. Il ciclismo è confronto, sfida. E' uno sport nobilitato dai duelli che entusiasma per i corpo a corpo rimasti indementicabili. I grandi rivali ciclicamente nascono, si combattono, dividono le tifoserie, si insultano, sgomitano a suon di trionfi e dichiarazioni bellicose, di picccole e grandi vendette che talvolta nuociono ad entrambi. Ma poco importa. Bianco contro nero, eleganza contro coraggio, schivo contro esuberante: questo è ciò che desideriamo per il nostro ciclismo. E' così da sempre. Binda-Girardengo, Binda -Guerra, e uno straordinario Coppi-Bartali degno dei migliori Roma-Lazio. Gimondi-Motta, Moser-Saronni, Bugno-Chiappucci. I derby accendono, infiammano i cuori più delle battaglie contro il pericolo straniero. Il ciclismo si alimenta in popolarità con queste sfide sostenute da una tifoseria di tipo calcistico, disposta lungo le strade come le più calde curve degli stadi. Bartali contro Coppi è ormai leggenda. Fausto Coppi, morto di malaria il 2 gennaio 1960 non può contrastare la verve ciarlatoria rimasta a 'Ginettaccio' Bartali.
Si possono ricordare alcuni dei nomi che in tempi più recenti hanno fatto la storia del ciclismo: i belgi Eddy Merckx e Roger De Vlaeminck; i francesi Jacques Anquetil, Laurent non e Bernard Hinault; l'irlandese Stephen Roche e lo statunitense Greg Lemond; lo snolo Miguel Indurain; e gli italiani Felice Gimondi, Francesco Moser, Giuseppe Saronni, Gianni Bugno, Claudio Chiappucci e Marco Pantani, per le corse su strada; Antonio Maspes e Sante Gaiardoni per le specialità su pista. Maria Canins è stata una delle migliori cicliste italiane.
Nel nostro paese, l'attività ciclistica è rappresentata e organizzata dalla FCI (Federazione Ciclistica Italiana) mentre la federazione mondiale, creata nel 1900, è l'UCI (Union Ciclyste International).
Gino Bartali e' nato a Ponte a Ema, vicino Firenze, il 18 Luglio 1914.
La sua carriera ciclistica fu una delle piu' lunghe e piene di successo nella storia del ciclismo e, come nel caso di Fausto Coppi, venne interrotta dalla seconda guerra mondiale proprio negli anni migliori.
Bartali e' stato probabilmente il piu' famoso e fiero rivale di Coppi (non solo in Italia) ed essi, con le loro battaglie, scrissero alcune delle più famose ine nella storia del ciclismo.
Uno degli episodi più famosi fu scritto al Tour de France del '49, quando Coppi e Bartali dimostrarono di essere i più grandi corridori della loro epoca.
Coppi vinse la corsa e Bartali arrivo' secondo, ma la lotta (nella prima parte del Tour) e la cooperazione fra i due nella seconda parte divenne leggendaria.
Cosi' come storico e curioso è un episodio in cui Bartali porse la sua borraccia a Fausto Coppi
Queste sono le più importanti vittorie nella carriera di Bartali:
Ci sono i ' ciclisti della domenica ', che fanno un pasto completo prima della gara o dell'allenamento o che, al contrario, restano digiuni o quasi per non appesantirsi. In entrambi i casi, commettono un grave errore, che heranno caro un volta in sella.
Ci sono poi gli amatori sempre più allenati e preparati, anche dal punto di vista alimentare, scrupolosamente.
Sono la maggioranza, per fortuna, e rappresentano l'esempio migliore per quanti si sono avvicinati alla bicicletta da poco. A meno che la pedalata non si riduca infatti alla sola passeggiata domenicale senza pretese, addirittura con famiglia al seguito e su bici da città, è indispensabile avviarsi alla pratica ciclistica avendo molta cura del proprio corpo. Coloro che partecipano al gran fondo, o che semplicemente escono in bicicletta durante la settimana da soli o con amici, preferibilmente dopo l'orario da lavoro, sanno bene quali sono le cautele da rispettare.
In generale, la prima colazione deve essere sostanziosa e mai limitarsi al classico caffè consumato al volo sulla porta di casa. Indispensabili, invece, nel caso di pedalato pomeridiana, spremute di agrumi, cereali integrali col latte o yogurt, pane o fette biscottate, marmellata e burro (senza esagerare). Con allenamento di mattina, l'assunzione di carboidrati è essenziale ( pasta, riso, patate, pane, verdura e frutta).
A pranzo, se l'allenamento c'è già stato, bisogna ovviamente reintegrare le energie spese in sella. Quindi vanno bene pasta o riso, limitando i condimenti, carne bianca o pesce magro ai ferri o arrosto, verdure miste cotte o crude. Il tutto accomnato da un panino e acqua minerale - un paio di bicchieri -. Se la pedalata è nel pomeriggio, il menù resta più o meno lo stesso, tranne che l'uscita sia a breve distanza dal pranzo: in questo caso, ci si può limitare a pasto, riso o dolce.
La cena deve comprendere in ogni caso un primo e un secondo piatto, con l'avvertenza che questo, a base di carne o pesce o formaggio o uova ( queste solo una volta a settimana ) deve essere più abbondante del primo, se si è mangiato riso o pasta a mezzogiorno.
E il giorno di gara ? Tanti mangiano la pasta, come fanno i professionisti. Ma ATTENZIONE, diverse corse amatoriali partono di mattina molto presto: in questo caso meglio un' abbondante razione di pane o fette biscottate con burro e marmellata.
Durante la gara, è indispensabile nutrirsi poco ma spesso. Bere tanto, acqua ma anche bevande con fruttosio e maltodestrine, mentre per i cibi solidi sono preferibili i panini a base di burro e marmellata piuttosto che la frutta che potrebbe causare fermentazione. Vanno bene anche le barrette energetiche, purchè non contengano grassi. L'importante, insomma, è reintegrare le energie perse senza appesantire l'organismo con digestioni lunghe e laboriose.
Dopo la corsa, prima di tuffarsi sulla pasta è meglio aspettare un paio d'ore. Molto meglio, prima, prendere bevande reintegratrici e barrette di facile assimilazione da parte dell'organismo.
La Bordaeux-Parigi: fu organizzata il 23 maggio 1891 dalla rivista francese 'Le Véloce Sport', in collaborazione con il 'Vélo Club Bordelais'. Il tragitto, lungo 557 km, era piuttosto accidentato e il vincitore, l'inglese Georges Mills, giunse a Parigi dopo 26h 34' 57'', seguito a distanza di un'ora dal suo concittadino Holbein.
La Parigi-Brest-Parigi: fu inaugurata il 6 settembre 1891; il tragitto di 1.200 km fu percorso dal vincitore Terront, su una bicicletta Humber con pneumatici Michelin, in 71h 16'. Il suo diretto avversario Laval, su bici Clément con pneumatici Dunlop, giunse al traguardo nove ore dopo. La gara fu ripetuta regolarmente ogni dieci anni fino al 1951.
La Parigi-Roubaix: si tenne per la prima volta nel 1896 e vincitore risultò il tedesco Josef Fischer, che percorse la distanza di 280 km a una velocità media di 30,162 km/h.
Il Tour de France: nel 1893 Henri Desgrange, direttore del giornale sportivo 'L'Auto', conseguì il record mondiale dell'ora percorrendo 35,325 km. Il 1° luglio del 1903 riuscì a realizzare una sua vecchia idea, fino a quel momento ostacolata dai più, e cioè una corsa a tappe attraverso la Francia. La gara ebbe fin da subito un grande successo e, ancora oggi, è una delle manifestazioni sportive più seguite al mondo. Il primo Giro di Francia, lungo 2.428 km, contava sei tappe; vincitore fu Maurice Garin, che conservò una media di 25,3 km/h. La seconda edizione del Tour fu segnata da uno scandalo: vinse di nuovo Garin, insieme a tre comni che si classificarono al secondo, terzo e quarto posto; furono tutti squalificati perché si erano accordati durante il percorso e la vittoria passò a Henri Cornet. L'italiano Gerbi, scambiato per Gerin, fu picchiato dal pubblico e costretto al ritiro.
La Sei Giorni: la prima edizione della gara si disputò a New York nel 1899; le edizioni successive riscossero sempre un grande successo e, tra gli italiani, si evidenziarono Ferdinando Terruzzi (24 vittorie), Franco Giorgetti (14 vittorie) e Francesco Moser.
Il Giro d'Italia: Fra il 13 e il 30 maggio del 1909 si disputò la prima edizione di questa 'classica' italiana, ideata dai responsabili della 'Gazzetta dello Sport', Costamagna, Morgagni e Cougnet. Partirono da Milano 127 corridori, ma soltanto 49 terminarono la corsa, lunga 2.448,200 km e in sei tappe. Il vincitore fu Luigi Ganna che, con una media di 37,260 km/h, impiegò 89h 43' 14'' a giungere al traguardo. Il Giro d'Italia rappresenta, fin dalle origini, un evento sportivo e popolare di grande impatto.
La Vuelta di Sna: disputata per la prima volta nel 1935, all'indomani della guerra civile, nacque con l'idea di inglobare gare come il Giro dei Paesi Baschi, il Giro dell'Andalusia, il Giro di Catalogna e il Giro del Levante; queste gare continuano tuttavia a mantenere una spiccata autonomia. La prima edizione constava di 14 tappe per un totale di 3.431 km; vinse il belga Deloor. Dopo l'interruzione forzata a causa del conflitto mondiale, la corsa riprese nel 1955 con corridori del calibro di Bahamontes, Poblet, Magni, Nencini, Geminiani, Lazarides e Nolten. L'anno dopo un italiano - Angelo Conterno - vinse la gara e lo stesso successo toccò nel 1968 a Gimondi.
I mondiali di velocità: il primo campionato mondiale per dilettanti si disputò nel 1893 a Chicago e vide vincitore l'americano Zimmermann; tra il 1901 e il 1911 dominò incontrastato il danese Thorwald Ellegaard; seguirono le vittorie di Piet Moeskops, cinque, tra il 1921 e il 1926; dal 1927 al 1930 s'impose il francese Michard, mentre tra il 1932 e il 1947 vinse per ben sette volte il belga Jeff Scherens. Seguì l'inglese Harris, con quattro titoli, poi l'italiano Antonio Maspes, che s'impose nella specialità per sette volte, fra il 1955 e il 1964. Il giapponese Koichi Nakano vinse per dieci volte consecutive tra il 1977 e il 1986. Altri italiani famosi furono i professionisti Giuseppe Beghetto e Sante Gaiardoni, mentre tra i dilettanti, Verri, Martinetti, Pola, Ghella, Sacchi, Morettini, Ogna, Gasparella, Gaiardoni, Bianchetto.
Il record mondiale dell'ora: nel 1876 l'inglese Doods ricoprì in un'ora la distanza di 25,598 km, conquistando il primo titolo non ufficiale. Fu Henri Desgrange, direttore della rivista 'L'Auto' e fondatore del Tour de France, il primo detentore ufficiale del titolo, con 35,325 km. L'americano Hamilton, nel 1898, superò il record dei 40 km di 781 metri. Il primo titolo ufficialmente riconosciuto dall'Uci lo conquistò invece il francese Lucien-Georges Mazan, detto Petit Breton, nel 1905 con 41,110 km. Seguirono lo svizzero Oscar Egg (44,247 km) nel 1914 e il francese Maurice Richard (44,777 km) nel 1933. Il record dell'ora fu poi battuto di volta in volta da campionissimi come Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Ercole Baldini, Roger Rivière e Ferdinand Bracke, che nel 1967, percorse 48,093 km. Un anno dopo il record fu battuto a Città del Messico dal danese Ritter, poi dal belga Eddy Merckx e infine, nel 1984, da Francesco Moser, che il 19 gennaio superò i 50 km di 808 metri e, quattro giorni più tardi, battè il suo stesso record con 51,151 km. Per incentivare i tentativi di primato anche in Europa, l'Uci istituì due diverse tabelle record: sotto e sopra i 600 metri. Il 3 ottobre 1986 Moser stabilì il nuovo record sotto i 600 metri con 49,801 km. Fra le donne, il record è stato fissato nel 1986 da Jeannie Longo con 43,587 km su pista a livello del mare; 44,770 km su pista in quota all'aperto e 44,718 su pista al coperto a livello del mare.
Purtroppo nel mondo del ciclismo il termine 'doping' viene pronunciato assai di frequente, sin dai tempi di Fausto Coppi.
Da più parti é stato denunciato il fatto che per rendere più interessanti le corse ciclistiche e favorire una selezione e un distacco che un percorso breve e normale non potrebbe permettere, vengono programmati percorsi ardui; é appunto ad esasperazioni di questo genere che alcuni hanno fatto risalire le origini del ' doping ' nel ciclismo.
I corridori, impossibilitati ad affrontare e superare tali ingenti difficoltà, sono ricorsi alle sostanze chimiche, attingendo da esse una fonte di energia e di euforia.
Il fenomeno é di entità generale e coinvolge tutti i rami delle corse ciclistiche, a partire da una certa età del corridore - intorno ai 18 - 20 anni ed anche prima.
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