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LE CAMNE DI LUIGI XIII
L'attuale cour de Marbre ha conservato approssimativamente lo stesso perimetro del cortile della palazzina che Luigi XIII si fa costruire nel 1623. Il contratto di costruzione firmato dal capomastro Nicolas Huau porta la data del 15 settembre 1623. Non si conosce l'autore del progetto che, vista la modestia dell'impresa, era probabilmente un capomastro anziché un architetto famoso. Non può trattarsi però di Nicolas Huau in persona in quanto questi ottiene la commissione in occasione di una gara d'appalto nella quale ai concorrenti viene già sottoposto il progetto.
L'ipotesi che attribuisce la palazzina a Philibert Le Roy, ingegnere e architetto del re, artefice del castello del 1631, di non è avvalorata da alcuna prova. La presenza di Le Roy Traversari essa e comprovata solo nel 1629: Le Roy, insieme all'ingegnere idraulico Alexandre Francine, viene consultato sul problema dell'alimentazione dell'acqua. Huau era morto l'anno prima. Questa coincidenza rassomiglia molto ad una successione. Si deve ammettere che Huau, se non è l'autore del progetto, ha per lo meno diretto da solo il cantiere sino alla morte.
La palazzina era realizzata in pietra di costruzione rinzaffata. Era formata da un corpo principale e da due ali laterali, più basse, che limitavano il cortile chiuso da una Cortina muraria con portale. Il primo piano del corpo principale era destinato all'appartamento del re: egli vi pernotta per la prima volta il 9 marzo 1624.
Nel giugno dello stesso anno veniva scavato il fossato: non era situato a perpendicolo rispetto alle facciate mai era separato da queste ma c'era separato da queste per mezzo di una terrazza. Nell'architettura militare terrazze cosiffatte erano chiamate antemurali: esse servivano alla collocazione di cannoni. Evidentemente questo problema non si poneva Versailles. C'era una semplice evocazione delle fortificazioni anche la conurazione dei fossati, il cui tracciato prendeva, agli angoli, aggetti a forma di bastioni. Questa palazzina di caccia, le cui ali servivano almeno in parte per i locali di servizio, non aveva forse alcuna dependance di là del fossato.
Dal 1631 al 1634, Le Roy firma non meno di otto contratti per condurre a termine una ricostruzione quasi totale, ma progressiva, che ha permesso di non interrompere l'uso dell'abitazione durante i lavori.
Il corpo principale è stato leggermente allungato ed allargato (la sua lunghezza passa da 6 aetri circa); le ali sono state sopraelevata per allineare la loro linea di colmo a quella del corpo principale, e allungate con l'aggiunta di un padiglione alle due estremità. Quattro padiglioni d'angolo sono stati inoltre costruiti su bastioni dell'antemurale. Il muro che delimitava il cortile è stato sostituito con un portico ad arcate. Il corpo principale è semplice in profondità, esso presenta cioè un solo ordine di ambienti fra le facciate. Il primo piano è sempre occupato dall'appartamento reale, diviso in due parti da una scala centrale. L'ala destra accoglie al primo piano una galleria. Non ancora previsto un appartamento per la regina.
Tutti lavori in muratura sono stati ripresi in mattone e pietra. L'opera viva, le colonne doriche d'angolo e i pannelli che ornano i pieni sotto in pietra . Si potrebbe considerare architettura Luigi XIII per eccellenza se l'apparecchio misto non fosse stato utilizzato in Francia già da molto tempo. Questa tecnica è stata particolarmente richiesta nei periodi di grande attività edilizia: essa permette di rispondere rapidamente alla domanda; offre una soluzione più sobria e più attraente di quella pietra da costruzione; la sua policromia è apprezzata in quanto il mattone è ravvivato con vernice rossa e le giunzioni con vernice bianca.
La moda del mattone e della pietra giunse al suo apogeo negli anni 1620-l630 e inizia a tramontare solo più tardi. È vero che le costruzioni più prestigiose, come il Louvre, le Tuileries, il Luxembourg, sono già tutte in pietra: ma i primi progetti per Veux-le-Vicomte nel 1656 prevedevano ancora la costruzione della dimora in apparecchio misto. La soluzione adottata alla fine a Vaux farà scuola: l'abitazione è tutta in pietra e i locali di servizio in mattone e pietra. Ne risulta una gerarchia di generi che spiega forse l'ulteriore evoluzione di Versailles.
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