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L'organizzazione della società - gruppo sociale

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L'organizzazione della società

Le relazioni umane avvengono in un contesto di regole e condizioni, definibile strutturato.

Gli individui con cui interagiamo entrano in contatto con noi perché ci troviamo all'interno di strutture sociali che determinano, favoriscono e condizionano i nostri rapporti, le interazioni, quindi, non sono libere; la società non è un caos indistinto ma è strutturata e articolata in gruppi e organizzazioni, la sociologia studia il carattere strutturato della società, nelle sue articolazioni.

Dall'azione distinta e scoordinata degli individui, nascono delle forme sociali ben strutturate.

L'agire sociale è il comportamento dell'uomo riferito ad altri individui, questo può essere distinto in:

  • azione ovvero l'iniziativa attiva,
  • l'omissione, cioè il tralasciare qualcosa,

può essere inoltre un comportamento:



  • attuato per suscitare reazioni, effetti o risultati su altri individui,
  • di reazione a un'azione precedente di un altro individuo.

Essendo l'azione sociale un comportamento che avviene in riferimento ad altri individui, normalmente genera l'interazione, ovvero un sistema di azione-reazione tra individui, nel quale è essenziale la reciprocità. L'intera società è fatta di interazione tra individui, gruppi e organizzazioni.

Ogni azione attuata anche da sconosciuti può condizionarci, se l'interazione diventa durevole nel tempo, dà vita alla relazione sociale, un rapporto più strutturato nel quale i comportamenti degli individui si influenzano reciprocamente: con la ripetizione o il prolungamento nel tempo, infatti, gli individui vengono coinvolti in una specie di legame, nel quale il modo di comportarsi non è più casuale ma sottomesso a delle attese, strutturandosi in questo modo.

Attraverso l'interazione, le relazioni sociali si formano, si riproducono e mutano nel tempo.

Le relazioni sociali, si distinguono rispetto alla durata e rispetto all'orientamento, possono essere:

  • stabili, se radicate nel tempo
  • momentanee, se superficiali
  • cooperative se caratterizzate da obiettivi compatibili      Possono essere finalizzate
  • conflittuali, se in contrasto tra loro e non compatibili. a un obiettivo comune o diverso

Le relazioni sociali tendono a ripetersi secondo schemi sempre uguali e a cristallizzarsi attraverso il processo di istituzionalizzazione, ovvero quel processo che comporta l'irrigidimento delle relazioni sociali, al termine del quale viene riconosciuta un'istituzione condivisa dalla moltitudine e in grado di condizionarla.

Alla base di questo processo vi è la ripetizione, cioè la consuetudine nel ripetere in modo abitudinario delle azioni, per il raggiungimento di uno scopo prefissato.

Alcune di queste abitudini sono soggette a tipizzazione, non sono più azioni consuete di una particolare persona, ma diventano standardizzate, ovvero riproducibili da tutti; un'azione o un sistema d'azioni, per divenire istituzione deve essere poi sottoposto all'oggettivazione, con la quale diventa oggetto esterno all'individuo che la compie, valendo indipendentemente da chi è coinvolto. Per mezzo di questo processo, le relazioni sociali danno vita a comportamenti, ruoli, funzioni, e rapporti istituzionalizzati che, componendosi tra loro, originano le organizzazioni sociali.

L'istituzionalizzazione permette alle relazioni una continuità attraverso la trasmissione tra le generazioni, inoltre esse non devono essere sempre ricostruite da zero, per cui costituisce un importante principio di economia delle risorse e potenziamento delle possibilità individuali.

All'origine di tutte le strutture sociali vi è l'irrigidimento dei rapporti e delle relazioni, la società è indipendente e coercitiva nei confronti dell'individuo, ovvero limita la sua libertà, ne risulta un mondo istituzionalizzato, oggettivo e indipendente.

Le istituzionI, anche se completamente astratte, si manifestano attraverso il comportamento delle persone che svolgono ruoli determinati all'interno della società

Il ruolo è l'insieme dei comportamenti legati ad uno status, la posizione all'interno della società a cui sono collegate appunto determinate azioni e competenze; noi svolgiamo giornalmente una molteplicità di ruoli intrecciati, sovrapposti o anche contrastanti tra loro. I ruoli non sono completamente impermeabili alla personalità dei singoli individui e, capita che i comportamenti vengano influenzati dalle proprie idee, convinzioni, simpatie ecc..

Il nostro agire non è totalmente spontaneo e volontario, ma definito in parte dalla posizione ricoperta. Non sempre i comportamenti sono stabiliti rigidamente, ma bisogna far ricorso al buon senso.

L'istituzione è quindi un insieme di comportamenti oggettivati, stabili e  vincolanti, in quanto costituiscono delle regole di comportamento estese a tutta la società, limita parzialmente la libertà e l'espressione personale ma permette all'individuo di agire, consentendogli molte cose che non avrebbe potuto fare altrimenti. L'organizzazione sociale serve, quindi, all'individuo per agire in modo funzionale e coordinato con gli altri individui.

Ogni istituzione sociale implica un'insieme di norme alle quali gli individui ritengono di doversi assoggettare, il più delle volte la norma esiste nella società sottoforma di comportamento istituzionalizzato, non sono norme giuridiche ma morali o di costume; il più della volte non sono formalizzate.

Siccome i comportamenti istituzionalizzati hanno al loro interno un contenuto normativo, vi è anche un sistema di sanzioni applicato nei confronti di chi non li rispetta. Le sanzioni non sono intese a livello giuridico e normalmente la condotta individuale si uniforma in modo spontaneo a quella dell'istituzione. Le sanzioni nascono in seguito all'oggettivazione delle azioni: finché l'azione è individuale questo concetto non esiste.

Per poter garantire l'attuazione delle regole sono necessarie delle strutture sociali come gruppi e organizzazioni.

Il gruppo sociale è un insieme strutturato di persone caratterizzato da un'identità legata al senso di consapevolezza e appartenenza ad esso e da interazioni orientate alla collaborazione. Le categorie e le classi sociali, invece, non appartengono all'insieme dei gruppi sociali, esse, infatti, non hanno uno scopo comune e non dipendono dalla volontà del singolo individuo.

I gruppi si distinguono in:

primari, caratterizzate da piccole dimensioni, legami stretti e fdiretti, rapporti più spontanei perché flessibili e maggior spazio alla personalità e all'affettività dell'individuo,

secondari, di grandi dimensioni, caratterizzati da rapporti governati da regole rigide e strutturate.

Nei gruppi sociali l'individuo assume un comportamento standard e vincolato da norme, sulla base del quale del quale distinguiamo i due tipi di gruppo, un gruppo è secondario nella misura in cui i rapporti al suo interno si avvicinano alla standardizzazione e implicano un mino coinvolgimento affettivo.

I gruppi primari lasciamo molto spazio all'individualità mentre i gruppi secondari sono totalmente istituzionalizzati:  l'unico modo per raggiungere lo scopo prefissato e complesso, attraverso la collaborazione di molti individui, è appunto l'organizzazione, fattore essenziale che se viene meno porta allo scioglimento del gruppo.

Vengono definite organizzazioni quei gruppi secondari che si conformano al modello dell'istituzionalizzazione dei comportamenti e della standardizzazione dei ruoli. Queste sono insiemi di individui che per conseguire uno scopo comune, utilizzano certi strumenti e adottano comportamenti stabiliti in modo formale; i gruppi secondari hanno, quindi, bisogno di un'organizzazione minuziosa, ben strutturata e definita intorno a ruoli rigidi.

Nelle organizzazioni i comportamenti non si istituzionalizzano in modo casuale, ma in funzione dello scopo da raggiungere; questo atteggiamento venne definito da Max Weber "razionale rispetto allo scopo". La diffusione delle organizzazione è un fenomeno che riguarda la società industriale, con la quale emerse la necessità di un meccanismo in grado di controllare e coordinare tra loro azioni, apparentemente sconnesse, ovvero l'organizzazione; tutta la vita iniziò così a ruotare intorno ad un contesto di organizzazioni, le quali resero possibili molte operazioni.

Il modello al quale si ispirano tutte le organizzazioni, o quasi, esistenti, è la burocrazia, volta a controllare l'iter delle attività svolte nelle istituzioni.

Analizzando le forme delle organizzazioni sociali emerge che tutte hanno dei caratteri comuni:

La divisione stabile dei compiti, attuata in funzione dello scopo prefissato; le mansioni si ripetono innumerevoli volte applicandole a casi simili.

Un sistema razionale di competenze tecniche, ovvero l'addestramento finalizzato al solo compito da assolvere, che tralascia ogni altra competenza.

La struttura gerarchica precisa, ovvero chi occupa posizioni elevate oltre a dover assolvere i propri compiti deve impartire ordini e controllare l'operato dei sottoposti, a sua volta può essere assoggettato a un suo superiore.

La presenza di aree di giurisdizione prestabilite in modo rigoroso, i cui limiti non debbono essere oltrepassati; ogni posizione ha una competenza precisa su un certo problema.

Un personale impegnato in certe mansioni e stipendiato in modo appropriato dall'organizzazione da cui dipende e a seconda della posizione ricoperta.

Un etica dell'obiettività, secondo la quale ogni caso deve seguire delle norme procedurali stabilite e indipendenti dalla soggettività del burocrate o del cliente.

Questi caratteri comuni solo ciò che delinea in modo razionale la burocrazia, quest'ultima pone al vertice dei propri valori l'efficienza.

La nostra società si può definire burocratica in quanto molte strutture presentano degli aspetti organizzativi, che le rendono efficienti e razionali. Stabilendo i compiti in modo rigido, la burocrazia riesce a calcolare e prevedere i comportamenti, assicurando un risultato finale in anticipo.

Non sempre però è indice di razionalità, esistono molte disfunzioni che ostacolano il raggiungimento delle finalità prefissate:

La sclerotizzazione è una disfunzione che emerge quando l'apparato continua a svolgere inutilmente le sue mansioni: i funzionari abituati ad assolvere in modo ripetitivo un determinato compito si disinteressano dell'obiettivo finale.

La tendenza ad espandersi inutilmente e a perpetuare se stessa è un'altra disfunzione, caratterizzata dalla espansione dei compiti dell'apparato burocratico, il quale vuole dimostrare la propria utilità per continuare ad esistere.






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