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LE VOCI NEOBABUVISTE - BABUVISMO, JEAN-JACQUES PILLOT, THEODORE DEZAMY, AUGUSTE RICHARD DE LAHAUTIERE, EGUAGLIANZA MATERIALE E DEMOCRAZIA DIFFUSA, ETI

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LE VOCI NEOBABUVISTE


BABUVISMO


La dottrina di Babeuf e dei suoi seguaci. Essa si basa sul principio fondamentale che tutti gli uomini hanno gli stessi diritti di soddisfare i propri bisogni e di godere di tutti i beni della natura. La società deve affermare questa uguaglianza. Babeuf insiste sull'obbligo del lavoro per tutti e sull'eguaglianza dei salari. Egli afferma che i beni devono essere messi in comune; la terra non è di nessuno, i frutti sono di tutti.

Nella società babuvista il contadino continuerebbe a sfruttare il suo campo e ne porterebbe il raccolto al magazzino comune. Il governo controllerebbe l'economia in modo da mantenere l'eguaglianza garantita dall'educazione comune; l'agiatezza e la semplicità generali sostituirebbero il lusso degli uni e la miseria degli altri. Non si tratta di comunismo della produzione bensì della distribuzione.



Il pensiero di Babeuf è l'erede del comunismo moralizzante di Rousseau, ecc.

Il metodo del babuvismo preannuncia quello del marxismo: pone in evidenza la nozione di lotta di classe fa appello all'interesse del proletariato, ma affida la missione rivoluzionaria a una minoranza insurrezionale. Marx ritenne Babeuf il fondatore del primo partito comunista effettivamente operante nella realtà politica.


Gli anni del neobabuvismo


All'estremo opposto delle idee democratiche c'è il neobabuvismo che riprende una piccola parte delle idee democratico-repubblicane.

I democratici che sostenevano idee rivoluzionarie, dopo il fallimento del'34 e lo scioglimento della Societè des droits de l'homme trovano in prigione la loro scuola di formazione politiche fondano società segrete come la Societè des familles, l'Association des legions revolutionnaires, la Societè des saisons, tutte attività clandestine nate tra il '35 e '40.

In questo periodo molti personaggi del tempo vengono arrestati per cospirazione o per attentato, come Blanqui che vengono condannati a un anno per aver fondato una fabbrica clandestina di polvere da sparo. In questo momento storico si fa strada il neobabuvismo che si sviluppa soprattutto nell'ambiente del carcere che mette in rapporto repubblicani, attratto dalle idee di Babeuf e con gli operai reclusi per la partecipazione alle insurrezioni e alle sommosse che erano

avvenute in precedenza; inoltre altri segni del babuvismo si notano sui manifesti prodotti clandestinamente, nei reclami rivolti al popolo, nelle forme di iniziazione per l'ammissione alle società segrete.

Nel 1837 e '38 compaiono due giornali clandestini:

- 'LeMoniteur': dai toni violenti, vuole rovesciare l'ordine esistente, ma non difende l'idea comunista;

'L'homme libre': meno violento, si dichiara più per la 'comunità';

Il mescolarsi di idee babuviste e di altri elementi si può vedere in Blanqui il quale critica la realtà economica del tempo utilizzando motivi sansimoniani e fourieristi; inquadra il tema del comunismo; considera l'ignoranza del popolo d la sua impotenza nell'influire sull'opinione pubblica.

Nel 1837 era sa una rivista 'L'Intelligence' di Laponneraye, che diffondeva le idee del repubblicanesimo comunista con una pubblicazione della normativa sulla stampa e che si distingueva dalle iniziative clandestine nei contenuti, nelle forme, e nelle finalità.

La linea ripresa da Laponneraye viene seguita da altri anche perché falliscono le insurrezioni di Blanqui e Barbes, la pubblicità che circonda il processo agli insorti, le prese di posizioni per difendere i condannati dalla pena di morte, ecc. Ma nel marzo'37 questo giornale sse e ne vennero create altri due nuovi:

'Tribune du peuple' di Pillot

'La proande' di Laponneraye.

nel 1840 esce 'L'egalitaire';

nel 1841 Laponneraye cerca di far uscire una nuova rivista 'Club, journal de discussion politique et philosophique', che non ottiene il sostegno del pubblico;

nel 1841 esce 'L'Humanitaire' di May e Charavay (di tendenza anarchico-materialista); 'Le Travail' di Lione; 'La Fraternitè', di Lahautiere.

Accanto alle riviste, che parlano del neobabuvismo, si affiancano anche libri e pamphlets: esce la pubblicazione di un estratto della 'Cospiration' di Buonarroti; e nel 1843 e 'L'Almanach de la communautè' scritto da Dezamy.

Le idee babuviste si divulgano attraverso i processi e le condanne e riescono ad uscire dalle società segrete e ad acquistare una maggiore diffusione alla luce del sole.

A partire dal 1842 si ha un indebolimento del babuvismo che lascia definitivamente il posto al comunismo e al 'Populaire'; anche se nel '45 si ha un'altra pubblicazione di 'Fraternitè' che vive fino al 1848 sostenendo polemiche contro altri giornali come 'Le National', 'Le Réforme' e, le 'Populaire'. L'ultimo giornale neobabuvista fu 'Le Communiste' di Gay, poi questa dottrina entra completamente in crisi.


Le affermazioni comunitarie

Il richiamo a Babeuf si ravviva sulla base della tensione crescente tra il volto classista e il sollecitarsi dei problemi sociali. Il babuvismo rappresenta quella dottrina che vede come prioritaria la soddisfazione dei bisogni primari di maggior parte del popolo francese.

Nel neobabuvismo assume importanza l'eguaglianza materiale, assicurata con l'abolizione della proprietà privata. Esso sta all'opposto rispetto ai moderati del Dictionnaire.


Albert Laponneraye

Egli riassume il suo pensiero politico nel 'Catechisme democratique', pubblicato sulla 'Intelligence' . Il modello istituzionale è una repubblica rappresentativa, basata sul suffragio universale, con un parlamento monocamerale al quale è subordinato l'esecutivo.

Per Laponneraye non ha valore la divisione dei poteri, perché la volontà generale deve essere l'unico motore dell'att. politica. Il modello repubblicano si inserisce coi problemi della sperequazione materiale egli afferma che la democrazia è il regno della giustizia e dell'equità, e i democratici vogliono la sovranità popolare e la soddisfazione di tutti i bisogni morali, intellettuali e materiali. Poi egli formula un'idea della lotta di classe poiché sostiene che con la Rivoluzione la classe dei non privilegiati si è divisa in due: la borghesia è diventata classe privilegiata e il popolo è la classe oppressa.

Laponneraye denuncia la nuova aristocrazia all'inizio degli anni Trenta e intraprende la guerra tra ricchi e poveri.

Inoltre egli si occupa delle forme di produzione, si oppone al luddismo, distingue l'organizzazione del lavoro dal progresso tecnico che sarà favorevole all'emancipazione della classe operaia, e fa riferimento alla fame affermando che 'l'uomo che ha fame non è libero'.

Il suo pensiero politico svolge le idee democratiche in senso comunista. Le simpatie per Babeuf e per Robespierre fanno pensare che Laponneraye abbia una certa simpatia per la via rivoluzionaria e l'impegno giornalistico fanno pensare al rifiuto dell'attività cospirativa per un'insurrezione come quella di Blanqui. Nel 1839 Laponneraye denuncia in un suo articolo l'arretramento morale dei popoli sotto l'azione corruttrice dei governi e nel quale afferma che bisogna salvare il popolo dallo stato di indifferenza politica in cui si trova a causa dell'ignoranza dei propri interessi e a causa della passività dimostrata dall'educazione religiosa ricevuta. Qui specifica l'importanza dell'istruzione estesa a tutti i cittadini e rivendica il raggiungimento del suffragio universale.

Se la percezione della lotta di classe porta Laponneraye a sviluppare idee della democrazia rappresentativa verso il comunismo, si può notare che il suo pensiero non si allontana dalla tradizione democratica.


JEAN-JACQUES PILLOT

Sostenitore dell'affermazione categorica e universale della 'legge dell'uguaglianza reale e positiva come legge della natura, dettata dalla ragione e segnata dalla approvazione della verità.

Egli afferma che nell'umanità non ci devono essere nè padroni nè schiavi, ed è la comunità , il regime egualitario, fondato sul lavoro e sulla proprietà collettiva, il regime in cui la società dà a ogni membro il massimo benessere e la soddisfazione dei suoi bisogni.

Pillot sostiene che la morale sta lasciando il posto all'età della scienza e della virtù. I fondamenti del regime egualitario sono scienza, ragione virtù. Il conflitto di classe tra borghesi e lavoratori in Pillot perde specificità in quanto riportato alla serie dei conflitti che affliggono l'intera umanità.

Nella sua opera, 'Ni chateaux ni chaumieres', Pillot esamina la monarchia, il potere aristocratico, quello borghese e il popolo, secondo criteri democratici.

Pillot nota che nella monarchia assoluta era la borghesia e il clero che sfruttava i poveri, e infatti egli fa una critica contro le alte cariche politiche e l'inerzia degli egoisti, accusando i democratici di perseguire solo ambizioni politiche e di aver perso di vista gli obiettivi reali da raggiungere.

Nella sua opera, 'Histoire des egalitè', parla di una città chiamata Felicia, in una Francia immaginaria che con una rivoluzione riuscì ad assicurarsi 150 anni di uguaglianza.

La rivoluzione del'93 ha preso la strada dell'uguaglianza ma non aveva ancora chiari gli obbiettivi da raggiungere.

Egli si rivolge ai privilegiati invitandoli a considerare che la legge della uguaglianza garantisce la loro felicità comune la felicità di tutti gli altri ceti sociali, ma tiene ferma l'idea della rivoluzione e non si occupa della trasformazione dei costumi e delle idee. Si occupa inoltre della riflessione sul rapporto tra rivoluzione e potere e afferma che la rivoluzione futura non deve seguire le tracce delle rivoluzioni precedenti e non deve appoggiarsi sulle autorità se n non per ammettere altri principi e impiegare un metodo nuovo. Il potere che nascerà da questa rivoluzione metterà i governanti nella posizione di non potere mentire sulla loro origine e di allontanarsi dai fini da raggiungere. Pillot si interessa a fatto che il potere rivoluzionario non si stacchi dalla sua base popolare. Il contributo più importante dato da Pillot è quello del pensare al dopo-rivoluzione sia in riferimento al neobabuvismo che al pensiero democratico. Inoltre torna la questione di assicurare forme di controllo dirette dal basso.


THEODORE DEZAMY

Ha una maggiore preparazione filosofica. Il quadro al quale si riferisce è quello di un naturalismo materialistico di stampo settecentesco che si affida alle idee di organismo e di organizzazione per spiegare gli effetti armonici prodotti ai vari livelli dalle leggi di natura.

parla dell'uomo, riferendosi alla 'scienza dell'organismo umano' e ne mette in risalto i bisogni, le facoltà e le passioni e riconosce come fine primario quello della conservazione.

Secondo Dezamy, l'autoconservazione non produce gli effetti hobbesiani della guerra di tutti contro tutti, perché gli uomini sono necessari gli uni agli altri.

Egli ritiene che a ogni uomo va dato a secondo dei suoi bisogni. Dezamy ha anche una certa cultura economica infatti nell''Egalitaire' scrive alcune ine sul sistema utilitario e sulla libera concorrenza, sul valore di scambio, sulla proprietà, sul monopolio.

Egli sostiene che il sistema utilitario è quello in cui tutti i vizi vengono esaltati, (come la menzogna, l'intrigo, la corruzione) ed è pieno del male.

La sua attenzione sulla scienza economica e sulle basi materialistiche lo portano alla stessa impostazione fatta da Pillot e Laponneraye.

Pillot voleva guidare gli uomini verso la felicità attraverso la ragione e la scienza che diventa poi una visione utopistica.

Dezamy ritiene che l'azione politica che non sa proporre un sistema e che non sa fronteggiare i problemi con un piano di organizzazione sociale, si muove nel pragmatismo e nei compromessi.

I principi di Dezamy che egli ricava dalla scienza dell'organismo umano sono:

la felicità;

la libertà;

l'uguaglianza, legge essenziale della nostra vita individuale;

la fraternità, garanzia della libertà e della uguaglianza;

l'unità ;

la comunità, associazione più natura e semplice.

L'ordine futuro pensato da Dezamy, riconduce le repubbliche alla comunità umana e distingue all'interno i comuni e le province. se alle repubbliche non vengono date funzioni precise, assumono importanza i comuni che garantiscono omogeneità e rapporti sociali secondo i principi egualitari. Questa organizzazione utopistica della società, Dezamy descrive la struttura urbanistica dei comuni immaginari, l'organizzazione del lavoro negli ateliers collettivi, i sistemi di distribuzioni, l'educazione pubblica. Non c'è nulla che appartenga solo a un singolo individuo e vengono banditi la moneta e il commercio; molte attività e mestieri e vengono esclusi il clero, dei tribunali, della polizia, del fisco, dell'esercito. Egli si rifà a Babeuf e a Rousseau.

Tra Cabet e Dezamy nasce una polemica, perché ciò che differenzia l'utopia di Dezamy rispetto a Cabet è la combinazione della descrizione utopica con la non mediata volontà di realizzarne il sistema.

Egli non si esprime chiaramente sulla via rivoluzionaria, mentre insiste sul diffondersi rapido e completo del comunismo e ritiene che se il comunismo avesse nelle sue mani il potere dello stato, andrebbe dritto al fine da raggiungere in modo rapido e deciso.

Egli introduce nel suo sistema due punti di rilievo per l'analisi delle idee democratiche:

egli attacca la famiglia che critica perché contraria alle leggi di libertà e uguaglianza e allo spirito comunitario

egli parla delle istituzioni e dei rapporti politici. Egli considera la democrazia pura come un forte ridimensionamento delle funzioni dello stato e ad una reimpostazione della sovranità popolare; egli afferma che saranno i comuni (uno dove siederà il Congresso nazionale e un altro quello umanitario) dove i cittadini saranno in grado di svolgere le funzioni legislative perché l'organizzazione sociale sarà semplificata.

Egli non è d'accordo con le idee di Cabet che afferma che il vero sovrano non è il popolo ma la natura ; infatti una legge per essere popolare nono solo deve essere votata da tutti ma deve essere conforme all'interesse di tutti In questo caso si tratta di adesione più che di suffragio.




AUGUSTE RICHARD DE LAHAUTIERE

Nell'ambito del neobabuvismo, importante personaggio di questo periodo è Lahautiere, collaboratore dio Cabet nel '40 e nel '41 e divenuto suo concorrente nella pubblicazione della 'Fraternitè'. Avvocato, presenta sensibilità verso i motivi spiritualistico-umanitario, e tratta le idee comunitarie.

Nella sua opera, 'Petit Catechisme de la reforme sociale', egli imposta il tema della società egualitaria e afferma che la rigenerazione sociale ha i suoi principi nella uguaglianza, libertà e fraternità. Senza fraternità la libertà posta al conflitto.

Bisogna dare agli individui una uguale formazione culturale e un uguale partecipazione politica.

Il dovere comune è quello del lavoro, in vista di uguali benefici.

Sul piano delle istituzioni egli prospetta:

- un governo rappresentativo;

- il suffragio universale;

- la possibilità di revoca in nome della sovranità popolare;

Egli sostiene che il governo deve fare in modo di soddisfare i bisogni primari delle famiglie.

L'aspetto più importante di Lahautiere sta nel concetto di centralizzazione nella quale egli condensa la costituzione della proprietà comune e l'attività dirigista del governo democratico.

Lahautiere parla della religione sociale come credenza comune che unisce tutti gli uomini verso il benessere generale attraverso la fraternità e il sacrificio; tratta dell'educazione per mezzo della quale si deve ridurre la differenza tra maggioranza ignorante e minoranza colta.

L'istruzione pubblica diffonderà la religione dell'uguaglianza e la conoscenza della legge e darà la preparazione professione necessaria per svolgere un certo mestiere e quindi per la realizzazione delle esigenze degli individui e della collettività.

La famiglia è considerata subordinato allo stato e dipendente dalla società in cui vive ma che nella società rigenerata metterà in risalto tutte le sue potenzialità positive.

Nel '39 scrive 'Réponse philosophique' all'articolo di Thorè contro il babuvismo.

Nel'41 pubblica 'De la loi sociale', dove tratta dei motivi etico-spiritualistici (riprende le idee del Petit Catechisme). Egli esalta l'altruismo e la fraternità contro l'egoismo e le ristrettezze dello spirito individualistico. Si trova in questo discorso molto vicino alle idee di Leroux.

I principi fondamentali de 'loi sociale' sono: la libertà, la fraternità, la uguaglianza, e si aggiunge anche la dedizione, della quale ne parla nell'ultimo numero della 'Fraternitè'.

Egli resta comunque vicino alle idee di Laponneraye e rimette una vena spiritualistica nel pensiero di Babeuf, ma non abbandona i contenuti economici e politici.


EGUAGLIANZA MATERIALE E DEMOCRAZIA DIFFUSA

Il neobabuvismo ha negli anni Quaranta un ruolo importante.

Essa richiama l'attenzione sulla situazione dei ceti subalterni e delle fratture politico-sociali presenti nel regime.

I neobabuvisti riprendono dei principi dal pensiero democratico come la libertà politica, l'uguaglianza politica, la sovranità popolare istituzionalizzata nei termini della repubblica rappresentativa.

I neobabuvisti assumono come punto di riferimento l'uguaglianza materiale che viene contrapposta alla mancata soddisfazione per molti dei bisogni primari; la eguaglianza materiale è pensata come distribuzione equa dei beni a seconda dei bisogni della società.

La abolizione della proprietà privata risolve il problema alla radice nella convinzione dei neobabuvisti. Essi mettono accanto all'uguaglianza economica quella politica. I rapporti econ-sociali e quelli politici devono essere permeati dall'etica della fraternità.

Il dibattito della religione ottiene spazio in rapporto al volto morale del comunismo neobabuvista e alle premesse filosofiche.

Entrano in scena anche l'uguaglianza tra i due sessi e la problematizzazione della famiglia.

Infatti Dezamy e Gay mettono in evidenza il tema della famiglia e la colpiscono in nome della libertà, dell'uguaglianza e del rifiuto dei nuclei privatizzanti.



GLI SPOSTAMENTI

Per quanto riguarda i neobabuvisti e gli autori appartenenti al Dictionnaire, si può dire che negli anni Quaranta ci sono degli aggiornamenti o vere proprie svolte come Louis Blanc e Etienne Cabet.


Louis Blanc

Negli anni Quaranta la Francia, soprattutto Parigi è mossa da agitazioni sociali, scioperi e scontri tra operai e polizia.

Blanc fonda nel'39 la 'Revue de progres' nella quale scrive 'Organisation du travail' allo scopo di favorire il dibattito e la riflessione in campo repubblicano; esso raccoglie considerazioni econ-sociali che vengono accolte bene dagli operai. Il testo viene poi pubblicato autonomo su richiesta di un gruppo di sarti e la sua fortuna fa aumentare la popolarità di Blanc.

Blanc nasce a Madrid nel 1811. Studia lettere, filosofia e storia, nel 1830 si trasferisce a Parigi dove continuò a studiare. Nel 1831 ottiene l'incarico di precettore nella famiglia di un imprenditore di Arras (città che poteva offrire molte occasioni intellettuali), città industriale con importante produzione metallurgica che aveva conosciuto Roberspierre.

E' qui che Blanc viene a contatto con gli operaie le fabbriche. Collabora al 'proateur' dove scrive articoli sugli avvenimenti rivoluzionari, critica il centralismo amministrativo, sostiene la libertà di commercio. Sono anni formativi per Blanc che aderisce a uno spirito repubblicano e dai quali nascerà il suo pensiero. Egli segue molto il pensiero di Rousseau. Nel '34 tornato a Parigi si inserisce nell'ambiente democratico. Egli ha un vivace ingegno, è giovane, ha una buona preparazione storico-politica, ha avuto contatti con il mondo operai e la realtà industriale.

Dopo la caduta del movimento democratico Blanc può riflettere sui problemi della politica democratica della II metà degli anni Trenta senza tanti condizionamenti.

Si viene a trovare tra la vecchia tradizione democratica giacobina e i settori del nuovo liberalismo (sviluppato dopo il'30) che aveva indicato lo stato democratico nel pluralismo politico e sociale; la concezione dello stato critica , contro Montesquier, la monarchia; vede la repubblica capace di operare una transazione tra 'la volontà di tutti' e 'l'utilità pubblica'; la libertà sta nel diritto di esprimere i propri interessi che devono essere soddisfatti in modo uguale tutti gli interessi.

Per quanto riguarda la struttura istituzionale dello stato, Blanc progetta un modello di repubblica in cui la sovranità popolare è espressa in un'unica assemblea legislativa eletta a suffragio universale, in cui l'esecutivo è forte e sottoposto al legislativo.

Non accetta l'inversione tocquevilliana tra assetto sociale e istituzioni statali ma integra o schema dio tradizione neogiacobina da una parte con elementi liberali e dall'altra con esigenze di uguaglianza sociale. Importante per lo sviluppo del suo pensiero è il dibattito che si fa con 'La Phalange', nel quale si confronta con le idee di Fourier  che permettono a Blanc di rivedere la sua concezione di stato. Egli arriva ad affermare che il fattore caratteristico della civiltà moderna è la lotta (lotta tra produttori per conquista del mercato; tra lavoratori per conquistarsi un impiego, ecc). Vengono rivisti meglio i temi della miseria, delle malattie e dell'analfabetismo; Blanc conduce una critica alla libera concorrenza e al sistema del monopolio e valuta la differenza tra eguaglianza giuridica e uguaglianza di fatto.

Blanc, considerando le varie tappe della storia della Francia, tiene conto dell'emancipazione della borghesia che culmina con la rivoluzione del'89 che non aveva portato una emancipazione popolare e la borghesia ha incoraggiato un capitalismo anarchico che lascia i lavoratori alla pietà dello sfruttamento padronale, delle oscillazioni del mercato, delle crisi economiche.

Il commercio e la libera concorrenza scarica li effetti più gravi sugli strati più poveri della popolazione, mentre le tendenze monopolistiche rendono più rigide le condizioni di subordinazione dei salariati e la flessibilità dei mercati. Blanc integra la sua valutazione del giacobinismo e arriva a proporre la riorganizzazione dell'economia ad opera dello stato democratico.

Blanc: Democrazia e socialismo

Blanc disegna un progetto per superare gli effetti pericolosi della libera concorrenza nell''Organisation du travail'.

Il suo nucleo centrale è costituito

- dall'intervento dello stato in campo economico;

- dalla distruzione della libera concorrenza;

- della creazione degli ateliers sociaux;



Il governo deve recuperare la propria autorità e i suoi compiti sono:

fornire i capitali perché nell'industria nazionale ci sono gli ateliers sociaux

provvedere con norme (aventi forza di legge) a redigere i loro statuti associativi;

conferire loro tutta l'autorevolezza dell'impronta statale;

L'organizzazione negli ateliers è articolata così:

- possono lavorarci tutti i lavoratori con garanzie di moralità;

- essi vengono ati con salari differenziati a secondo delle mansioni che svolgono;

- a fine anno il reddito netto viene diviso in tre parti:

- una da ripartire tra associati;

- una per vecchi, malati e per i momenti di crisi;

- per fornire nuovi strumenti di lavoro a associati;

Avviati gli ateliers, si creerebbe una situazione di concorrenza con le aziende private che andrebbero in rovina poiché il lavoro associativo degli ateliers, garantito agli operai produrrebbe un interesse comune e una volontà di successo da aumentare la produzione degli stessi ateliers a danno delle altre aziende. Questa fase dovrebbe essere gestita dal governo.

Blanc insiste sul fatto che gli ateliers devono svilupparsi come nuclei produttivi economicamente sani e devono giungere all'autogestione, e non devono dipendere dallo stato.

Infatti solo nel primo anno lo staff viene nominato dal governo, poi gli anni successivi vengono nominati secondo il principio elettivo.

Lo stato deve divenire il dosatore della produzione e del mercato, in questo modo ogni fabbrica sarà autonoma e basata sui principi di uguaglianza, libertà, e solidarietà.

Lo stato, dopo il primo anno, deve solo sorvegliare i rapporti tra i centri di produzione e impedire la violazione dei regolamenti comuni.

L'organizzazione del lavoro sarebbe il risultato delle associazioni degli ateliers raggruppati per ramo produttivo; le crisi economiche diventerebbero molto rare; il diritto di lavoro di ogni uomo sarebbe soddisfatto. La organizzazione degli atelier è sicuramente un sistema utopistico.

Le conseguenze di questa organizzazione del lavoro sono

- le diseguaglianza dei salari a secondo delle mansioni svolte sirà una volta superata l'educazione falsa e antisociale di quella generazione.

- la costituzione di depositi di merce e di servizi di vendita e di acquisto negli ateliers sopprimerà gli intermediari e ridurrà l'attività commerciale;

- la ripartizione dei benefici negli ateliers e la creazione di fondi di compensazione per sostenere le imprese non remunerative porteranno alla ssa delle banche;

- la grande riforma sociale e morale fatta dagli ateliers fronteggerà l'aumento demografico;


Il programma dell'Organisation du Travail di Blanc passa dai contenuti critici di una strategia politico-sociale alla affermazione di risultati utopistici.

Accanto allo schema neogiacobino (idee democratiche e egualitarie) dell'intervento dello stato si aggiungono l'idea di associazione e l'obiettivo dell'uguaglianza materiale sostenuto dai neobabuvisti. Nel pensiero di Blanc ciò che viene messo in risalto è l'argomentazione contro la libera concorrenza e la descrizione dei risultati di una politica democratica incentrata sulla creazione degli ateliers sociaux. Negli anni quaranta le modificazioni del pensiero democratico sono provocate dall'importanza che assume la dimensione economico-sociale nel pensiero di Blanc. Egli non si limita a denunciare la miseria, lo sfruttamento del lavoro, la disoccupazione per riproporre lo stato democratico ma allarga la critica al regime della concorrenza. Egli afferma che per risolvere i problemi sociali non basta il superamento della diseguaglianza politica, è opportuno eliminare il libero mercato che causa di tutti mali sociali.

Negli ateliers sociaux gli associati svolgono la loro attività economica vivendo rapporti sociali di uguaglianza e di cooperazione destinati ad allargarsi tra associazione e associazione, tra ramo e ramo dell'att. produttiva.

L'obiettivo della società si raggiunge quando si sviluppano dei processi economici e sociali che hanno una loro autonomia e intervengono sulla sfera politica.

E' nella associazione che i valori della solidarietà e della fratellanza trovano condizioni oggettive per realizzarsi. La saldatura tra morale e politica, è sostituita da una moralità inserita sulle caratteristiche sociali dell'ateliers facente capo alla sacralità della legge e ai principi di eguaglianza e di fraternità.

La prima conseguenza di questa revisione è lo spostamento fatto ad Blanc, di principi e criteri democratici dalla sfera politica all'ambito sociale e economico.

I lavoratori eleggono i rappresentanti e contribuiscono alla formazione delle leggi e della politica dello stato, ma le istituzioni democratiche vengono aggiunti i rapporti democratici esistenti nell'ambiente di lavoro cioè gli ateliers sociaux. Infatti Blanc affida le proprie speranze di pace a un sistema di alleanze che si riferiscono alle convenienze delle associazioni dei lavoratori.

L'obiettivo della società si raggiunge passando per la realizzazione di rapporti democratici nel settore economico dell'att. produttiva.

Nell''Organisation du travail' Blanc fa una revisione dell'uomo considerato come individuo, dal quale si origina la conoscenza, la responsabilità e l'iniziativa politica e sociale.

Con al diffusione delle associazioni si potrà arrivare a valutare il rapporto lavoro-società che non richieda remunerazioni a seconda delle mansioni. La fraternità e solidarietà potranno diffondersi all'interno delle associazioni; si diffonderà anche la concorrenza degli ateliers contro la concorrenza dell'economia capitalistica. L'istruzione si diffonderà liberamente.

Negli anni Quaranta, Blanc indirizza la sua attività intellettuale in una nuova direzione: la storia. Scrive 'L'histoire de dix ans' con il quale passa dai caratteri dell'Articolo giornalistico e del saggio per periodici alla ricostruzione e narrazione storica che soddisfano esigenze politiche come la visione complessiva del movimento democratico e della monarchia di luglio.

Scrive poi 'Histoire de la Revolution francaise' e nel 1870 'l'Histoire de la Revolution du fevrier 1848'.

Nell''Histoire de dix ans' Blanc parte dai primi repubblicani che si organizzano durante la Restaurazione, dai tentativi e dai fallimenti della Carboneria francese per giungere alla rivoluzione del'30 quando il movimento democratico si batte per evitare il tradimento delle istanze rivoluzionarie e avvia i primi rapporti con il mondo operaio, al consolidarsi del regime di Luigi Filippo. Inoltre vengono trattati gli avvenimenti, la vita dei gruppi politici, l'att. della stampa, le lotte parlamentari.

Blanc pone la sua attenzione sugli aspetti istituzionali della vita politica; ci sono riferimenti all realtà sociale del paese e alle condizioni dei lavoratori, e il tema della libertà formale e della libertà sostanziale e la critica alla concorrenza; viene ribadita la denuncia delle conseguenze che derivano dalla proprietà privata, Al centro c'è il partito democratico e riscontra la generosità dei sentimenti, il coraggio, l'impeto, ma sottolinea la mancanza di un centro e di una direzione; la scarsa profondità delle idee.

Questa opera vengono fatti i ritratti delle personalità democratiche che danno fiducia; e inoltre descrive i ritratti delle singole personalità, anche il partito democratico è un soggetto collettivo.

Egli guida la sua politica, maturando le sue idee e confermando le sue convinzioni, finchè guida la sua politica fino all'insuccesso degli ateliers nationaux e alla repressione del movimento operaio e negli anni '70 orienta la sua posizione verso la sinistra del partito radicale.

In Blanc ci sono come si è visto, prospettive utopistiche


ETIENNE CABET

Cabet è l'unico autore democratico che produce una grossa opera con i caratteri tipici dell'utopia in modo forte. Egli è un uomo impegnato e attivo.

Attraverso la sua opera utopica vuole diffondere la sua idee di democrazia comunista.

Per far conoscere le sue idee e i suoi elementi teorici a tutte le classi della società scrive un romanza, 'Viaggio in Icaria' che è indirizzato soprattutto alle donne e ha lo scopo di modificare le convinzioni correnti sulla proprietà privata e prospettare l'idea della felicità comune realizzata col comunismo e la democrazia.

Tra il 1834 e il 1739 cioè quando entra in crisi il movimento democratico Cabet fa una lunga riflessione fino ad arrivare a certe convinzioni comuniste.

Egli parte da un generico liberalrepubblicanesimo che dopo il 1830 si era avvicinato alle idee neogiacobine.

Nasce a Digione nel 1788; vive in un ambiente dominato da idee repubblicane e democratiche; diventa avvocato; è contro le forme di autoritarismo; si trasferisce a Parigi nel'20, frequenta gli ambienti di opposizione; entra nella Carboneria, arrivando nel'21 ai vertici dell'organizzazione.

Si stacca dalla attività. clandestina (Carboneria) per contribuire all'opposizione legale degli ambienti liberal-democratici.

Nel '30 si pronuncia alla formazione di un governo provvisorio e per le elezioni dell'assemblea costituente. Cabet vede deluse le sue speranze e inclina al pessimismo.

Si presenta alle elezioni come rappresentante dell'opposizione. Eletto deputato, siede all'estrema sinistra. Attacca la politica reazionaria degli organi di governo e poi fa una critica all'opera controrivoluzionaria del monarca (Luigi Filippo). Partecipa alle attività dell''Association libre pour l'education du peuple' e dell''Association pour la libertè de la presse'.

Esprime al meglio le sue idee nel giornale 'Le Populaire', nel quale elenca quali sono i bisogni pratici delle masse. Ottiene successo tra i ceti più popolari. Viene incriminato per due articoli, e condannato, sceglie l'esilio.

Le sue idee politiche vengono scritte nell' 'Exposè d'une Revolution necessaire dans le Governament de France', nel quale afferma:

- la convinzione che la legittimità del potere si basi sulla sovranità nazionale;

-il giudizio positivo su Convenzione e il Terrore;

- l'esigenza di una politica sociale a favore delle classi popolari;

Scrive la 'Revolution del'30' nella quale tratta gli avvenimenti dal 1789 fino alla Restaurazione; e da questa si cede che egli si schiera dalla parte della causa popolare e denuncia la nuova aristocrazia. Cabet, come i repubblicani, vuole la libertà, l'uguaglianza, la realtà della rappresentazione nazionale e la felicità del popolo, l'ordine pubblico, il regno della legge.

La 'Republique du Populaire' è una specie di manifesto politico che presenta l'immagine di repubblica ai lettori. Egli sostiene che la società deve essere organizzata nell'interesse di tutto il popolo il quale deve darsi una costituzione la quale deve consentire al popolo la maggior partecipazione possibile sia nella preparazione delle leggi sia nell'amministrazione dei propri affari. 'Tutto per il popolo e fatto dal popolo'.

Afferma che il regime che vigeva nel '93 non era una repubblica ma un regime dittatoriale; mentre lui sostiene che primo potere dello stato è quello popolare, ritenendo la necessità di garantire i diritti naturali dell'uomo e sottolineando l'eguaglianza giuridica dei cittadini unita all'eguaglianza sociale cioè che si deve stabilire nel reciproco rispetto sociale.

Il fine principale di questa organizzazione è la felicità dei cittadini; inoltre bisogna introdurre istruzione gratuita per tutti anche i poveri, lavoro per tutti, un salario sufficiente per migliorare le condizioni di vita, un'amministrazione che renda il lavoro meno faticoso.

Sul piano istituzionale vuole una repubblica una e indivisibile con un'amministrazione centrale, che abbia abbastanza autorità per assicurare l'indipendenza del paese. e altre amm. municipali e dipartimentali.

Si avverte l'influenza dell'ambiente bonarrotiano e ci sono elementi che rimandano a Condorcet come indennità parlamentale e elezione dell'esecutivo.

La condanna, l'esilio, la sconfitta del movimento democratico, portano Cabet a approfondire la sua riflessione sui fini da raggiungere e sugli strumenti da usare.

Egli dei principi della Rivoluzione Francese conserva solo il principio della uguaglianza, con la quale arriva a pensare ad una forte integrazione tra stato e società, basata sulla comunità dei beni. C'è una svolta per quanto concerne la uguaglianza materiale e l'eliminazione della proprietà privata, ma vi uno sviluppo nella sovranità popolare e i rapporti democratici.


Cabet: democrazia, comunismo e politica realizzatrice

Cabet scrive 'Viaggio in Icaria' nel '36-'37; è iun trattato di morale, filosofia, economia sociale. Eguaglianza economica e eguaglianza politica sono saldate in un modello di democrazia.

Icaria è una regione grande quanto la Francia o L'Inghilterra. A 21 anni i giovani divengono cittadini, acquistano l'elettoarto attivo e passivo e entrano a far parte della guardia nazionale.

Il potere costituente e il potrere legislativo sono delegati ad una assemblea rappresentativa centrale e il pèotere esecutivo è delegato ad un organo di 16 membri eletti dal popolo che è subordinato all'asssemblea rappresentativa. Il popolo approva la costituzione e le leggi fondamentali prepèarate dall'assemblea, ammnistra la giustizia e mantiene l'ordine pubblico.

Lo stato di Icaria è suddiviso in 100 province ognuna delle quali è divisa in 10 comuni.

Il popolo esercita la propria sovranità, a livello comunale, riunendosi in assemblee dove si provvede all'esecuzione delle leggi nazionalli e dei decreti provinciali e ad emettere ordinanze su materie di competenza locale; i cittadini si occupano anche di questioni nazionali.

A livello provinciale vi è un'assemblea che controlla l'esecuzione delle leggi nazionali e può emettere decreti per facilitare l'applicazioni di tali norme.

Le province e i cmuni sono costituiti da organi esecutivi subordinati rispettivamente all'assemblea comunale e alla rappresentanza provinciale.

I cittadini diIcaria conoscono la costituzione e quindi i loro diritti; sono educati alla vita pubblica e ricoprono cariche pubbliche. La democrazia di Cabet è animata dallo spirito politicamente idilliaco del popolo che fa le leggi nell'interessse generale che devono essere uguali per tutti.

Cabet da molta importanza al potere popolare e vuole fare della sovranità del popolo il cenbtro motore. Il problema della loro efficienza è caricato sul'eduicazione e la moralità civica dei cittadini.ùLa democrazia di Icaria è basata sull'uguaglianza materiali.

Egli afferma che le cause dei vizi e dei mali della società sono:

- l'ineguaglianza delle fortune;

- il diritto di proprietà;

- la moneta;

Il personaggio che racconta il viaggio di Icaria è Lord Carisdall che si imbatte nell'assenza del commercio e di moneta. La rete ferroviaria appartiene alla repubblica; i mezzi di trasporto sono gratuiti e pubblici. Tutti lavorano lostesso numero d'ore e si cerca di renderlo meno faticoso diminuendo le ore;la repubblica pensa ad alloggiare i cittadini e a soddisfare i loro bisogni primari.

L'utopia comunista di Cabet lascia spazio alla produzione industriale;







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