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Operatività dell'Assistente Sociale nell'ambito dei Servizi territoriali delle ASL, punti critici e punti di forza: la dimensione progettuale

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Operatività dell'Assistente Sociale nell'ambito dei Servizi territoriali delle ASL, punti critici e punti di forza: la dimensione progettuale


Cenni introduttivi.

Prima di entrare nel vivo dell'argomento del presente lavoro si ritiene opportuno fare alcune considerazioni introduttive.    La nuova prospettiva costituzionale affida oggi ai legislatori regionali margini di disciplina maggiori e differenti rispetto alla

materia sociale cosi come prevista con la L. 328/2000.

Questo evidenzia la responsabilità decisiva che le regioni hanno oggi per dare attuazione alla riforma del Welfare locale, nel senso di far compiere ai sistemi di Welfare regionali significativi passi avanti, verso la costruzione di reti integrate di servizi sociali e socio-sanitari, capaci di favorire percorsi di inclusione e di attivazione di tutte le risorse delle comunità locali.



La piena integrazione comporta la difficile armonizzazione delle norme che regolano i ti sociale, sanitario, scolastico, professionale e lavorativo, secondo le necessità dei soggetti, in base alla loro situazione economica, abitativa, di età e di autonomia o di eventuale gravità della disabilità.

Particolare rilevanza acquista, nel dettato della L.R. 23/05, il Piano Locale Unitario dei Servizi (PLUS), quale strumento privilegiato per conseguire forme di integrazione fra diversi attori istituzionali, professionali, sociali, mediante l'analisi dei bisogni la definizione delle priorità e delle risposte.

La funzione del PLUS è quella di divenire il canale attraverso il quale progettare l'intervento sociale locale. Una sua corretta costruzione che tenga conto dell'evoluzione dei bisogni del territorio e delle risorse disponibili, consentirà all'intervento sociale di uscire dall'emergenza in cui troppo spesso è stato relegato.

Anche il processo di elaborazione del PLUS assume grande importanza, poiché, nella misura in cui si valorizza la partecipazione dei diversi attori e portatori di interessi in campo sociale, rappresenta la prima fase in cui si realizza sul territorio la sussidiarietà orizzontale e si rafforza l'efficacia della programmazione, aumentando le probabilità che le politiche progettate con il consenso e la collaborazione di tanti soggetti possano realmente trovare attuazione.

Traspare da questi concetti la necessità di integrazione tra i vari settori che hanno un'importanza strategica nella vita dei cittadini, in particolare tra quello sociale e quello sanitario. Integrazione resa sin'ora possibile grazie all'impegno e alla motivazione degli operatori .

Integrare significa connettere, mettere in relazione, acquista, quindi, una notevole importanza il concetto di "rete" e le sue conseguenze operative.

L'importanza che il concetto di integrazione e la filosofia sottesa all'intervento di rete riveste nei diversi ambiti del nostro vivere sociale ha un indubbia valenza per le ricadute in termini operativi e di politica sociale ma, aspetto ancora più importante, è alla base del significato stesso di "benessere sociale".

L'assistente sociale, riteniamo, è il tecnico che ha la maggiore affinità con i valori dell'integrazione e con le strategie di rete, ancora di più con la filosofia che vi è sottesa.

Alcuni assunti presenti nella teoria del Servizio Sociale professionale, da cui sono derivate prassi operative, sono storicamente congruenti con i concetti di integrazione e di intervento di rete:

- l'applicazione di un ottica bifocale (individuo/ambiente) alla presa in carico;

- la considerazione della persona all'interno della sua situazione in termini di altri significativi, contesti di vita, risorse in genere;

-la concreta esperienza quotidiana di ricuciture di disponibilità diverse, la costruzione di rapporti attraverso la relazione d'aiuto.

Alcuni approcci esprimono rilevanti convergenze, mentre altri si discostano notevolmente; ad esempio il modello unitario, centrato su una attenzione al territorio, alle sue caratteristiche e dinamiche, si coniuga felicemente per lo sviluppo che attribuisce al rapporto esistente tra individuale e collettivo, sia per quanto concerne i problemi, sia per quanto si riferisce all'intervento sociale nel territorio in un ottica di potenziamento di energie positive.

E' dalla considerazione dell'unità della persona, fuoco privilegiato dei diversi interventi, dalla ridondanza della tripartizione metodologica (servizio sociale individuale, di gruppo e di comunità) a fronte di uno stesso procedimento operativo, dalla considerazione contestuale delle diverse dimensioni pur con privilegio del lavoro individuale, che emergono i primi spunti critici.

E' con lo sviluppo dei servizi pubblici territoriali e con l'inserimento capillare degli assistenti sociali al loro interno, che si crea una situazione particolarmente congruente con un approccio metodologico unitario.

Il lavoro di rete discende dalla considerazione di valori e conseguenti orientamenti che sostengono l'approccio unitario:

la valorizzazione della persona e delle realtà umane diverse, che pur colpite da stati di malessere conservano capacità evolutive;

la forte personalizzazione dell'azione di aiuto.

Inoltre il lavoro di rete e l'approccio unitario condividono alcuni riferimenti teorici, come ad esempio l'orientamento ecologico, che viene integrato con altri ampiamente compatibili, quali la teoria dello scambio sociale e la produzione di sinergia.

L'intervento di rete, traducendo l'agire connesso dell'assistente sociale prevede la formulazione di un progetto globale di intervento, rispetto al territorio di competenza, che consente la delimitazione del campo di azione attraverso la definizione di obiettivi prioritari.

La carenza di un progetto porta frequentemente l'operatore a delimitare il campo, rinchiudendosi e specializzandosi nella presa in carico individuale, sviluppando un impossibile ruolo di terapia e correndo seri rischi di sviluppare una sindrome da burnout, strettamente connessa allo scarto tra le energie profuse nell'intervento e la scarsa efficacia dello stesso.

Sviluppare un senso di impotenza di fronte a compiti rilevanti, come il lavoro sociale, equivale ad introiettare la stessa condizione degli utenti dei servizi.

L'utente è per definizione colui che non sa essere efficace nel risolvere i problemi della sua vita, il fatto che l'aiuto sia uno dei compiti intenzionali più complessi fa si che gli interventi improvvisati o incerti abbiano basse probabilità di rendere efficace chi li mette in atto. Da qui si sviluppa la sfiducia e il senso di impotenza che porta a vivere il lavoro come un male necessario per la stretta sopravivenza.


Il rapporto dialettico tra sociale e sanitario.

Questi nodi problematici presenti nel lavoro sociale in generale appaiono ancora più evidenti quando esso è incardinato in ambito sanitario, dove, seppure con qualche attenuazione in ambiti come la salute mentale, si vive quotidianamente la contraddizione insita nel rapporto dialettico tra sociale e sanitario.

Citando una considerazione di Folgheraiter si può dire che il sociale presuppone la capacità di azione dei soggetti ai quali si rivolge, il sanitario la loro incapacità. Nella classica logica riparativa della sanità (che anche se con fatica si sta cercando di superare), quanto più il paziente è tale, cioè ha la pazienza di sopportare "senza agire", tanto meglio è in generale.

Il nodo problematico sopra esposto, in ambiti come quello dell'assistenza psichiatrica, appare spesso notevolmente attenuato, per la forte valenza socio-sanitaria

di tale ambito di intervento, ma non per questo, talvolta, meno insidioso perché mistificato da un'ottica sanitaria che riconoscendo l'importanza del sociale

pretenderebbe di inglobarlo in essa (non integrarlo con essa).

E' in un'ottica di integrazione che nel presente lavoro si vuole porre l'accento sul ruolo propositivo, di stimolo e di collegamento che può essere svolto per sua peculiarità professionale dall'assistente sociale in un servizio territoriale della ASL; sul versante interno nei confronti dell'equipe; sul versante esterno nei confronti dell'utente, della sua rete di relazioni e delle risorse istituzionali ed extraistituzionali del territorio.

E' quindi all'interno del binomio individuo-ecosistema che va riferito qualsiasi intervento professionale, in un processo di collegamento e stimolo delle risorse interne dell'individuo, della sua rete di relazione e delle risorse esterne del territorio.

Il concetto che emerge da tali considerazioni è quello di integrazione:

integrazione individuo-ambiente;

integrazione di diverse professionalità all'interno di una equipe;

- integrazione dei vari servizi, in particolare dei servizi socio-sanitari con i servizi sanitari e sociali di base, inoltre con tutte le risorse presenti nella comunità in cui si opera, in considerazione del fatto che non può esserci un singolo operatore o servizio che possa farsi adeguato carico della complessità di tali bisogni.

La focalizzazione sul rapporto dialettico tra individuo e territorio rappresenta infatti lo specifico professionale di un' assistente sociale, è l'operatore che identifica, stimola e organizza le risorse dell'ambiente, si pone come agente di cambiamento, di collegamento e di mediazione tra le risorse istituzionali e non ed i bisogni dei singoli, dei gruppi sociali e più in generale della comunità in cui opera.

Emerge ancora una volta l'importanza del concetto di integrazione, se si parte dal presupposto che gli interventi frammentari, parcellizzati, spesso contradditori dei diversi operatori o servizi, oltre ad essere antieconomici, non sono che motivo di ulteriore diffidenza per l'utente.

Se il territorio viene sempre più riconosciuto come dimensione in cui il disagio nasce e si esprime, ma contemporaneamente anche come dimensione in cui il disagio può trovare risposta, attraverso la molteplicità di risorse che vi sono allocate, l'assistente sociale deve porsi come una ura professionale che con competenza ed elasticità, sappia dialogare con questo territorio e sappia muoversi sul confine tra i due poli costituiti da: soggetto/ambiente e interno/esterno, favorendo l'interscambio tra essi e svolgendo un ruolo decisivo all'interno del processo terapeutico.

Da quanto detto emerge chiaramente l'importanza del ruolo dell'assistente sociale di raccordo tra la realtà esterna e l'equipe del Servizio in cui opera.

E' vero che un po' tutte le ure professionali operanti nei Servizi territoriali dell'ASL interagiscono con il sociale, ma si ritiene corretto affermare che l'assistente sociale sia l'operatore che più degli altri possiede gli strumenti per conoscere le articolazioni, le risorse e le potenzialità, per il quale il rapporto con l'esterno non sia estemporaneo e contingente ma fondante della propria professionalità.


Operatività della A.S. nei Servizi Territoriali delle ASL in Sardegna.

Per entrare più concretamente nella realtà operativa si può affermare che nella Regione Sardegna l'assistente sociale, all'interno dei C.S.M. cosi come nei Consultori, nei Sert., nei Servizi di Neuropsichiatria Infantile, ha acquisito specificità per quanto riguarda l'integrazione socio-sanitaria. La posizione assunta è quella di collegamento tra il Servizio territoriale ASL in cui si opera e le altre risorse territoriali, attraverso il lavoro di rete, in particolare con un ruolo di stretto collegamento tra il Servizio territoriale e i Servizi Sociali dei Comuni.

L'assistente sociale opera secondo un approccio di rete, sia sul versante interno all'equipe che sul versante esterno del territorio, svolgendo un ruolo di interfaccia tra servizio, utente e contesto territoriale. Fermo restando l'intervento sul caso individuale, in un ottica di rete, assume particolare importanza la dimensione progettuale più ampia del lavoro che ha portato in diverse occasioni all'elaborazione e all'attivazione di progetti integrati con i Servizi Sociali comunali o con esponenti del terzo settore.

Le difficoltà più frequenti che un'assistente sociale talvolta incontra all'interno di un Servizio Territoriale dell'ASL sono riferibili al confronto con operatori di diversa formazione, questo presuppone comunque una certa elasticità e capacità di mediazione per poter (qualche volta dover) proporre la propria specificità professionale con autorevolezza.

E' da sottolineare che il lavoro dell'assistente sociale in ambiti come ad esempio la salute mentale può essere definito a bassa codifica istituzionale, rispetto ad altri servizi più specificamente sociali, questa condizione sebbene consenta ampi margini di creatività e quindi di autonomia, predispone maggiormente al rischio di perdere di vista l'identità del proprio ruolo. E' perciò necessario tenere sempre ben presenti i principi teorici del Servizio Sociale professionale e cercare di raccordarli continuamente con la peculiarità dell'intervento in un'equipe terapeutico-riabilitativa.

Un altro aspetto problematico, forse quello prevalente, può essere identificato nella impostazione "culturale" del servizio in cui si opera. Se tale impostazione è di tipo medicalizzante, che quindi da al concetto di salute un'accezione restrittiva, è evidente che anche il ruolo dell'assistente sociale viene depotenziato.

Diversamente se all'interno del servizio in cui si opera prevale un concetto estensivo di salute, cioè "....salute come benessere psico-fisico e sociale...", è evidente che il lavoro dell'assistente sociale apparirà in tutta la sua potenzialità, come punto fondamentale di integrazione tra sanitario e sociale.

E' anche vero che l'assistente sociale in diversi servizi Territoriali della ASL, ha contribuito a modificare o comunque a stemperare una cultura prevalentemente medicalizzante.


INSIEME DI CONNESSIONI ATTIVATE CON UN LAVORO DI RETE








ura 1


La ura 1 rappresenta una realtà schematizzata, ma è evidente che all'interno delle risorse istituzionali si inserisce anche il C.S.M., così come l'utente e la sua rete primaria fanno parte delle risorse extra-istituzionali informali.

Per comprendere meglio quali dovrebbero essere i risultati attesi di un lavoro di rete in un'ottica generale si può osservare la ura 2.


RISULTATI ATTESI DI UN COSTANTE LAVORO DI RETE


RISORSE ISTITUZIONALI               RISORSE EXTRA-ISTITUZIONALI




I

N

T

E

G

R

A

Z

I

O

N

E



ura 2







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