Sovrasfruttamento delle risorse naturali: il problema del nuovo millennio.
Oggi, alle soglie del nuovo millennio, la
specie Homo Sapiens Sapiens, che si è mostrata
capace di intervenire sugli ecosistemi con alterazioni di entità e
qualità tali da modificare gli stessi processi ecologici naturali,
trascorsi circa 10.000 anni da quando iniziò a produrre cibo,
utilizzando le tecniche dell'agricoltura e dell'allevamento, ha chiuso
definitivamente Chernobyl e, con lei un'era: l'epoca del nucleare che comunque
rimane il 6% delle fonti energetiche mondiali. Infatti lo sfruttamento
disordinato e spregiudicato dell'uranio è stato accantonato, ma, di
certo, non a favore delle energie rinnovabili, in quanto, oggi, l'unica vera
risorsa energetica, e di guadagno, è il petrolio. E se l'andamento del
costo dell'oro nero ci preoccupa non poco l'intero globo a causa della forte
influenza che ha sul prezzo di luce, benzina e materiali derivati, la
società rimane incurante dello squilibrio, creatosi proprio a seguito di
questo utilizzo sfrenato e senza regole delle risorse etarie. Oggi un
quinto dell'umanità- quello più ricco- consuma circa il 58%
dell'energia mondiale, parallelamente al quinto più povero che ne
utilizza meno del 4%, e che, tuttora, non ha elettricità e ricorre alla biomassa. Ormai è chiaro: se l'evoluzione del
sistema mondiale verrà lasciata proseguire secondo le tendenze attuali
senza interventi mirati e consapevoli, si produrrà una crisi su scala
mondiale verso la metà del secolo. Eppure, nonostante il forte allarme
lanciato dai più autorevoli studiosi, sono ancora deboli i segni di una
inversione degli attuali rapporti tra la natura e l'uomo, che, invece,
concentra tutta la sua attenzione sul progresso tecnologico e delle
telecomunicazioni che, paradossalmente, invece di diventare un mezzo utile e
determinante alla miglior resa delle fonti energetiche, ha suggerito l'idea di
superiorità e indipendenza dal mondo naturale. Così, da una lato
la scienza viene riconosciuta come la forza liberatrice, dall'altro come
sfruttamento smisurato e spregiudicato. E dal momento che la correttezza delle
scelte ambientali dipende da quanto gli uomini sono capaci di riconoscere e
accettare la propria natura biologica, allora è ovvio che qualcosa deve
cambiare a partire dall'economia di rapina dei singoli stati in ordine ad una
ecologicamente sostenibile. Ma se ciò non avverrà, quello che
è un rischio si trasformerà in realtà, e allora l'uomo non
avrà più nessun'altra scelta, se non quella di accettare la sua
completa rovina e distruzione.