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Il sé e l'identità narrativa

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Il sé e l'identità narrativa

In questo studio Ricoeur considera come l'identità narrativa chiamata anche identità del personaggio si costruisca in collegamento con quella dell'intreccio.

C'è da dire innanzitutto che la differenza essenziale tra il modello narrativo ed altri modelli di connessione è lo 'statuto' dell'evento. Se in un modello di tipo causale esso è una semplice occorrenza; l'evento narrativo è 'definito per il suo rapporto con l'operazione stessa di conurazione' . Esso partecipa della stessa struttura dell'intreccio, 'è fonte di discordanza, in quanto nasce, e fonte di concordanza in quanto fa progredire la storia '; l'evento così 'incorpora' un effetto di necessità, di necessità narrativa, ' . in quanto semplice occorenza . è l'inatteso, il sorprendente . diventa parte della storia soltanto quando viene compreso a cose fatte, una volta trasurato dalla necessità' .



Con questo richiamo, a Ricoeur, è possibile mostrare come 'l'operazione narrativa sviluppa un concetto di identità dinamica del tutto originale' che concilia due categorie come l'identità e la diversità.

Il 'passo decisivo' verso una concezione narrativa dell'identità personale si ha quando si passa dall'azione al personaggio. La tesi sostenuta da Ricoeur è che:

' . l'identità del personaggio si comprende attraverso una trasposizione su di lui della operazione di costruzione dell'intreccio, applicata in primo luogo all'azione raccontata; il personaggio, diremmo, è esso stesso costruito nell'intreccio'[4].

La 'correlazione' fra storia raccontata e personaggio è semplicemente postulata da Aristotele nella Poetica. Il personaggio ha nel corso della storia una identità 'correlativa a quella della storia stessa precisamente nella storia raccontata'[5]. È con la narratologia contemporanea che questa 'correlazione" assume lo 'statuto di vincolo semiotico'. Propp, Bremond e Greimas nelle loro analisi non fanno altro che evidenziare come nell'economia dei racconti personaggio e azione si incrocino, siano legati l'uno all'altra.

Ora da tale 'correlazione' fra azione e personaggio scaturisce una dialettica interna al personaggio:

'La dialettica sta in ciò . il personaggio trae la propria singolarità dall'unità della sua vita considerata come la totalità temporale . questa totalità termporale è minacciata dall'effetto di rottura provocato dagli eventi imprevedibili che la costellano di interpunzioni (incontri, incidenti ecc . ); la conurazione (aggiunta mia) fa sì che la contingenza dell'evento contribuisca alla necessità in qualche modo retroattiva della storia di una vita, sulla quale si modula l'identità del personaggio'[6].

ciò mostra come il racconto costruisce l'identità del personaggio, come l'identità del personaggio è costruito nell'intreccio e non può essere compresa se non tramite questa dialettica.

Ricoeur si propone quindi di spiegare come l'identità narrativa del personaggio sia mediatrice tra i 'poli' della medesimezza e della ipseità, grazie alle 'variazioni immaginative' cui il racconto sottopone questa identità. Nella finzione letteraria lo 'spazio' delle variazioni 'aperto" per i rapporti fra le due modalità dell'identità è immenso. Si passa così dalle fiabe in cui il personaggio è 'un carattere identificabile e reidentificabile come il medesimo', al romanzo classico che indaga lo 'spazio intermedio' delle 'variazioni' in cui 'l'identificazione del medesimo decresce senza sire', al romanzo di formazione o del flusso di coscienza dove l'intreccio è messo al servizio del personaggio, dove il personaggio non è più un carattere, ma un groviglio di pensieri ed emozioni che mettono a nudo l'ipseità privata della medesimezza. Nella vita quotidiana, invece, ipseità e medesimezza tendono a "ricoprirsi" e "confondersi" così, contare su qualcuno significa, contemporaneamente, fidarsi della stabilità del suo carattere e attendersi che mantenga la parola data. Contare su qualcuno, per Ricoeur, significa soprattutto contare su se stessi, perché "dare la parola" significa essere in grado di mantenere la parola "ad onta delle alternanze del cuore".





Paul Ricoeur, Sé come un altro, cit., . 233.

Ibidem

Ibidem

Ibidem

Ibidem

Ibidem, . 239.




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