sociologia |
SOCIOLOGIA: scienza empirica che studia i processi mediante i quali si instaurano, si mantengono le relazioni sociali e come queste si cristallizzano all'interno dei diversi gruppi. Un altro oggetto della sociologia sono le forme di interazione, come ad esempio i rapporti di potere, il conflitto e la cooperazione. Questi avvenimenti non sono casuali ma seguono dei modelli, permettendo così ai sociologi di riscontrare delle relazioni di causa-effetto, delle generalizzazioni(leggi).
MICROSOCIOLOGIA: studia i comportamenti interpersonali
MACROSOCIOLOGIA: studia i grandi cambiamenti della società
IMMAGINAZIONE SOC: la singola persona non crede che la sua singola azione possa influenzare ambiti al di fuori della sua sfera personale. Il sociologo deve allargare il suo punto di vista per comprendere tutta la realtà; lui cerca di capire il mondo partendo dalla singola esperienza per poi andare oltre. L'immaginazione soc ha lo scopo di collegare la storia biografica del singolo individuo alla storia complessiva della soc.
SOCIOLOGO: è interessato sfacciatamente in egual modo a tutti gli ambiti sociali rimasti ancora sconosciuti. Egli è interessato ad ambiti di guerra come a quelli quotidiani, alla stupidità come all'intelligenza, alla ricchezza come alla povertà .
SIMMEL: la società è il risultato di individui che si influenzano reciprocamente attraverso la loro interazione, il loro comportamento.
WEBER: AZIONE SOC(un agire di individui riferito al comportamento di altri individui, al fine di ottenere qualcosa.) è dotato di senso, vale a dire il significato intenzionale che l'attore dà al proprio comportamento. TIPI IDEALI:
AZIONI RAZOINALI RISPETTO ALLO SCOPO: l'attore concepisce il fine e mette in atto tutti i suoi mezzi possibili per raggiungerlo.
AZIONI RAZIONALI RISPETTO AL VALORE: l'attore agisce razionalmente spinto da un determinato valore o convinzione e non si preoccupa delle conseguenze.
AZIONI DETERMINATE AFFETTIVAMENTE: si tratta di pure manifestazioni di sentimenti, è l'espressione di un bisogno interno.
AZIONI TRADIZIONALI: sono espressioni di abitudini acquisite, dettate da costumi tradizioni.
PARETO: utilizza un metodo logico sperimentale. Suddivide le azioni in LOGICHE(sono quelle che l'uomo compie dopo essersi preposto uno scopo. L'individuo in questione cerca, quindi, di adottare tutti i mezzi necessari per raggiungere la sua meta) E NON LOGICHE(tutto ciò che non è l'azione logica, vale a dire dovuta ai sentimenti e all'istinto. non vuol dire illogico). L'azione logica può essere sogg o ogg:
sogg ogg
no no (non c'è un vero e proprio motivo che giustifichi l'azione-segni di cortesia)
no si (colui che agisce ha presente ogg uno scopo ma non sogg-chiudere l'occhio inconsapevolmente)
si no (coloro che utilizzano dei mezzi immaginari per raggiungere uno scopo-condotte religiose o portafortuna)
si si (il fine effettivamente raggiunto non è quello che voleva raggiungere l'attore realmente- condotte pol)
PARSONS: teoria delle variabili(pattern variables): per spiegare il comportamento umano bisogna tenere conto di alcuni elementi, sintetizzabili in cinque coppie di termini:
AFFETTIVITA-NUTRALITA AFFETTIVA: ruoli che implicano un'espressioni di sentimenti, ma a volte ci sono delle situazioni che sono regolate da norme sociali che limitano le manifestazioni di emozioni.
PARTICOLARISMO-UNIVERSALISMO: persone vengono considerate secondo le loro caratteristiche peculiari(collocui di lavoro), mentre nell'altro caso gli individui vengono considerati uguali(studente)
SPECIFICITA-DIFFUSIONE: nei rapporti nei quali gli individui sono coinvolti solo per alcuni aspetti della loro personalità(prof-studente), nei ruoli familiari o amicali invece l'individuo viene preso in considerazione globalmente.
ASCRIZIONE-ACQUISIZIONE: qualità che appartengono all'individuo per nascita oppure che ha acquisito nel corso della vita.
ORIENTAMENTO ALL'INTERESSE PRIVATO-ORIENTAMENTO ALL'INTERESSE COLLETTIVO: ci sono situazioni in cui ci si aspetta che le persone perseguano il loro interesse individuale(transazione di mercato) e altre in cui ci si aspetta che l'interesse individuale passi in secondo piano.
In ogni caso bisogna ricordare che tutte le categorizzazioni effettuate dai sociologi sono solo tipi ideali, che nell'uomo è impossibile ritrovare così come vengono descritti. In ogni individuo si possono riscontrare più caratteristiche, in quanto l'agire umano è sintetico, vale a dire che raggruppa varie qualità.
SMELSER: prostituta: neutralità affettiva, acquisito, specifico(denaro), universale(stesso servizio)orientati all'individuo.
GRUPPO: un insieme di persone fra loro in interazione con continuità secondo schemi relativamente stabili(NORME SOC), le quali si definiscono membri del gruppo(COSCIENZA DEL NOI) e sono definite da individui esterni come tali(MERTON).
Ogni individuo appartenente a un gruppo acquisisce un RUOLO: insieme delle norme e delle aspettative che convengono su un individuo in quanto occupa una determinata posizione soc in una più o meno strutturata rete di relazioni soc. La dinamica dei ruoli si apprende dalla nascita fino all'adolescenza, nel periodo della socializzazione e dal momento che un individuo svolge più ruoli all'interno della soc si potrebbe creare un CONFLITTO DI RUOLI quando i ruoli sono convergenti(madre-prof). Il ruolo può essere formale, per es un giudice, o informale, quando qualcuno afferma che una persona è simpatica gentile . il ruolo può essere, inoltre, specifico, che riguarda un insieme di comportamenti limitato e precisato, e diffuso, quando riguarda un insieme più ampio e meno definito.
STATUS: è l'insieme dei diritti legati alla posizione sociale che l'individuo occupa, la quale può essere ascritta o acquisita.
LEADER STRUMENTALE: comportamento orientato allo scopo, aiuta a risolvere i problemi
LEADER SOCIO-EMOTIVO: comportamento orientato al compito, carisma, più amato
GRUPPO PRIMARIO(Cooley): sono di piccole dimensioni, a ruoli diffusi, molto personalizzati, i cui membri sono legati da stretti vincoli affettivi-famiglia.
GRUPPO SECONDARIO: gruppo in cui ci sono scarsi valori affettivi, perché le persone collaborano solo per raggiungere fini comuni, i ruoli sono specifici e la comunicazione può avvenire anche indirettamente. All'interno di questi gruppi possono nascere gruppi primari
GRUPPO FORMALE: i rapporti sono di tipo secondario e sono regolati da uno statuto.
GRUPPO INFORMALE: si costituisce in modo spontaneo in un gruppo formale, non vengono fissate delle regole precise per il suo funzionamento.
'30:ESPERIMENTO HAWTHORNE: (Mayo-Warner): All'interno di una struttura formale, i gruppi lavorativi informali comunicano più facilmente e sono in grado di raggiungere più rapidamente i fini preposti, in questo modo ne trae vantaggio la struttura formale, poiché i lavoratori migliorano la produttività.
REFERENCE GRUOUP:una persona lo prende come quadro di riferimento per la formazione e la valutazione dell'individuo. Una persona esterna vuol far parte di un gruppo perché ha una forte importanza soc.il gruppo di rif può essere anche neg, nel senso che un individuo disprezza il gruppo, per cui i suoi atteggiamenti saranno contrastanti.
MERTON: studio degli atteggiamenti degli individui rispetto alla possibilità di diventare un membro del gruppo. Per farlo definisce le varie categorie di non membro:
Atteggiamenti dei non membri Status di non membro definito dal gruppo
nei confronti dell'appartenenza: con requisiti necessari senza requisiti nec
Indifferente membro potenziale non membro neutrale
I candidati all'appartenenza riconoscono il gruppo come un gruppo di riconoscimento, in quanto ne condivide i fini e sente di poter accettare facilmente le regole.
Anche per l'uomo marginale il gruppo è un gdr, ma è stato respinto dal gruppo di appartenenza, del quale non condivide più le regole e gli obiettivi.
Il membro potenziale possono diventare parte del gruppo solo se quest'ultimo gli rivolge la sua attenzione.
Il membro non neutrale è solamente sullo sfondo del gruppo.
Il non membro autonomo è il più pericoloso x il gruppo,pur potendo partecipare al gruppo lo rifiuta, compromettendo la completezza del g.
Il membro non antagonista rifiutando il gruppo esprime di essere di norme e valori contrari.
GRUPPI APERTI E CHIUSI: (Simmel) mentre alcuni gruppi accolgono facilmente i nuovi membri i gruppi chiusi sono organizzati ad impedire l'accesso di altri individui nel gruppo o addirittura cercano di escludere membri già appartenenti al gruppo.
DIMENSIONE(Simmel):
DIADE: il gruppo dipende solo da due persone: se un membro decide di uscire dalla relazione il gruppo se
TRIADE: se si aggiunge un membro avviene un cambiamento di tipo qualitativo, in quanto il singolo può cambiare le dinamiche del gruppo, cercare mettere d'accordo le altre 2 persone, ne approfitta di una divergenza, alimenta una discordia a suo vantaggio.
BALES: ad ogni gruppo veniva assegnato un problema.più i membri familiarizzavano più le interazioni seguivano una sequenza prevedibile per la risoluzione del problema.
Ci sono 12 categorie divise in 4 aree ognuna con 3 categorie di interazione
AREA SOCIO-EMOTIVA A RISP POS: esprimere solidarietà, offrire aiuto, e ricompensa, riduzione tensione
AREA SOCIO-EMOTIVA A RISP NEG: quando non si è d'accordo si schernisce, si polemizza
AREA DEL COMPITO: SOLUZIONE DEI PROBLEMI: si danno suggerimenti, opinioni, consigli
AREA DEL COMPITO: DOMANDE: si chiedono informazioni suggerimenti, opinioni
PARSONS: In ogni gruppo si presentano 4 fasi, deve soddisfare 4 requisiti fondamentali:
Afase adattiva: formulare dei fini(funzione politica)
Graggingimento dello scopo: adattare i mezzi ai fini(funzione economica)
I integrazione: l'interesse dei membri si dall'obiettivo alle relazioni interpersonali(congratulazioni)(funzione normativa)
L ognuno si rinchiude in se stesso, il gruppo si scinde per ritemprare le energie dei singoli membri(funzione di riproduzione culturale e biologica)
Questo processo evidenzia come il gruppo si presenta, quindi come i gruppi risolgono i problemi. Il gruppo per controllare i suoi membri interni procede inversamente(LIGA). In questo modo si può notare com'è la struttura interna del gruppo.
INTERAZIONISMO SIMBOLICO(Mead): non mette in evidenza le grandi strutture ma osserva le interazioni sociali tra gli uomini. Il mondo in cui viviamo ha senso perché l'ambiente non è solo fisico ma anche simbolico. Mead per simbolo intende qualcosa che rappresenta in modo significativo qualcos'altro,in modo condiviso. Le azioni individuali, infatti, sono dettate dai simboli, che a loro volta vengono interpretati dalle persone
APPROCCIO DRAMMATURGICO(Goffman): xsone si preoccupano di ciò che pensano gli altri, automaticamente e quasi inconsapevolmente recitano una sorta di ruolo. Per questo sociologo è molto importante il modello ribalta-retroscena, esistono infatti luoghi di ribalta dove ci si deve vestire e comportare con certe formalità e luoghi di retroscena dove ci si può rilassare. Goffman ritiene anche molto importante le relazioni fugaci come un incontro con un estraneo per strada, questo tipo di rituale viene chiamata 'disattenzione civile'.
ETNOMETODOLOGIA(Garfinkel): studia gli etnometodi, schemi utilizzati dalle xsone x orientars nel mondo soc e cul e per dare un senso alle cose?
Homans?
FENOMENOLOGIA:realtà sociale è qualcosa di dato e qualcosa che noi costruiamo continuamente.
VALORE: concetti astratti e generali, che fanno parte di un insieme di idee condivise da un gruppo. Questi concetti indicano cosa è buono e giusto, quali sono i fini ultimi dell'agire umano.
I valori esistono come 'fatti sociali', in quanto vengono interiorizzati, attraverso vari processi più o meno consapevoli, da individui o gruppi sociali i quali orientano in base ad essi il loro agire.
In un passo de 'L'ideologia tedesca' Marx afferma che l'ideologia dominante di una società corrisponde con l'insieme dei valori della classe dominante. Ciò significa che la classe dominante esercita un'egemonia culturale sulle altri classi e quindi su tutta la società. Noi viviamo in una società caratterizzata dal PLURALISMO DEI VALORI. A proposito Weber parla di POLITEISMO DEI VALORI, vale a dire che i valori possono coesistere o essere in conflitto. In seguito al processo di SECOLARIZZAZIONE che ha fortemente indebolito le credenze religiose si è anche verificato un MUTAMENTO DEI VALORI, ciò vuol dire che anche se non si può più parlare di valori dotati di un fondamento assoluto, non vuol dire che i valori siano estinti.
All'interno dei gruppi ci possono essere delle NORME, specificazione dei valori.
NORME ESPLICITE: quelle dettate dalla legge, dette anche norme giuridiche.
NORME IMPLICITE: a volte capita che gli individui seguano delle regole senza neppure essere consapevoli. in questi casi ci accorgiamo dell'esistenza delle stesse solo quando vengono trasgredite. In genere quest'ultime sono più interiorizzate.
Ci sono alcuni criteri di classificazione delle norme:
REGOLE COSTITUTIVE: pongono in essere delle attività che non esisterebbero all'infuori delle regole stesse, non ammettono eccezioni e la loro applicazione non richiede in genere un apparato alla loro interpretazione.
REGOLE REGOLATIVE: indicano ciò che è prescritto o ciò che è vietato nell'ambito di un'attività già costituita, esse, non solo sono più frequentemente violate, ma ammettono eccezioni e consentono in genere ampio spazio di interpretazione.
Quando i membri del gruppo rispettano le norme si dicono che sono conformi.si parla di devianza nel caso contrario. Le norme possono essere sanzionate in modo POSITIVO,se ci si conforma, O NEGATIVO, se si violano le norme. Inoltre, possono essere INTERNE, quando il nostro 'tribunale interno' giudica le nostre azioni e ci fa sentire in colpa, o ESTERNE, decise dal tribunale giudiziario. Quelle più efficaci sono quelle interne poiché il gruppo non riconosce più il membro deviante. Inoltre, più basso è il grado di interiorizzazione di una norma, e quindi il livello delle sanzioni interne, e più affidamento si deve fare sulle sanzioni esterne per in modo che la norma venga rispettata. Accade, tuttavia, che gli esseri umani trasgrediscono a norme e a regole, anche se le hanno ben interiorizzate. Questo accade quando qualcuno sa bene cosa non deve fare ma lo fa ugualmente, in questo caso si parla di 'debolezza della volontà'.
Come nei valori anche nel sistema normativo ci sono incoerenze e contraddizioni, formatesi nel tempo e con il mutarsi delle società. Quando c'è una contemporanea presenza di norme e contro-norme Merton parla di 'dilemma etico'.
Infine, il caso di assenza di norme priva gli individui di punti di riferimento normativi si avvicina alla situazione che Durkheim ha descritto col concetto di ANOMIA, che si può verificare in situazioni di crisi e di rapidi mutamenti. Il fatto che in ogni società non vi sia un unico sistema di norme integrato e coerente, ma una pluralità di sistemi composti da norme spesso contraddittorie apre agli individui sia spazi di libertà che rischi di anomia.
ISTITUZIONI: modelli di comportamento che in una determinata società in un determinato periodo sono dotati di cogenza normativa. Esse resistono al cambiamento, sono intrinsecamente conservatrici, garanti di una coesione e un controllo sociale.
FAMIGLIA:bisogno soc: regolamentazione rapp sex, allevare i nuovi nati
RELIGIONE: integrazione soc; riaffermazione dei valori
SCIENZA: studio del mondo naturale e soc; ricerca della verità
SIST POL: mantenere l'ordine; libertà.
WEBER: il problema del carisma in pratica quotidiana.
UNIVERSALE CULTURALE: alcune istituzioni sono riscontrabili in tutte o quasi le società.Levy Strass indica come tipico universale culturale il tabù dell'incesto, in quanto vietando i rapporti sessuali tra consanguinei, avrebbe indotto a stabilire legami sociali stabili al di fuori della cerchia strettamente familiare.
AGIL
I fattori di mutamento delle istituzioni possono essere esogeni e endogeni, quindi dipende sia dalla capacità di reagire alle sfide esterne sia che alle tensioni e ai conflitti che si sviluppano al loro interno.
CULTURA: quell'insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo come membro di una società. Essa aria in base all'ambiente e al tempo. Come per le istituzioni ci sono degli universali culturali,ossia tratti comuni a tutte le culture, come ad esempio il tabù dell'incesto, l'ornamento del corpo, le istituzioni, la danza, lo sport, il linguaggio, i rituali religiosi.
ETOLOGIA: studia i comportamenti animali e li a con quello umano. Questa scienza è riuscita a dimostrare che le pulsioni istintive sono controllate, non depresse, dalla cultura
ETNOCENTRISMO: giudizio dato ad un'altra cultura in relazione alla propria.
RELATIVISMO culturale: una cultura può essere capita solo nel proprio contesto
ANOMIA: cambiamenti rapidi nella società moderna
RITARDO CULTURALE: (Ogburn) i cambiamenti materiali non troppo rapidi che la cultura non materiale non riesce stare al passo
SOTTOCULTURA: sottogruppi con valori culturali diversi dal gruppo predominante, che possono coerenti o in conflitto con la cultura predominante.
COTROCLTURA: i sottogruppi sono in conflitto con la cultura dominante.
ORGANIZZAZIONE: gruppo progettato per raggiungere determinati scopi , basati su regolamenti chiaramente e stabiliti. Si tratta dunque di gruppi secondari formali. Ogni organizzazione deve coordinare i suoi partecipanti, cioè comporta una specializzazione degli stessi e un certo modo di comunicare. Nelle organizzazioni partecipare è un lavoro, remunerato solitamente in denaro.
ASSOCIAZIONE: anch'essa è un gruppo progettato per raggiungere determinati scopi , basati su regolamenti chiaramente e stabiliti. Nelle associazioni le persone che partecipano lo fanno perché ne condividono i fini, sentendoli propri, dal momento che corrispondono ai propri ideali o interessi.
WEBER: ha distinto 3 tipi ideali di organizzazioni
GRUPPI DI SCOPO: lo scopo da raggiungere è la caratteristica fondamentale. In questo tipo di organizzazione solitamente ci sono legami forti e gli obiettivi da raggiungere sono condivisi. A capo di questo gruppo vi è un leader carismatico.
GRUPPI PTRIMONIALI: sono più permanenti, basati su legami personali contraddistinti da un patrimonio. Essi sono a lungo termine e utilizzano simboli specifici per marcare la propria identità(gruppo etnico).
BUROCRAZIE IMPERSONALI: vi è una superiore efficienza e razionalità rispetto alle altre forme di organizzazione, in quanto le persone coinvolte ricoprono ruoli specifici e amministrano la proprietà in modo impersonale.
BUROCRAZIA: le caratteristiche più importanti della burocrazia per Weber sono:
la gerarchia delle funzioni
struttura monocratica(potere accentrato)
esistenza di regole scritte(statuto), ciò che si aspetta la direzione dai lavoratori. Esse non sono troppo rigide anche per ridurre le tensioni
i funzionari sono stipendiati e sono occupati a tempo pieno
completa separazione tra la funzione svolta e l'uomo che la svolge.
RAZIONALIZZAZIONE: il potere e il controllo sono esercitati sulla base della conoscenza e della competenza.
SIMON, RAZIONALITà LIMITATA: fa notare che è impossibile avere una conoscenza completa e una previsione di tutte le conseguenze, ecco perché anche se la burocrazia si propone la massima efficienza ottiene inefficienza. Simon quindi propone una razionalità limitata che non mira ad ottenere i massimi risultati in astratto, ma risultati soddisfacenti, e lo fa semplificando il problema tenendo conto solo di alcuni aspetti più rilevanti ed essenziali.
MERTON, FORMALISMO BURORATICO-BUROCRAZIA INEFFICIENTE: La burocrazia richiede regole generali e ben definite. È proprio questa struttura che esercita una pressione costante sul funzionario affinché sia prudente e metodico. In questa situazione si tende a sviluppare una deformazione professionale: gli strumenti concepiti per raggiungere gli scopi, diventano per lui fini stessi. Ecco che le condizioni che normalmente portano efficienza in queste situazioni producono inefficienza.
CROZIER, GIOCHI DI POTERE: ogni incertezza nella regolamentazione di un ambito dell'organizzazione comporta l'esigenza di un certo potere discrezionale nelle mani di chi dirige quel determinato settore, questa responsabilità può essere da lui utilizzata per raggiungere interessi personali. Il gioco di potere consiste per questi privilegiati nel cercare di conservare queste aree di incertezza. Questa situazione porta alla precisazione e all'aumento delle regole. In questo modo l'organizzazione finisce in un circolo vizioso diminuendo la capacità di problem solving.
SOCIALIZZAZIONE: processo attraverso il quale gli individui apprendono il patrimonio culturale accumulato nel corso delle generazioni, permettendo così che ci sia una CONTINUITà CULTURALE. Prevalentemente le società tramandano i modelli che regolanol'interazione sociale.
SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA: l'insieme dei processi che sono volti ad assicurare la formazione delle competenze sociali si base
SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA: l'insieme dei processi di formazione delle competenze specifiche richieste dalol'esercizio dei ruoli sociali.
SOC COMPIUTA SE SONO SODDISFATTE QUESTE CONDIZIONI:
una persona deve capire cosa ci si aspetta da lei
una persona deve sviluppare la capacità di soddisfare queste esigenze
una persona deve acquisire il desiderio di essere adeguato rispetto al ruolo
PERSONALITà E COMPORTAMENTO SOC SONO DOVUTI DALL'ISTINTO O DALL'APPRENDIMENTO?
Metà 800 fino agli anni 20 è prevalsa la teoria dell'ereditarietà(aspetti biologici) rispetto a quella dell'ambiente(aspetti culturali) anche grazie a Darwin e alla sua opera 'l'origine della specie' nella quale considerava l'uomo come una delle tante specie animali. Secondo lui l'istinto aggressivo e gregario, per esempio, c'erano sia nell'animale che nell'individuo e si manifestano rispettivamente nella guerra e nella convivenza sociale.
Dopo gli anni 20 iniziò a prevalere il COMPORTAMENTISMO(behaviourismo) , un nuovo filone di studi il quale asserisce che i comportamenti e la personalità di un individuo sono flessibili e possono essere plasmati dall'apprendimento. Questa teoria è sostenuta soprattutto da Pablov e Watson. Essa rinnega il paragone con la specie animale, affermando che anche se l'uomo è più lento nell'imparare, è in grado di apprendere più capacità.
Attualmente entrambe le teorie sono da respingere nella loro unilateralità. Alcune capacità fondamentali che distinguono l'uomo sono depositate certamente nel suo patrimonio genetico, ma alcune caratteristiche possono essere acquisite esclusivamente nel corso della vita. Gli studi sui comportanti animali effettuati dall'etologia sembrano aver aiutato lo studio dell'uomo, ma noi sappiamo anche che la personalità viene influenzata da fattori ambientali, fisici, dall'età, dal sesso, ma anche dall'esperienza e dalla cultura.
Diversi approcci alla socializzazione
TEORIA DELL'IO RIFLESSO: è basata su osservazioni e intuizioni sociologiche, si contrappone alla teoria sectiunesiana(la mente dell'uomo manipola la realtà esterna attraverso vari processi di pensiero).COOLEY: la mente non è separata dal mondo sociale, ma è il prodotto del mondo esterno: osservando gli altri noi apprendiamo i nostri tratti fondamentali e a giudicarci.
MEAD: parte dal presupposto di Cooley. Egli aggiunge che l'interazione sociale avviene attraverso una serie di simboli(gesti, linguaggio, mimica facciale). Infatti, le risposte dei bambini sono automatiche perché non sono i grado di dare una significato preciso a ciò che gli adulti dicono. In questo modo il bambino si forma un'IDEA DEL Sé, cioè riesce a pensare agli altri come a sé attraverso
3 FASI:
IMITAZIONE:il bambino copia senza capire il comportamento degli altri
GIOCO LIBERO: il bambino assume il ruolo dell'altro, in questo modo acquisisce la capacità di dare ai propri atti il significato che gli altri gli attribuiscono.
GIOCO ORGANIZZATO: il bambino assume più ruoli contemporaneamente, così capisce l'atteggiamento di tutti gli altri partecipanti. Riesce quindi ad astrarre e a generalizzare i ruoli e gli atteggiamenti(ALTRO GENERALIZZATO).
In questo processo è molto importante L'ATTACCACCAMENTO del bambino con la madre, ciò favorisce una base sicura dalla quale partire per l'esplorazione del mondo. Soprattutto la dimostrazione di affetto attraverso un rapporto fisico frequente aiuta il bambino a diventare autonomo. Nell'interazione adulto-bambino si stabiliscono delle regole. L'applicazione di esse comporta sempre in qualche modo un PREMIO per un comportamento conforme e una PUNIZIONE per un comportamento che si scosta da esse.
AGENTI DI SOCIALIZZAZIONE: non solo la famiglia 'costruisce' la personalità di un individuo, ma ci sono altri agenti di socializzazione che concorrono a questo processo, come ad esempio la scuola.
1° INFANZIA: si cerca di motivare il bambino a fidarsi degli altri
INFANZIA(3-8)-ADOLESCENZA: aumentano le persone che entrano in contatto con il bambino, iniziano i giochi di gruppo e si entra in contatto con il GRUPPO DEI PARI
SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA: l'individuo entra in contatto con i primi rapporti di autorità e inizia a rivestire i primi ruoli specifici. In particolare si iniziano a verificare situazioni di competitività e cooperazione.
COMUNICAZIONE DI MASSA(XX sec): comunicazioni che raggiungono in modo rapido e simultaneo una pluralità di individui che generalmente vivono in luoghi diversi anche molto distanti l'uno dall'altro.
Il concetto di MASSA viene utilizzato quasi sempre con una denotazione negativa: amorfa, passiva, priva di forma. A sostenere questa concezione è la TEORIA CRITICA DELLA SOCIETA DI ADORNO, MARCUSE, HORKHEIMER. Loro vedono i mezzi di comunicazione come strumenti di manipolazione in mano ad interessi politici ed economici che se ne servono per fini di profitto, creando falsi bisogni, o di controllo politico, creando un consenso fondato sulla passività. Attualmente il termine massa è stato abbandonato e si adotta invece un concetto più neutro: PUBBLICO, indicato spesso anche con il termine AUDIENCE.
Uno dei più importanti settori della comunicazione dei massa è il SETTORE DELL'INFORMAZIONE. Una parte dei fatti che accadono arrivano alle redazioni dei giornali; qui avviene una prima selezione attraverso diversi criteri: ci sono fatti canditati a fare notizia e altri che non assumeranno mai questo status. Una volta che i fatti vengono trasformati in notizia , inizia la fase si confezione del messaggio, utilizzando solo gli aspetti più rilevanti dello stesso. In seguito anche il destinatario può scegliere il mezzo a quale esporsi. Molto importante è l'effetto che la stessa notizia produce effetti diversi. Essi variano dalle dimensioni socialdemografiche e dalle reti di relazione nella quale gli individui sono inseriti. Infatti durante la circolazione i contenuti dei messaggi possono essere rafforzati o al contrario indeboliti.
Ciò lo si può vedere soprattutto durante la proanda elettorale(garantire a tutte le forze politiche parità di accesso all'uso della comunicazione televisiva)
LASSWELL: per descrivere e spiegare un atto comunicativo è necessario rispondere alle seguenti domande:
chi? Emittente
dice che cosa?contenuti dei messaggi trasmessi
attraverso quale canale?tipo di linguaggio
a chi?destinatari
con quale effetto? Le risposte comportamentali dei destinatari
gli effetti dei media si verificano soprattutto nella PUBBLICITà, influenza nelle decisioni di acquisto da parte dei consumatori
MEDIA E VIOLENZA: l'esposizione prolungata e ripetuta a scena di violenza può indurre all'uso della violenza anche nella realtà, soprattutto nell'infnzia.
TELEMATICA: l'individuo potrà costruire un proprio programma individualizzato scegliendo da un'offerta illimitata, ma potrà anche comunicare le sue preferenze e d esprimere le sue opinioni.
LA RELIGIONE:
le religioni sono delle credenze, cioè delle idee che gli uomini si fanno intorno alla natura della realtà terrena e ultraterrene. Il sociologo non si chiede se queste credenze siano vere o false, poiché queste credenze non hanno una realtà empirica. L'unico dato di fatto EMPIRICO è che uomini reali, organizzati in società reali, sviluppano credenze e istituzioni e mettono in atto comportamenti che chiamiamo religiosi. Ciò non significa che il sociologo che studia le religioni non possa a sua volta avere delle credenze religiose, ma per lo meno questo studio richiede la capacità di tenere distinti i valori. Una separazione assoluta, tuttavia, non solo non è possibile, ma forse non è neppure auspicabile, in quanto la prospettiva nella quale si colloca lo studioso condiziona la scelta degli aspetti che vengono messi in evidenza. Il ramo della sociologia che studia proprio come l'attività conoscitiva sia influenzata dalle credenze e dagli interessi dello studioso si chiama'SOCIOLOGIA DELLA CONOSCENZA'.
La religione, in forme elementari o complesse, è un fenomeno pressoché universale, essa devi quindi rispondere ad un'esigenza specifica delle società umane. Essa può essere definita come una credenza, o un insieme di credenze, relativa all'esistenza di una realtà ultrasensibile, ultraterrena e sovrannaturale. Una CREDENZA è un giudizio sulla realtà che si fonda su un atto di fede. La nozione di credenze presuppone una netta differenza tra credenze e conoscenza, tra credere di sapere e sapere realmente. Le credenze religiose riguardano l'esistenza di una realtà al di là di ciò è percepibile coi sensi e accumulabile come conoscenza empirica. Le credenze religiose, quindi, postulano l'esistenza di una sfera della realtà TRASCENDENTE rispetto alla sfera della realtà percettibile. Anche la stessa idea di se stesso e gli altri come entità che vanno oltre ciò che è immediatamente percettibile, è il prodotto di una capacità di trascendere il presente. Questa sfera costituisce la sfera del SACRO, che si contrappone a quella del profano. Questi concessi possono essere chiariti con un confronto. Se nella magia le pratiche rituali servono per influenzare gli spiriti e le forze occulte al fine di produrre effetti pratici nella vita terrena, nella religione il fine appare piuttosto quello di consentire agli uomini di elevarsi al di sopra e al di là della loro esperienza terrena e di accedere alla sfera del sacro, attraverso pratiche ascetiche o mistiche, oppure attraverso una condotta esemplare. La differenza tra la magia e la religione è che la prima agisce solo nella sfera del profano come fine a se stesso, mentre la religione agisce nella sfera del profano per giungere al sacro.
I tratti fondamentali della religione sono fondamentalmente due: l'esperienza del limite e quella del caso. L'ESPERIENZA DEL LIMITE riguarda la stessa vita umana. Gli esseri umani sono consapevoli di dover morire, di avere quindi un limite. L'idea stessa di limite è inconcepibile senza l'idea di assenza di limite: se da un lato vi è il mondo delle cose mortali, dall'altra vi è quello delle cose immortali al quale appartengono le anime e gli spiriti. Inoltre, gli esseri umani vivono nella consapevolezza di essere in balia di forze più grandi di loro e che sfuggono al controllo. C'è però ancora un ulteriore aspetto legato all'esperienza religiosa: il problema DELL'ORDINE SOCIELE. Nella vita di tutti i giorni gli uomini sono costretti ad effettuare delle scelte che molte volte vengono effettuate in base a criteri puramente utilitaristici, ma alcune volte sono dettate anche da codici morali che consentono di distinguere tra il bene e il male. Anche se è possibile concepire una morale laica, di fatto nella storia dell'umanità i codici morali hanno sempre trovato nella religione il loro fondamento. Ogni religione comporta, quindi, la presenza di un elemento normativo.
Per tutti questi motivi vi sono ragioni sufficienti per spiegare l'universalità della religione nelle società umane. Possiamo dire che le religioni soddisfano sia i bisogni dell'individuo sia quelli della collettività. I modi attraverso i quali avviene sono i più diversi. Può avvenire attraverso il TOTEMISMO, nel quale i credenti riconoscono in un oggetto l'antenato comune che ha dato origine al clan, o attraverso l'ANIMSMO, che crede che dietro agli uomini, alle cose e ai fenomeni vi siano degli spiriti che influenzano il loro comportamento. Molto diverse sono invece le religioni UNIVERSALI, che unificano mediante credenze comuni masse enormi di uomini, spesso appartenenti a una pluralità di società. Tra queste si possono collocare le religioni che credono nell'esistenza di una(MONOTEISMO, come ad esempio il cristianesimo, l'ebraismo e l'islamismo) o di più divinità(POLITEISMO). Le religioni si possono dividere anche in COSMOCENTRICHE, cioè fondate sulla credenza di un'armonia universale ultraterrena, e TEOCENTRICHE, vale a dire fondate sulla credenza in un aldilà dominato dalla presenza della divinità. Max Weber individua delle religioni che prendono il nome di 'religioni della redenzione', le quali permettono il riscatto e la redenzione delle pene terrene soltanto nell'aldilà attraverso un sistema chiamato promessa e premio. Dal punto di vista delle metodiche di comportamento, abbiamo religioni che prescrivono pratiche MISTICHE, cioè un distacco dal mondo terreno e dalla corruttibilità, e ASCETICHE, le quali comportano, al contrario, un atteggiamento attivo in cui l'uomo si fa strumento della volontà divina.
Le religioni per diventare socialmente operanti devono essere sostenute da uomini in carne ed ossa. Anche nelle religioni delle società più semplici e quasi sempre una ura che si pone su un piano diverso da quello del resto dei credenti che ha il compito di fare da intermediatore tra gli uomini e le potenze sovrumane attraverso la celebrazione di riti. Questa ura è molto importante poiché ha il compito di trasmettere il culto alle nuove generazioni. Solo in questo modo il gruppo potrà perpetuarsi nel tempo.
Il rapporto più importante della chiesa è quello con lo stato. Esse sono due istituzioni che avanzano pretese di fedeltà da parte della stessa massa di persone. Questo rapporto può quindi svilupparsi intermini di aperto conflitto o, come avviene più frequentemente, di sostegno reciproco.
Inoltre, non è infrequente che nell'ambito di una chiesa si sviluppino movimenti religiosi che si oppongono all'ordinamento ecclesiastico. In questo caso possono sorgere MOVIMENTI ERETICI duramente combattuti, o ORDINI MONASTICI, riconosciuti invece dalla Chiesa come una comunità separata che effettua un atto di rifiuto del mondo e di dedizione ad un ideale di perfezione di vita religiosa. Il movimento religioso, ereticale e non, conduce alla formazione di una SETTA, cioè una comunità ristretta alla quale si appartiene per una scelta individuale.
Tra diverse religioni, movimenti, chiese e sette la storia si presenta più frequentemente in un quadro di lotte, piuttosto che in quadro di tolleranza e di pacifica convivenza. Bisogna dire, però, che mai una guerra è stata esclusivamente una guerra di religione, spesso dietro ad esse si nascondono interessi economici e politici.
Le vicende delle religioni sono, infatti, indissolubilmente intrecciate alle vicende della società entro la quale opera. Quindi, credenze e pratiche religiose sono senz'altro connesse ai rapporti tra classi, ceti e ruppi sociali: alle varie chiese e sette corrispondono gruppi sociali ben definiti. Inoltre, anche all'interno della stessa chiesa vi è una gerarchizzazione.
Nelle società moderne il grado di compenetrazione tra religione e struttura sociale è ridotto. Questo graduale indebolimento della religione è chiamato PROCESSO DI SECOLARIZZAZIONE. Alle origini di questo processo vi sono le stese religioni: il mondo risulta composto da uomini e cose concrete e non da spiriti benevoli o vendicativi. Infatti, anche se la grande maggioranza della popolazione italiana dichiara di credere in Dio, coloro che frequentano regolarmente i riti religiosi sono meno numerosi. Anche la sfera delle attività e delle istituzioni politiche si è col tempo resa autonoma dalla religione. Nel processo di secolarizzazione lo sviluppo della scienza moderna ha senza dubbio svolto un ruolo decisivo. Basa ricordare che queste due istituzioni hanno sempre combattuto su fronti opposti. Soprattutto nel periodo dell'Illuminismo.
Le interpretazioni sociologiche della religione sono 5:
LE INTERPRETAZIONI IN CHIAVE EVOLUZIONISTICA DELLA SOCIOLOGIA POSITIVA DELL'800: nel 'corso di filo pos' Comte individua tre stadi dello sviluppo delle società umane: quello teologico, metafisico e positivo. La religione domina il primo stadio, dove gli uomini sono ancora in preda alla superstizione. La religione è dunque destinata ad essere rimpiazzata dalla scienza.
LA RELIGIONE COME IDEOLOGIA DELLE CLASSI DOMINANTI: secondo Voltaire, come anche per Marx, la religione è un fenomeno che oscura le menti. Secondo questa teoria la funzione principale della religione sarebbe quella di occultare i rapporti di dominio.
L'INTERPRETAZIONE FUNZIONALISTA: per i funzionalismi la religione svolge una funzione sociale fondamentale in ogni tipo di società. Infatti, non è possibile pensare ad una società senza una credenza comune che tenga unite le varie parti della società. Per Durkheim questo fenomeno lo si può notare nelle società con una solidarietà di tipo meccanico, ma anche nelle società moderne l'esigenza di integrazione resta e con esse forme simboliche religiose che la garantiscono.
LA RELIGIONE COME FATORE DI MUTAMENTO: Secondo Weber le religioni sono potenze rivoluzionarie, capaci di indurre profonde trasformazioni negli assetti sociali e culturali.
Per LA CONCEZIONE FENOMENOLOGICA l'elemento costitutivo della religione è l'esperienza del sacro, essa pone quindi l'accento tra il soggetto credente e l'oggetto di venerazione che si colloca su un piano trascendente.
STRATIFICAZIONE E CLASSI SOCIALI
Il termine STRATIFICAZIONE è prettamente geologico, ma introdotto anche in sociologia. In questo ambito indica il sistema delle disuguaglianze strutturali di una società, nei suoi 2 principali aspetti: quello distributivo, della dimensionestrutturale, e quello relazionale. Definiamo, inoltre, strato un insieme di individui che godono della stessa quantità di risorse o che occupano la stessa posizione dei rapporti di potere. Inoltre, secondo il sociologo Lenski a parità di altre condizioni, le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza crescono all'aumentare del surplus e della concentrazione del potere politico.Come le religioni anche il fenomeno della stratificazione sociale è universale, in quanto è esistito anche nelle società più semplici per poi radicarsi in quelle attuali.
Le teorie che giustificano la stratificazione però sono diverse.
TEORIA FUNZIONALISTA DELLA STRATIFICAZIONE SOCIALE: questa teoria è nata con Durkheim, il quale asserì che non è mai esistita una società senza una minima forma di stratificazione sociale. Successivamente Davis e Moore hanno cercato di precisare la caratteristica universale: l'esigenza di ogni società di collocare e motivare gli individui nella struttura sociale. Non tutte le posizioni sociali infatti hanno la stessa importanza funzionale e il numero di persone adatte a occupare queste posizioni è limitato. Per indurre quindi le persone capaci a sottoporsi a sacrifici è necessario dar loro delle ricompense materiali e morali, un livello elevato di reddito e di prestigio.
TEORIE DEL CONFLITTO: la stratificazione esiste perché i gruppi sociali che se ne avvantaggiano sono in grado di difenderle dagli attacchi degli altri, in una situazione di conflitto continuo. MARX però asserisce che la base delle classi è situata nella sfera economica, più precisamente nei rapporti di produzione e nella relazioni di proprietà. Un piccolo numero di persone ha la proprietà dei mezzi di produzione, mentre la grande maggioranza della popolazione ne è esclusa. Secondo la teoria di Marx le classi sono dei raggruppamenti omogenei di persone, che hanno lo stesso livello di istruzione e di consumo, le stesse abitudini sociali, gli stessi valori e credenze. Sono potenzialmente dei soggetti collettivi, che vivono e pensano in modo simile. Marx infatti distingueva fra CLASSE IN Sé, vale a dire un insieme di individui che si trovano nella stessa posizione rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione, e CLASSE PER Sé, cioè quando gli individui prendevano coscienza della loro appartenenza ad una classe.
Secondo WEBER invece le fonti delle disuguaglianze vanno cercate in tre diverse sfere: l'economia, la cultura e la politica. Nella prima gli individui si univano sulla base di interessi materiali comuni, andando a formare una classe; nella seconda seguendo comuni interessi ideali, dando origine a ceti; la terza si associavano in partiti o in gruppi di potere per il controllo dell'apparato di dominio. La definizione di classe di Weber non si discosta molto da quella di Marx, cambia solo il criterio fondamentale: dalla proprietà dei mezzi di produzione al MERCATO, che può essere di 3 tipi: del lavoro, del reddito e delle merci, formando, quindi diverse classi: la classe operaia e gli imprenditori, i debitori e i creditori, i consumatori e i venditori. I ceti si ritrovano invece nella sfera della cultura. Essi sono comunità di persone con uno stesso stile di vita e un forte senso di appartenenza. I ceti sono sottoposti a delle limitazioni dei rapporti sociali nel connubium e nella commensalità: ci si sposa e ci si siede a tavola con persone dello stesso ceto. In genere le classi hanno maggiore eterogeneità interni dei ceti. Per migliorare la loro situazione, i ceti seguono la strategia della chiusura sociale, restringendo cioè gli accessi a persone dotate ci certi requisiti. Nei paesi Occidentali avvengono controlli ed esami, che certificano il possesso di determinate caratteristiche.
Alcuni sociologi americani, tra cui Lenski, hanno proposto il concetto di squilibrio di status: quando un individuo non si trova allo stesso livello in tutte le diverse gerarchie presenti nella società. Questa situazione è causa di frustrazioni e tensioni per colui che vi si trova. Le conseguenze sono diverse a seconda del rapporto esistente fra staus ascritto e acquisito. Quando lo status ascritto è altro, mentre quello acquisito è basso, l'individuo tende a cercare le cause dello squilibrio in se stesso; nella situazione contraria il soggetto attribuirà le colpe alla società.
I più importanti sistemi di stratificazione sociale esistiti nella storia dell'umanità sono quattro: schiavitù, caste, ceti e classi. Essi non si presentato uno alla volta, ma ne possono coesistere almeno due. La schiavitù è una forma estrema di disuguaglianza, in cui alcune persone ne possiedono altre. Essa è esistita nell'antica Atene e nell'antica Roma, era ancora presente ma in forme minori nell'Europa Medievale. Si può quindi notare che la schiavitù può esistere solo in un'economia poco sviluppata. Il sistema delle caste in India esiste da almeno 2500 anni e divide la società in 4 gruppi, ognuno con le proprie funzioni. I ceti, sono invece, esistiti prima della Rivoluzione francese in Europa. In quella società molto importanti risultavano gli status ascritti, in quanto da questi dipendevano le differenze sociali non solo di fatto ma anche di diritto. L'appartenenza ad un certo ceto conferiva un certo grado di prestigio, ma richiedeva un particolare stile di vita. La società moderna, al contrario, è caratterizzata dall'eguaglianza di diritto di tutti i suoi membri. Ma pur essendo uguali di diritto, non lo sono di fatto.
Il primo dei due schemi che sono stati proposti per analizzare la società moderna è di LABINI ed è basato principalmente sul tipo di reddito percepito da un individuo. ½ sono 3 grandi categorie di reddito: la rendita, il profitto e il salario. Sulla base di queste categorie di reddito, Labini ha distinto 5 grandi classi sociali, ognuna composta da varie stottoclassi:
BORGHESIA:grandi proprietari terrieri, imprenditori, dirigenti e professionisti.
PICCOLA BORGHESIA RELATIVAMENTE AUTONOMA: lavoratori autonomi, coltivatori diretti, artigiani e comercianti
CLASSE MEDIA IMPIEGATIZIA: impiegati pubblici e privati
CLASSE OPERAIA:braccianti, operai dell'industria e dell'edilizia
OTTOPROLETARIATO: coloro che restano per lunghi periodi fuori dalla sfera produttiva e che quindi dipendono dall'assistenza pubblica.
Il secondo schema, invece, è stato proposto da GOLDTHROPE e si basa su due criteri: la situazione di lavoro e quella di mercato. Con la prima espressione si intende la posizione lavorativa assunta dagli individui., mentre con la seconda l'insieme dei vantaggi e degli svantaggi che derivano dai vari ruoli lavorativi. In base alle relazioni di lavoro, gli occupati possono essere distinti in 3 grandi categorie: imprenditori, i lavoratori autonomi senza dipendenti e il lavoratori dipendenti. Tenendo conto invece della situazione di mercato la società si divide in 7 classi: dalle ure lavorative più importanti agli operai non classificati.
Trasformazioni di grande rilievo sono avvenute negli ultimi 2 secoli. Classi che avevano raggiunto un tempo grandi dimensioni si sono assottigliate, mentre altre sono emerse conquistando maggiore importanza. Questi mutamenti sono ricollegabili allo sviluppo e alternativamente al declino dei diversi settori di attività economica. Per esempio nel secolo scorso in Europa, mentre il numero dei braccianti e dei coltivatori proprietari diminuiva, è nata la classe operaia e i breve tempo è risultata la quota più ampia della popolazione. Attualmente la classe più numerosa è quella media impiegatizia.. Altri mutamenti nella stratificazione sociale hanno a che fare con i processi di PROLETARIZZAZIONE. Questa espressione viene usata per indicare il passaggio di una a più persone dalla piccola borghesia al proletariato., cioè dalla condizione di lavoratore autonomo a quella di dipendente. Non sono tuttavia mancati processi in senso opposto, di DE-PROLETIZZAZIONE, di passaggio cioè dalla condizione di lavoratore privo di mezzi di produzione a quella di lavoratore autonomo. Da molti anni ormai la grande maggioranza della popolazione attiva è occupata nel settore dei servizi, che ha introdotto un nuovo tipo di lavoro: i MACJOBS, lavori a bassissimo livello di qualificazione, molto facili da trovare adatti per il primo impiego.
I sociologi, inoltre, hanno cercato di capire se è ancora valida la relazione tra classe sociale e durata della vita e sembra che essa sia ancora molto marcata nonostante vi sia stato un miglioramento delle condizioni abitative e alimentari e un aumento del welfare state in tutti gli strati della popolazione. La minor durata di vita delle persone delle classi più basse però non può più essere attribuita come una volta al sovraffollamento delle abitazioni e alla malnutrizione, ma bisogna prendere in considerazioni altre variabili come ad esempio le condizioni di lavoro, lo stile di vita e la minore possibilità di accedere ai servizi sanitari di alta qualità.
MOBILITà SOCIALE
Definiamo MOBILITà SOCIALE ogni passaggio di un individuo da uno strato, ceto, una classe sociale ad un altro. ½ sono vari tipi di mobilità
ORIZZONTALE:si intende il passaggio di un individuo da una posizione sociale ad un'altra dello stesso livello.
VERTICALE: indica lo spostamento ad una posizione più alta o più bassa nel sistema d stratificazione sociale, nel primo caso è ascendente, nel secondo è discendente.
DI LUNGO RAGGIO: mobilità avvenuta fra strati o classi molto lontani.
DI BREVE RAGGIO: spostamento sociale avvenuto fra strati o classi contigue.
INTERGENERAZIONALE: i passaggi fra una classe sociale all'altra possono essere esaminati mettendo a confronto la posizione della famiglia di origine di un individuo con quella che egli ha raggiunto in un determinato momento della sua vita.
INTRAGENERAZIONALE: mettono a confronto le posizioni sociali che una persona ha occupato nel corso della sua esistenza.
ASSOLUTA: è data dal numero complessivo di persone che si spostano da una classe all'altra.
RELATIVA: il grado di eguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi.
INDIVIDUALE: fino ad ora abbiamo parlato di mobilità individuale. Ben diverso è il concetto di mobilità
COLLETTIVA: con questa espressione si intendono i movimenti in alto o in basso non di una sola persona ma di un intero gruppo rispetto a tutti gli altri gruppi sociali.
Lo studio della mobilità sociale è stato intrapreso da due diversi angoli visuali per dare risposta a due diversi interrogativi teorici. Il primo ha a che fare con il concetto di apertura di una società o FLUIDITà SOCIALE, cioè con le opportunità che le persone con origini diverse hanno di raggiungere le varie posizioni del sistema di stratificazione. Questi studiosi analizzano l'apertura di una determinata società e cercano di individuare i fattori che favoriscono o ostacolano la fluidità sociale. Il secondo filone ruota invece intorno al problema della formazione e dell'azione delle classi sociali. Alcuni sociologi hanno sostenuto che una classe diventa una formazione stabile quando coloro che ne fanno parte condividono i valori, lo stile di vita e ritengono di avere interessi in comune. Per questo, loro si sono chiesti se la mobilità intergenerazionale impedisca a questa classe di diventare una collettività sociale.
Il primo studio sistematico sulla mobilità sociale è stato scritto da Sorokin nel 1927 ed è considerato ancora valido. Lui analizzava la mobilità sociale in numerosi paesi per un lunghissimo arco temporale basandosi su una ricchissima documentazione costituita da dati statistici. In seguito sono state fatte altre ricerche che noti sociologi come Blau, Duncan, Goldthorpe, Cobalti e Schizzerotto. Queste ricerche hanno alcune caratteristiche comuni. Si servono di campioni della popolazione molto grandi, mirano a rilevare la posizione sociale e l'occupazione degli individui che fanno parte dei campioni e delle loro famiglie di origine, ma si basano su dati riguardanti soltanto la popolazione maschile, poiché i sociologi che hanno effettuato questi studi si rifacevano alla concezione tradizionale della stratificazione sociale, secondo cui l'unità di base non era l'individuo ma la famiglia e che la posizione dell'intera famiglia dipende esclusivamente dal capofamiglia. Nell'ultimo ventennio, molti studiosi hanno criticato questa concezione, poiché rende impossibile l'analisi di una delle più importanti forme di disuguaglianza sociale, quella appunto basata sulle differenze di genere.
Vi sono varie teorie sulla mobilità sociale:
TEORIA LIBERALE DELL'INDUSTRIALISMO(Parsons): il passaggio dalla società preindustriale a quella industriale è stato accomnato da un aumento della mobilità sia assoluta che relativa, ma continua tuttora man mano che prosegue lo sviluppo economico. Ciò significa che quanto più è avanzata l'economia i un paese, tanto maggiore è la mobilità assoluta e relativa che esso presenta.
FATTORI CULTURALI E POLITICI: fra i paesi sviluppati ve ne sono alcuni che hanno livelli di mobilità sociale eccezionalmente elevati. Questa forte mobilità è dovuta soprattutto a fattori di ordine culturale e politico
TEORIA DI SOROKIN: nei paesi occidentali moderni la mobilità sociale è elevata e caratterizzate da continue fluttuazioni che dipendono dai fattori esogeni e quelli endogeni. I primi, costituiti da guerre, rivoluzioni . , provocavano un aumento del tasso di mobilità, mentre i secondo spingono in senso opposto.
TEORIA DI LIPSET E SETTERBERG: condividono la tesi di Sorokin, ma aggiungono che l'andamento della mobilità sociale sia simile nelle diverse società industriali occidentali, ma in nessuno di essi è particolarmente alto, inoltre, sono convinti che vi sia un effetto soglia, cioè che la mobilità delle società diventi relativamente elevata quando la loro industrializzazione raggiunge un determinato livello.
TEORIA DI FEATHERMAN, JONES E HAUSER: per quanto riguarda la mobilità assoluta, vi sono significative differenze fra i paesi sviluppati, perché essa dipende ai fattori esogeni. Per quanto riguarda la mobilità relativa, essa è all'incirca la stessa in tutti i paesi sviluppati e non cresce parallelamente al loro sviluppo economico.
Per analizzare la mobilità in Italia bisogna prendere in considerazione temporaneamente 3 punti: la classe sociale della famiglia di origine, quella del soggetto alla prima occupazione e quella attuale. Fra questi 3 punti sono possibili 5 diversi tipi di itinerari sociali:
IMMOBILI: coloro che restano nella stessa classe del padre e dunque non sperimentano alcun tipo di mobilità.
MOBILI CON RITORNO ALLE ORIGINI: quando entrano nel mercato del lavoro occupano una posizione diversa da quella del padre ma dopo alcuni anni ritornano al punto di partenza.
MOBILI ALL'ENTRATA NELLA VITA ATTIVA: partono da una posizione diversa da quella del padre e vi restano anche in seguito. Ciò avviene grazie al titolo di studio ed una mobilità di tipo intergenerazionale.
MOBILI NEL CORSO DELLA VITA ATTIVA: iniziano dalla stessa posizione del padre ma dopo un po' la lasciano per occuparne una diversa. La loro è una forma intragenerazionale che ne provoca una intergenerazionale.
SUPERMOBILI: la loro posizione è diversa da quella del padre e in seguito la cambiano, senza tornare al punto di partenza. Loro quindi sperimentano sia forma di mobilità inter che intragenerazionale.
Nei paesi occidentali vi è una forte mobilità sociale intergenerazionale, che va dal 55% dell'Europa al 75% degli Stati Uniti. Esso non dipende solo dalla relazione esistente tra a classe di origine e quella di arrivo, ma anche dalle dimensioni di queste classi. In questi paesi però il regime di mobilità relativa è viscoso. Per quanto riguarda la fluidità sociale varia di circa l'1% all'anno nei paesi industrializzati, che sebbene si tratta di un incremento trascurabile nel breve periodo, esso diventa rilevante nel lungo.
Dunque i dati smentiscono del tutto la tesi della teoria liberale dell'industrialismo, ma con qualche integrazione quella che risulta più valida è la teoria di Featherman, Jones e Hauser.
Inoltre, la mobilità ha un ruolo fondamentale nella formazione delle classi sociali. La tesi di Marx che asserisce che le classi non si strutturano finchè vi è un flusso continuo di persone che entrano ed escono è ancora valida. Quando questa chiusura manca, infatti, stabilire certi valori e stili di vita comuni è difficile. Ad ogni modo, la composizione sociale delle classi è differente. Le classi più omogenee per origine sociale sono la piccola borghesia e la classe operaia agricola; mentre la classe media impiegatizia è quella che presenta la più debole identità geografica, ciò è dovuto soprattutto alla sua forte espansione.
Per quanto riguardano le conseguenze della mobilità vi sono 2 diverse ipotesi:
l'ipotesi dello SRADICAMENTO SOCIALE è stata sostenuta inizialmente da Durkheim., il quale affermava che i bruschi mutamenti producono delle situazioni di anomia e queste ultime facilitano i suicidi. In seguito Sorokin evidenzia oltre agli aspetti positivi della mobilità, soprattutto quelli negativi: secondo questo sociologo la mobilità sociale è da considerare come un'esperienza dolorosa e difficile, che produce tensioni e squilibri. Essa comporta la rottura di relazioni con le persone appartenenti alla vecchia classe sociale. In realtà le risposte delle persone mobili sono 2: da un lato il superconformismo, in cui i nuovi arrivati si impegnano ad adeguarsi ai modi di pensare e di agire, e dall'altro lato il rifiuto assoluto dei valori.
La seconda ipotesi è detta RISOCIALIZZAZIONE. Per i suoi sostenitori, Blau e Duncan, se una persona passa da una classe all'altra deve necessariamente ridefinire la propria identità sociale, questo mutamento non è assolutamente repentino e radicale.
LE DIFFERENZE DI GENERE
Come già sappiamo le caratteristiche e i ruoli maschili e femminini non sono costanti o universali, ma variano nello spazio e nel tempo. La loro distinzione avviene in base a due fattori: per sesso, quindi secondo le diverse caratteristiche biologiche, e per genere, in base alle qualità distintive definite culturalmente, che vengono apprese durante il processo di socializzazione.
Fino ad oggi sono stati assunti 2 tipologie di comportamento. L'essenzialismo, che pone l'accento sul dualismo assoluto dei due sessi, e il costruttivismo sociale, che mettono in luce la somiglianza dei generi.
La distinzione tra uomini e donne viene resa molto evidente soprattutto nella divisione sessuale del lavoro, che esiste in tutte le società, esso è dunque un universale culturale. ½ sono, infatti, alcuni compiti che vengo svolti quasi esclusivamente dagli uomini, come ad esempio prendere decisioni politiche e andare a combattere in guerra, mentre altre che spettano alla donna, come cucinare ed allevare la prole.
Queste ipotesi non bastano da sole per spiegare questo fenomeno.
Nelle società di caccia e raccolta erano caratterizzate da una certa uguaglianza tra uomini e donne. Lo status delle donne è diminuito nelle società orticole e poi, in maniera più accentuata, in quelle agricole. In alcune regioni del Terzo Mondo, le discriminazioni ricompaiono fino ad arrivare all'infanticidio femminile.
Questo tipo di discriminazione non avveniva solo all'interno delle classi più povere ma anche in quelle agiate.
Attualmente, il tasso di attività della popolazione femminile sta gradualmente crescendo in tutti i paesi sviluppati. Esso dipende non solo dal livello dello sviluppo economico di un paese ma anche dalle sue norme culturali e dalla politica sociale dei suoi governi. Proprio per questo motivo l paesi con il più basso tasso di attività femminile sono quelli musulmani.
Nonostante il numero delle donne che sono entrate nel mondo del lavoro stia aumentando è ancora elevato l'indice di DISSIMILARITà, che indica la concentrazione di uomini e donne in lavori diversi. Le donne, infatti, sono più spesso impiegate nei lavori dequalificati. Inoltre, esistono anche differenze retributive, basti pensare che le donne guadagnano dal 50 all'20% in meno degli uomini.
Gli svantaggi delle donne sono spiegabili in due modi. La teoria della socializzazione di genere afferma che le donne sono più orientate verso la famiglia che verso la carriera professionale. Altre teorie, invece, riducono la segregazione occupazionale per sesso alle diverse barriere che riducono le opportunità di cui dispongono le donne di scegliere il lavoro che preferiscono.
L'unico campo in cui le donne sembrano avvantaggiate è quello della salute. In Italia, la vita media degli uomini dura 7 anni meno di quella delle donne.
CORSO DI VITA E CLASSI DI Età
In ogni società, sia gli individui che i ruoli che essi svolgono sono stratificati non solo per classe e genere, ma anche per età. Come il genere, ma a differenza della classe sociale, l'età è una caratteristica ascritta, con la differenza che è uno status transitorio.
In ogni società vi sono vari STRATI DI ETà, cioè aggregati di individui di età simili. Tali strati oltre ad essere diversi per ampiezza differiscono anche per status e ruoli. ½ sono infatti comportamenti ritenuti adeguati alle diverse età, essi possono essere definiti sia da norme formali, giuridiche, che da quelle informali.
Una COORTE è invece un insieme di persone che vivono uno stesso evento nello stesso momento. L'ampiezza di una coorte è massima nel momento in cui essa si forma e è soggetta ad un assottigliamento ed ad un mutamento della struttura interna.
Le dimensioni delle coorti sono state analizzate da Easterlin. Alla base del suo schema interpretativo vi è il concetto di reddito relativo, che nasce dal confronto fra le risorse economiche di cui una persona dispone e le aspirazioni che essa ha. Il primo dipende dalle dimensioni della sua coorte, mentre il secondo dalla dimensione della coorte dei suoi genitori. Se le dimensioni della sua coorte sono maggiori della coorte dei suoi genitori, il reddito relativo sarà basso, altrimenti sarà alto.
Le esperienze di ricerche riguardanti le differenze esistenti fra le caratteristiche di persone di due classi di età diverse dimostrano che possono sottostare sia ad un effetto di età che ad un effetto di coorte. Ciò significa che un risultato di una ricerca può variare sia in base al corso di vita di un individuo, sia all'appartenenza di un determinato momento storico.
Significato diverso ha il concetto di GENERAZIONE dato da Mannheim: è un insieme di persone che sono collocate nello stesso spazio storico sociale e sono esposte a influenze culturali dello stesso tipo.
L'idea che nella vita di un essere umano vi siano diverse fasi è molto antica. Oggi i sociologi considerano il corso della vita non come biologicamente determinato, ma come una costruzione sociale. A scandire la transizione da una fase all'altra del corso della vita vi sono i RITI DI PASSAGGIO, che passano attraverso tre fasi: la prima, detta di separazione, in cui una persona abbandona la posizione e le forme di comportamento precedenti(taglio del cordone ombelicale), nella seconda, di margine, il soggetto si trova in uno spazio intermedio, nella terza fase, invece, quella di aggregazione, una persona viene reintrodotta nella società(imposizione del nome). Molti altri riti accomnano il passaggio dall'infanzia alla gioventù, e dalla gioventù alla maturità, ma spesso riguardano solo i maschi. Il ruolo dei riti di passaggio è profondamente cambiato del corso del tempo, addirittura alcuni hanno perso di importanza, mentre altri di carattere religioso hanno rilievo minore di un tempo.
La prima fase della vita è L'INFANZIA, un tempo non contraddistinta dall'adolescenza. Secondo Arìes nel Medioevo, infatti, non appena gli esseri umani raggiungevano l'autonomia fisica, entravano a far parte nel mondo degli adulti. Solo nell'età moderna nasce il sentimento dell'infanzia. Il modo dei bambini si separò da quello degli adulti a causa di due grandi cambiamenti avvenuti in Europa: la scolarizzazione e il mutamento della famiglia con il conseguente rinnovamento delle relazioni fra genitori e li. Molti storici hanno però invalidato la tesi di Arìes, ritenendo comunque vera che la situazione odierna è assai diversa da quella di un tempo. Alla metà del XX secolo molti neonati venivano abbandonati, temporaneamente o definitivamente, dai loro genitori, questo fenomeno però può essere spiegato con le varie difficoltà economiche di un tempo. In seguito, nei paesi occidentali ha avuto una grande diffusione l'idea che i bambini abbiano diritti e privilegi. Ma ancora oggi, nei paesi in via di sviluppo, la maggioranza dei bambini lavorano molte ore al giorno. La fase successiva è quella della pubertà, che avviene tra i 10 e i 19 anni e segna il passaggio della condizione fisiologica di bambino a quella di adulto. A differenza della pubertà, la gioventù è il passaggio dallo status sociale di bambino a quello di adulto. Questa fase era segnata soprattutto dall'uscita dalla casa dei genitori, o dall'assolvimento del servizio di leva o di quello militare. Attualmente i giovani prolungano la permanenza nella famiglia d'origine e hanno la tendenza a posticipare l'età matrimoniale privilegiando la valorizzazione di sé e prolungando la fase giovanile. Rimangono ancora delle sostanziali differenze tra Europa centro-settentrionale e quella meridionale. I giovani del nord lasciano la famiglia di origine molto prima di quelli del sud.
In seguito alla gioventù, troviamo nel seguente ordine la maturità e la vecchiaia. Quest'ultima se un tempo era considerata come una condizione privilegiata, oggi, come afferma anche Durkheim, il culto delle persone anziane si indebolisce con il progredire della civiltà. Se una volta gli anziani erano al vertice della società oggi tutto dipende dalla condizione economica e sociale della famiglia. Quanto più alto era il ceto sociale di appartenenza tanto più era probabile che i li si prendessero cura di lui. ½ sono stati luoghi e tempi in cui la situazione degli anziani era peggiore. Loro venivano uccisi quando risultavano un peso per gli altri.
In occidente il numero degli anziani è notevolmente cresciuto e il termine vecchiaia viene sostituito con quello di TERZA ETA, che indica quella fase della vita che inizia col pensionamento e che è caratterizzata da un aumento del tempo libero. Essa viene distinta dalla QUARTA Età, che è quella della dipendenza fisica dagli altri.
Il PENSIONAMENTO è l'istituzione sociale di origine sociale recente, che indica la fine del periodo lavorativo. Il primo programma di pensionamento venne ideato da Bismarck in Germania nel 1889 e in seguito si diffuse in molti paesi Europei. Nei decenni successivi il sistema pensionistico fu esteso a tutti gli strati della popolazione. Attualmente la pensione ammonta al 60% del salario e spetta non solo ai lavoratori bisognosi ma a tutti i cittadini. L'età pensionabile è di 65 anni per gli uomini e un po' prima per le donne. Negli anni Sessanta vi fu però una tendenza al PREPENSIONAMENTO, cioè lasciare il lavoro prima di raggiungere i limiti di età, per dare una risposta alle crescenti difficoltà di occupazione. Attualmente invece i governi stanno cercando di elevare l'età pensionabile perché il peso della popolazione anziana sta notevolmente crescendo.
RAZZA ETNIE
Si può dire che ogni forma di sapere parte da un'operazione apparentemente molto semplice: la classificazione. Sappiamo che l'uomo si distingue dagli animali per una serie di caratteri come la stazione eretta, la mano prensile, la capacità di emettere suoni articolari e di usare un sistema particolarmente complesso come il linguaggio. Le complicazioni della classificazione stanno nel sapere in base a quali caratteristiche si intende eseguire la classificazione. La specie umana viene classificata in RAZZE. Possiamo, infatti, definire la razza come un insieme di esseri umani che condividono alcuni caratteristiche somatiche. A seconda del numero di caratteristiche prese in considerazione varia il numero delle razze identificate. La Bibbia fa discendere le razze dai li di Noè e distingue tra camiti e semiti. Già Darwin aveva notato come il numero delle razze potesse oscillare tra 2 e 73. Cavalli-Sforza invitava a rinunciare una classificazione su solide basi scientifiche, questa risulta impossibile o arbitraria. Resta comunque il fatto che le popolazioni umane differiscono per alcuni tratti somatici e che una classificazione serve come strumento per orientarsi nella diversità umana. I tratti che vengono prese in considerazione per le razze sono caratteristiche ereditarie, cioè non acquisiste dall'individuo nel corso della sua esistenza e che non è possibile modificare. Il fatto che le DIFFERENZE GENETICHE tra individui della stessa razza siano però più rilevanti rispetto a quelle tra individui appartenenti a razze diverse hanno condotto i biologi a ritenere irrilevante il concetto di razza, che invece non lo è dal punto di vista sociologico, poiché, negli ultimi 2 secoli, le differenze somatiche sono state assunte per giustificarne altre di tipo morale, intellettuale e comportamentale non riconducibili a differenze biologiche.
È verso l'inizio del XIX secolo, nel pieno dell'espansione coloniale delle potenze europee, che iniziano a circolare delle dottrine che attribuiscono alla razza tratti del carattere e del comportamenti che nulla hanno a che fare con le differenze somatiche. Queste dottrine si fondano su serie credenze che vi sia una corrispondenza tra caratteristiche somatiche e tratti mentali e morali. È dunque chiaro che le dottrine della razza si basano su un forte DETERMINISMO BIOLOGICO in base al quale il comportamento di individui, gruppi e intere civiltà risulta determinato dall'appartenenza razziale. Già Tarde, Weber e Durkheim avevano sostenuto che queste dottrine non si fondano su alcun sapere scientifico.
Studi dei punteggi medi del quoziente di intelligenza in popolazioni appartenenti a razze differenti sono da vari decenni al centro del dibattito sull'esistenza o meno di differenze mentali e comportamentali associate alle differenze somatiche. Da questi studi è risultato che una parte consistente della popolazione nera presenta QI superiori alla media della popolazione bianca, ma ciò non è sufficiente per ritenere conclusive tali ricerche poiché non sappiamo bene che cosa sia l'intelligenza. Inoltre i test misurano processi di apprendimento e istruzione che avvengono nell'ambiente sociale e famigliare. Non dobbiamo poi dimenticare che qualsiasi processo biologico è influenzato da fattori ambientali. Da ciò risulta che dobbiamo evitare ogni sorta di determinismo unilaterale, sia biologico che ambientale.
Le DOTTRINE RAZZISTE consistono in quegli atteggiamenti e in quelle pratiche che discriminano, sulla base dell'appartenenza razziale, l'accesso all'esercizio di diritti e a determinare opportunità e posizioni sociali. Naturalmente perché questi atteggiamenti si sviluppino è necessario che popolazioni appartenenti a razze diverse entrino in contatto. Inoltre, si parla di DISCRIMINAZIONE RAZZIALE quando in una società ai membri di una popolazione identificate per le sue caratteristiche, reali o presunte, di razza, viene negato l'accesso di una serie di diritti. In alcuni casi si sono legittimate da forme legali, in altri sono discriminazioni di fatto. Taguieff avverte che bisogna distinguere tipi diversi di atteggiamenti. Un conto, infatti, quando il concetto di razza viene applicato in prima istanza al proprio gruppo per affermarne la superiorità e garantirne la sicurezza(olocausto), e un conto è quando la razza viene intesa come sinonimo di civiltà inferiore e arretrata(apartheid).
La forma più crudele di discriminazione fu l'ANTISEMINISMO adottato in Germania solo verso la fine del XIX secolo dai nazisti che si opponevano al riconoscimento degli ebrei di uguali diritti di cittadinanza. Istituzionalizzazione di questa disuguaglianza avviene attraverso la segregazione spaziale, strumento di reclusione volto ad evitare il 'contagio' e ad impedire l'integrazione sociale e l'assimilazione culturale delle comunità ebraiche. Agli ebrei venivano attribuite le colpe delle ricorrenti situazioni di crisi che accomnavano le trasformazioni sociali indotte dall'industrializzazione; essi divennero il CAPRO ESPIATORIO per eccellenza.
ETNIE E NAZIONI
Il concetto di razza fa riferimento a differenze somatiche che si trasmettono geneticamente di generazione in generazione, il concetto di ETNIA rimanda invece a differenze di ordine culturale che si trasmettono anch'esse di generazione in generazione ma attraverso i meccanismi della trasmissione culturale. Al centro del concetto di etnia ci sono i simboli, i valori e le memorie che identificano una popolazione e la differenziano dalle altre. Posiamo dire che vi è un'etnia quando
I membri designano se stessi, e vengono designati da altri, mediante un nome che li contraddistingue.
Si è prodotto il mito di una comune origine.
Si è creata una comunità che divide tradizioni e le trasmette alle generazioni future.
Vi è una cultura condivisa che la contraddistingue dalle popolazioni vicine.
Vi è un territorio che loro considerano proprio
Si sviluppa un senso di solidarietà tra i membri
Questi elementi per quanto persistenti si modificano nel tempo, questi cambiamenti possono rafforzare o indebolire la coesione addirittura fino all'estinzione dell'etnia stessa.
Nel lessico delle scienze sociali si fa confusione fra etnia e nazione. Quest'ultimo termine designa, in un primo caso, una collettività che si richiama una discendenza comune, ai vincoli creati dalla lingua, dai costumi e dalle tradizioni comuni e che, in virtù di tale comunanza, rivendica il diritto di organizzarsi, su un dato stato, in forma di stato sovrano. Mentre nel secondo caso, lo stesso termine indica una collettività di cittadini che hanno comuni diritti e doveri nell'ambito di uno stato territoriale. Se nel primo caso il concetto di nazione presumeva quello di etnia, nel secondo caso il concetto esiste anche se vi è una comunità multietnica.
FAMIGLIA E MATRIMONIO
Il termine famiglia viene utilizzato per indicare quell'insieme di persone unite fra loro da legami di parentele, di affetto, di servizio o di ospitalità che vivono insieme sotto lo stesso tetto; mentre il vocabolo parentela denota tutti coloro che, sia che convivono o no, sono legati da vincoli di filiazione, matrimonio e adozione.
Secondo la teoria funzionalista la famiglia risponde a dei bisogni di tipo sociale ed individuale e principalmente sono: il controllo e la regolamentazione dell'attività sessuale, la produzione di nuovi membri della società, la socializzazione, quindi anche trasmettere il patrimonio culturale, e inoltre deve assolvere alla funzione economica.
Secondo la teoria del conflitto, invece, la famiglia è un luogo in cui si presentano numerose tensioni, come ad esempio le lotte per prevalere fra i coniugi, le liti per eredità e l'educazione dei li. Secondo Marx ed Engels la famiglia è l'istituzione che afferma la proprietà privata, in cui avvengono relazioni di scambio monetario e conflitti di potere tra uomo e donna. In ultima istanza Collins afferma che il matrimonio serve solo a far rispettare un rapporto di forza, di potere.
Gli antropologi distinguono 2 sistemi principali di discendenza. In quello COGNATICO, il gruppo parentela(o parentado) è formato da tutti i discendenti di una persona sia attraverso la linea maschile che quella femminile, mentre nel sistema UNILATERALE, il gruppo di parentela è formato da tutti coloro che discendono da un antenato comune esclusivamente attraverso la linea maschile(patrilineare) o femminile(matrilineare). Si parla di CLAN quando il capostipite di un gruppo è mitico o fittizio, di LIGNAGGIO quando è invece genealogicamente dimostrabile.
Anche dopo aver creato una famiglia, i li adulti occidentali continuano a vedere molto frequentemente i genitori. Vi è la tendenza alla matrilateralità, se si mantengono i legami più stretti con i parenti della madre che con quelli del padre; nel caso contrario, si parla invece di patrilateralità. ½ è un'altra importante distinzione introdotta agli antropologi: quella fra ENDOGAMIA ed ESOGAMIA. La prima indica le norme sociali che prescrivono la scelta del coniuge al'interno del gruppo di appartenenza, mentre la seconda indica le norme che vietano di sposarsi con una persona dello stesso gruppo. Quest'ultima tipologia è ampiamente diffusa nelle società occidentali e considerano come incesto le relazioni sessuali e i matrimoni fra sorella e fratello, madre e lio e padre e lia. Nelle società dove si pratica l'endogamia, come l'India, il matrimonio fra fratello e sorella è addirittura incoraggiato.
Oltre a chi si debba o si possa sposare, le norme sociali prescrivono anche quanti coniugi si possono avere. Si parla di MONOGAMIA, quando non è permesso avere più di una moglie o marito per volta, e di POLIGAMIA, quando invece si può essere sposati nello stesso momento con 2 o più persone. Quando una donna ha 2 o più mariti si ha la POLIANDRIA, quando invece è n uomo ad avere 2 o più mogli si ha la POLIGINIA. Solo poche società hanno conosciuto la prima tipologia, come il Tibet, mentre la seconda è molto diffusa fuori dal mondo occidentale. Il vantaggio di avere più mogli è di carattere esclusivamente demografico e economico. In questo modo infatti si possono avere più li e disporre più terra.
Le prime indagini empiriche sulla famiglia in Europa sono state condotte da Le Play, che elaborò uno schema di classificazione che prevedeva tre tipi ideali di famiglia. La prima è la famiglia PATRIARCALE, nella quale tutti i li sposati convivono sotto lo stesso tetto dei genitori, sotto l'autorità del padre. La seconda è la famiglia INSTABILE, caratterizzata dalla piena autonomia decisionale dei li. La posizione intermedia tra questi due estremi c'è la famiglia CEPPO, che si forma solo quando il lio maschio, porta la moglie a casa dei genitori, mentre tutti ne escono quando si sposano. Questa tipologia si basa sull'autorità del PATER FAMILIAS. Le famiglie vengono inoltre classificate in base alla loro residenza. Si parla di residenza MATRILOCALE quando il marito va ad abitare con i genitori della moglie e PATRILOCALE quando è la moglie che si trasferisce nella famiglia del marito. La regola di residenza è BILOCALE quando i due coniugi possono scegliere in che casa andare ad abitare, inoltre vi è la soluzione AVUNLOCALE se la nuova coppia va ad abitare nella famiglia dello zio materno del marito. Infine se moglie e marito mettono su casa per conto proprio si può parlare di residenza NEOLOCALE.
Negli anni 50 e 60 vi è stata una notevole imprecisione terminologica e una certa confusione concettuale. Laslett ha dunque classificato la famiglia in 5 tipi:
NUCLEARE: formata da una sola unità coniugale
SENZA STRUTTURA: priva di unità coniugale, formata cioè da persone con altri rapporti di parentela
Famiglia del SOLITARIO: costituita da un'unica persona.
ESTESA: famiglia con una sola unità coniugale e uno o più parenti conviventi.
MULTIPLE: famiglie con 2 o più unità coniugali.
Per comodità, si definiscono famiglie COMPLESSE, e si considerano insieme le estese e le multiple.
Ma oltre che per la struttura, le famiglie possono esser distinte anche a seconda dei rapporti di autorità e affetto. Si parla allora di FAMIGLIA PATRIARCALE, se è caratterizzata da una rigida separazione dei ruoli fra i suoi membri, e di FAMIGLIA CONIUGALE INTIMA, quando il sistema dei ruoli è più flessibile, meno legato al sesso e all'età, e in cui le relazioni di autorità sono più simmetriche.
Hajnal esaminò anche i diversi modi di formare una famiglia nella società preindustriale. Egli ne individuò 2. Il primo, il sistema europeo, si basava su tre regole: sia gli uomini che le donne si sposavano abbastanza tardi e quando essi si univano andavano a vivere a casa da soli. Ma prima delle nozze i giovani passavano alcuni anni fuori casa, a servizio di un'altra famiglia. Il secondo, il sistema non europeo, si basava sulle tre regole opposte: i giovani si sposavano abbastanza presto e la nuova coppia doveva andare a far parte di una famiglia multipla. Infine, non vi era l'uso di andare a servizio prima di sposarsi. In Italia entrambi i sistemi venivano addottati, il primo nei centri urbani e nel meridione, il secondo soprattutto nelle regioni classiche della mezzadria.
Con l'industrializzazione e l'urbanizzazione la famiglia ha subito dei mutamenti per adeguarsi alle nuove trasformazioni. Sono di quest'idea sia Durkheim che Parsons, i quali asseriscono la famiglia nucleare coniugale è nata come risposta alle esigenze del sistema economico della società industriale.
Secondo gli studi di Laslett la famiglia nucleare ha preceduto, in alcuni casi, l'industrializzazione. Infatti, gia nel 600 nelle regioni meridionali era presente la residenza neolocale e solo i ceti più elevati seguivano la regola della residenza patriarcale. Ad ogni modo, entrambi i sociologi sono d'accordo nell'affermare che vi sono stati mutamenti a livello strutturale e conseguentemente anche le relazioni si sono modificate.
In passato l'allevamento dei bambini, in tutti i ceti, non spettava alla madre, ma ad un'altra donna. Addirittura nei casi più gravi venivano abbandonati. Questo esempio ci può dimostrare quanto i rapporti all'interno della famiglia fossero diversi, anche tra moglie e marito. Al vertice vi era sempre il maschio e tra le due ure vigeva una rigida separazione dei ruoli. Loro addestravano i li fin da piccoli alla sottomissione e alla deferenza. Inoltre, vi era un controllo ferreo sulle loro emozioni e sentimenti. Negli ultimi decenni del 700 la situazione cambiò profondamente. La distanza tra moglie e marito si ridusse e si aumentò la frequenza delle interazioni tra i membri della famiglia, il tempo in cui essi stavano insieme, le attenzioni e le cure che si rivolgevano. Allo stesso tempo la famiglia coniugale ha perso importanza nei paesi occidentali. Da un lato si è avuto un abbassamento dell'età del primo coito, mentre dall'altro lato, invece, vi è stata una diminuzione della nuzialità e un innalzamento dell'età al matrimonio. Questi fenomeni sono accomnati da tre tendenze. In primo luogo, vi è stato un aumento dei giovani che vivono da soli, in secondo luogo, è aumentala la propensione dei giovani a restare sempre più a lungo nella casa dei genitori, e in terzo luogo, si è diffusa sempre di più la convivenza more uxorio. Questi cambiamenti nel costume hanno provocato cambiamenti anche a livello giuridico. L'adulterio non è più considerato un reato e i li naturali hanno ormai gli stessi diritti di quelli legittimi. Soprattutto la convivenza si è diffusa nelle zone urbane per poi estendersi in tutti gli altri strati sociali. Solitamente essa consiste in un breve periodo di tempo per prepararsi al matrimonio, quindi non lo si nega. Ma c'è chi decide di non sposarsi mai. Queste FAMIGLIE DI FATTO nascono spesso dalle esigenze delle donne e permettono di rimettere in discussione la tradizionale divisione dei ruoli basata sul genere.
A partire al 1965, in tutti i paesi occidentali, vi è stato un forte aumento delle separazioni legali e dei divorzi. Si va da un 60% degli Stati Uniti ad un 16% dell'Italia. Ad ogni modo il numero delle separazioni è in media decuplicato. Solitamente divorziano più frequentemente coloro che si sono sposati giovani, che non appartengono a nessuna confessione religiosa, che hanno avuto genitori separati. L''aumento delle separazioni legali e dei divorzi ha provocato la moltiplicazione dei tipi di famiglia. Sostanzialmente esse si racchiudono nel termine FAMIGLIE RICOSTRUITE. La quota di persone divorziate che si risposano è diminuita nel corso degli anni, ma è rimasta comunque significativa. Essa è, infatti, del 55% in Francia ed in Svizzera e del 18% in Italia. E mentre un tempo la ricostruzione della famiglia significava la sostituzione di un genitore sso, oggi essa comporta l'aggiunta di uno o due genitori ai già esistenti. La caratteristica di fondo di questo tipo di famiglia è che i confini sono più incerti e più ambigui.
EDUCAZIONE ED ISTRUZIONE
Secondo Durkheim l'educazione è l'azione esercitata dalle generazioni adulte su quelle che non sono ancora mature per la vita sociale. Essa ha lo scopo di sviluppare nel bambino un certo numero di stati fisici e morali che vengono richiesti nella società. L'educazione è una, perché si fonda su una base comune, e molteplice, poiché ogni società ha un diverso patrimonio di idee, valori, conoscenze.
La trasmissione del patrimonio culturale si può distinguere, secondo Goody e Watt, in tre passi: ogni generazione lascia alle successive generazioni la cultura materiale della società in cui è vissuta, in seguito trasmette alla seguente i modi di agire standardizzati e solo in questo modo si possono tramandare le conoscenze e i valori per via orale o scritta.
Nel 99% della storia gli esseri umani hanno vissuto in culture solo orali. Il primo metodo di scrittura sono gli IDEOGRAMMI, cioè simboli rappresentanti un'immagine o un'idea, poi i LOGOGRAMMII, cioè segni grafici che indicano una parola, ma la grande svolta avvenne con l'invenzione della scrittura alfabetica, che esprimeva i singoli suoni linguistici con segni vocalici e consonantici. Fra l'introduzione della scrittura e la sua diffusione generale è trascorso più di un millennio. Inoltre, un'alta quota della popolazione mondiale è rimasta analfabeta per secoli. Il passaggio dalla cultura orale a quella scritta è stato accomnato dall'invenzione della stampa, ma soprattutto dalla nascita e dallo sviluppo della scuola nata in Grecia nel V secolo a.C.
Le principali teorie riguardo l'educazione e ai sistemi scolastici sono: la teoria funzionalista, quella marxista e quella weberiana.
In generale la TEORIA FUNZIONALISTA considera la società come un sistema di parti interdipendenti, che compiono determinate funzioni utili o necessarie alla sopravvivenza all'interno del sistema, che sta accrescendo sempre più i livelli di qualificazione richiesti. Essi possono essere appresi in modi diversi, ma è presente un'unica istituzione specializzata che rende la forza lavoro più produttiva: la scuola. I problemi di quest'ultima, inoltre, potrebbero cambiare se prima avvengono delle modifiche culturali e strutturali su ambiti economici e strutturali.
La TEORIA MARXISTA come quella weberiana mettono l'accento sul conflitto e considerano l'istruzione come un'arma nelle lotte per il dominio. Per la teoria marxista l'arma sta nelle mani della classe dei proprietari dei mezzi di produzione, che se ne servono per mantenere l'ordine sociale esistente. Questa teoria è anche appoggiata dal filosofo Althusser, secondo il quale nella società capitalistica la riproduzione dei rapporti di produzione viene assicurata dall'esercizio del potere di stato attraverso gli apparati ideologici e repressivi. Quelli ideologici comprendono anche la scuola, necessaria ad inculcare a ciascun ragazzo l'ideologia adatta al ruolo che dovrà svolgere all'interno della società.
La TEORIA WEBERIANA, invece, ritiene che
l'istruzione sia al centro della lotta che ha luogo fra le classi, ceti e
gruppi di potere. Alla base di questa teoria vi è il concetto di POTERE che può
essere di tipo CARISMATICO, TRADISZIONALE o LEGARE-RAZIONALE. Per ogni tipo di
potere corrisponde un tipo ideale educativo. A quello carismatico corrisponde
l'ideale dell'iniziato, cioè della persona che ha accesso ad un sapere segreto
tramite prove e cerimonie. Al potere tradizionale corrisponde l'ideale
dell'uomo colto, la cui condotta di vita viene trasformata da esteriore ad
interiore. All'ultimo tipo di potere corrisponde l'ideale dello specialista, il
cui sapere gli fornisce un'immediata utilità pratica. Secondo Weber, quindi,
questa società è basata sul fenomeno del CREDENZIALISMO, cioè l'uso
inflazionato dei titoli di studio come mezzi per controllare l'accesso alle
posizioni chiave nella divisione del lavoro.
la distribuzione dell'alfabetizzazione non è omogenea, fra le varie regioni
europee, infatti, vi erano profonde differenze causate dalle varie confessioni
religiose e al diverso atteggiamento che cattolici e protestanti hanno avuto
nei confronti dell'alfabetizzazione e dei libri. La spinta all'alfabetizzazione
è infatti avvenuta dal protestantesimo con la Riforma Protestate, per questo i
paesi più istruiti risultarono quelli protestanti.
Secondo alcuni l'istruzione di massa veniva vista come un grave pericolo, poiché avrebbe invogliato le persone a disprezzare la loro posizione sociale e a diventare insolenti. In realtà questo fenomeno provocò l'effetto contrario: il popolo diventò più costumato e tranquillo, poiché l'istruzione risultò un ottimo mezzo di controllo sociale.
Fra i paesi occidentali vi sono significative differenze riguardo all'istruzione. Il primo luogo c'è il grado diverso di diffusione dell'istruzione, soprattutto di quella secondaria superiore, della popolazione. Il secondo aspetto è costituito dai CURRICULUM della scuola elementare. In ogni paese si dava importanza ad attività differenti, per questo motivo vi è stata la tendenza a standardizzare i curricola delle scuole elementari. Il terzo aspetto riguarda la struttura interna dei sistemi scolastici. Ne sono stati trovati di due tipi. Uno, utilizzato negli Stati Uniti, a selezione tardiva che prevede una scuola unica secondaria, che corrisponde ad una mobilità sociale di tipo competitivo, il quale incoraggia ciascun individuo a competere con gli altri per raggiungere una posizione preminente. L'altro, utilizzato in Europa, a selezione precoce che corrisponde alla mobilità cooperativa. In questo sistema il controllo è mantenuto addestrando le masse a considerare se stesse relativamente incompetenti a dirigere la società. Le differenze tra questi due tipi di sistemi scolatici sono diminuite nel tempo, ma non sono sse.
La prima forma di disuguaglianza è quella del rendimento scolastico, cioè nel diverso grado di conoscenze acquisite dagli allievi nelle materie di insegnamento. La seconda riguarda le attitudini o l'intelligenza degli allievi e la terza ha a che fare con l'ambiente di origine degli studenti e con quello dell'ambiente scolastico. Per quanto riguarda il concetto di intelligenza, gli psicologi non sanno ancora precisamente cosa sia. Secondo loro è ciò che viene misurato con i test del QI, ma anch'essi sono condizionati culturalmente e premiano coloro che hanno maggiore familiarità con alcune idee e conoscenze. Inoltre, non c'è dubbio che l'intelligenza sia in parte innata e in parte acquisita, ma non si sa in che proporzione. Per quanto riguarda il rapporto tra classe di provenienza e il successo negli studi è risultato che quanto più elevata è la classe di origine, quanto più probabile è che uno studente abbia un buon rendimento scolastico. E questo avviene perché la famiglia trasmette ai li un certo capitale culturale, ma anche perché gli insegnati si aspettano molto più da loro.
Ad ogni modo gli studiosi funzionalisti ritengono che la società moderna sia diventata meritocratica, in quanto il sistema di stratificazione è sempre più basato sulle competenze acquisite individuali e non sulle origini sociali. Con la conseguente espansione del sistema scolastico ad ispirazione egualitaria non ha però diminuito considerevolmente il rapporto presente tra l'origine sociale e la destinazione di classe.
Fino ad ora abbiamo visto i fattori macrosociologici dell'istruzione, ora passiamo a quelli microsociologici, cioè quelli che caratterizzano la cita quotidiana nella classe scolastica.
Le principali impostazioni seguite da queste ricerche sono tre: lo stile di leadership degli insegnanti, le strategie degli insegnanti e degli allievi e le negoziazione che avvengono tra loro, l'applicazione alla vita della classe del concetto di profezia che si autoadempie.
Per quanto riguarda il primo argomento, cioè gli stili di leadership, che può essere di tre tipi diversi: AUTORITARIO, che dà ordini e indicazioni ma non consente ai membri del gruppo di partecipare alle decisioni, DEMOCRATICO, guida il gruppo coinvolgendolo nel processo decisionale, LAISSEZ-FAIRE, lascia liberi i membri di fare ciò che vogliono.
In seguito, da ulteriori ricerche è emerso che gli insegnanti parlano per un'enorme quantità di tempo, ma questo varia dall'età degli allievi, nel senso che la quota del tempo occupata dai discorsi dell'insegnante è tanto maggiore tanto quanto più questi sono grandi. D'altra parte solo metà del tempo in cui parla lo dedica per far apprendere i contenuti della sua materia.
Per quanto riguardano le strategie e le negoziazioni, l'azione degli insegnanti e degli allievi è il risultato di una scelta sulla base del modo in cui essi interpretano questa situazione. In generale, le due parti hanno fini diversi ed elaborano strategie diverse per imporre la loro situazione, ma naturalmente l'insegnate ha più potere, però mai completo. Per questo può avvenire una negoziazione per stabilire alcune regole.
Per quanto concerne l'ultimo concetto, si parla di PROFEZIA CHE SI AUTOADEMPIE quando una definizione falsa di una situazione dà origine a comportamenti che la rendono vera. Dunque, le aspettative degli insegnanti producono effetti sul comportamento e sul rendimento scolastico degli allievi, ad ogni modo questa influenza avviene anche dal gruppo dei pari, che condividono le stesse esperienze, lo stesso ambiente .
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