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Svizzera
(tedesco Schweiz; francese Suisse; romancio Svizzra)
Stato (Schweizerische Eidgenossenschaft; Confédération suisse; Confederazione svizzera) dell'Europa centromeridionale.
Superficie: 41.285 km
Popolazione: 6.909.000 ab.
Capitale: Berna.
Lingue: nazionali il tedesco (63%), il francese (19%), l'italiano (7,6%), il ladino o romancio (1%).
Religione: in maggioranza cattolici e protestanti.
Unità monetaria: il franco svizzero.
Confini: è situata fra la Germania a nord, l'Austria, il Liechtenstein e l'Italia a est, l'Italia a sud, la Francia a ovest.
Ordinamento: Repubblica federale divisa in 26 Stati, che per lo più corrispondono ai Cantoni omonimi. Il potere legislativo appartiene all'Assemblea Federale bicamerale, formata dal Consiglio Nazionale, eletto a suffragio diretto, e dal Consiglio degli Stati, composto da 2 rappresentanti per ogni Cantone.
n Morfologia. La caratteristica saliente del territorio svizzero è la montuosità. In esso si possono individuare tre grandi regioni: le Alpi, il cosiddetto altopiano svizzero e il Giura. Il settore alpino si estende su poco meno del 60% del territorio ed è attraversato dai corsi superiori del Reno e del Rodano, le cui valli -- nella regione del San Gottardo -- convergono con quelle dell'Aare, del Reuss e del Ticino. Nelle Alpi Pennine, a sud del Rodano, si trovano i massicci del Monte Rosa, del Weisshorn e del Cervino; a sud del Reno, le Alpi Lepontine a est del Passo dello Spluga, le Alpi dei Grigioni (Retiche), che, solcate dal corso dell'Inn, culminano nel Bernina. Infine, a nord del Rodano e del Reno, si trovano le Alpi Bernesi, con i massicci del Finsteraarhorn, della Jungfrau, dell'Eiger e dell'Aletsch e le Alpi di Glarona. Da queste si passa a una regione di alteterre che si allunga per 150 km tra i laghi di Ginevra e di Costanza, occupando ca. il 30% del territorio e alternando ampie vallate a ondulazioni collinari. L'altopiano si innalza piuttosto bruscamente a nord-ovest nel Giura.
n Clima. Il clima ha carattere di continentalità, con piovosità abbondante.
n Idrografia. I corsi d'acqua della Svizzera tributano al Mare del Nord tramite il Reno, che raccoglie anche le acque dei fiumi Aare, Emme, Reuss; al Mare Mediterraneo tramite il Rodano; al Mar Nero tramite l'Inn, affluente del Danubio; al Mare Adriatico attraverso il Ticino, affluente del Po. Numerosi i laghi: i più vasti sono quelli di Ginevra, di Costanza, di Neuchatel, di Zurigo, dei Quattro Cantoni, di Zug, di Biel, di Thun, di Brienz.
n Popolazione. La popolazione è concentrata per la maggior parte nella zona dell'altopiano centrale tra le Alpi e il Giura; densamente popolate sono le sponde dei maggiori laghi e alcune vallate prealpine. Assai marcato negli ultimi decenni l'inurbamento.
n Economia. Sebbene pressoché priva di risorse minerarie e dotata di poche terre adatte all'agricoltura, la Svizzera è uno dei Paesi economicamente più prosperi del mondo. E ciò è dovuto al fatto che è divenuto uno dei maggiori centri finanziari internazionali (vi confluiscono infatti, grazie alle garanzie di ordine politico-economico che il Paese offre, grandi quote di capitali esteri). Un secondo motivo di prosperità risiede nello sviluppo di industrie specializzate, quali la chimico-farmaceutica e la meccanica di precisione, che hanno conquistato molti mercati esteri. Lo sviluppo industriale degli ultimi anni è stato tale da richiedere un apporto cospicuo di manodopera straniera, in larga misura italiana. Un settore importantissimo dell'economia nazionale è anche quello turistico. Grande rilievo ha l'allevamento dei bovini che alimenta un'attiva industria casearia e una rinomatissima industria dolciaria.
STORIA
È incerta l'origine etnica delle popolazioni locali. Nel 58 a. C. la sa dei Romani obbligò gli El a stabilirsi fra le Alpi e il Giura e la regione divenne territorio di colonizzazione. Nel IV sec. la Svizzera fu invasa dagli Alemanni, che vi esercitarono il loro dominio finché furono battuti (499) da Clodoveo a Tolbiaco, presso Colonia, e sottomessi (ca. 536) dai Franchi. La Svizzera, divenuta dominio dei Merovingi, passò nella seconda metà dell'VIII sec. sotto i Carolingi. Con il trattato di spartizione di Verdun (843), la parte orientale prevalentemente germanica passò sotto Ludovico il Germanico e il resto, prevalentemente romano, fu assegnato a Lotario. Il Paese venne poi turbato da agitazioni interne e da irruzioni esterne di Ungheri e di Saraceni, cui pose freno il forte governo di Ottone I di Sassonia, re di Germania e restauratore dell'Impero (936-973). Nella seconda metà del XIII sec. sembrò che gli Asburgo, attraverso l'opera di Rodolfo III, stessero per realizzare un forte dominio tra le Alpi e il Giura. Ma la politica dinastica unificatrice iniziata da Rodolfo suscitò la reazione degli abitanti delle regioni alpestri di Uri, Schwyz, Unterwalden. Questi, confederatisi tra di loro (1291), sconfissero Leopoldo d'Austria nella stretta di Morgarten (1315). Al primo nucleo si aggiunsero Lucerna (1332), Zurigo (1351), Zug, Glarona e Berna (1352-l353). In seguito, le vittorie riportate sulle forze asburgiche a Sempach (1386) e a Näfels (1388) segnarono il punto di partenza dell'indipendenza elvetica. Nel 1495 l'imperatore Massimiliano d'Austria volle far riconoscere il suo effettivo potere sui confederati, ma questi si appoggiarono a Carlo VIII re di Francia e accrebbero la lega di nuovi aderenti, come Friburgo, Soletta, Basilea, Sciaffusa (1505), Appenzell (1513). Contemporaneamente le forze svizzere entrarono nelle grandi competizioni internazionali. Nelle camne d'Italia di Luigi XII di Francia, gli Svizzeri, battuti a Marignano (1515), conseguirono tuttavia il possesso del Canton Ticino (1516). La Riforma protestante impedì che la Confederazione assumesse una visione unitaria degli affari politici spezzandola in due campi, i fautori di Zwingli e i cattolici. Con la pace seguita alla battaglia di Kappel (1531), che vide la sconfitta dei riformisti, Zurigo zwingliana si impegnò a vivere in pace con i Cantoni cattolici e i cattolici permisero che Zurigo conservasse la sua religione. Durante la guerra dei Trent'anni (1618-l648) finì per prevalere nella Confederazione il concetto della neutralità armata. Con la pace di Vestfalia (1648) fu ottenuto il riconoscimento ufficiale della separazione della Svizzera dall'Impero. Nel XVII e XVIII sec. la Svizzera, agitata da lotte interne di carattere economico e religioso, continuò ad avere una sua forma politica arcaica, senza Costituzione e senza leggi fisse. Ciò permise, più tardi, la diffusione delle idee dei riformatori e dei rivoluzionari francesi, che sfociarono, grazie alle truppe del Bonaparte, nella costituzione della Repubblica Elvetica, comportante l'esclusione delle preesistenti sovranità cantonali. Dopo la caduta di Napoleone, il trattato di Parigi (1815) consacrò definitivamente l'indipendenza, l'inviolabilità, la neutralità perpetua della Confederazione composta da 22 Cantoni. Nello stesso anno fu giurata la nuova Costituzione, che però presentava lacune e difetti tali da ostacolare la soluzione dei problemi economici e sociali del Paese. La nuova Costituzione del 1848 (ritoccata nel 1874) stabiliva un governo centrale con sede in Berna, il riconoscimento dei Cantoni come elementi fondamentali dello Stato federale, l'istituzione di un potere esecutivo con due Camere, il Consiglio Nazionale in rappresentanza del popolo e il Consiglio degli Stati in rappresentanza dei Cantoni. In seguito la politica di raccoglimento adottata dalla Svizzera contribuì a farne uno dei Paesi più schiettamente democratici, più tranquilli e più progrediti d'Europa, sede tra l'altro di importantissime istituzioni internazionali. Durante la prima guerra mondiale la Svizzera mantenne la neutralità e poté svolgere opera benefica attraverso la Croce Rossa Internazionale. Nel 1920 entrò nella Società delle Nazioni, nel 1938 il governo proclamò la neutralità integrale, che mantenne durante la seconda guerra mondiale. Cessato il conflitto, la Svizzera non derogò dalla sua politica di neutralità e dal suo atteggiamento di assoluta equidistanza rispetto ai conflitti internazionali, rifiutandosi di aderire anche all'ONU (rifiuto ribadito in un referendum del 1986), sebbene partecipi agli organismi emanati da quest'ultima, molti dei quali hanno sede in Svizzera. Nel 1993 un referendum ha bloccato anche la politica europeistica del governo.
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