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Uno scrittore, uno scienziato, un musicista, un filosofo (ecc.), sono dei privilegiati che si guadagnano da vivere pensando e creando. Sfuggendo alla routine. Scegliendo liberamente. Potendo vivere effettivamente come individui. L'individuo è infatti l'esistenza irripetibile, e solo in virtù di ciò eguale in dignità. Laddove non è irripetibile, la persona umana arretra a replicante: un animale un po' più complesso e assai più efficace (ma anche infinitamente più feroce). Neanche il "libero professionista" è davvero libero. Deve infatti obbedire alla tecnica della sua professione, e tanto più eccellerà quando più obbedirà a quanto la tecnica gli impone/consente. Non ci faremmo mai operare da un chirurgo che usasse liberamente (espressionisticamente!) il bisturi, difendere da un avvocato che liberamente (dadaisticamente!) disobbedisse a sintassi e retorica. L'intellettuale impegnato è perciò semplicemente lo scrittore (scienziato, ecc.) che restituisce un frammento del suo privilegio impegnandosi perché tutti e ciascuno possano essere individui, e dunque approssimare l'ideale dell'uguale dignità. Ma poiché nel trafficare della società civile (lavoro, professioni, proprietà) si può solo obbedire (benché più o meno riccamente), l'eguale dignità di una esistenza irripetibile può essere approssimata solo attraverso la sfera politica, se essa è davvero aperta all'azione, cioè al potere, di ciascun cittadino. Solo l'azione (cioè l'effettivo potere) è - come la filosofia, la scienza, l'arte - creazione, libertà, eccede il già-dato della tecnica. Dunque l'intellettuale è il filosofo (artista, scienziato, ecc.) che spende parte del suo privilegio perché la politica sia davvero aperta al potere di ciascuno, secondo giustizia e libertà, eguaglianza e dignità. Altrimenti resta solo un artista, un filosofo, uno scienziato, che vivrà il suo privilegio come privilegio, infangandolo nel disprezzo per i non privilegiati, o come professione snaturandolo a mero mercato - ma non un intellettuale. Un intellettuale o è impegnato civilmente o non lo è. E che cosa debbono essere i contenuti di tale impegno è evidente: prendere sul serio giustizia e libertà, uguaglianza e dignità (e le loro precondizioni: eguale diritto alla salute, alla casa, all'istruzione, ed uguali chance di partenza), nella coerenza delle scelte politiche e quotidiane. Oggi l'intellettuale impegnato non va di moda perché sono tempi di conformismo nella cultura, di impunità nell'illegalità (eccellente) e di servitù volontaria (magari catodica) in politica. Tempi in cui il privilegio è considerato fonte di diritti, anziché di doveri. Ma la democrazia (di cui stiamo vivendo una malinconica eclissi, anche per l'assenza di intellettuali impegnati) è una "comunità di dissidenti" ciascuno eretico all'altro. E l'intellettuale, se vuole essere, deve essere la coscienza critica di questo ideale da approssimare. Ecco perché, tra Sartre e i ponziopilato del disimpegno (funzionari del consenso e praticanti del conforme) scelgo Sartre senza dubbio alcuno. Sartre semmai, non fu impegnato abbastanza, poiché spesso dimenticò i contenuti ineludibili dell'impegno. Le molte battaglie di "giustizia e libertà" che continuò fino alla fine della sua vita, troppo spesso furono costrette in una gabbia ideologica che subordinava l'esistenzialismo al materialismo dialettico, in modo da fargli credere che impegnarsi per "giustizia e libertà" ed essere "dalla parte della storia" (e del Partito cui la Storia affidava il compito dell'Emancipazione degli oppressi) facesse tutt'uno. In forza di questo tragico qui pro quo Sartre non si impegnò per molte cause di "giustizia e libertà", soprattutto internazionali. Il vero esempio di intellettuale impegnato non è dunque Sartre ma Albert Camus, l'altro modo di stare a sinistra, nella coerenza libertaria per l'eguaglianza. Camus denunciava il gulag di Stalin, anche se questo poteva demoralizzare gli operai di Billancourt. Stava a fianco della insurrezione operaia e studentesca del 56 in Ungheria, esattamente come denunciava il sostegno occidentale al fascismo di Franco. Era antitotalitario, rigorosamente, ma mai equidistante. Era il realismo dei valori (di sinistra), che la sinistra (della Realpolitik) non ha saputo essere.
DOMANDE
1)IL TITOLO NON CORRISPONDE ESATTAMENTE ALL'INFORMAZIONE FORNITA DALL'ARTICOLO. CAMBIALO CON UN TITOLO MIGLIORE.
Il vero intellettuale alla luce degli errori di Sartre e di tutti i profeti del disimpegno.
2)RIASSUMI LE PIU' IMPORTANTI INFORMAZIONI DEL TESTO (1 colonna)
Secondo Paolo Flores D'Arcais, l'uomo per essere considerato tale deve basare la sua vita su principi ben precisi, quali libertà, dignità, giustizia, impegno sociale . .., perché se non vive un'esistenza irripetibile, non può essere elevato ad individuo, ma diventa una banale copia di qualcun altro o semplicemente un animale più evoluto. Afferma poi che nessuno è pragmaticamente libero, in quanto obbligato ad osservare delle leggi contingenti e incontrovertibili, infatti, anche un libero professionista è tenuto a rispettare alcune regole riguardanti il proprio lavoro. Il vero intellettuale è uno studioso impegnato civilmente, capace di restituire parte del suo privilegio perché ne possano usufruire gli altri, secondo uguaglianza, giustizia, libertà e dignità. In caso contrario è soltanto un artista che disprezza i non privilegiati e tale è lo scienziato moderno, il quale vede il proprio vantaggio come un diritto e non un dovere e si trova favorito in questo comportamento dalla servitù catodica della politica, dall'impunità dell'illegalità e dal conformismo culturale moderno. Troviamo l'analisi di Sartre come intellettuale parzialmente impegnato a causa di un'errata fusione dei concetti di "giustizia, libertà" e "favoritismo della Storia". L'articolo si chiude con la dimostrazione di come Camus sia stato l'unico studioso impegnato civilmente, capace di applicare i valori che la sinistra non ha saputo concretizzare.
3)SPIEGA LA DEFINIZIONE DI INTELLETTUALE A TUE PAROLE.
L'intellettuale è una persona fornita di una buona cultura, capace di trasfondere agli altri parte del suo privilegio per elevare l'umanità ad eguale dignità, permettendo che la politica sia aperta a tutti. Il vero studioso, per essere tale, deve assolvere questo compito secondo giustizia, uguaglianza, dignità e libertà, in caso contrario si tratta di un artista che non è impegnato civilmente, ma un ostentatore di superiorità e un denigratore dei non privilegiati.
4)IN CHE SENSO PER L'AUTORE L'INTELLETTUALE è PRIVILEGIATO?
L'intellettuale, per l'autore è un privilegiato, perché oltre a possedere abilità, conoscenze e competenze che non hanno tutti gli uomini, può guadagnarsi da vivere pensando e creando, sfuggendo alla routine e scegliendo liberamente, realizzandosi così come individuo irripetibile e acquisendo dignità e rispettabilità.
5)QUALE GIUDIZIO ESPRIME L'AUTORE SUGLI INTELLETTUALI MODERNI?
Paolo F d'A. esprime un giudizio fortemente negativo sulla ura di intellettuale moderno in quanto si rende conto che non è impegnato socialmente e per di più questo suo disinteresse per gli altri è fomentato dal conformismo culturale contemporaneo, dall'impunità degli atti illegali e dalla servitù catodica della politica.
6)perché PER L'AUTORE SARTRE NON FU IMPEGNATO ABBASTANZA.
Sartre, per l'autore, dimenticò spesso i contenuti incontrovertibili dell'impegno civile e fu portato ad abbandonare alcune delle sue battaglie a causa di una falsa fusione del concetto di "libertà e giustizia" con l'essere dalla parte della Storia, subordinando, quindi, l'esistenzialismo al materialismo dialettico.
7)in cosa differiscono PER L'AUTORE IL COMPORTAMENTO DI SARTRE E DI Camus?
Sartre e Camus differiscono tra loro per il diverso atteggiamento che tennero all'interno del partito della sinistra: mentre il primo si trova di fronte ad una falsa giustapposizione di concetti e dall'ingabbiamento ideologico che subordinava l'esistenzialismo al materialismo dialettico, Camus vive questa realtà in maniera differente, con antitotalitarismo, concretizzando i valori della sinistra che essa stessa non è stata in grado di applicare.
8)SPIEGA CON UNA FRASE SEMPLICE
A)L'INDIVIDUO è ESISTENZA IRRIPETIBILE, E SOLO IN VIRTù DI Ciò UGUALE IN DIGNITA':
L'uomo, per essere pari in dignità con i suoi simili, deve essere in grado di sviluppare un'esistenza irripetibile agendo secondo i propri interessi, pensando e creando in piena libertà, evitando di imitare gli altri e di essere servo di partito.
B)APPROSSIMARE L'IDEALE DELL'UGUALE DIGNITA'.
Parlare di individui di pari dignità, nella società in cui ci troviamo, non è sempre del tutto attuabile, dal momento che non è possibile essere veramente liberi, per cui questo ideale consiste nel restituire un frammento del proprio privilegio perché tutti possano essere individui.
C)SERVITU' CATODICA DELL'INTELLETTUALE:
L'intellettuale spesso diventa servo volontario di partito, mettendo a disposizione e assoggettando le proprie idee ed i propri comportamenti ad alcuni politici, leader, capaci di attrarli in modo quasi ipnotico.
D)ERA ANTITOTALITARIO, RIGOROSAMENTE MA MAI EQUIDISTANTE:
Era una persona che con inflessibile coerenza, intransigenza e pragmatismo si poneva contro l'assoluta concentrazione del potere nelle mani di un gruppo dominante, non andando né a compromessi né assumendo una posizione intermedia, o comunque incoerente con le propria ideologia, in modo da pregiudicare il proprio senso di libertà e giustizia.
9)INTELLETTUALI ENGAGES
Col termine "intellettuale engages" si intende un esponente della cultura che s'impegna ideologicamente, svolgendo la propria attività in una prospettiva di impegno civile e politico.
10)LA DEMOCRAZIA è UNA COMUNITà DI DISSIDENTI L'UNO ERETICO ALL'ALTRO
Secondo il parere di Paolo Flores D'Arcais, la democrazia moderna è costituita da un insieme di persone che, assumendo comportamenti discordi o, addirittura, opposti verso i principi della democrazia stessa, agiscono in opposizione gli uni contro gli altri, distaccandosi dall'ideologia egualitaria dei diritti civili, sociali e politici del cittadino, non garantendo più la libertà del singolo, ma assumendo comportamenti discordi e, addirittura, opposti ai principi della democrazia stessa.
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