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San Pietro di Zuri
Oggetto chiesa
Nome san Pietro di Zuri
Artista Anselmo da Como
Materiali: trachite rossa
Dimensioni (?)
Stato di conservazione ottimo
Data di realizzazione: 1291 - ca. 1336
Civiltà e cultura d'appartenenza: civiltà cristiana/epoca Romanico-Gotica
Ubicazione geografica: Ghilarza (OR)
Bibliografia "Storia dell'arte in Sardegna Architettura Romanica dalla metà del 1000 al primo '300"
Descrizione:
La chiesa di San Pietro a Zuri presenta una storia del tutto particolare: l'attuale collocazione si deve all'iniziativa di Carlo Aru, al tempo facente funzioni del Soprintendente dei Monumenti Dionigi Scano, volta al salvataggio del monumento dalle acque del lago Omodeo, che l'avrebbero sommerso insieme al resto del villaggio di Zuri, conseguentemente all'apertura della diga del Tirso, ultimata nel 1923. Il San Pietro venne smontato e diviso in blocchi numerati, per la successiva ricostruzione nel sito attuale di Zuri, frazione di Ghilarza, mediante un'operazione di anastilosi unica in Sardegna, e paragonabile, seppur con le dovute differenze, al tempio egizio d'Abu Simbel. Durante l'operazione furono scoperti alcuni elementi estremamente importanti, quali l'assenza di fondamenta profonde, a causa della quale, secondo gli studiosi, si dovrebbe il crollo dell'abside originaria, di cui si è trovato il perimetro, che venne ricostruita entro il 1336. Nel corso dell'anastilosi venne rintracciata anche un'epigrafe che riportava i nominativi della maestranza principale, il maestro Anselmo da Como, e del committente, la badessa Sardinia de Lacon (si trattava probabilmente della madre del giudice Mariano II), e che datava la fondazione originaria della chiesa al 1291.
Il San Pietro di Zuri rappresenta un monumento assolutamente singolare, per la sua straordinaria sintesi di elementi romanici e gotici: il monumento stilisticamente rappresenta il momento di transizione fra Romanico e Gotico; in una pianta di stampo tipicamente romanico, s'inseriscono elementi gotici quali finestre trilobate, e una decorazione scultorea esterna stilizzata, che richiama, seppur meno riccamente, i modelli gotici peninsulari e continentali.
Particolarmente degni di nota risultano essere i bassorilievi realizzati a decorazione della facciata, e che interessano integralmente i vari elementi decorativi e strutturali: i fregi ricoprono i capitelli delle paraste angolari, le lesene, e l'architrave del portale d'ingresso; la decorazione prosegue nei livelli più alti con una serie di archetti intrecciati, e prosegue per tutta la parete esterna della chiesa. Vengono rappresentati nel bassorilievo centrale san Daniele nella fossa dei leoni, nel fianco settentrionale la scrofa con i suoi piccoli, e nel fianco settentrionale una teoria di personaggi maschili e femminili nell'atto della danza. Nell'architrave del portale vi è una rafurazione di San Pietro, della Madonna con bambino e di una ura femminile, identificata tradizionalmente con Sardinia de Lacon, committente della chiesa. L'interno è assai spoglio, privo di decorazioni degne di nota, fatta eccezione per una nicchia gotica di epoca aragonese.
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