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L'uomo: individuo liberamente critico
Mentre la gran parte delle masse popolari era catturata dalle logomachie delle ideologie, dalle demagogie dei grandi capi partitici e dai presunti profeti portatori di verità assolute e inconfutabili, il mondo intellettuale si trovava in un momento di profonda difficoltà. Molti erano gli scrittori e gli uomini di cultura che sposavano le ideologie totalitarie; non mi sento di esprimere un giudizio su coloro che davvero credevano in ciò che queste ideologie professavano, tutto il fenomeno è troppo complesso e troppo propizio a affermazioni pregiudiziali, mentre tristissima era la situazione di tutti coloro che accettavano passivamente e acriticamente il Verbo dei vari regimi.
Fortunatamente molte sono le voci che in questo periodo, pur non rinnegando la loro eventuale fede politica, si scagliano contro i totalitarismo, si scagliano contro le mistificazioni di tutte le filosofie, assoggettate al comodo di pochi o utilizzate per distruggere una delle caratteristiche più importanti per rendere l'uomo tale: la libertà critica, la libertà di dire no, la libertà di criticare anche soggettivamente una corrente di pensiero che magari aveva sposato fino al giorno prima. Tra questi grandi uomini ora mi accingo a presentare coloro che prestarono il loro servizio nel campo delle lettere; quesiti scrittori sono tantissimi e mi sento di fare una scelta che credo corretta, nel descrivere i campioni di questa linea di pensiero per l'Italia, trattando l'opera e la persona di Ignazio Silone, e per la cultura Inglese, trattando di George Orwell.
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