POESIA DI BRAHMS

POESIA DI BRAHMS

E' stato rilevato dai più attenti biografi che le composizioni di musica strumentale da camera costituiscono il campo nel quale s'è maggiormente svolta l'attività creatrice di J. Brahms. Troviamo fra le numerose opere del maestro amburghese, tutte escludenti il teatro, molti importanti lavori per orchestra, con o senza strumento solista; come il Doppio Concerto per violino e violoncello e troviamo in oltre un mucchio di pezzi per coro.

Ma il resto della produzione brahmsiana più rilevante è rappresentato da tre quartetti per archi, da tre quartetti con pianoforte, da quattro quintetti, due sestetti per archi, quattro trii per violino, violoncello e pianoforte, più un trio con corno e uno con clarinetto, tre sonate per violino e pianoforte, le due per clarinetto e pianoforte e le altrettante per violoncello, a non dire della vastissima produzione di Lieder.

Somma di opere, tra le cameristiche, le sinfoniche e le concertanti, complessivamente grandiosa, e così varia che per qualche tempo dovette andare soggetta ai giudizi più contraddittori. D'altra parte non pochi zelanti ammiratori della produzione brahmsiana, fanatici dell'elaborata costruzione polistrumentale germanica, la esaltarono fino a farne la sola legittima continuazione dell'unico Beethoven.

Fu questa chiesuola di ferventi amici della sua arte a classificare Brahms come la terza gloriosa e gloriante B della musica tedesca. E ciò avvenne quando Hans von Bulow, riavvicinatosi al musicista amburgese dopo che questi si era ritirato dall'ambiente di Liszt, ed essendone stato contraccambiato dal compositore con la dedica della Sonata in re minore per violino e pianoforte, non trovò di meglio, per esprimere la sua fede nel riconquistato collega, che scrivere nell'albo di un collezionista d'autografi: "con Bach, Beethoven e Brahms, pensa di vivere riccamente nell'ultimo quarto della propria vita Hans von Bulow, musicista avvenirista a riposo". Derivò di qui il moto delle tre B di Germania: Bach-Beethoven-Brahms.

Nei Liebesliederwalzer si rivela l'alto poeta e il sognatore ma delicato Johannes Brahms, il quale a cinquant'anni, ruvido e corpulento, conserva l'anima del fanciullo d'una volta: esile, biondo, pallido, dallo sguardo assente, che "una signorina avrebbe potuto abbracciare senza arrossire". Musicista che non possedeva una natura né profetica né prometeica, ma che neppure aveva i gusti sedentari del professore che gli furono rimproverati. Uomo che non sentiva il turbine di passioni veementi, di gioie romanticamente nate dal dolore, di disperazioni insanabili, che dunque non era portato ad odiare e a disprezzare il mondo di fuori siccome povero e meschino in confronto del suo, ma che per contro amava con tenerezza, con tenacia, con poche lacrime e nessuna convulsione. Per tanto restò fedele fino all'ultimo ad una sola donna, Clara Wieck, la moglie di Schumann, e forse non la circondò mai se non di puro affetto fraterno o filiale; e comunque rinunciò a Giulia Schumann, lia di Clara, che pure avrebbe desiderato far sua. Rinunciò senza patimento acerbo, Brahms, solo con un po' di amarezza e di malinconia.

Malinconia e purezza: ecco le parole che potrebbero servire d'epigrafe a tutta l'opera di Brahms. Purezza e malinconia, che si traducono in frasi allusivamente coperte e fuggevoli, in armonie terse, in linee d'una freschezza costante e che danno ad ogni ina un sottile senso di poesia lontana dalla concitazione quanto dall'apoteosi. Questa la ragione per cui Brahms, sconsideratamente classificato il secondo Beethoven della musica, è invece ritenuto dagli studiosi più avvenuti l'epigono ultimo di Beethoven medesimo, in quanto tende a rinnovare lo spirito animandolo di sentimenti moderni. Del romanticismo tedesco, Brahms fu in realtà uno dei validi campioni, fratello d'animo a Schumann che tanto gli volle bene e lo aiutò a rilevarsi e ad affermarsi.