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S. MARIA DELLE GRAZIE (MILANO)

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S. MARIA DELLE GRAZIE (MILANO)


In origine il grande complesso quattrocentesco di S. Maria delle Grazie era inserito nel verde.

Accanto ad una preesistente cappella dedicata a S. Maria del Rosario, oggi rimaneggiata, il conte Gaspare da Vimercate promosse la fondazione del complesso domenicano.

La costruzione crebbe velocemente, su progetto di Guiniforte Solari, con i caratteri più tipici dell'ultimo Gotico lombardo: uso del laterizio e del granito, archi ogivali, volte a crociera costolonate, piante a tre navate con cappelle laterali, facciata "a capanna" con semplice decorazione a oculi, imponente programma decorativo.

Quando Ludovico il Moro raggiunse il potere, identificò nella chiesa domenicana uno dei poli della politica di abbellimento della città, legato alla celebrazione della propria gloria.

Così fece sostituire il presbiterio e l'abside solariana con una grandiosa tribuna fondata nel 1492 e costruita con celerità: S. Maria delle Grazie, progettata neppure un trentennio prima, venne modificata nel suo aspetto tardo-gotico per diventare una spettacolare testimonianza del Rinascimento in Lombardia.

Nel volgere di pochi anni venne dunque eretta la tribuna, applicato un nuovo portale alla facciata, edificato il chiostro piccolo con l'annessa Sagrestia.

Nonostante i ricorrenti dubbi della critica, e il ritrovamento di un documento che mette rapporto la consegna delle colonne di granito con Giovanni Antonio Amedeo, è accettata l'ipotesi dell'intervento del Bramante, almeno per la fase progettuale.

Al centro della facciata vi è il primo degli interventi promossi da Ludovico il Moro per il rinnovamento dell'edificio (1489-l490): un portale rinascimentale in forma di protiro lombardo derivato da un disegno bramantesco, che si contrappone decisamente alla composizione bidimensionale della parete.



Il marmo chiaro risalta sul rosso del cotto ed è modulato secondo motivi classici, come le colonnine corinzie e le lesene a candelabre che reggono una trabeazione a medaglioni, la piccola volta dell'arco è a lacunari.

Molto più elaborato è il complesso della grandiosa tribuna del Bramante, formata da un vano centrale cubico coperto da una cupola emisferica impostata su un tamburo che si raccorda alla base tramite pennacchi.

Il perimetro esterno, poligonale, è trasformato da un ordine di bifore architravate e da una loggia su cui poggia direttamente la copertura con la lanterna.

La decorazione della tribuna è caratterizzata dal contrasto fra specchiature intonacate, sagome in cotto con lesene corinzie, candelabre e medaglioni in pietra d'Angera con teste di Apostoli, Santi e Padri della Chiesa.

Molti dettagli della costruzione, come i cerchi raggianti, gli oculi nelle lunette e le modanature dei basamenti ribaltate simmetricamente, confermerebbero la paternità del Bramante.

Nel progetto solariano la navata centrale e quella laterale dovevano avere la medesima altezza e dimensione ma l'inserimento della tribuna bramantesca ribalta completamente questa impostazione e rivela l'intenzione di individuare nettamente la doppia funzione della chiesa: luogo di culto per la celebrazione di Maria e al tempo stesso tempio funebre per le glorie degli Sforza.

Il piccolo chiostro, per il quale si fa il nome di Bramante, è un arioso porticato quadrato, con cinque arcate per lato, che racchiude un giardino con una singolare fontana.

Molto eleganti i capitelli delle snelle colonne, che sostengono le arcate in cotto.

Bramante intervenne sull'edificio tra il 1492 e il 1497.




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