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Vita di Goethe
Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno 1749 - Weimar 1832), poeta, drammaturgo, romanziere e scienziato tedesco. lio di un funzionario dell'amministrazione imperiale, dal 1765 al 1768 studiò diritto a Lipsia, dove maturò in lui l'interesse per la letteratura e la pittura, e dove conobbe le opere drammatiche di Friedrich Gottlieb Klopstock e Gotthold Ephraim Lessing. La sua prima produzione poetica e drammatica, che risente dell'influenza di questi autori, trasse spunti anche dall'amore per la lia di un oste, che gli ispirò la commedia pastorale Capriccio d'innamorati (1767). Dello stesso periodo è una tragedia in versi, I complici (1768). Nel 1768, ammalatosi gravemente, fece ritorno a Francoforte e, superata la fase critica della malattia, durante la convalescenza si dedicò a studiare occultismo, astrologia, alchimia. L'amicizia con Susanne von Klettenberg, un'amica della madre, attiva pietista, lo accostò al misticismo religioso. Dal 1770 al 1771 Goethe visse a Strasburgo dove accanto alle discipline giuridiche, coltivò lo studio della musica, dell'arte, dell'anatomia, della chimica.
Prime influenze
A Strasburgo ebbe due incontri che sarebbero stati molto importanti
nella sua vita e determinanti per la sua opera letteraria. Il primo fu quello
con Friederike Brion, lia di un pastore protestante, che Goethe amò e
che avrebbe fornito il modello per vari suoi personaggi femminili, compreso
quello di Margherita nel Faust. Il
secondo fu l'incontro con il filosofo e critico letterario Johann Gottfried von
Herder con cui strinse amicizia: Herder, fra l'altro, lo portò a
sottrarsi all'influenza del classicismo francese, ligio alla concezione
aristotelica dell'unità di tempo, di luogo e di azione, cui doveva
attenersi la tragedia, e lo introdusse all'opera di Shakespeare, in cui proprio
il mancato rispetto delle tradizionali unità contribuisce
all'intensità drammatica. Herder, inoltre, indusse Goethe ad
approfondire il significato della poesia popolare tedesca e delle forme
dell'architettura gotica quali fonti di ispirazione letteraria.
Gli insegnamenti di Herder si tradussero nella tragedia Götz di Berlichingen (1773), che Goethe scrisse a Francoforte, dove
era tornato una volta conclusi gli studi giuridici. L'opera, che prende a modello
Shakespeare, ha come protagonista un cavaliere del Cinquecento, in rivolta
contro l'autorità dell'imperatore e della Chiesa, e anticipa i fremiti
libertari che sarebbero stati l'anima del movimento Sturm und Drang,
antesignano del romanticismo tedesco.
Quando nel 1771 si trasferì da Strasburgo a Wetzlar, per fare pratica
presso il tribunale, Goethe visse una fase d'irrequietezza sentimentale: nel
1774 dedicò a un amore impossibile il romanzo epistolare I dolori del giovane Werther, che ebbe
vasta eco non soltanto sullo sviluppo del romanzo tedesco, ma anche nel mondo
letterario del tempo (vi si ispirò Ugo Foscolo, quando nel 1798 scrisse
la prima versione delle Ultime lettere di Jacopo Ortis); analoghe ispirazioni
pervadono i drammi Clavigo (1774) e Stella (1775). Negli stessi anni, Goethe
compose numerosi saggi letterari e teologici, varie liriche, e soprattutto la
prima versione del Faust, il
cosiddetto Urfaust ('Faust
originario').
Gli anni di Weimar
Nel 1775 il diciottenne Karl August, duca di Weimar chiese a Goethe di fargli da precettore. Nel primo decennio a Weimar Goethe dimostrò straordinarie capacità di organizzatore e amministratore, rendendo la piccola capitale un vivace centro culturale dove affluirono alcuni fra i migliori ingegni del tempo, tra cui Herder e Christoph Martin Wieland; inoltre si dedicò allo studio di varie scienze (botanica, mineralogia, osteologia, ottica), continuò a elaborare il Faust, compose la prima stesura della Vocazione teatrale di Wilhelm Meister e iniziò la versione in prosa dell'Ienia in Taurine, che avrebbe riscritto in versi nel 1787. A Weimar infine ebbe un'appassionata storia d'amore con Charlotte von Stein, moglie di un ufficiale e donna di grande fascino e intelligenza, che gli ispirò liriche e ballate.
Il viaggio in Italia
Tra i diversi motivi che nel 1786 indussero Goethe a partire per l'Italia vi fu il desiderio di allontanarsi dalla corte di Weimar e da Charlotte von Stein, ma soprattutto la brama di trovare nuovi stimoli e di dare nuovi orizzonti alla sua vena poetica, al contatto dell'arte e della cultura italiana, in particolare di quella classica. Dopo aver visitato le città dell'Italia settentrionale, la Sicilia e Napoli, Goethe si stabilì a Roma dove rimase fino al 1788. Si dedicò con fervore a studiare l'arte, l'architettura e la letteratura della Grecia, di Roma e del Rinascimento, che gli suggerirono forme di mirabile equilibrio per esprimere il fremito e la tensione della passione autentica. Di questo incontro resta affascinante testimonianza Il viaggio in Italia, che venne pubblicato molti anni dopo (1816 e 1829). Risalgono al soggiorno italiano e alle sue suggestioni la versione in giambi dell'Ienia in Taurine, i drammi Egmont (1788) e Torquato Tasso (1790); le Elegie romane (1789); gli Epigrammi veneziani (1790) e alcune scene del Faust.
Il ritorno a Weimar
Al ritorno a Weimar (1788) Goethe trovò un'atmosfera ostile nei
circoli letterari, mentre a corte mal si accettava la sua relazione con
Christiane Vulpius, una giovane che nel 1789 gli diede un lio e che egli
avrebbe sposato nel 1806. Malgrado tutto rimase a Weimar, trattenuto da due
motivi d'interesse: la direzione del teatro ducale, che tenne dal 1791 al 1813,
e la possibilità di perseguire meglio che altrove gli studi scientifici,
cui si dedicò con rinnovato ardore. Risalgono a questi anni vari scritti
di anatomia ata (1784), di botanica (1790) e due volumi di ottica (1791 e
1792).
Fu l'amicizia con Friedrich von Schiller a riavvicinare Goethe alla letteratura
e dalla loro collaborazione, durata dal 1794 alla morte di Schiller nel 1805,
scaturirono numerose composizioni liriche ed epiche, l'idillio in esametri Arminio e Dorotea (1797), il dramma La lia naturale (1802), la seconda
versione del romanzo Gli anni di
noviziato di Wilhelm Meister (1796), che avrebbe costituito un modello
narrativo per la successiva produzione letteraria tedesca, inaugurando il
genere del romanzo di formazione e soprattutto, su incoraggiamento di Schiller,
la versione definitiva del Faust (la
prima parte fu pubblicata nel 1808).
Gli ultimi anni
Dal 1805 e fino alla morte, Goethe visse anni di intensa creatività. I grandi avvenimenti storici della sua epoca - la Rivoluzione francese, che considerò con un certo sospetto vedendovi non tanto l'espressione di un'istanza di libertà quanto lo scoppio incontrollato di forze oscure e disordinate; la fortuna di Napoleone, che ammirava; gli sforzi per l'unificazione della Germania, considerati con indifferenza, se non con ostilità - trovarono in lui un osservatore attento ma non appassionato. Fra gli scritti di questi anni sono il romanzo Le affinità elettive (1809); Gli anni di pellegrinaggio di Wilhelm Meister (1821, riveduto nel 1829); l'autobiografia Dalla mia vita. Poesia e verità (in 4 voll., 1811-l833); una raccolta di liriche, Divano occidentale-orientale (1819), dai toni mistici ed erotici, licenziosi e ambigui; la seconda parte del Faust (pubblicata postuma nel 1832).
Il Faust
In quest'opera, che è il suo indiscusso capolavoro, Goethe
riprese il soggetto di una leggenda popolare molto diffusa in Germania e che in
Inghilterra era già stata soggetto di una rielaborazione teatrale da
parte del poeta elisabettiano Christopher Marlowe. La storia ha come
protagonista uno studioso, Johann Faust, che, ormai vecchio, tentato dal
demonio Mefistofele, vende la propria anima in cambio di giovinezza, sapienza e
potere. Ora Faust, onnipotente, può disporre delle sorti altrui: porta
alla follia e alla morte una povera fanciulla, Margherita; poi inizia a esercitare
la sua influenza diabolica presso le corti principesche del gran mondo. E
benché tutto sembri congiurare alla dannazione di Faust, la pietà divina
riconosce il desiderio di bene che è stato all'origine di tanto peccare:
la stessa Margherita intercede per Faust, simbolo ormai dell'umanità
stessa e del suo cammino verso la redenzione.
L'opera, allegoria della vita umana nell'intera gamma delle passioni, delle
miserie e dei momenti di grandezza, afferma il diritto e la capacità
dell'individuo di voler conoscere il divino e l'umano, la capacità
dell'uomo di essere 'misura di tutte le cose', e mostra il cammino
percorso da Goethe dagli anni inquieti dello Sturm und Drang fino alla compostezza classica delle forme e alla
saggezza della maturità
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