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Internet e i linguaggi non verbali
Internet e i
linguaggi non verbali
(SAGGIO
BREVE)
Destinatario: rivista culturale a indirizzo scientifico
Lunghezza: mille parole
Tempo: due ore
Testi di
riferimento: convegno tenuto
a scuola in occasione del Siciliani's Christmas
SCALETTA
La
validità del linguaggio verbale nel XX secolo;
I
linguaggi non- verbali più diffusi nella nostra cultura;
Il
valore del libro e il suo progressivo indebolimento;
La
crescita del ruolo dell'immagine;
Il
potere di internet;
L'avversione
all'analiticità.
BIBLIOGRAFIA
Raffaele Simone, "La Terza Fase", Editori Laterza, marzo 2000, Roma-
Bari.
Karl R. Popper, "Cattiva maestra televisione", Edizione CDE spa, 1996,
Milano.
"Computer: internet e multimedialità", 5, supplemento editoriale
al Corriere della Sera.
Italo Calvino, "Se una notte d'inverno un viaggiatore", Mondatori,
settembre 1994.
E. Detti, "La lettura e i suoi nemici", 1998, La Nuova Italia, 1998,
Firenze.
G. Sartori, "Homo videns. Televisione e post- pensiero" Laterza, 1998,
Roma- Bari.
"Focus", numero del dicembre 2000.
INTERNET E I
LINGUAGGI NON VERBALI
"Verbale"
significa "formato da parole", cioè "parlato, vocale". Per secoli,
proprio il linguaggio verbale è rimasto il canale fondamentale per la
comunicazione di ogni tipo di conoscenza. E' anche vero che per secoli, la
parola parlata è stata tramite di errori, inganni, problemi più o
meno gravi .
Molti scienziati concordano sul fatto che la prima forma di
comunicazione utilizzata sia stata la gestualità; che l'uomo primitivo,
insomma, non si esprimesse tramite la voce. Egli arrivò a questa
incredibile conquista- che modificò profondamente anche l'organismo
umano-, quando fu costretto a venire in contatto con i molti limiti della
mimica.
Ma l'uomo moderno, considera ancora la voce una "incredibile
conquista"?
E' necessario domandarselo, anche perché da tempo, al linguaggio
verbale, viene attribuita un'intrinseca evanescenza. Sono di uso comune
affermazioni quali "Verba volant, scripta manent" (le parole sfuggono, le cose
scritte restano) o ancora "Melior est, quam verba, locutio" (il discorso che si
ha in mente è migliore delle parole che lo esprimono) . Raffaele Simone
afferma, nel suo saggio "La terza fase", che "il fatto che l'uomo debba
servirsi di parole non è un vantaggio, ma solo l'effetto della sua
natura di angelo caduto: costretto ad assumere un corpo, deve comunicare
attraverso la dura scorza di esso." Egli argomenta questo suo discorso
riportandosi anche ad autori quali Tommaso d'Aquino e Dante, che descrivevano i
loro angeli come esseri taciturni, che non avevano bisogno di proferire parola.
Proprio in virtù di ciò, oggi, abbiamo preferito altre
forme di comunicazione per la trasmissione del sapere e delle conoscenze,
lasciando al linguaggio verbale solo la comunicazione informale quotidiana .
Alcuni studiosi sostengono che i giovani delle nuove generazioni, quasi
rifiutino interiormente il linguaggio verbale . Da qui si originerebbe la visione
della scuola- che da sempre tenta di dare parole all'esperienza, allo spirito
critico, al nostro lato interiore- come vera e propria penitenza. E da questo
si spiegherebbe anche l'enorme valore che ha oggi il linguaggio musicale . Per i
giovani è qualcosa di coinvolgente e profondo, che valica ogni limite,
che li accomuna da una cultura all'altra.
Oltre a quello musicale, esistono molti altri linguaggi non verbali: il
testo scritto, il video, Internet .
La nostra mentalità, la
nostra cultura ha sicuramente un debito interminabile con l'alfabeto e la
scrittura . Per secoli, il libro è stato l'emblema del sapere e della
conoscenza, stimolo per la nostra curiosità, per la nostra fantasia,
mezzo per fuggire la realtà o penetrarla nel profondo . Leggere è
un continuo confrontarsi, tramite un oggetto solido, concreto, fatto di
scrittura, con qualcosa che non è presente, perché fa parte
dell'immaginabile, del ricordo o che ancora non c'è perché è
temuto, desiderato, forse impossibile . La lettura è spogliarsi di ogni
convinzione, di ogni partito preso, per cogliere "una voce che si fa sentire
quando meno ci s'aspetta, una voce che viene non si sa da dove, da qualche
parte al di là del libro, al di là dell'autore, al di là
delle convenzioni della scrittura: dal non detto, da quello che il mondo non ha
ancora detto di sé e non ha ancora le parole per dire", afferma Calvino.
Oggi, tuttavia, anche la lettura, come la parola, sta gradualmente
perdendo colpi. Da decenni ci si lamenta di questo calo; addirittura si parla
di un arresto dell'alfabetizzazione nel mondo, in cui nel Duemila, il numero
delle persone capaci di leggere e scrivere non ha superato il 53%.
Raffaele Simone, a proposito di ciò, sostiene che "alla fine del
XX secolo siamo gradualmente passati da uno stato in cui la conoscenza evoluta
si acquisiva soprattutto attraverso il libro e la scrittura, a uno stato in cui
essa si acquista attraverso l'ascolto e la visione non-alfabetica." In pratica,
oggi preferiamo utilizzare altri linguaggi; la televisione, la radio e da un
po' di tempo soprattutto Internet, hanno avuto la meglio.
Così come la scoperta
della voce prima e quella della scrittura dopo, anche la televisione, ha
modificato profondamente la nostra cultura, il nostro essere.
C'è chi, come Giovanni Sartori in un suo recente libro, parla di
un avvento dell'homo videns, tipico dell'età moderna, che sta completamente
soppiantando l'homo sapiens; a questo proposito egli afferma che la televisione
"produce immagini e cancella i concetti, atrofizzando la nostra capacità
estraente e con essa tutta la nostra capacità di capire". In molti non
hanno buone parole per la televisione; Karl Popper la definisce una cattiva
maestra, ladra di tempo, serva infedele . Fatto sta che si preferisce il
guardare al leggere: le immagini attivano capacità immediate, simultanee
nella nostra intelligenza; per leggere c'è bisogno di un'attenzione
maggiore e più costante, di riflessioni più lunghe . ma sarà
solo una perdita di tempo?
Il futuro delle comunicazioni
si è strettamente legato, negli ultimi anni, allo sviluppo di Internet.
La rete delle reti apre infinite possibilità per comunicare con tutto il
mondo. La posta elettronica, le videoconferenze, le chiacchierate dal vivo e
l'invio di file: tutto ciò rappresenta un'autentica rivoluzione nel
cammino verso il mondo globale. Parallelamente, le nuove tecnologie rompono le
barriere dei computer e rendono possibile, per esempio, l'invio dei messaggi o
la navigazione in Internet da un telefono cellulare. La multimedialità
non è estranea a questi cambiamenti. La possibilità di
digitalizzare immagini, video, suoni, animazioni e, soprattutto, le
applicazioni interattive, stanno cambiando radicalmente le tradizionali forme
di apprendere, di lavorare, di svagarsi .
Internet è praticamente diventata un
mezzo di comunicazione senza precedenti. Milioni di persone in tutto il mondo
utilizzano quotidianamente questo servizio, grazie al quale è possibile
fare acquisti, lavorare o studiare senza muoversi da casa. Strumenti come i
traduttori automatici contribuiscono ad abbattere le barriere linguistiche. E
per diventare navigatori della rete è sufficiente familiarizzare con
alcuni concetti base, come l'indirizzo IP (il codice numerico che identifica e
contraddistingue ogni PC collegato alla rete), le ine WEB (la forma in cui
vengono visualizzate le informazioni contenute in internet), i nodi (cioè
i punti di interconnessione nei quali si uniscono due o più reti
informatiche) . Vocaboli, questi,ormai comuni anche tra i bambini.
Il mensile Focus del mese di dicembre
riportava un articolo intitolato "Bimbi digitali", in cui un recente studio informava che i giovani
tra i 2 e i 17 anni sono il motore della costante crescita della diffusione di
Internet negli States. In particolare, dal 1997 a oggi, in questa fascia di
età sarebbero triplicati gli utenti. Il mensile riportava anche delle
considerazioni molto critiche sull'utilizzo degli strumenti informatici nella
formazione infantile, evidenziando che il precoce avvicinamento ai PC facilita
l'obesità, crea danni fisici da microtraumi e una netta tendenza
all'impoverimento cognitivo e alla capacità d'immaginazione.
Questa, forse, sarà la generazione di cui accenna nel suo libro
Raffaele Simone, una generazione del vago, il cui il linguaggio avrà una
forte propensione verso il non- proposizionale, verso la genericità; in
cui il parlato, sarà sostituita dal nuovo parlato, quello delle chat di
internet e dei messaggi dei cellulari; in cui sempre di più si
leggerà per immagini .
Tutto quello che sta succedendo
oggi, l'esaltazione di nuovi linguaggi non verbali, che sostituiscono quelli
tradizionali, non è altro, probabilmente, che la lenta reazione allo
spirito analitico su cui per anni si è basata la nostra cultura . Lo
presagiva già Leopardi che scrisse nello Zibaldone che "l'analisi delle
cose è la morte della bellezza o della grandezza loro, e la morte della
poesia". Ma i giovani lo Zibaldone, non lo leggeranno mai . Per questo, forse,
hanno fatto un film, "L'attimo fuggente", che comincia con una scena in cui un
professore fa strappare a tutti i suoi alunni la ina del libro intitolata
"Come capire la poesia" .
Ah . gli alunni di quel professore diventano tutti poeti.
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