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PERSONAGGI MINORI NEI PRIMI CAPITOLI DEI PROMESSI SPOSI

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PERSONAGGI MINORI NEI PRIMI CAPITOLI DEI PROMESSI SPOSI


Nei Promessi Sposi ci sono alcuni personaggi importanti ma i personaggi minori sono tantissimi.  I primi che incontriamo, già nel primo modulo, sono i bravi, sgherri al servizio di un potente come guardia del corpo o esecutori di violenze. La loro denominazione deriva dal termine "bravo" in senso di "valoroso, coraggioso", passato poi al significato negativo per l'uso illegale e violento della forza messo in atto dai componenti di tali bande.


Quelli che incontriamo nel primo modulo sono i due che, "al confluente" di due viottole, attendono don Abbondio per portargli il messaggio del loro padrone, don Rodrigo. Uno di essi siede con sfrontata indolenza "a cavalcioni sul muricciolo", una gamba "spenzolata al di fuori"; l'altro, con aria sorniona, se ne sta in piedi, le braccia incrociate sul petto. Il loro abbigliamento rivela una vanitosa ribalderia, in cui è tutto lo spirito del secolo: un enorme ciuffo, chiuso in una reticella, per potere all'occorrenza nascondere il viso; i baffi lunghi e arricciati in punta; un piccolo corno pieno di polvere da sparo attaccato al collo come se fosse stato il ciondolo di una collana; due pistole appese ad una cintura di cuoio; i pantaloni ampi e gonfi dal cui taschino spuntava un grosso coltello. Essi si rivolgono con parole poco cortesi al curato e, ottenuto il loro scopo, si allontanano cantando una canzonaccia.




Nel quinto modulo alcuni bravi sono di guardia del castello di don Rodrigo mentre nel settimo modulo un certo numero di questi ronza intorno alla casa di Lucia, nel giorno che precede il mancato rapimento. Il Griso è l'anima di questa impresa, che organizza con indubbia abilità tattica, nulla trascurando per la buona riuscita. Quando però la sua missione fallisce possiamo assistere alla vigliaccheria di questa masnada, che, come un branco di porci, si disperderebbe se il Griso non li riunisse proprio come un cane pastore.

Nel ricco quadro umano del romanzo i piccoli hanno un loro posto particolare: alcuni di essi fanno solo una rapida sa nel romanzo, per completare la descrizione realistica di fatti ed eventi; altri vi entrano con una loro piccola parte, apportando un contributo allo sviluppo dell'azione, ed acquistando un profilo più netto e deciso.

Fra questi la prima è Bettina, una bambina che, visto arrivare Renzo alla casa di Lucia, non può trattenere il suo infantile entusiasmo e urla felice :"lo sposo! lo sposo!"; ma poi si mostra tutta compresa dell'incarico ricevuto dal giovane.

C'è poi Menico, l'intelligente ragazzo dodicenne nipote di Agnese, il quale, sebbene non ancora alieno dal gioco, sa però condurre a termine una missione estremamente delicata, quella di andare da padre Cristoforo per ricevere ordini, ma poi cade nelle grinfie del Griso e dei suoi bravi e si salva per miracolo.

Un altro personaggio minore è il dottor Azzecca-garbugli, il personaggio più comicamente caratterizzato tra quanti gravitano intorno a don Rodrigo. I suoi tratti fisionomici essenziali sono tracciati alla buona, ma con popolana efficacia, da Agnese. Alle caratteristiche fisiche corrisponde il ritratto morale, che si palesa appieno nel colloquio con Renzo, e che si completa in modo inequivocabile durante il banchetto al palazzo di don Rodrigo. Il suo studio, oltre a fornire l'immagine di un magnifico interno secentesco, è anche lo sfondo più adatto per il nostro personaggio, per il quale era indispensabile ricevere "autorità" dalle cose, visto che di valore reale non ne possedeva in grandi proporzioni. Il suo comportamento di fronte al contadino conferma tutto ciò. Molte chiacchiere, molto sussiego, tanto che, nella preoccupazione di presentarsi sotto la luce più autorevole per spennare a regola d'arte il suo cliente, non presta attenzione alle parole del contadino e cade in un errore grossolano. Gretto e venale, si preoccupa soltanto di trarre il maggior profitto possibile dalla circostanza, contento non appena crede che si tratti di un ribaldo da cavare dagli impicci. Quando si accorge invece che il perseguitato, colui che ha sofferto l'ingiustizia, è proprio Renzo, e che il persecutore è niente meno che don Rodrigo, il suo munifico anfitrione, egli non vuol sentire più nulla e scarica tutta la sua stizza sull'innocente; lo scaccia con i suoi polli, sotto lo sguardo attonito della serva, che vede per la prima volta verificarsi un tale avvenimento.




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