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TRATTATO DI KYOTO: SVOLTA MONDIALE
Il 16 febbraio 2005 è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto. Firmato nel dicembre 1997 a conclusione della terza sessione plenaria della Conferenza delle parti (COP3), il Protocollo è l'unico trattato internazionale che obbliga una trentina di paesi industrializzati a ridurre, entro il periodo compreso tra il 2008 e il 2012, le emissioni di gas di serra del 5,2% complessivo rispetto al livello registrato nel 1990. In particolare, l'Unione Europea ha un obiettivo di riduzione del 8%, nell'ambito del quale l'Italia si è impegnata a ridurre le emissioni del 6,5%. Per la Federazione Russa, la Nuova Zelanda e l'Ucraina non è prevista alcuna riduzione delle emissioni, ma solo una stabilizzazione.Invece, rispetto al 1990, possono aumentare le loro emissioni fino all'1% la Norvegia e fino al 10% l'Islanda. Rispetto a quanto stabilito nel trattato però, molti cliamtologi ritengono che il pianeta avrebbe bisogno di un taglio ancora più netto delle immissioni inquinanti (circa il doppio).
Il trattato fu elaborato nel 1992 a Rio de Janeiro nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento del clima ed è il primo trattato internazionale sull'ambiente a prevedere dei vincoli sul piano giuridico. In esso si prendono in considerazione come elementi altamente inquinanti oltre all'andride carbonica prodotta dai combustili fossili come petrolio e carbone, anche altri cinque gas: il metano,emesso dalle discariche e usato in agricoltura, l'ossido di azoto, prodotto dai veicoli e tre tipi diversi di fluorpcarburi di zolfo che derivano dalla produzione industriale.Inoltre, l'accordo riconosce che i paesi in via di sviluppo contribuiscono meno ai cambiamenti del clima, ma molto verosimilmente subiranno la maggior parte dei suoi effetti (molti di loro hanno firmato l'accordo, come ad esempio Cina e India). La firma dell'accordo è stata più volte sul punto di saltare:per anni è stata bloccata dall'agguerita opposizione degli Stati Uniti e dai suoi alleati, Australia in testa, che pur firmando l'accordo di massima insieme a 180 paesi, si sono poi rifiutati di ratificarlo. E' stata soltanto la decisione del parlamento russo, nel novembre 2004, a rendere possibile il superamento della soglia del 55 per cento dei firmatari, al di sotto della quale il Protocollo restava privo di valore.Mentre la Russia ha dichiarato tramite il consigliere dell'economia che il Cremlino è stato obbligato ad approvare il protocollo per motivi politici, gli Stati Uniti, che erano favorevoli all'accordo fino al 2001, in quello stesso anno hanno cambiato rotta e si sono tirati fuori: George W. Bush ha dichiarato che mettere in pratica l'accordo sarebbe stato seriamente dannoso per l'economia del paese anche se comunque ha assicurato che sosterrà la riduzione delle emissioni attraverso azioni volontarie e tecnologie energetiche innovative. Il trattato prevede inoltre dei vincoli sul piano giuridico ed è quindi il primo trattato internazionale che stabilisce sanzioni per le nazioni che non adempieranno agli impegni che hanno assunto. Infatti, per ogni tonnellata di anidride carbonica in eccesso, l'Ue ha previsto una multa di 40 euro, che nel 2008 potrebbero salire a 100. Un prezzo che, in mancanza di un intervento da parte dello stato, finirebbe per essere ato direttamente dai consumatori con una serie di rincari su prodotti e bollette. Nel caso in cui l'impegno delle nazioni venga mantenutp questo porterebbe all'ammodernamento degli impianti e a una maggiore efficienza della produzione a cominciare dal settore energetico (con conseguenti tagli nei costi di illuminazione, riduzioni nel consumo di energia per i macchinari, ammortamento delle spese di riscaldamento, maggiore efficienza nella catena produttiva).
Per quanto modeste, le quote di riduzione stabilite dal Protocollo di Kyoto si sono rivelate completamente al di sopra delle possibilità del nostro paese che, dal 1990, non ha fatto che aumentare le emissioni di anidride carbonica, uno dei principali gas serra. Invece della prevista riduzione del 6,5% l'Italia si presenta con un imbarazzante aumento del 12 per cento (l'Italia poi, insieme a Repubblica Ceca, Polonia e Grecia non hanno ancora avuto il via libera da Bruxelles al piano nazionale anti-inquinamento). Per questo il ministro dell'ambiente Altero Matteoli, ha annunciato che nel 2012 l'Italia potrebbe uscire dal trattato di Kyoto, aggiungendo che il protocollo è inutile senza l'adesione di India, Cina e sopattutto Stati Uniti. Queste tre nazioni, responsabili di quasi la metà dell'intero inquinamento mondiale, continuano infatti a schierarsi contro il trattato anche dopo la ratifica dello stesso da parte di Russia e Giappone, che in un primo momento non avevano aderito.Nel frattempo Germania e Francia hanno effettuato una seria politica di efficienza energetica e dei trasporti che ha consentito loro di ridurre le emissioni rispettivamente del 19 e del 14 per cento. Perfino un paese in fenomenale fase di crescita come la Cina - che in quanto paese in via di sviluppo non è vincolata dal Protocollo - è riuscita a ridurre in modo consistente le emissioni - pare del 17 per cento - cimentandosi in un mega-piano di riconversione dall'inquinantissimo e diffusissimo carbone al petrolio. Inoltre, che il trattato di Kyoto funziona lo dimostra anche il Canada; lo dimostra il fatto che il governo canadese e le industrie automobilistiche hanno firmato un memorandum d'intesa per ridurre in maniera molto consistente le emissioni inquinanti entro il 2010.
I governi di 141 Stati hanno firmato per salvare la Terra. L'Unione Europea, la Russia, il Giappone, tutti hanno ratificato il Protocollo. Meno gli Stati Uniti: loro ancora stanno alla finestra. Nei prossimi sette anni, i governi si sono impegnati a completare il più costoso processo di riconversione delle tecnologie industriali mai avviato. In ballo c'è la salute del pianeta soffocato dall'inquinamento atmosferico e surriscaldato dall'effetto serra.
I principali Paesi emettitori di CO2
anno 1998 in MT di CO2 ( milioni di tonnellate/anno)
Paesi |
CO2/anno |
% mondo |
USA |
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Cina |
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Russia |
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Giappone |
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Germania |
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India |
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Regno Unito |
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Canada |
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Italia |
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Francia |
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Sud Africa |
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Brasile |
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Arabia Saudita |
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Iran |
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Indonesia |
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