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Negli ultimi tempi sono frequenti i dibattiti sul cosiddetto finanziamento alla scuola privata.
Nella posizione di chi è favorevole a tale finanziamento si può individuare un punto debole che richiede una riflessione.
La legge sulla parità che dovrebbe vigilare su tutti gli istituti scolastici nei quali le famiglie possono 'spendere' il bonus per l'istruzione, secondo alcuni, non deve imporre un progetto culturale unico, proprio in omaggio alla libertà d'insegnamento e alle scelte delle famiglie.
Ammettiamo allora che un istituto di Milano abbia nel suo progetto culturale l'insegnamento del 'valore della competitività come elemento di stimolo sociale, contrapposto al valore della solidarietà, elemento di appiattimento e stagnazione della società' oppure che un istituto di Napoli sostenga nel suo progetto culturale l'importanza di insegnare il 'valore della fede cattolica come unico elemento in grado di illuminare l'accidentato percorso verso un reale progresso della società umana'.
Un insegnante di filosofia di ispirazione cattolica come potrà avere "libertà d'insegnamento' nell'istituto di Milano? E perché l'istituto dovrebbe accettare un docente in chiaro contrasto con il suo progetto culturale? Un insegnante di storia di ispirazione laica come potrà 'liberamente insegnare' nell'istituto di Napoli? E perché l'istituto di Napoli non dovrebbe invece cercare un docente allineato alle sue posizioni?
Non penso che sia sostenibile ipotizzare che il progetto culturale di un istituto debba essere preventivamente approvato da una qualche autorità pubblica: ricorderebbe troppo il Ministero della Cultura di cui tutti i regimi autoritari si sono sempre, in un modo o nell'altro, dotati. Né penso che sia accettabile, per uno stato laico, finanziare, seppure indirettamente, istituti con tali progetti culturali.
Si tratta di stabilire in che modo il 'progetto culturale" di un istituto scolastico privato possa convivere con la libertà d'insegnamento del docente. È evidente che l'istituto preferirà assumere docenti vicini al suo progetto culturale. Lo Stato può imporre standard di qualità ma non si può ledere il diritto dei privati. Spetta alle famiglie scegliere e, secondo me, il finanziamento va fatto alle famiglie, non alle scuole.
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