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Il capitale sociale istruzioni per l'uso - network analisis

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Il capitale sociale istruzioni per l'uso, Il Mulino, 2001

Bagnasco, Piselli, Pizzorno, Trigilia


Introduzione

Il concetto di capitale sociale risale agli anni '70, ma è negli ultimi anni che trova rinnovata fortuna.

Elaborato dai sociologi per chiarire il funzionamento del mercato del lavoro e le forme di organizzazione dell'economia la sua fortuna cresce se applicato allo studio dei fenomeni politici soprattutto dopo la pubblicazione di Putnam Tradizione civica nelle regioni italiane nel 1993.


Glenn Loury (1977) è uno dei primi ha fare riferimento al capitale sociale per spiegare il diverso successo dei giovani nell'inserimento nel mercato del lavoro attraverso l'accrescimento del loro capitale umano.




Pierre Bourdieu (1980) sociologo distingue esplicitamente il capitale sociale da quello economico e culturale. Il capitale sociale è la rete di relazioni personali direttamente attivabili da un individuo per perseguire i proprio fini e migliorare la propria posizione sociale.


Mark Granovetter dimostrerà l'importante ruolo giocato dalle reti sociali nel funzionamento del mercato del lavoro r nell'organizzazione produttiva. In particolare sottolineano la forza dei legami deboli nella ricerca di un nuovo posto di lavoro. (1973) Successivamente nel 1985 estenderà l'indagine all'organizzazione produttiva. Il ricorso al mercato da parte degli imprenditori anche in presenza di forti rischi, dipende dalla loro fiducia nella rete di relazioni personali che li unisce agli altri imprenditori.


Oliver Willliamson (1975) economista sviluppa la teoria dei costi di transazione


Quindi, fin dagli inizi lo studio del capitale sociale si colloca nell'ambito economico, in particolare quando si voglia dimostrare come i fenomeni sociali condizionino il funzionamento delle attività economiche. C'è comunque qualcosa di nuovo rispetto all'approccio weberiano presente nel libro L'etica protestante e lo spirito del capitalismo. La sociologia economica vuole misurarsi con l'economia sul suo stesso terreno: la scelta dei mezzi. Le scelte economiche non sono legate solo all'esistenza delle risorse economiche ma anche dalla disponibilità di risorse sociali, in particolare della rete di relazioni.


Agli inizi degli anni '90 il capitale sociale diventa uno strumento di indagine sul piano micro-sociologico attraverso tecniche di rivelazione e elaborazione dati messe appunto dall'indagine della network analisis.


La popolarità del concetto si deve alla pubblicazione Putnam Tradizione civica nelle regioni italiane nel 1993, anche se il concetto di capitale sociale introdotto dall'autore, quale fiducia, norme che regolano la convivenza, reti di associazionismo civico, che promuovono l'organizzazione sociale dove l'interesse del singolo si armonizza con l'interesse collettivo, la civicness non è assimilabile con il concetto di capitale sociale che sembra essere più esteso. La civicness di Putnam si avvicina maggiormente al concetto di cultura politica, mentre il capitale sociale ha una prospettiva più ampia.

Il successo dell'interpretazione di Putnam è legata all'interesse per forme di autoregolazione delle società civile di fronte alle difficoltà della politica contemporanea, al favore per l'ideologia del self-help (associazionismo e volontariato).

Il concetto di capitale sociale presentato nel libro vuole concentrarsi maggiormente sulle reti di relazioni sociali: il capitale sociale non ha necessariamente esiti favorevoli nella società in cui si inserisce: richiamandosi al libro di Putnam, al centro-nord grazie alla tradizione dei comuni medioevali il capitale sociale e le sue reti hanno favorito uno sviluppo sociale ed economico, mentre al sud ha favorito una ridistribuzione politica e reti di collusione mafiosa che hanno ostacolato un convivenza democratica.


Quindi affrontare il concetto di capitale sociale come strumento di indagine sociologica significa innanzi tutti considerarlo un concetto situazionale e dinamico che comporta una visione dell'azione sociale aperta  non necessariamente rivolta verso forme positive di cooperazione, ma concentrata sulla sua originaria concezione relazionale.


Perché si a il benzinaio. Per una teoria del capitale sociale

Alessandro Pizzorno


Premessa

Si dice: val molto di più chi uno conosce, che non che cosa conosce. Come mai la sociologia arriva solo ora al concetto di capitale sociale? All'inizio preoccupazione dei sociologi era quella di ritagliare un ambito disciplinare distinto dalla scienza sociale dominante la scienza economica. Così mentre quest'ultima si occupava delle relazioni sociali di scambio, e il sistema di mercato derivante, la sociologia si concentrava sulle relazioni non di scambio: associazionismo, amicizia, mutuo appoggio, solidarietà.

L'approccio sociologico si occupò di tali relazioni con studi e ricerche volti a classificarli, a determinarne la struttura e le relazioni causali che permettessero di stabilire quali fenomeni discendessero da quali altri. All'interno di questo approccio, l'attore sociale formava i propri fini, le proprie preferenze attraverso processi che emergevano da queste stesse strutture, e perseguiva i propri fini tenendo conto delle condizioni che queste strutture creavano.

Negli ultimi anni tanto la scienza economica che la sociologia hanno cominciato separatamente a ricorrere al concetto di capitale sociale: per l'economia si tratta di capitale umano inteso come l'accumulazione di conoscenze e abilità con le quali l'individuo contribuisce alla processo produttivo di ricchezza. Per la sociologia si parla di capitale sociale (Loury, 1977). Bourdieu (1980) parla di risorse che derivano dal possesso da parte di attore sociale di relazione di mutua conoscenza o riconoscimento.


La potenzialità nell'uso del concetto e il suo potere conoscitivo risiedono nella nuova prospettiva con cui si guarda agli stessi fenomeni che prima venivano analizzati con l'approccio strutturalista (relazioni di causa ed effetto). Due sono gli ambiti di applicazione:

  • Il nuovo approccio epistemologico prevede che il soggetto tratti le relazioni sociali entro le quali vive come mezzi per il proseguimento di determinate finalità. Lo studio non si concentra più sulla definizione di queste finalità entro specifiche strutture sociali di valori, norme ecc. ma, dando questi fini per scontati, analizza le strutture come mezzi.
  • Il capitale sociale si considera una proprietà necessaria alle qualità di una società democratica che le istituzioni rappresentative da sole non potrebbero garantire.

Due domande che cercano di affrontare le difficoltà teoriche insite nel concetto di capitale sociale:

    1. di che natura sono le relazioni che costituiscono il capitale sociale, cioè quali relazioni sociali sono classificabili come capitale sociale rispetto ad altre relazioni che capitale sociale non sono?
    2. quali sono le condizioni che permettono l'esistenza del capitale sociale?


Di che natura sono le relazioni che costituiscono il capitale sociale

Non è vero che le relazioni sociali e il capitale sociale coincidano.

Non possono considerarsi capitale sociale e relazioni che prevedono uno scambio, il mero incontro al quale non segue una relazione, l'ostilità e lo sfruttamento o conflittuali in genere. Questo genere di rapporti non necessitano della riconoscibilità dell'identità dell'altro, oppure dall'obiettivo dell'annullamento dell'identità dell'altro.

Il capitale sociale prevede invece che ci siano relazioni che implicano il riconoscimento dell'identità dell'altro e che ipotizzino forme di solidarietà e reciprocità.


Tuttavia non è così schematico, perché anche nelle relazioni i scambio si possono riconoscere alcuni forme di capitale sociale.


Perché si a il benzinaio?

Perché fuggendo il cliente può essere riconosciuto tramite al targa, quindi perché lo scambio avviene all'interno di una cerchia di riconoscimento che garantisce le parti;

Perché l'automobilista potrebbe avere necessità di servirsi ancora di quel benzinaio, lo stolto del Leviatano di Hobbes, secondo il quale è stolto mancare alla promessa fatto a qualcuno quando risulta conveniente mantenerla;

Perché l'automobilista ha interiorizzato determinate regole di onestà osservando le quali egli sente di rispettare la propria identità.

Anche nelle relazioni di scambio se richiedono riconoscimento personale o istituzionale è presente una forma di capitale sociale.

Akerlof (1970), ancora prima che venisse teorizzatoli capitale sociale come strumento conoscitivo aveva evidenziato, prendendo spunto dai mercati di auto usate negli USA A market for lemons, come in mancanza di qualche forma di capitale sociale (garanzia) non erano possibili gli scambi, per esempio quando siano presenti in certi mercati venditori riconosciuti come fraudolenti il mercato tende ad estinguersi per una legge simile a quella della moneta Gresham (moneta cattiva scaccia moneta buona). (Tre storie extravaganti Carlo Maria Cipolla) Nell'Europa mercantile questa garanzia di riconoscibilità era la reputazione dell'etnia che gestiva certi traffici. Anche oggi il gruppo degli Hassidim ebraici controlla il traffico dei diamanti. Jacques Savary, Le perfait negotiant,1675, pubblicato 1749, dizionario universale su manifatture, commercio, istituzioni bancarie e sistemi monetari.


Il capitale sociale può presentarsi in diverse forme:

può costituirsi grazie alla presenza di un terzo attore, gruppo sociale, agenzia, nello scambio che garantisce l'equità dello cambio e questo sarà il capitale sociale di solidarietà,

può costruirsi nella relazioni tra due parti in cui la prima anticipa l'aiuto alla seconda nel perseguimento dei sui fini presupponendo un rapporto di mutuo sostegno, capitale sociale di reciprocità.


Il capitale sociale di solidarietà sorgono grazie a gruppi coesi i cui membri sono legati gli uni agli altri e agiscono secondo i principi di solidarietà. E' presente in questo tipo di relazioni una fiducia interna, che lega due persone interne al gruppo, o la fiducia esterna dove una persona si rivolge ad un membro del gruppo perché sa che questo può controllare l'operato dei propri membri e garantire che vengano rispettati i patti. Di questi tipo di fiducia parla Weber per le sette protestanti degli USA dove un uomo d'affari poteva costruire il proprio buon nome sulla fiducia che gli altri riponevano nella sua setta religiosa di appartenenza. Oppure nel caso dei gruppi malavitosi di stampo mafioso dove la fiducia interna è garantita da ferree regole, mentre quella esterna si costruisce attraverso un rapporto nel quale  da parte la vittima (estorto) a la protezione e si instaura comunque un rapporto di fiducia come è stato osservato spesso nei contesti mafiosi tra carnefice e vittima.


Il capitale sociale di reciprocità

Perché questo capitale si formi non è necessario presupporre l'esistenza di un gruppo coeso che garantisca l'operatività della relazione sociale. Si tratta di un rapporto che si manifesta con legami deboli. Si possono distingue diverse situazioni nelle quali si forma il capitale sociale di reciprocità partendo da spiegazioni in termini di interesse (scelta razionale), fino a quando questa spiegazione non sarà più plausibile.

Sono capitale sociale le relazioni che stabiliscono una potenziale cooperazione tra due o più persone per raggiungere fini comuni. (Associazione di genitori di una scuola)

Sono capitale sociale quelle relazioni attraverso le quali un operatore economico aumenta e solidifica la propria clientela, diffondendo informazioni sulla sua reputazione professionale.

Sono capitale sociale le relazioni nelle quali una parte aiuta l'altra senza ricevere nulla in cambio nell'immediato, ma nell'ipotesi che la ricompensa si perfezionerà in futuro. (Reciprocità dilazionata)

Sono capitale sociale le relazioni nelle quali una persona aiuta l'altra per accrescere il prestigio sociale di una unità collettiva. Sostegno del connazionale all'estero, catene di immigrazione . con attenzione a non considerare comunità che costituiscono una cerchia di riconoscimento effettivo perché queste relazioni costituiscono capitale sociale di solidarietà.

Per definire quest'ultimo tipo di capitale sociale di reciprocità bisogna introdurre la nozione di universalismo: una persona aiuta un'altra perché si sente obbligata da qualche principio universalistico, agiste cioè secondo coscienza. Ad esempio i Volontari della Misericordia a Firenze. Si deve in questo caso ipotizzare che esistano dei principi di azione che si radicano nelle persone durante in processo di socializzazione e che entrano a far parte distintiva dell'identità dell'individuo. Anche di fronte alla possibilità di scelta, l'individuo che avrà interiorizzato questi principi tenderà ad adottare questi principi come segno della propria identità individuale. In questo caso bisogna quindi ipotizzare l'esistenza di una cerchia di riconoscimento individuale, formata da lui stesso, di fronte alla quale l'individuo si immagina di agire e che lo spinge a rispettare certi obblighi e aspettative al fine di certificare l'identità conformata in un modo determinato.


Per concludere:

il concetto di capitale sociale, di solidarietà o reciprocità, implica la presenza di una relazione sociale duratura che può essere mobilitata o meno per fini specifici dagli attori sociali coinvolti e può quindi esistere a prescindere dall'esistenza di finalità specifiche.

Il concetto di capitale sociale coincide con una teoria della riproduzione della socialità non solo nel senso di relazioni sociali utilizzate dai soggetti per il raggiungimento di fini specifici (teoria dell'azione individuale), ma anche nel senso più esteso dei processi attraverso i quali le relazioni impersonali di riconoscimento vengono prodotte e riprodotte a formare il tessuto della società, (teoria della democrazia)



Quali condizioni favoriscono l'effettività, la formazione, del capitale sociale?

Nel testo si prende in considerazione il caso della formazione del capitale sociale nei rapporti di scambio.


Una condizione favorevole alla formazione di capitale sociale di solidarietà è la presenza di un deficit di socialità. In questi casi si può verificare il caso in una dimensione locale o nazionale


Nella dimensione locale, si tratta di comunità formate da immigrati, nelle quali il capitale sociale viene mobilitato per favorire ulteriore immigrazione o per aiutare il nuovo immigrato ad integrarsi. Questo può accadere anche in altri tipi di comunità, religiose, culturali, linguistiche.


Nella dimensione globale è più difficile avere verifiche e quindi avanzare teorie precise.

Putnam parla del caso degli Usa nei primi decenni del 1900, periodo molto fecondo per la nascita di importanti associazioni partecipative e di mutuo appoggio, oppure il caso della Russia post sovietica dove la dissoluzione delle forme consolidate della società precedente (estinzione del partito e del sistema delle attività associative) ha comportato la nascita di forme alternative di associazionismo come la così detta "mafia russa", o la formazione di piccoli gruppi di auto aiuto anche illegale per superare le difficoltà della vita quotidiana.


Per la formazione del capitala sociale di reciprocità ci sono maggiori difficoltà ad ipotizzare quali siano le condizioni favorevoli alla sua formazione.

Granovetter in uno studio su due quartieri di Boston interessati da ristrutturazione urbanistica, rilevò come in quello abitato da italo-americani non si verificò alcuna opposizione agli interventi che pur andavano a compromettere il tessuto sociale esistente con pesanti trasferimenti di residenti in altre zone della città. Nel quartiere di Charlestown invece, la resistenza dei residenti comportò affettivi vantaggi per la comunità. Come si giustifica questa differenza di reazione? Secondo Granovetter la differenza sta nella diversa struttura sociale delle due comunità: nella prima esistevano soprattutto reti chiuse, fatte di legami forti, familiari, e da pochi legami tra singoli individui o gruppi espressione istituzionale della comunità nel suo insieme. Nel secondo quartiere, al contrario, predominavano i legami deboli e i singoli individui godevano di legami-ponte con la comunità nel suo insieme. Emerge, quindi, che affinché esista capitale sociale di reciprocità è necessaria l'esistenza di legami-ponte che superino le barriere del gruppo di appartenenza.



Altre teorie

Nella letteratura c'è molto materiale sulla nozione di capitale sociale. I che maggiormente si sono occupati della fondazione teorica del concetto sono: Pierre Buordieu, James Coleman e Alejandro Portes.


Pierre Bourdieu, si occupa soprattutto dello studio della stratificazione sociale, su come le relazioni di amicizia, di famiglia, i circoli sociali di appartenenza operino con diversi meccanismi a sanzionare e rafforzare le distinzioni di classe. Per lui il capitale sociale si spiega in termini strumentali, come risorsa per strategie individuali.


James Coleman, ha anche lui una concezione strumentale di capitale sociale. Anche la reciprocità dilazionata viene giustificata supponendo che il donatore sia interessato a dilazionale il contraccambio fino a quando ne avrà bisogno.


Alejandro Portes, con Julia Sensenbrenner, propone una costruzione teorica che fa derivare il concetto di capitale sociale da quattro fonti:

  • Interiorizzazione dei valori: tradizione sociologica derivante da Durkheim;
  • Scambi di reciprocità: tradizione sociologica derivante da Simmel;
  • Solidarietà collettiva e coscienza di classe: tradizione sociologica derivante da Marx;
  • Fiducia imposta, tradizione sociologica derivante da Weber.


Capitale sociale: un concetto situazionale e dinamico

Fortunata Piselli


Il concetto di capitale sociale, introdotto nell'analisi sociologica e politologia, ha avuto il merito di porre l'attenzione sull'importanze che i rapporti informali, personalistici hanno nell'organizzazione economica e politica.


Il concetto può essere letto come una risorsa individuale presente negli studi sulla mobilità occupazionale, sulla stratificazione sociale, il sistema di sostegno . .oppure come una risorsa collettiva negli studi sullo sviluppo economico e nell'analisti ata dei capitalismi contemporanei.

Da tutti questi studi emerge accanto alle potenzialità analitiche le ambivalenze e contraddizioni teoriche che lo accomnano.


In questo contributo si pone l'attenzione ad una caratteristica ovvia del capitale sociale, ma che è stata causa di fraintendimenti: il fatto che il capital sociale sia un concetto situazionale e dinamico. Un concetto che non si riferisce ad un oggetto specifico e non può essere appiattito in rigide definizioni ma deve essere di volta in volta messo in relazione con gli attori e loro fini e il contesto nel quale agiscono.



Una ambiguità apparente

Coleman afferma che gli individui non agiscono indipendentemente gli uni dagli altri così come i fini non vengono raggiunti in modo indipendente e tali fini non sono del tutto egoistici. Il fatto che gli attori non agiscano indipendentemente gli uni dagli altri dà luogo a relazioni di autorità, di fiducia, norme di reciprocità cioè strutture d relazione che posono diventare capitale sociale, cioè risorse per l'azione.

Secondo Coleman:

  • per l'individuo le relazioni sociali sono un capitale sociale, che accanto al capitale fisico (risorse materiali e monetarie), e al capitale umano (capacità e abilità acquisite) costituiscono le sue  risorse individuali.
  • per la struttura sociale in generale, il capitale sociale si concretizza in caratteristiche strutturali e normative di un determinato sistema sociale: organizzazioni, norme, istituzioni .

Secondo Coleman il capitale sociale può essere ricondotto alle seguenti caratteristiche:


  • è produttivo, rende possibili all'attore il conseguimento di fini non altrimenti raggiungibili (o con costi molto alti);
  • Il capitale sociale è il risultato di strategie di investimento, più o meno intenzionali, orientata alla produzione e riproduzione di relazioni sociali durevoli capaci procurare profitti materiali o simbolici.

  • Nel capitale sociale dimensione soggettiva e strutturale si intrecciano e interagiscono, e sta al ricercatore individuare e scegliere il punto di vista che si adatta maggiormente al proprio fine conoscitivo e analitico: se è preferibile un approccio egocentrico, concentrando l'attenzione sul network di relazioni che fanno a capo all'individuo per studiarne le potenzialità come capitale sociale a disposizione del singolo, oppure un approccio sociocentrico, concentrando l'attenzione sulla totalità della relazioni sociali di un determinato sistema per conoscere la dotazione generale di capitale sociale.

  • ha la natura di bene pubblico: indivisibile, inalienabile, non facilmente convertibile. Questo perché, non porta benefici solo alle persone che si sono impegnate a crearlo, ma a tutti gli individui che fanno parte di una determinata struttura o organizzazione.

  • ha carattere situazionale: non è tangibile perché inerisce alla struttura delle relazioni tra persone: può assumere forme diverse, ciascuna delle quali è produttiva rispetto ad uno scopo specifico e implica costi e benefici diversi nelle diverse situazioni.

  • ha carattere dinamico, processuale: spesso è un sottoprodotto di attività iniziate per altri scopi e può essere indirizzato verso obiettivi diversi da quelli per i quali si è formato.

  • è quindi frutto di un'interazione dinamica: si crea, si mantiene e si distrugge, con comportamenti individuali (perdita di sostenitori di un'associazione) oppure per fatti e condizioni esterne che rendono meno dipendenti le une dalle altre le persone (aumento della ricchezza o interventi governativi, ideologie . ). Per questo il capitale sociale necessita come tutti i capitali di investimenti continui.

  • non è un'entità assoluta che si può definire in maniera univoca ed isolare o identificare in una formula, è un concetto generale che esiste come potenziale e diventa capitale sociale se concretizzato nell'azione creativa degli attori, nella realizzazione di progetti pratici.

Il fatto che il capitale sociale si possa ricondurre ad un insieme infinito e non delimitabile di fenomeni ha portato alcuni autori a stigmatizzare il concetto come ambiguo, vago, impreciso contraddittorio. Ma queste ambiguità, pluralità e contraddittorietà sono espressioni dell'aspetto situazionale e dinamico del capitale sociale.





Il capitale sociale come risorsa individuale

Dal punto di vista dell'individuo (visione egocentrica), il capitale sociale è l'insieme delle risorse materiali e simboliche delle quali l'individuo può  appropriarsi attraverso la sua rete di relazioni personali dirette (relazioni di Ego con le persone) e indirette (relazioni tra le persone che conoscono Ego) per perseguire i propri scopi.


Capitale sociale e network di relazioni sono concetti intimamente legati ma distinti:

  • le reti sociali, network sociali, possono essere analizzati secondo la loro morfologia (ampiezza, densità..) secondo la natura dei legami (parentela, vicinato, forti, deboli,diretti,indiretti . ) e secondo la natura dei contenuti che transitano (contenuti materiali, simbolici . );
  • Il capitale sociale è incorporato nelle relazioni sociali, ma non si identifica con queste. Le reti sociali possono costituire un vincolo, una limitazione, il capitale sociale è sempre fonte di benefici perché si riferisce solo alle risorse che l'individuo attiva per realizzare i propri scopi.

Esempi di studi sull'importanza dei legami per l'inserimento e la mobilità nel mondo del lavoro.

In quest'ambito si sono sviluppati due tendenze principali: una che pone l'accento sull'importanza dei legami deboli (Granovetter), e l'altra che pone l'accento sull'importanza dei legami forti (Grieco).  Perché questa differenza?


Entrambi gli autori si muovono all'interno dello stesso paradigma interpretativo ma sostengono tesi opposte. Emerge l'importanza del contesto (luogo, momento, condizioni generali del mercato del lavoro, tipo di lavoro svolto dalle persone oggetto di studio) entro il quale vengono portate avanti le analisi.

Granovetter studia la mobilità occupazionale relativamente a lavori qualificati in una grande città americana in un momento di forte richiesta nel mercato del lavoro. Per molti intervistati il contatto per trovare lavoro era stato il datore di lavoro stesso, questo perché si trattava di credenziali formali. In questo caso, i legami mobilitati per trovare lavoro erano legami deboli.

Grieco, invece, studia invece comunità industriali con forte presenza di immigrati, che svolgono lavori poco qualificati, precari e fluttuanti. L'alta concorrenzialità tra i lavoratori e la scarsa importanza delle credenziali formali, fanno si che molto importanti al fine di ottenere il posto di lavoro siano i legami forti che aiutano nell'immigrazione e offrono al datore di lavoro le garanzie migliori.


Questa differenza dimostra che le risorse relazionali importanti non sono assolute ma relative a seconda dei contesti in cui si opera e agli obiettivi ai quali si mira.


Fischer ando le reti sociali delle persone che vivono nelle grandi città e quelle nei centri minori, evidenzia come le persone con reti dense ricevono un sostegno più efficace: ma questo è vero solo in termini generali, perché scendendo nel particolare bisogna distinguere altre variabili (istruzione, reddito, età . ). La densità della rete, e quindi la potenzialità di ricevere sostegno, non vengono percepite allo stesso modo: lo stato d'animo è migliore in una rete densa se le persone meno agiate, ma determina uno stato d'animo peggiore tra quelle con redditi maggiori.


Boissevain fin dal 1974 ricorre al concetto di capitale sociale per indicare le reti informali di rapporti che i mediatori sociali (social broker) attivano e manipolano per raggiungere i propri scopi.

Il mediatore, imprenditore antropologico, costruisce il suo network collocandosi a cavallo tra ambiti diversi per controllare i canali di comunicazione a proprio vantaggio. Egli manipola risorse di second'ordine, reti informali di contatti strategici con persone che controllano risorse di prim'ordine. La sua attività di mediazione costituisce il suo affare. Il suo capitale è costituito dalla rete di relazioni (canali di comunicazioni che controlla) e il suo credito consiste nella fiducia che gli altri ripongono sull'ampiezza e sulla qualità del suo capitale. Il profitto che l'imprenditore antropologico ricava dipende dalle tariffe sulle transazioni che è in grado di richiedere ai partners. Questo amento avviene a discrezione del mediatore che deve essere abile nello scegliere il momento e la forma del amento (servizi, informazioni, status favori . ). Questo perché se il amento avvenisse subito e in contanti, come nella transazioni monetarie, la relazione instaurata con il suo potenziale di scambio e di comunicazione non avrebbe più ragione di esistere. Questo approccio mette in risalto l'azione manipolativa dell'Ego e gli aspetti dinamici del modello delle relazioni.



Il capitale sociale come risorsa collettiva

Quali sono i benefici collettivi che il capitale sociale produce?

Secondo Coleman, i benefici possono essere appropriabili solo da parte degli attori che fanno parte di una certa struttura e/o organizzazione.

Questo però non è stato sempre vero, ma lo è solo nelle società di mercato. Nelle società primitive, gruppo corporato unità di analisi dell'antropologia struttural-funzionalista, qualsiasi forma di capitale sociale comporta benefici per tutti gli appartenenti alla società. In queste realtà l'economia è espressione dei rapporti sociali diretti e gli individui sono tutti interdipendenti tra loro attraverso una rete di rapporti multipli. La scambio di beni e servizi avviene secondo i principi della redistribuzione e delle varie forma di reciprocità: reciprocità di rango familiare, reciprocità bilanciata . La consuetudine, la legge, la magia, la religione cooperano affinché l'individuo segue norme di comportamento che garantiscano il funzionamento della società, mantengano la coesione e la riproduzione.

Nelle società dove dominano le logiche di mercato il capitale è un bene selettivo che favorisce certi gruppi specifici in relazione a determinati scopi. Anantenago è una comunità del Chiapas (Messico) dove è presente una diffusa povertà e la gente vive di agricoltura di sussistenza e commercio locale di terraglie. La comunità è intergrata nel mercato ma ha elaborato dei meccanismi di livellamento interno che impediscono l'accumulazione da parte di alcuni e l'uso della ricchezza per scopi economici. Questi meccanismi (doveri religiosi, regole ereditarie, servizi rituali) minimizzano le differenze di reddito fra le famiglie e proteggono l'equilibrio economico e assicurano la continuità sociale. Per questa comunità il capitale sociale costituito dall'insieme di norme, organizzazione, cerimoniali, pratiche divine e rappresentano una garanzia per le famiglie che vivono in una condizione di sussistenza, mentre rappresentano dei vincoli per le famiglie che volessero entrare nella logica della massimizzazione e accumulare risorse per investirle.


Ma queste stesse norme che costituiscono un vincolo nelle realtà periferiche, l'attività economica in altre realtà. Per i gruppi etnici nelle metropoli contemporanee la presenza di forti legami con il gruppo di appartenenza favorisce l'avanzamento economico. Ad esempio la comunità pakistana a Manchester ha creato catene di imprenditori in particolari settori del commercio.

L'utilità del capitale sociale non è assoluta, ma dipende dal contesto e dall'obbiettivo che ci si propone


Quali sono gli attori che possono beneficiare delle risorse creata da altri?

A quale fine vengono mobilitate le risorse?

Coleman porta l'esempio di un'associazione di madri in una scuola per evidenziare come il capitale sociale prodotto da questa associazioni produca benefici anche alle altri madri che non hanno partecipato all'associazione, Però sicuramente solo le madri che hanno li in quella scuola ne trarranno benefici.

Il capitale sociale può portare a processi di esclusione sociale?

In risposta agli autori che rispondono affermativamente a questa risposta, si possono avanzare due obiezioni:

Se è vero cha i benefici nell'immediato vengono goduti solo da una cerchia ristretta, è anche vero che non si può quantificare l'esatta ampiezza ed estensione dei benefici a lungo termine visibili in momenti successivi.

Il capitale sociale è fonte di benefici in riferimento alle risorse che l'individuo mette in gioco per conseguire l'obiettivo. Questo è il punto di vista dell'osservatore.



Capitale sociale e sviluppo

Per gli scienziati politici, il capitale sociale è una proprietà dell'intero sistema sociale che favorisce la democrazia e lo sviluppo economico.

Studiosi che hanno utilizzato questo concetto Putnam (1993)e Fukuyama (1994).

Putnam ha pubblicato quello studio sul rendimento delle istituzioni locali applicato alle regioni italiane eseguito riconducendo i diversi rendimenti alla maggiore o minore dotazione di capitale sociale. Per Putnam il capitale sociale sono le caratteristiche dell'organizzazione sociale (fiducia, norme di reciprocità, associazionismo civico di tipo orizzontale che si estendono oltre i confini della famiglia e della parentela) che promuovono la cooperazione e l'azione collettiva aumentando l'efficienza della società.

Secondo Putnam esiste un nesso strettissimo tra capitale sociale ed efficienza delle istituzioni: la storia e il contesto di una società determinano la sua dotazione di capitale sociale e questo, a sua volta, influisce sul funzionamento delle istituzioni e, quindi, sul sistema economico.

Nel casi italiano Putnam vede nell'arretratezza delle aree meridionali rispetto al centro-nord le ragioni di una povertà di capitale sociale che riconduce alla teoria del familismo amorale ( azioni volte a massimizzare il vantaggio per il proprio nucleo familiare ostacolando qualsiasi forma di cooperazione e organizzazione) elaborata da Banfield negli anni '50 nello studio di un paese lucano.

Il sottosviluppo è frutto di un circolo vizioso dovuto alla carenza di capitale sociale: famiglia, descritta attraverso la categoria del familismo, clientelismo politico porterebbero all'inefficienza della istituzioni e quindi al sottosviluppo economico del meridione.


Le obiezioni a questa interpretazione:

  • Uso restrittivo e inadeguato del concetto di capitale sociale che non viene applicato tenendo conto del suo aspetto situazionale e dinamico/processuale. Appiattisce il concetto di capitale sociale in un rigido schema interpretativo, non riesce a calarsi in una diversa realtà sociale e la legge dal suo punto di vista basato soprattutto sul riconoscimento del grande valore dell'associazionismo come avviene negli USA. Il capitale sociale è invece costituito da una molteplicità di fattori che dipendono dalle strategie selettive degli attori, dal contesto locale e sovra locale.
  • E' ampiamente documentato che la società meridionale possiede una fitta trama di solidarietà e lealtà che vanno oltre il nucleo familiare, rete che si è dimostrata flessibile e si adattata ai cambiamenti sociali degli ultimi decenni attraverso diverse dinamiche:
    • compenetrazione tra strutture sociali e istituzioni politiche per assicurarsi miglioramenti economici e di status;
    • network sociali per azioni collettive (rivolte urbane anni '70 al sud e al nord dove erano immigrati) per la ridistribuzione della ricchezza prodotta;
    • i network hanno contribuito al miglioramento economico di tutta la nazione favorendo le catene di immigrazione al nord e permettendo, lo sviluppo industriale nazionale. Lo status di cittadini italiani ha permesso ai meridionali di accedere al lavoro nelle regioni centrali (ricche), libertà di portare avanti rivendicazioni sindacali e migliorare la loro condizione lavorativa e salariale.

I meridionali hanno saputo creare e utilizzare i network sociali per migliorare le proprie condizioni e non sono rimasti passivi e fatalisti.

E' stato inoltre dimostrato che anche il clientelismo politico non costituisce necessariamente un ostacolo alla modernizzazione, ma può favorire la creazione di beni collettivi e promuovere politiche economiche efficaci.

Teoria del capitale sociale e political economy ata

Arnaldo Bagnasco


Nel lessico dei sociologi e politologi è entrato il termine capitale sociale in sostituzione di altre parole: reciprocità, fiducia, network delle relazioni.


Le risorse conoscitive di questo concetto sono state applicate alla political economy ata dei capitalismi contemporanei, in un periodo in cui il capitalismo contemporaneo sta attraversando, soprattutto in Europa, una fase di difficoltà nel contesto ancora non chiaro della processo di globalizzazione dei mercati.


Per alcuni autori, Putnam e Fukuyama, il concetto di capitale sociale viene suggerito come alternativa alla political economy tradizionale. In questo contributo viene avanzata la proposta di non sostituire, ma affiancare le potenzialità analitiche del nuovo concetto alla tradizionale political economy pena conseguenze analitiche e pratiche discutibili e il rischio di utilizzare il concetto di capitale sociale in modo non appropriato.


La prima ad introdurre il concetto di capitale sociale è stata Jane Jacobs 1961, nei suoi studi sulla crisi della metropoli americane sottolineando la perdita di capacità auto-organizzativa della società i quartieri costruiti senza tenere conto degli effetti perversi dell'agire economico.


Si procederà analizzando i contributi di Putnam e di Fukuyama in confronto con il lavoro di Coleman.



L'idea di capitale sociale (secondo Coleman: Foundation of social theory 1990))

Il concetto economico di capitale si riferisce aduno stock di risorse utilizzabili per la produzione di beni e servizi destinati al mercato. Si distingue in capitale finanziario (mezzi monetari), capitale fisico (impianti, macchinari), capitale umano (qualità del lavoro per spiegare le differenziazioni salariali dipendenti dai diversi investimenti nella formazione dei lavoratori).


Parlando di capitale sociale, si considera la società dal punto di vista del potenziale contenuto nelle azioni degli individui che la compongono e che deriva dalle strutture di relazione.

Il capitale sociale non è un oggetto specifico, ma è un punto di vista sull'intera società.


Secondo Coleman la rational (rescnl) chiose perspective (prspectiv) dei sociologi si distingue da quella degli economisti perché i primi considerano l'organizzazione e le istituzioni sociali come fattori che condizionano le scelte e producono effetti sistemici.

Gli attori dispongono di risorse delle quali detengono in controllo e alle quali sono interessati, ma il loro interesse può anche indirizzarsi all'utilizzo di risorse sulle non hanno tale controllo. Per questa ragione si attivano scambi e trasferimenti tra attori che producono relazioni sociali stabili nel tempo.

Il capitale sociale di cui gli individui possono appropriarsi è costituito e si genera dalle relazioni di autorità, fiducia, norme e si concreta nel network di relazioni degli individui attraverso le quali è possibile attivare risorse per ottenere i propri scopi.

Il capitale sociale è incorporato nelle relazioni sociali ed esistono diverse forma di capitale sociale:

  • credit-slip: (ricevuta di credito): crediti basati su obbligazioni da restituire, caso del padre nelle famiglie patriarcali che disponeva di una alta concentrazione di capitale sociale nei membri della famiglia esigibile in ogni momento. La distruzione di tale capitale sociale è stata alla base della creazione di strategie individualiste che hanno permesso lo sviluppo del capitalismo;
  • canali informativi reti di relazioni attivate per ridurre i costi dell'informazione;
  • normee sanzioni: che permettono di uniformare l'interesse personale a quello della collettività ma che al contempo possono costituire un ostacolo all'innovazione;
  • relazioni di autorità: l'investitura di un leader carismatico;
  • organizzazione sociale appropriabile: orientare il tessuto di relazioni a scopi diversi da quali per i quali era stato creato;
  • organizzazioni intenzionali: capitale sociale che appare come sottoprodotto della struttura sociale e riguarda aspetti informali di questa.

Il capitale sociale ha carattere di bene pubblico, inalienabile, indivisibile, utile per certi scopi ma non per altri, può crearsi, mantenersi, distruggersi:

  • chiusura di un network, forma del network: la densità delle relazioni tra gli attori è un fattore che determina la sopravvivenza del network;
  • la stabilità: la mobilità degli individui può distruggere capitale sociale, sono più solide sotto questo punto di vista le organizzazioni formali dove le posizioni rimangono anche se le persone cambiano;
  • l'ideologia: la relazione diretta dei protestanti con Dio è un ostacolo alla formazione di capitale sociale;
  • diminuzione della dipendenza reciproca: aumento del benessere generalizzato, azioni governative di sostegno alle famiglie .



Capitale sociale e analisi ata:le proposte di Putnam e Fukuyama

Putnam ha condotto in Italia una ricerca sul rendimento ato delle istituzioni di governo regionale. Il tema è la performance istituzionale, la capacità di realizzare scelte da parte dei diversi governi regionali.

L'idea di partenza è che a fonte di un eguale assetto istituzionale, differenze nel contesto le istituzioni regionali funzionino in modo differente. La cultura italiana viene definita parochial (provinciale) (p-rukiel), a differenza della cultura del mondo algofono che è partecipant  (razionale e informata) e subject (fiduciosa dell'autorità). La civicness e il tessuto di valori, norme, istituzioni e associazioni che sostengono e rendono possibile l'impegno civico contraddistinto da fiducia, solidarietà e tolleranza diffuse. L'interesse personale valutato nel contesto del generale interesse pubblico, Tocqueville. Il suo contrario è il "familismo amorale" così come era stato definito da Banfield.

Putnam trova la giustificazione della differenza tra diverse aree italiane nella storia medioevale che aveva visto al sud dominare la monarchia normanna, autocratico e gerarchico, e al centro-nord liberi comuni, espressione di spirito egualitario e repubblicano. Rifacendosi a Coleman, Putnam fa discendere il diverso rendimento istituzionale alla diversa dotazione di capitale sociale: questo significa che la presenza di una buona dotazione di capitale sociale contribuisce insieme al capitale finanziario, fisico e umano, allo sviluppo economico e democratico di una società.

Costruire capitale sociale è la porta della democrazia. Putnam ha poi proposto di guardare agli USA dall'Italia alla luce di queste considerazioni, osservando una perdita di capitale sociale nel suo paese.


Prima osservazione:

Sicuramente non si può negare l'importanza della cultura civica nei processi economici e politici,ma Putnam sembra voler spiegare troppo utilizzando il concetto di capitale sociale proponendo una lettura storica a partire del concetto (deduttiva).


Fukuyama propone l'analisi ata degli assetti istituzionali dei diversi capitalismi nazionali nel saggio Trust. L'osservazione è che oggi è in corso la convergenza delle istituzioni politiche ed economiche dei diversi paesi con economie orientate al mercato e alla divisione capitalistica del lavoro. L'idea che sane istituzioni politiche ed economiche dipendono da una sana e dinamica società civile, sindacati, scuole, associazioni, famiglie come nucleo primario di socializzazione alla cultura e ai valori della società. L'efficienza economica si ottiene in ambienti in cui le persone condividono gli stessi valori e dove vige fiducia e capacità cooperativa. L'accumulazione di capitale sociale è un processo lungo complesso e spontaneo: la politica può distruggerlo e non riesce a conservarlo.


La tesi centrale dell'analisi ativa parte considerando le diverse dotazioni di capitale sociale delle diverse società, il particolare la fiducia che dipende dai differenti codici etici che la cultura attraverso la famiglia trasmette. In questo modo le imprese piccole e medie troveranno sviluppo in Italia del nord, mentre negli USA, Giappone e Germania, dove la famiglia non è ostacolo alla creazione di strategie individuali, prospereranno le grandi imprese. Nel meridione italiano e in Russia dove è forte il familismo amorale si verifica arretratezza e radicamento della cultura criminale. I diversi capitalismi nazionali o regionali trovano il proprio posto nella divisione internazionale del lavoro occupando il settore dell'economia nel quale riuscirà ad operare con successo a partire dalle proprie strutture industriali, dai propri mercati e capacità economiche. In questa prospettiva Fukuyama liquida i sistemi europei di welfare che hanno accumulato inefficienze e rigidità e non riescono ad adattarsi al processo di globalizzazione che ha ridotto le possibilità regolative di controllo degli stati nazionali e sottolinea i migliori comportamenti delle economie liberiste (statunitensi).




Limiti dell'applicazione e ritorno a Coleman

La politica ha il compito di organizzare la società e la società civile esprime ambiti e capacità di auto-organizzazione. Nei diversi periodi la coppia concettuale stato-società civile ha assunto diversi significati: oggi viene citata per parlare dei limiti della politica. Il capitale sociale è quel concetto analitico che permette di esplorare gli spazi di auto-organizzazione di una società.

Quale sia invece il ruolo della politica non emerge da questi due primi studi sul capitale sociale.

Secondo Putnam si occupa di capitale sociale nelle diverse regioni italiane, ma non si preoccupa di analizzare le diverse tradizioni politiche delle stesse, cattolica, comunista ecc.

Secondo Fukuyama, lo spazio della politica è definito per sottrazione: non ha un ruolo chiaro, ma soprattutto non deve interferire con il capitale sociale. (ad esempio, no ai sussidi alle ragazze madri che sgretola la famiglia). Nelle loro analisi di political economy, l'interesse di sposta dalla politica al capitale sociale visto come capacità della cultura a sostenere l'integrazione sociale.


Seconda osservazione:

Torniamo a Coleman per cogliere:

  • i limiti di queste due impostazioni
  • individuare il potenziale del concetto di capitale sociale anche nell'analisi politica e dei rapporti politica/economia.

Coleman aveva individuato un a tensione tra organizzazione intenzionale e altre forme di capitale sociale. Nel capitalismo contemporaneo da diversi autori, ad esempio Habermas, viene riconosciuta l'incapacità di produrre certe risorse per l'integrazione che vengono ripescate dal bagaglio culturale passato ma non vengono riprodotte. Coleman quindi si occupa del ruolo che l'interazione faccia a faccia nella società contemporanea può avere in una società sempre più permeata di interazioni a distanza, mediate e gestite dai grandi sistemi di interazione formalizzati.

Concentra la sua attenzione dell'influenza del micro sul macro, l'utilità per l'integrazione sociale del capitale sociale prodotto dall'interazione diretta, e del macro sul micro gli effetti negativi dei processi di formalizzazione sul capitale sociale a piccola scala.

Ci sono quindi tra i tre autori differenze metodologiche profonde che hanno conseguenze sui risultati della analisi:

Coleman segue il paradigma dell'azione, Putnam e Fukuyama il paradigma deterministico causale.

L'approccio deterministico ha il limite di individuare correlazioni tra fenomeni senza arrivare a spiegarle: è la cultura civica che spiega l'efficienza delle istituzioni democratiche, o viceversa? Non introdurre nella ricerca attori reali con le loro strategie intenzionali porta a soluzioni funzionaliste e culturaliste. In questa prospettiva, l'utilizzo che i due autori fanno del capitale sociale non è appropriato poiché il capitale sociale si individua a partire dalle scelte dell'individuo di utilizzare il proprio patrimonio di relazioni verso l'attuazione di obiettivi e quindi scelte che dipendono dal contesto culturale, ma anche dalla struttura della rete di relazioni o altri fattori.


Terza osservazione:

Putnam e Fukuyama hanno evidenziato un pregiudizio antipolitico sottolineando come la politica distrugga capitale sociale e tralasciando di considerare i casi nei quali questa tende a crearlo.




Conclusioni: capitale sociale e politica

Il capitale sociale può essere utilmente integrato nella political economy, mentre diventa un forzatura il tentativo di sostituzione del primo nei confronti del secondo.

Il concetto di capitale sociale di Putnam e Fukuyama è diverso da quello di Coleman ed è caratterizzato da un impostazione determinista e funzionalista.


La political economy ha sottovalutato la teoria del capitale sociale riducendo il campo analitico al rapporto stato-mercato escludendo la società. Quindi il capitale sociale si presenta oggi come lo strumento analitico per selettive e mirate aperture verso lo studio della società, delle relazioni tra individui e le loro azioni.

La political economy ata è stata una specie di ideologia europea, mentre la teoria del capitale sociale applicata allo studio ato dei capitalismi si può considerare un'impostazione statunitense che propone la politicizzazione della vita economica nell'epoca della globalizzazione dei mercati.




Capitale sociale e sviluppo locale

Carlo Trigilia


L'uso del concetto di capitale sociale non è univoco e non viene usato con precisione:

  • se ne parla come sinonimo di cooperazione, fiducia, coscienza civica che si avvicina al concetto di cultura locale;
  • indicatore sintetico di ricche economie esterne materiali ed immateriali;
  • concetto legato alle reti di relazioni tra soggetti individuali e collettivi che può alimentare la fiducia  e la cooperazione, ma che può anche facilitare logiche particolaristiche e di esclusione ostacolando lo sviluppo locale.

Ci si interroga allora sul valore conoscitivo e analitico di questo concetto, e qualora venisse riconosciuto tale valore, ci si domanda in quali condizioni si manifesta?


L'ottica di indagine è quella dello sviluppo locale autonomo e autosostenibile per il quale si riconosce che il capitale sociale può svolgere un ruolo significativo anche indirizzando efficaci e appropriate politiche.



Problemi di definizione

Con il lavoro di Coleman Foundation of social theory 1990, l'espressione capitale sociale comincia ad essere associata ai problemi dello sviluppo locale. Tuttavia si può evidenziare come alle origini della sociologia economica all'inizio del XX secolo fosse forte l'interesse sul ruolo delle istituzioni nel condizionare l'azione economica. Successivamente con lo sviluppo degli studi sul capitalismo organizzato l'interesse per il capitale sociale, inteso come rete di relazioni sociali che facilitano gli scambi economici, decada a favore dell'attenzione ai processi di burocratizzazione dell'impresa (fordismo) e di politicizzazione dell'economia attraverso l'intervento statale (keynesismo).

Quindi anche nei primi decenni del XX sec. nei lavori di Weber era presente il capitale sociale anche se a livello implicito. Nel libro l'etica protestante e lo spirito del capitalismo, Weber sottolinea come negli USA le sette protestanti abbiano avuto notevole influenza sullo sviluppo economico: si tratta di associazioni volontarie che esercitano un forte controllo sui loro membri (fiducia interna) inculcando determinati qualità etiche che facilitano gli scambi e che suscitano la fiducia esterna da parte della società in generale.

Già negli studi di Weber sono presenti alcune caratteristiche che definiscono il capitale sociale come:

  • una rete di relazioni sociali personali di natura extraeconomica;
  • la funzionalità riconosciuta alle reti di far circolare informazioni e fiducia che hanno conseguenze positive sullo sviluppo economico;

Altri autori successivi hanno sottolineato il ruolo positivo del capitale sociale nello sviluppo economico.

Granovetter 1985, Coleman 1990, Portes 1997 i quali hanno anche evidenziato come, se il capitale sociale ha un impatto riconosciuto sulle attività economiche, questo non è per forza positivo, poiché le reti di relazioni possono anche essere uno strumento per eludere la concorrenza, ridurre l'efficienza attraversala collusione tra politica ed economia, oppure inibire forme di innovazione attraverso forme di controllo sul comportamento individuale.


Quando il capitale sociale ha conseguenze positive sullo sviluppo economico?

Gia Weber nei suoi studi evidenziava come le reti di relazioni di tipo religioso avevano un ruolo positivo per lo sviluppo economico non solo per ragioni culturali intrinseche al credo religioso, ma anche perché operavano all'interno di condizioni politiche che garantivano certezza e prevedibilità del diritto e strutture burocratiche efficienti che operavano all'interno di logiche universalistiche.


Quindi non è possibile definire a priori gli effetti del capitale sociale sullo sviluppo economico perché questi dipendono da alcune variabili. L'esistenza di capitale sociale non è sinonimo di risorsa per lo sviluppo economico.


Definizione di capitale sociale: l'insieme delle relazioni sociali di cui un soggetto individuale o collettivo dispone in un determinato momento. Attraverso questo capitale di relazioni si rendono disponibili risorse cognitive e di fiducia, che permettono agli attori di perseguire obiettivi che altrimenti sarebbero o irraggiungibili o raggiungibili a costi troppo elevati.


Un determinato territorio è più meno ricco di capitale sociale a seconda che i soggetti individuali e collettivi che vi risiedono siano coinvolti in reti di relazioni con morfologia, natura dei contenuti e dei legami.



Perché il capitale sociale è diventato così importante

L'eredità del fordismo e del keynismo portava a differenziare l'economia dalla società riducendo l'importanza dei fattori dell'imprenditorialità personale e del contesto istituzionale locale quindi del capitale sociale nello sviluppo economico. Gli unici fattori none economici che venivano presi in considerazione nello sviluppo erano, a livello micro, la capacità organizzativa dell'impresa, e livello macro le politiche dello stato per stabilizzare la domanda e il mercato e attirare con incentivi e infrastrutture le imprese esterne ad investire in indeterminato territorio.

Negli ultimi decenni la crisi dell'assetto istituzionale fordista-keynesiano ha portato ad una crescita di attenzione attorno al capitale sociale riconoscendogli particolare influenza nei processi di sviluppo economico anche rispetto al capitale fisico e finanziario.

La ricerca di flessibilità e di qualità comporta ristrutturazioni che aprono le imprese a collaborazioni esterne. Le imprese diventano imprese-rete fortemente interconnesse e dipendenti dalla disponibilità di mano d'opera e di collaborazioni efficienti con altri unità produttive. Questo aumenta il valore di poter disporre di adeguate reti di relazioni in un terminato territorio nei processi produttivi e di innovazione. Un altro fattore importante nello sviluppo locale è la buona relazione tra imprese e istituzioni locali: le politiche di sviluppo locale sono più efficienti se elaborate in stretta collaborazione tra attori pubblici e privati perché può portare ad un miglioramento dei servizi, della rete infrastrutturale.

Ma come incide la globalizzazione dei mercati nel contesto locale? In modo ambivalente:

  • la globalizzazione tende ad abbassare i vantaggi delle reti localizzate, poiché è possibile cercare condizioni di vantaggio spostando gli investimenti da un paese all'altro e lavorando in reti sovra nazionali grazie al miglioramento delle comunicazioni e alla tecnologia informatica. Questo però non implica una semplice de-territorializzazione dei processi produttivi;
  • infatti la concentrazione di investimenti avvengono dove sono più forti le economie esterne di specializzazione. Questo apre le possibilità di sviluppo in aree che attraverso il proprio capitale sociale possono incidere sullo sviluppo locale sfruttando conoscenze e capacità. La localizzazione determinata solo da vantaggi di costo e non sull'esistenza di una rete di relazioni e conoscenze si dimostra di corto respiro.


Quando il capitale sociale favorisce lo sviluppo?

Il capitale sociale, ha evidenziato Coleman, a differenza di quello finanziario e dei quello umano, ha la natura di bene collettivo, i suoi vantaggi non sono appropriabili sono individualmente, ma da ogni partecipante alla rete e quindi in questo contesto, anche il singolo è spronato a contribuire alla produzione, al mantenimento e allo sviluppo di capitale sociale. Coleman sottolinea, infatti come molto spesso il capitale sociale sono create come sottoprodotto di altre attività, anche extra-economiche presenti in un territorio.

Per questo suo aspetto, il capitale sociale può anche essere ricondotto alla cultura presente in una società di favorire la cooperazione grazie ad una percorso storco che ha favorito questo particolare aspetto. E' l'impostazione seguita da Putnam e Fukuyama e che presenta però i seguenti rischi:

  • scivolare in una spiegazione culturalista e generica delle origini del fenomeno che trascura i fattori politici nei processi di sviluppo. La sola esistenza, infatti, di capitale sociale in un ambito non garantisce necessariamente conseguenze positive sullo sviluppo economico. Può infatti generare clientelismo e corruzione e criminalità organizzata ad aggiustare a proprio favore l'andamento dell'economia locale.
  • Se quindi si intendo il capitale sociale solo come capacità di organizzazione e diffuso senso di fiducia reciproca diventa difficile distinguere tra gli effetti positivi e quelli negativi che la presenza di capitale sociale può produrre in un territorio. Per riuscire a distinguere queste diverse situazioni, il concetto di capitale sociale va inteso come rete di relazioni aperte ad esisti diversi che dipendono dal contesto in cui ci si trova ad operare.

Per evitare questi rischi è opportuno concentrare l'attenzione non tanto sulle origini del capitale sociale, quanto capire in che modo può essere utilizzato per ottenere uno sviluppo economico. Qui entra in campo la politica e la sua capacità di modernizzarsi nella direzione universalistica che bilanci il particolarismo insito nelle reti. Poiché il capitale sociale è una risorsa dinamica bisogna considerare che se non opportunamente sostenuta può regredire a forme di capitale sociale che ostacolano lo sviluppo anziché sostenerlo. La politica ha il compito di porre ostacoli culturali e istituzionali all'appropriazione particolaristica delle risorse anche del capitale sociale e fornire beni collettivi per lo sviluppo economico (infrastrutture, certezza delle garanzie giuridiche, sicurezza, servizi . ). La politica deve favorire il mercato che sanziona comportamenti poco efficienti della rete del capitale sociale e sollecita innovazioni e cambiamenti. Cruciale diventa il ruolo della politica come mediatrice tra mercato e reti sociali che costituiscono il capitale sociale. Ribaltando un assunto classico, secondo il quale il particolarismo sociale costituiva un ostacolo alla modernizzazione, le strutture sociali tradizionali diventano risorse per lo sviluppo a condizione che siano combinate con una politica modernizzate a autonoma dagli interessi particolaristici della società civile.

Ad esempio nel mezzogiorno, non è possibile affermare che manchi capitale sociale perché esistono reti radicate (famigliari, parentali, comunitarie), Quindi la ragioni dell'arretratezza vanno ricercate altrove, proprio nella politica scarsamente modernizzata e per nulla emancipata dalla società civile che l'ha resa strumento di appropriazione particolaristica di risorse pubbliche.

( ma la politica non è espressione della società civile? Chi ha eletto questi politici?)


Qualche implicazione per le politiche di sviluppo

Come è possibile influire per via politica sul capitale sociale, inteso come rete di relazioni, e quindi sullo sviluppo locale?


Quali azioni si possono immaginare orientate a questo fine?

  • Aspetto legato alla politica, al reclutamento degli amministratori pubblici e della burocrazia. Importante è che la politica riesca ad emanciparsi dalla società civile, diventi capace di affrontare problemi collettivi con un atteggiamento universalistico. La politica si deve preoccupare di impedire appropriazione di risorse pubbliche in modo inefficiente e inefficace la burocrazia non deve essere legata ai detentori del potere politico che a loro volta sono legati ad uomini d'affari sulla base di interessi privati nella gestione della cosa pubblica.
  • Aspetto legato alle politiche, interventi più attivi e specificatamente mirati alla promozione del capitale sociale come strumento di sviluppo locale. La programmazione negoziata con riferimento ai patti territoriali alle politiche di sviluppo regionale portate avanti dall'Unione Europea hanno superato al visione del sostegno allo sviluppo come incentivi individuali per attrarre imprese esterne o per abbassare il costi compensando le inefficienze, e sostengono invece lo sviluppo locale attraverso la formazione di conoscenze specializzate, atte ad accrescere la produttività e a sostenere la formazione di capitale sociale per realizzare politiche più efficienti. Il capitale sociale può essere una risorsa strategica per lo sviluppo locale.

I progetti di sviluppo locale nelle aree arretrate hanno bisogno di alcune condizioni oltre la presenza e il ricorso al capitale sociale:

Impegno di attori extra locali per stimolare la cooperazione tra i soggetti locali, perché il mercato da solo non garantisce l'integrazione. Così come il requisito che si creino reti di relazioni locali per accedere ai progetti di finanziamento, non garantisce che non si formino coalizioni collusive e che intervengano mediatori interessati ad ottenere credito politico da utilizzare secondo logiche privatistiche;

Capacità di istituzioni extra locali di sostenere ed aiutare gli attori locali a definire progetti e a perseguire il processo con trasparenza, legando il sostegno economico alla qualità del progetto. Le istituzioni sovra-locali devono aiutare dall'alto a stimolare dal basso i soggetti locali a produrre e utilizzare il capitale sociale per accrescere le conoscenze specializzate, la dotazione di infrastrutture, di servizi, le forme di integrazione tra le imprese e quindi la competitività dell'ambito territoriale locale nel contesto globale.


Riconoscere al capitale sociale un ruolo determinante nello sviluppo locale non significa sminuire quello della politica e delle istituzioni a favore del mercato, né scegliere un'opzione localistica di chiusura nel particolare.
















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