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Luigi Pirandello (1867-l936)
Luigi Pirandello nasce ad Agrigento nel 1867. Iniziati gli studi di lettere all'università di Roma, li compì in Germania, a Bonn (1891) nella cui università poi fu per un anno lettore di italiano; qui tradusse le "Elegie romane" di Goethe, pubblicate poi nel 1986.
Nel 1893 si stabilì a Roma dove prese viva parte al movimento giornalistico letterario.
Insegnò nell'Istituto superiore di Magistratura (in questi anni approfondì gli studi su Arte e scienza e sull'umorismo 1908), finchè diffusasi in tutto il mondo la sua fama di drammaturgo decise di dedicarsi totalmente a tale attività, dirigendo anche per tre anni ( dal 1925 al 1928 ) la comnia del " Teatro dell'arte".
Il 1934 fu per il Pirandello un anno molto importante: gli fu consegnato il Premio Nobel per la Letteratura.
Esattamente due anni più tardi, nel 1936, Luigi Pirandello moriva a Roma diventando indubbiamente l'autore che meglio rappresentò il periodo che va da dalla crisi successiva all'unità d'Italia all'avvento del fascismo.
La sua produzione artistica si divide in:
Novelliere: Novelle per un anno
2) Romanziere: L'esclusa
Il fu Mattia Pascal
I vecchi e i giovani
Uno nessuno e centomila
3) Drammaturgo: Liolà
Così è (se vi pare)
Errico IV
Sei personaggi in cerca d'autore
4) Lirico: Raccolte: Mal giocondo - Pasqua di Gea -
Elegie Renane
Adesione, superamento e motivi del superamento del Verismo
Per Pirandello, una fondamentale esperienza culturale fu l'incontro con il Verismo, con Verga
e Capuani. Ne assimilò alcuni insegnamenti e caratteri. Ben presto si stacca dal Verismo e lo
supera decisamente anche se restano in lui delle suggestioni.
Diversa concezione della realtà: mentre i Veristi riconoscevano una realtà oggettiva
ed assoluta, Pirandello ritiene che la realtà è mutevole inconoscibile e sfuggente.
La sua indagine riguarda la coscienza dell'uomo, il flusso dinamico della sua
coscienza. Pirandello quindi trasferisce l'indagine dalla realtà esterna al complesso e
confuso mondo della coscienza.
L'attenzione dei Veristi era circoscritta ad un ambito regionale ed era posta sotto il
piano della cronaca. Pirandello invece si concentra sulla sorte dell'uomo al di là
delle condizioni sociali ed ambientali. Al rifiuto del Verismo si accomna il
rifiuto del Positivismo. All'ottimismo del Positivismo, egli contrappone la
situazione disperata dell'uomo contemporaneo. Il Positivismo per Pirandello ,
più che risolvere i problemi esistenziali dell'uomo lo ha impoverito rompendo ogni
legame con il mondo dell'aldilà.
Il Relativismo
In un articolo del 1893 ' arte coscienza d'oggi' Pirandello scrive : ' ci sentiamo come smarriti,
anzi perduti in un cieco, immenso labirinto Il concetto di relatività di ogni cosa si è fortemente allargato in lui'. Il Pirandello si sente smarrito e perplesso di fronte ai grandi interrogativi
dell'esistenza e si fa strada in lui il concetto di relativismo.
Il suo Relativismo investe:
- la realtà: Questa gli appare inconoscibile, sfuggente, mutevole,
inafferrabile.
- la verità: Non esiste per il Pirandello, una verità assoluta, una verità
valida per tutti e per sempre. Ognuno si costruisce la sua verità:
esistono tante verità quanti sono coloro che presumono di averla
( lo sfaccettarsi della verità )
- i valori: Non esistono valori assoluti, identici per tutti: ognuno si crea
la sua scala di valori. Crollano le certezze, le sicurezze i
valori. Pirandello è l'interprete della crisi dell'uomo moderno
perchè ne taglia la disperazione, lo smarrimento, la disperata
solitudine. La vita gli appare dolorosa ed assurda: 'trovare la
logicità nelle cose umane è come pretendere di estrarre il
sangue dalle pietre'.
- l'uomo: Il Relativismo pirandelliano investe l'identità stessa dell'uomo.
La testimonianza più sconsolata di ciò è il Romanzo ' uno,
nessuno centomila' : l'uomo è visto in centomila modi diversi,
quindi la sua identità è nulla.
L'uomo appare al Pirandello diviso tra il flusso dinamico e mobilissimo della sua coscienza
( vita interiore) e la forma in cui è costretto a vivere.
Ogni uomo è fissato in una forma e catalogato in una tipologia : adultero, innocente,
ladro, menzognere .
Tale forma è attribuita dal destino, dalla società (con le norme morali, le sue leggi, le sue
convenzioni, le idee, i concetti . .)
significa porsi nella condizione del " fuori legge". La maschera resta dunque una prigione. Da ciò discende quella situazione di contrasto e di menzogna in cui l'uomo è condannato a vivere. Da ciò le improvvise esplosioni di atteggiamenti che appaiono incomprensibili rispetto alla maschera, ma che rispondono a bisogni della vita interiore.
Dal ruolo vincolante della forma nasce anche il contrasto tra individuo e società, di qui la solitudine dell'uomo nel mondo, la sua impossibilità di comunicare, di comprendere ed essere compreso. Nasce l'alienazione e l'incomunicabilità dell'uomo moderno, disperatamente solo, negato al colloquio con gli altri e con Dio.
Concezione dell'arte - "Umorismo"
Pirandello distingue:
Gli scrittori di "parole"
Gli scrittori di "cose"
Per i primi è prevalente l'interesse letterario: " la cosa non vale per se ma per come è detta"
Tra gli scrittori di parole pone D'Annunzio.
Per i secondi, la "parola" vale come strumento per esprimere le cose. Tra questi pone Dante, Machiavelli e . ..se stesso. " Lo scrittore doveva avere soprattutto una visione, un proprio modo di vedere, di sentire una concezione propria".
La forma letteraria è egualmente fondamentale nell'arte: "L'idea non è nulla senza la forma, ma che cos'è la forma senza l'idea?" La forma attraverso la quale Pirandello esprime le sue idee e l'Umorismo.
Per la comprensione della concezione dell'arte di Pirandello è fondamentale il soggetto: "L'Umorismo" pubblicato nel 1908. Pirandello definisce la sua "arte umoristica".
Distingue: - Il comico che è l'avvertimento del contrario
- L'umoristico che è il sentimento del contrario
Da qui la duplice prospettiva dell'umorismo pirandelliano:
" la mia arte è piena di compassione amara per tutti quelli che si ingannano"
e "di ferace derisione del destino che condanna l'uomo all'inganno".
Soprattutto il teatro assicurò il successo a Pirandello. L'attività teatrale dello scrittore rappresentò per il teatro Italiano una svolta decisiva ed esemplare. Alcune sue commedie raggiungono il livello de veri capolavori.
La produzione pirandelliana può essere divisa in tre fasi:
Commedie scritte durante la prima guerra mondiale. Sono ispirate ad ambienti
Siciliani: Lumìe di Sicilia, Liolà.
E' la stagione più propriamente pirandelliana. Le commedie espongono le concezioni
tipiche del Pirandello. E' la stagione dei capolavori: Così è (se vi pare), Il piacere
dell'onestà, Sei personaggi in cerca d'autore.
Nella terza fase sembra che lo scrittore voglia porre un argine allo scetticismo e al
Nichilismo ma con risultati poco persuasivi: La nuova colonia, I giganti della
montagna.
- Il teatro precedente considerava aristotelicamente la realtà come oggettiva; Pirandello
introduce la versione dialettica.
I personaggi hanno una caratteristica raziocinante. I drammi assumono l'aspetto di un
dialogo filosofico. Il tema predominante è l'incomunicabilità.
Il teatro pirandelliano ebbe una dimensione Europea: influì su Brecht, Ionesco e
Becket.
Cerebralismo: ragionamento insensato senza inizio e fine
Accentuazioni di situazioni paradossali
Compiacimento per ragionamenti tesi a distruggere valori e miti convenzionali.
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